lunedì 1 agosto 2011

Esclusivo/Monnezza del Sud: la rotta dei rifiuti da Napoli alla Sicilia. - di Giuseppe Pipitone.


Oltre 500 tonnellate di rifiuti al giorno sono arrivati in Sicilia provenienti da Napoli. Frutto di un accordo tra la Sapna, l'agenzia della provincia di Napoli per i rifiuti, e Vincenzo D’Angelo, leader del settore smaltimento, che incassa 200 euro per ogni tonnellata di rifiuti. Un affare da 6 milioni di euro senza che le regioni ne sapessero niente. E all'orizzonte spunta un altro maxi accordo per duemila tonnellate al giorno.

Sembrava quasi che fossero rifiuti senza odore. Ogni giorno hanno attraversato il sud Italia, eppure nessuno se n’era accorto. Ma se l’olfatto può essere debole, la vista non poteva ignorare una fila di grossi camion stracolmi di spazzatura che partiva dalla Campania e arrivava in Sicilia, dove l’immondizia partenopea veniva affidata a due specialisti dello smaltimento. Oltre cinquecento tonnellate di rifiuti al giorno, dal 17 gennaio al 14 aprile, sabati e domenica compresi. Un totale di oltre trentamila tonnellate di rifiuti trasportati dai grossi tir della ditta “Fratelli Adiletta” di Salerno, che arrivavano prevalentemente nella discarica messinese di Mazzara Sant’Andrea. Un lavoro quotidiano massacrante ma lucroso come raccontava un autotrasportatore a L’Espresso. "Facimmu na vita di merda, ma in questo periodo guadagniamo bene. Più viaggi riusciamo a fare, più guadagniamo". Per gli autisti dei tir ogni viaggio di spazzatura dalla Campania alla Sicilia valeva un bonus di 230 euro.

Un’isola pattumiera

Ma come? Eppure la Sicilia non sta molto meglio della Campania in tema di rifiuti. Lʼestate scorsa addirittura per far fronte allʼemergenza l’isola era stata dotata dal Presidente del Consiglio dei ministri, Silvio Berlusconi, di un commissario straordinario nella persona del Governatore, Raffaele Lombardo. I cittadini, napoletani e siciliani, però non ne sanno nulla dei viaggi della spazzatura.

E le istituzioni? Vincenzo Emanuele, dirigente generale del Dipartimento Rifiuti della Regione, rispondendo allʼassessore allʼEnergia, lʼex prefetto Giosuè Marino, assicurava: “Escludo categoricamente ci sia un flusso di rifiuti. Ci risulta solo un passaggio di 25 tonnellate, in tutto”.

I primi ad accorgersi della migrazione di tir carichi di scarti sono stati i cronisti diCentonove, un settimanale regionale, con quel "Pattumiera Sicilia" sbattuto in prima pagina. Era il 25 marzo, ma la vicenda ad oggi non è ancora chiarita.

Chi riusciva a trasportare questo ciclo enorme di rifiuti da una regione all’altra senza quasi farsi accorgere da nessuno?

Il signore dei rifiuti

Autori di questa migrazione d’immondizia sono essenzialmente due soggetti. la Profineco spa con sede a Palermo e stabilimento a Termini Imerese e la Vincenzo D'Angelo srl di Alcamo che hanno sottoscritto un accordo con la Sapna, la società della Provincia di Napoli che ha il compito di gestire il ciclo dei rifiuti. Un contratto dorato di circa 200 euro a tonnellata. Un affare da più di 6 milioni di euro, se si moltiplica questo importo per la montagna di rifiuti portata sull'isola.

“Vista lʼenorme quantità di spazzatura per strada, i napoletani pagano cash e bene – gongolava D’Angelo con i cronisti di Centonove - Tutti siamo felici e contenti. Queste risorse sono essenziali per tutti gli operatori siciliani del settore, gestoridelle discariche in primis, che hanno crediti nei confronti degli Ato, ovvero delle casse pubbliche, per 900milioni di euro”.

