Legittimo il trasferimento ad altro ufficio del procuratore aggiunto di Catanzaro Salvatore Murone, accusato di aver aiutato il procuratore Mariano Lombardi a revocare le inchieste Poseidone e Why Not a Luigi De Magistris per favorire gli indagati. La Corte di cassazione in composizione collegiale (www.guidaaldiritto.ilsole24ore.com) respinge il ricorso che il magistrato, in forza al Tribunale di Catanzaro, aveva fatto contro la misura cautelare del trasferimento adottata dal Consiglio superiore della magistratura.
L'escamotage per aiutare gli amici - Secondo gli ermellini è ineccepibile la logica che ha portato l'organo di autogoverno dei giudici a bollare come strumentale la revoca delle indagini Poseidone e Why Not allora condotte dall'attuale sindaco di Napoli. Il Csm, correttamente, non si pronuncia sulla "legittimità intrinseca" del provvedimento di revoca delle indagini ma afferma con decisione che l'atto non poteva essere adottato da chi, come Lombardi, era legato da vecchia amicizia con il senatore Giuseppe Pittelli coinvolto nell'inchiesta Poseidone insieme al sottosegretario alle attività produttive Giuseppe Galati e all'imprenditore Antonio Saladino. L'accusa per Murone è di aver suggerito a Lombardi un escamotage per sottrarre le indagini a De Magistris e metterle in una situazione di stallo.
Il vicario aveva, infatti, consigliato al procuratore di adottare due provvedimenti distinti, anziché uno: tempi diversi per la revoca di Poseidone e per la dichiarazione di astensione dello stesso procuratore dal procedimento a carico di Pittelli. In più Murone non si era reso disponibile, come in realtà avrebbe potuto in qualità di vice, ad avocare a sé l'inchiesta.
La presunta incompatibilità - Un "combinato disposto" che aveva sortito l'effetto desiderato di far stagnare le indagini sugli amici di Lombardi almeno fino all'accettazione dell'astensione dalla Procura generale e all'assegnazione ad altri magistrati. Comportamenti che hanno indotto la sezione disciplinare a concludere che il procuratore aggiunto era consapevole delle ragioni che inducevano Lombardi a "sfilare" le inchieste a De Magistris.
Altrettanto collaborativo sarebbe stato Murone nel suggerire al Procuratore Generale della Repubblica Dolcino Favi l'ipotesi di un insussistente conflitto di interessi tra De Magistris e l'allora ministro della giustizia Clemente Mastella, coinvolto anche lui nell'inchiesta Why Not. In questo caso l'indagine era stata avocata allo stesso Favi per essere poi affidata a un magistrato appena reduce dal tirocinio.
In cambio dei favoritismi, Lombardi e Murone avrebbero ricevuto denaro o forme di riconoscenza diverse come l'assunzione di parenti o conoscenti. Fatti per cui è pendente una richiesta di rinvio a giudizio per i reati di concorso in "corruzione propria in atti giudiziari".