Vincenzo D’Angelo è un nome noto non solo nel settore dello smaltimento rifiuti. L’imprenditore alcamese è infatti più volte oggetto di indagini da parte dell’autorità giudiziari. La Sirtec, una delle sue aziende più importanti, raccoglie il percolato delle discariche che poi dovrebbe smaltire negli impianti specialistici e in passato è stata anche sequestrata per alcuni periodi di tempo. Il nome di D’Angelo compare anche nell’indagine sullo smaltimento dei residui di lavorazione provenienti dal porto di Trapani dopo le gare preparatorie della Louis Vuitton Cup, la Coppa America della vela. In una notte portò via dal porto una incredibile quantità di materiali, dopo che aveva esibito ad un amico carabiniere il decreto firmato dall’allora prefetto di Trapani Per la procura di Trapani poteva esserci qualche connessione col fatto che sempre D’angelo consegnò ad un sottoufficiale dell’Arma cinque mila euro. Per l’imprenditore alcamese si sarebbe trattato solo di un prestito, precisando in Tribunale che sapeva bene di non aver mai recuperato quel denaro. Questi piccoli precedenti però non hanno fermato l’imprenditore alcamese che è il capofila degli smaltitori siciliani. “Molti gestori di discariche mi fanno la corte – ha spiegato - una parte sostanziosa dei 200 euro a tonnellata va a loro. Tirrenoambiente spa, per quanto mi risulta, se non avesse avuto questi rifiuti avrebbe dovuto chiudere per carenza di liquidità”.

Codice pattumiera

Eppure gli stessi affari d’oro che D’Angelo ha accettato al volo sono stati rifiutati dalla Puglia. Nel dicembre del 2010 infatti i camion che trasportavano gli stessi identici rifiuti sono stati mandati indietro dalla regione Puglia, a seguito dei rilievi fatti dallʼArpa, Agenzia regionale protezione ambientale, che a dispetto del codice tranquillizzante (19.12.12) con cui i rifiuti erano classificati, li ha ritenuti chimicamente “non esportabili” in altre regioni. I rifiuti che viaggiano sui tir dei fratelli Adiletta provengono dagli stabilimenti di tritovagliatura e imballaggio rifiuti (Stir) di Giugliano e Tufino, in provincia di Napoli. Eppure Dalla Regione Campania fanno sapere che "non è stata fatta alcuna intesa con la Regione Sicilia per il trasferimento dei rifiuti e, in ogni caso, questi trasferimenti fanno capo alle società provinciali". Dall'altra parte dello Stretto cambiano le parole ma la sostanza è la stessa. "Tutto quello che sappiamo lo abbiamo appreso dalla stampa", ammette il dirigente generale del dipartimento Ambiente della Sicilia, Vincenzo Emanuele. Che però tiene a ricordare che "abbiamo chiesto a tutte le Province di informarci quando arriveranno rifiuti dalla Campania, da altre parti d'Italia o da qualunque parte del mondo”.

Province mute

Le province però in certi casi non solo non informano la Regione, ma neanche rispondo ai comuni. E’ il caso di Alcamo, la città di D’Angelo, dove l’assessore all’Ambiente Massimo Fundarò si è accordo da maggio delle migrazioni nauseabonde. Dopo che alcuni ufficiali della Polizia Municipale avevano fermato e controllato un tir dei fratelli Adiletta proprio mentre entrava nell’azienda di D’Angelo in contrada Virgini, Fundarò ha preso carta e penna ed ha scritto al presidente della provincia di Trapani Mimmo Turano. L’oggetto della missiva era capire quali controlli avesse effettuato la Provincia sui rifiuti provenienti dalla Campania. Ma dopo quasi tre mesi da Trapani non è ancora arrivata alcuna risposta alle sollecitazioni di Fundarò.

E mentre si aspetta che ancora qualcuno si accorga al passaggio della carovana d’immondizia ecco che all’orizzonte spunta un'altra occasione d’oro formato immondizia per D’Angelo. “Sto lavorando per firmare un accordo da duemila tonnellate al giorno” annuncia l’imprenditore. In pratica un affare da circa 138 milioni di euro. E questa volta ignorare i tir pieni di rifiuti sarà davvero difficile.

http://www.iquadernidelora.it/articolo.php?id=538

Cantieri Zisa: al via la "rivolta" per recuperare gli spazi negati. di Rosalinda Liotta



Stamattina all'Istituto Gramsci conferenza stampa sul recupero dei cantieri culturali della Zisa.Presentato anche il libro bianco sugli spazi negati alla città: oltre duecento mila metri quadri non utilizzati. E i Cantieri continuano ad essere negati ai registi Lizzani e Gregoretti (leggi l'articolo)

"Il sindaco Diego Cammarata che per dieci anni ha voltato le spalle al recupero dei cantieri culturali della Zisa , in campagna elettorale decide di fare un bando per affidare i cantieri ai privati. Oggi ci rivolgiamo a chi si prenderà la responsabilità di governare questo paese e lo faremo con una lettera aperta. per ricostruire un futuro e una prospettiva di crescita per Palermo, il tema delle politiche culturali non può' rimanere marginale". Sono parole di Titti De Simoneche stamattina ha introdotto all'Istituto Gramsci la conferenza stampa sul recupero dei Cantieri Culturali della Zisa.

Durante la conferenza è stato presentato anche il libro bianco sugli spazi negati alla città. In pratica l'inizio di un lavoro di censimento, su 200 mila metri quadrati di spazi utili di cui la cittadinanza non può usufruire: i cantieri culturali della Zisa, il teatro Garibaldi, l'Ex deposito locomotive di S. Erasmo, il convento San Francesco d'Assisi, il Palazzo Gulì , l' Ex Chimica Arenella, l' Ex Stazione Sampolo, l'Expa, il Palazzo Sammartino. "Si deve lavorare sulla sinergia tra luoghi potenziali, che per anni hanno dimostrato di esserlo rimanendo in piedi mentre tutto crollava" ha spiegato l'architetto Giuseppe Marsala. Secondo Francesco Giambrone invece " La rivoluzione deve partire dal basso, c'è bisogno di una sollevazione cittadina. Non si può tacere davanti alle pessime condizioni nelle quali versa, qui nei cantieri l'opera di Emilio Tadini".
Tra i presenti Igor Scalisi Palminteri, dell'Arsenale, la prima federazione delle arti e
della musica siciliana: "siamo con voi -ha detto l'artista- ma dobbiamo stare attenti perché siamo in campagna elettorale e chiunque può cavalcare la nostra protesta".

La cartina di tornasole della giornata è rappresentata dalle parole finali diSandro Tranchina: "Palermo oggi, ha un'occasione grandiosa di rinascita e gode di spazi che altre capitali europee non hanno, utilizziamoli con grandiose attività culturali, come quelle che per adesso si svolgono, in quei pochi padiglioni dei cantieri culturali rimasti in piedi".

http://www.iquadernidelora.it/articolo.php?id=519


Debito Usa, Obama annuncia: "C'è l'accordo" aumento del tetto e tagli, no a nuove tasse. - di Federico Rampini


Debito Usa, Obama annuncia: "C'è l'accordo" aumento del tetto e tagli, no a nuove tasse


L'intervento del presidente: "Evitato il default". Il voto, prima al Senato e poi alla Camera, dovrebbe avvenire in giornata. L'accordo prevede l'innalzamento del tetto e tagli di spesa in fasi successive. Accelerano le borse asiatiche.


NEW YORK – L’incubo-default è finito, i mercati esultano, la minaccia che incombeva sull’economia mondiale si dissolve. Sono le 20.40 a Washington (le 2.40 del mattino in Italia) quando Barack Obama dà l’attesa notizia alla nazione, al culmine di una domenica di spasmodica attesa: “Mancano ancora delle importanti votazioni al Congresso, ma voglio annunciare che i leader dei due partiti, nelle due Camere, hanno raggiunto un accordo che ridurrà il deficit ed eviterà il default, un default che avrebbe avuto un effetto devastante sulla nostra economia. Comincia a diradarsi l’incertezza che pesava sulla nostra economia”.

Il capo dei democratici al Senato, Harry Reid, parla di “storico compromesso bipartisan che mette fine a uno stallo pericoloso”. Il presidente della Camera, il repubblicano John Boehner, attribuisce al suo partito una sostanziale vittoria: “Non c’è nulla in questo accordo che contraddica i nostri principi. Abbiamo ottenuto che non ci siano nuove tasse”.

Nelle prime reazioni c’è già una sintesi di bilancio politico: per Obama è un successo perché è stata evitata una catastrofe, il suo talento di negoziatore è premiato, si conferma la sua immagine di statista che mette l’interesse della nazione al di sopra dei calcoli di parte; ma la destra ha avuto partita vinta su molti contenuti. L’America rovescia completamente il segno della politica economica che aveva adottato con Obama durante la recessione del 2008-2009, dalle manovre di sostegno alla crescita passa a drastici tagli di spesa, inaugura l’èra della grande austerità.

I mercati reagiscono subito positivamente, con un rialzo delle Borse asiatiche, le prime ad aprire mentre giunge la notizia dell’accordo di Washington.

Il primo effetto dell’intesa – sempre che oggi ottenga i voti necessari alla Camera e al Senato – è di rialzare il tetto del debito pubblico, giusto in tempo perché il Tesoro sia autorizzato a lanciare nuove emissioni di titoli pubblici. Non s’interromperà il regolare pagamento di stipendi, pensioni, cedole sui titoli di Stato, come rischiava di accadere da stasera. Il rialzo del tetto del debito da parte del Congresso – una condizione necessaria negli Stati Uniti in virtù di una legge del 1917 – è previsto in due tempi. Una prima tranche di aumento, pari a 900 miliardi di dollari, deve scattare subito, accompagnata da immediati tagli di spese pubbliche pari a 917 miliardi.

La seconda tranche di aumento del tetto del debito, tra i 1.100 e i 1.500 miliardi, è condizionata a nuovi tagli di spese per un ammontare equivalente, che devono essere definiti da una commissione paritetica nominata dai quattro leader democratici e repubblicani di Camera e Senato. Qualora quella commissione non arrivi a un accordo in tempo utile, scatteranno tagli automatici suddivisi per il 50% sulle spese di difesa e per il 50% su spese sociali incluso il Medicare (assistenza sanitaria agli anziani).

Insieme al sollievo per lo scampato pericolo, nelle prime reazioni spiccano i malumori di molti parlamentari delle due frange più radicali: l’ala sinistra del partito democratico e alcuni esponenti della destra anti-tasse che fa riferimento al Tea Party. Questi ultimi avrebbero voluto una norma costituzionale sull’obbligo di pareggiare il bilancio.

Ma è soprattutto a sinistra che i malumori si fanno sentire. Nancy Pelosi, capogruppo dei democratici alla Camera, non ha voluto fare previsioni sull’esito del voto di oggi: “Esaminerò la proposta legislativa col mio gruppo parlamentare, per vedere quale livello di sostegno possiamo raggiungere”. In quanto al presidente della Camera, il repubblicano Boehner, deve riuscire a raccogliere almeno la metà dei suoi 240 deputati.

Oltre che nel segno di una manovra economica fortemente restrittiva, e senza nuove tasse, la destra è vittoriosa anche per il metodo: è riuscita a creare un precedente, trasformando in uno strumento di ricatto sul presidente quell’autorizzazione di aumento del debito pubblico che in passato era un atto dovuto e di routine, visto che il debito è la risultante di leggi di spesa già approvate dallo stesso Congresso.



Giunta Zedda, indennità abbassate.


giunta zedda


Dopo la riduzione del numero dei componenti e quello delle auto blu anche quella dell’indennità. Meno di 2000 euro a testa andranno agli assessori di Massimo Zedda. Nessuno di loro ha chiesto l’aspettativa per il mandato politico e pertanto avranno tutti lo stipendio ridotto e percepiranno mille e 800 euro mensili lordi. La metà rispetto a quanto incassavano quasi tutti gli assessori della giunta Floris, dove soltanto tre avevano la riduzione.

Ecco l’elenco dei compensi: il sindaco Massimo Zedda prende 6 mila e 73,53 euro lordi mensili, il vice sindaco Paola Piras 2 mila 277,57 euro (non in aspettativa per mandato politico), mentre le indennità ridotte agli assessornon in aspettativa per mandato politico (Enrica Puggioni, Paolo Frau, Susanna Orrù, Barbara Argiolas, Maria Luisa Sassu, Pierluigi Leo, Luisa Anna Marras, Mauro Coni e Gabor Pinna) garantiscono mille e 822,06 euro lordi mensili ciascuno.

Nella scorsa consiliatura le cose andavano un po’ diversamente. Emilio Floris prendeva 6 mila 73, 53 euro mensili (come Zedda), l’ex vicesindaco Maurizio Onorato 2 mila e 277, 57 euro (come la Piras). Poi gli assessori: Giorgio Adamo, Giovanni Maria Campus, Paolo Carta, Giuseppe Farris, Aurelio Lai, Raffaele Lorrai, Antonello Melis, Anselmo Piras e Edoardo Usai percepivano 3 mila e 644, 12 euro, indennità ridotta soltanto per Gianni Giagoni, Patrizio Mulas e Giorgio Pellegrini (mille e 822, 06 euro).

C’è anche da sottolineare come la giunta Floris a gennaio si fosse tagliata lo stipendio del 10 % dopo il varo di una norma nazionale. Ad aprile però scoprì che la decisione era strata un po’ affrettata e, con una determinazione del capo di Gabinetto Francesco Cicero si aumentò i compensi del 10 %, facendosi giustizia.

http://www.sardegna24.net/cagliari-e-provincia/giunta-zedda-indennita-abbassate-1.10674


domenica 31 luglio 2011

"A Milanese 10mila euro al mese per pagare la casa di Tremonti". - di CARLO BONINI e MARIA ELENA VINCENZI


"A Milanese 10mila euro al mese per pagare la casa di Tremonti"


Le rivelazioni dell'imprenditore Di Lernia nell'indagine Enav. Secondo il teste il ministro sarebbe stato ricattato per la conferma di Guaraglini a Finmeccaninca.


ROMA - Dal carcere, dove è precipitato con l'accusa di corruzione nell'inchiesta sugli appalti Enav e finanziamento illecito per aver acquistato lo yacht da 24 piedi di Marco Milanese, un uomo racconta a verbale una "verità de relato" capace, se riscontrata, di travolgere il ministro dell'Economia Giulio Tremonti. L'uomo è Tommaso Di Lernia (nel giro, lo chiamano "er cowboy"). È un ex muratore che si è fatto imprenditore edile e che si trova al crocevia di tre vicende annodate tra loro: Finmeccanica, gli appalti Enav, i rapporti incestuosi tra l'ex consigliere politico del ministro e imprenditori corrotti. Il suo racconto svela tre circostanze. La prima: l'affitto della casa abitata dal ministro in via di Campo Marzio, era pagato non da Marco Milanese ma da un imprenditore, Angelo Proietti, che in cambio avrebbe ricevuto subappalti in Enav. Lo stesso che quella casa aveva ristrutturato gratuitamente e che è oggi accusato di corruzione per gli appalti ottenuti dalla sua impresa, la "Edilars", con Sogei (società pubblica partecipata al 100 per cento dal Tesoro). La seconda: Tremonti venne ricattato da Lorenzo Cola, uomo del Presidente di Finmeccanica, perché fosse costretto a riconfermare Pierfrancesco Guarguaglini al vertice della holding e la pressione decisiva fu il "dossier" che Cola aveva sulla compravendita della barca di Milanese, sull'affitto della casa, e "sulle sue altre porcate". La terza: Di Lerniachiese a Milanese una pressione sull'Agenzia delle Entrate perché ammorbidisse la verifica sulla sua società "Print Sistem".

"Ho deciso di parlare"
Il verbale, dunque. È l'11 luglio e alle 13 e 10, nel carcere di Regina Coeli, Di Lernia compare di fronte al gip Anna Maria Fattori per il suo interrogatorio di garanzia. Di Lernia è accusato di corruzione e frode fiscale nell'inchiesta condotta dai pm Paolo Ielo e Giancarlo Capaldo sugli appalti Enav. Nella ricostruzione dell'accusa, la sua società, la "Print sistem" è infatti lo snodo cruciale del Sistema di appalti e corruzione con cui, attraverso un gioco di sovrafatturazioni, la "Selex Sistemi integrati" (Finmeccanica) di Marina Grossi, per la quale Di Lernia lavora in subappalto, è riuscita a creare fondi neri necessari a corrompere il management dell'Ente e i suoi referenti politici. Ma l'11 luglio, Di Lernia ha un nuovo problema. Una seconda ordinanza di custodia cautelare, chiesta e ottenuta dal pm Ielo, lo accusa di aver acquistato nel 2010 lo yacht di Marco Milanese a condizioni capestro che ne svelano le vere ragioni. Convincere l'allora consigliere politico di Tremonti a pilotare la nomina di Fabrizio Testa al vertice di Technosky (società di Enav). È una nuova mazzata che convince Di Lernia a uscire dal suo silenzio. A scrivere e consegnare al magistrato che lo interroga un memoriale (che gli guadagnerà, di lì a qualche giorno, gli arresti domiciliari). "L'indagato - annota il gip - acconsente a rispondere alle domande, consultando degli appunti che vengono sottoscritti e allegati al presente verbale".

"Milanese, Proietti, la casa di Tremonti"
Di Lernia conferma di aver acquistato lo yacht di Milanese. Le ragioni per cui l'operazione si fece: risolvere un problema al consigliere del ministro, piazzare Testa in "Technosky". Ma, spiega, la sua non fu una scelta, ma l'obbedienza dovuta a un uomo cui doveva tutto: Lorenzo Cola, il "facilitatore" di Pierfrancesco Guarguaglini, che, per conto di Finmeccanica, governa appalti e subappalti in Enav. "Cola - dice Di Lernia - non mi volle dire chi era il proprietario della barca. Mi disse solo che l'ordine era arrivato dal Palazzo, intendendo Finmeccanica nella persona del Presidente, e dunque che non mi sarei potuto sottrarre. A Cola non si poteva dire di no, e quindi gli chiesi dove avrei dovuto prendere il milione e mezzo di euro per l'acquisto della barca. Lui mi rispose: "Tirali fuori dagli utili che hai dal lavoro che ti diamo"". Quando Di Lernia scopre che il venditore è Marco Milanese, il nome non gli dice nulla. "Confesso la mia stupidità. Poi, tempo dopo, di Milanese mi parlò Cola. Mi disse che era uno che "capiva poco" e "mangiava tanto". Che era "un problema per Tremonti", una sorta di inconveniente imbarazzante". Di Lernia impara a conoscere Milanese, ma, soprattutto ne afferra un segreto. "Sentii parlare di Milanese da Guido Pugliesi, amministratore delegato di Enav. Mi disse che era stanco delle pressioni di Milanese per Testa a "Technosky", ma mi chiese contestualmente di dare lavoro a un certo Angelo Proietti per i subappalti all'aeroporto di Palermo, un lavoro per il quale Cola aveva già deciso che l'affidamento fosse dato alla "Electron", del gruppo Finmeccanica, e al sottoscritto". Perché far lavorare questo Angelo Proietti e la sua "Edilars" nei subappalti Enav? Di Lernia non se lo spiega. Ne chiede conto a Cola. "Mi disse che di Proietti gli aveva parlato Milanese, descrivendolo con queste parole: "È il tipo che mi dà solo 10 mila euro al mese per pagare l'affitto a Tremonti". Aggiunse di dire a Pugliesi di stare tranquillo perché lo avrebbe fatto chiamare da Milanese e comunque aggiunse che, in un immediato futuro, Selex avrebbe dato a Proietti dei lavori a Milano".

Il ricatto a Tremonti. "Un blitz per ricordargli le porcate"
A giugno del 2010, accade dell'altro. "Mi chiamò Cola e mi spiegò di essere dispiaciuto per avermi fatto acquistare la barca. Mi disse: "Quel verme di Milanese sta sostenendo la candidatura di Flavio Cattaneo a Finmeccanica, invece di Guarguaglini. In più, ho saputo che ha fatto delle estorsioni a delle persone a Napoli. E Tremonti non risponde al telefono a Guarguaglini"". A Di Lernia, Cola confida qualcosa di più, che è pronto a usare anche la storia della "barca" e della casa per vincere la partita su Finmeccanica: "Cola aggiunse che questa storia non la mandava giù e dunque avrebbe organizzato un blitz dal ministro (Tremonti) per mostrargli l'evidenza e la portata delle porcate commesse da lui e dai suoi consiglieri. Che di sicuro avrebbe cambiato idea sui vertici di Finmeccanica. Tanto è vero che poco tempo dopo, Milanese mi fece sapere per il tramite di Testa che Guarguaglini sarebbe stato riconfermato. E fu Cola, poi, a dirmi che il blitz era andato a segno".

"Ammorbidire l'accertamento fiscale"
Di Lernia incontra Proietti nell'estate 2010 perché, dopo l'arresto di Cola (8 luglio), è diventato lui il suo "canale" con Milanese. Una prima volta lo incrocia in Enav, nell'ufficio di Pugliesi, che lo convoca per sollecitarlo "a chiudere l'acquisto della barca". Una seconda volta, in piazza del Parlamento, per risolvere un suo "problema". "Portai a Proietti un incartamento riguardante un accertamento dell'Agenzia delle Entrate per il 2005. Gli dissi che volevo "una parola buona" con l'Agenzia, di cui temevo l'accanimento. Tre giorni dopo, Proietti mi diede appuntamento in piazza del Parlamento e mi disse di stare tranquillo perché Milanese aveva interceduto con Attilio Befera (direttore dell'Agenzia)". Ma, a dire di Di Lernia, in senso opposto. "Mi hanno fatto una multa di 18 milioni di euro. Roba carnevalesca. Milanese deve essere intervenuto al contrario, proprio per dimostrare che non esistevano connessioni".


Carestia in Somalia, monito del Papa: ''Vietata indifferenza davanti alla tragedia''.



Castel Gandolfo - (Adnkronos/Ign) - Benedetto XVI durante l'Angelus a Castel Gandolfo ha rivolto l'invito a pensare ''ai tanti fratelli e sorelle del Corno d'Africa''. Già il 17 luglio scorso Ratzinger aveva lanciato un appello alla comunità internazionale. Fao: ancora in tempo per scongiurare la catastrofe
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Castel Gandolfo, 31 lug. (Adnkronos/Ign) - Pensare ''ai tanti fratelli e sorelle che in questi giorni in Corno d'Africa patiscono le drammatiche conseguenze della carestia''. E' l'invito rivolto oggi dal Papa ai fedeli durante l'Angelus a Castel Gandolfo.

Parlando della moltiplicazione dei pani, Ratzinger ha spiegato che "il miracolo consiste nella condivisione fraterna di pochi pani che, affidati alla potenza di Dio, non solo bastano per tutti ma addirittura avanzano, fino a riempire dodici ceste". "Il Signore sollecita i discepoli affinché siano loro a distribuire il pane alla moltitudine - ha aggiunto il Papa - in questo modo li istruisce e li prepara alla futura missione apostolica: dovranno portare il nutrimento della parola di vita e dei sacramenti". "In questo segno prodigioso - ha sottolineato - si intrecciano l'incarnazione di Dio e l'opera della Redenzione". "Nel pane di Cristo è presente l'amore di Dio", ha concluso Ratzinger.

Al termine dell'Angelus Benedetto XVI ha lanciato un appello in polacco rivolgendosi ai tanti pellegrini polacchi presenti a Castel Gandolfo. E' "vietato essere indifferenti davanti alla tragedia degli affamati e degli assetati" ha detto il Pontefice ribadendo con ancora maggiore vigore l'invito a non dimenticare i ''fratelli e le sorelle del Corno d'Africa''.

Intanto l'Unione Africana ha convocato un summit per affrontare la grave carestia che sta colpendo la Somalia. Lo ha annunciato il vice presidente della Ua, Erasums Mwencha, durante una visita al contingente di peacekeeping dell'organizzazione africana a Mogadiscio.

"Ho chiesto al continente africano, dal nord al sud, di cercare di vedere cosa possono fare per cercare di alleviare le sofferenze del popolo somalo", ha detto il vice presidente dell'Unione Africana che non ha però annunciato una data per il summit. L'annuncio avviene dopo che sulla stampa africana vi sono state diverse critiche ai leader africani per non essersi mobilitati per aiutare le vittime della carestia e della siccità nel Corno d'Africa, dove oltre 12 milioni di persone sono a rischio.




Roma, anziana muore al pronto soccorso dopo 21 ore di attesa su una sedia a rotelle.



Roma - (Adnkronos) - E' accaduto al San Camillo dove la donna, 82 anni, morta per un'emorragia cerebrale, era stata classificata come codice verde. La figlia al 'Messaggero': ''Non è giusto morire così''. Pd Lazio chiede l'intervento del prefetto.

Roma, 31 lug. (Adnkronos) - A 82 anni, classificata come codice verde, ''è rimasta per ventuno ore su una sedia rotelle al pronto soccorso del San Camillo'' ed è morta dopo 48 ore per un'emorragia cerebrale, il 16 luglio alle 17,45. A denunciarlo è la figlia, Antonella Marcellini, 47 anni, che al 'Messaggero' spiega: ''Non vogliamo soldi, non vogliamo nulla, vogliamo solo fare sapere come si muore negli ospedali romani. E' l'unico modo per ricordare nostra madre''. E aggiunge: ''Ha vissuto le sue ultime ore in modo indegno, insieme a decine di altre persone sofferenti ammassate in pronto soccorso, senza che i medici per molte ore la visitassero''.

''Comprendo il dolore delle figlie'', replica al quotidiano romano il direttore generale dell'ospedale Aldo Morrone. ''Purtroppo - aggiunge - la signora aveva una condizione molto difficile, non solo per l'età: l'obesità, il diabete, la neuropatia. Appena arrivata aveva la tipica condizione del problema cardiaco, le è stato fatto l'elettrocardiogramma, anche alla luce dell'ischemia cardiaca che aveva avuto in passato. Quando è stata sottoposta alla Tac è emersa una emorragia cerebrale. E' stata visitata dal neurochirurgo e purtroppo non era possibile operare''. Perché fare trascorrere una notte su una sedia a rotelle a una donna di 82 anni? ''Aveva problemi a respirare, la lettiga non sarebbe stata la scelta migliore'', spiega il direttore generale.

Licia Puglielli per tanti anni aveva lavorato proprio nella sanità romana, nel settore amministrativo. Da sette era su una sedia a rotelle per una neuropatia diabetica. Abitava al quartiere Portuense con il marito di 86 anni. ''La chiamavamo la carabiniera perché era molto lucida e ben organizzata - racconta la figlia - Io avevo preso l'aspettativa dal lavoro per assisterla insieme a mia sorella. Il 13 luglio però comincia a sentirsi male. Non riesce più a usare le mani, soprattutto la destra. Alla notte le sue condizioni non migliorano. Ci preoccupiamo. Il diabetologo ci dice che forse la neuropatia sta arrivando alle mani. Il 14 luglio la portiamo al pronto soccorso del San Camillo. Sono le 17, la vede un medico a cui spieghiamo tutto: le sue condizioni, il problema alla mano. Lui ci risponde che anche se fosse stato un ictus ormai era tardi, non era un caso urgente. La classifica come codice verde. Insistiamo, ma lui conferma: codice verde''.

La lasciano su una sedia a rotelle tutta la notte, racconta la figlia. ''Nel pronto soccorso c'erano decine di persone tutte sulle barelle, in condizioni inaccettabili - racconta ancora la figlia - L'umiliazione maggiore quando ha dovuto fare la pipì, riparata come si poteva. Trascorrono le ore, nessuno si occupa di lei. Io e mia sorella ci diamo il cambio. Mia madre cerca di tranquillizzarci, ci chiede di nostro padre che è a casa, si preoccupa per lui. Dorme su quella sedia, appoggiando le gambe come può su una poltrona. Ci dicono i parenti di altri pazienti: funziona così, ci sono anche codici rossi parcheggiati da due o tre giorni. Le hanno fatto solo due elettrocardiogrammi e due prelievi del sangue. Ma noi chiediamo che nelle sue condizioni le venga fatta una Tac''.

Al mattino Antonella non ce la fa più. Licia sta sempre peggio, ''la parte destra è ormai completamente andata, io alle 14 mi arrabbio con una dottoressa che ha appena preso servizio. Mia madre si aggrava, la Tac viene fatta solo alle 16'', spiega ancora la figlia.

''Alle 17.30 non parla più, balbetta. Solo allora diviene codice rosso, la intubano. Trascorre la seconda notte al San Camillo, questa volta in medicina d'urgenza. Al mattino, alle 6.30, ci dicono che è in coma irreversibile. Per capirci: mia madre è arrivata al pronto soccorso il 14 luglio alle 17 ed è stata classificata come codice verde. Trascorre la notte su una sedia a rotelle. Dopo 30 ore è in coma. E il 16 luglio, alle 17.45, è morta, per un'emorragia cerebrale. Non è giusto morire così''.