Con buona pace dell'indignazione anti-Casta, e della tanto sbandierata riduzione dei costi della politica, nel 2011 la Camera dei deputati costerà ai contribuenti italiani più di 124 milioni di euro.
Una somma non da poco, soprattutto se si considera che, negli unici dati forniti da Montecitorio, e relativi al 2011, non rientrano tutte le spese che la Camera sosterrà, e molte voci non sono specificate ma classificate semplicemente come 'altre spese'.
Dei 124 milioni, oltre 47 andranno nelle casse della Milano 90 srl, la società dell'immobiliarista romano Sergio Scarpellini che da anni affitta uffici ai deputati e fornisce loro servizi di pulizia e ristorazione ricevendo in cambio commesse milionarie. Ma a fare affari con la Casta non è solo Mr Scarpellini.
PARENTI, AMICI E APPALTI. Nell'elenco fornitori di Montecitorio c'è un po' di tutto. La nobildonna amica dell'ex premier, l'ex re del petrolio romano, il tipografo di fiducia che è anche affitta Camere, il consorzio di cooperative, colosso della logistica, assurto all'onore delle cronache per pratiche di impresa tutt'altro che lusinghiere.
Tra le imprese che si sono aggiudicate gli appalti della Camera è spesso difficile individuare la proprietà e i soci perché sono schermate da diverse compagini societarie. Con un po' di pazienza, però, il nome di qualche proprietario viene fuori.
La Gesconet: oltre un milione e mezzo di euro da Montecitorio
Nel 2011 Montecitorio darà al consorzio Gesconet 1.471.119,52 euro per spese di traslochi e facchinaggio, e altri 48 mila per generici “altri servizi”. La Gesconet ha vinto appalti dalla Camera anche negli scorsi anni, ma è impossibile sapere l'importo esatto delle commissioni, così come di tutti i lavori assegnati prima del 2011, perché, rispondono da Montecitorio, «le disposizioni del Rac (Regolamento amministrazione e contabilità, ndr), sulla base delle quali è stato pubblicato l'elenco delle spese ordinate, sono in vigore dal primo marzo 2011 e consentono la pubblicazione dei dati a partire dal primo semestre 2011».
IL CONSORZIO E LE INDAGINI PER TRUFFA. Dunque, guardiamo all'anno in corso. Nel 2011, la Gesconet riceverà in totale 1.519.119 euro da Montecitorio. A chi sono destinati questi soldi? Il colosso della logistica è una società per azioni posseduta da una serie di cooperative. Amministratore unico è Antonio Barbati, romano. Il preposto della società, invece, dal 25 settembre del 2008, risulta essere Roberto Belsito.
Un po' ricerche online bastano però a capire che le pratiche d'impresa del megaconsorzio Gesconet non spiccano certo per correttezza e trasparenza. Il 19 luglio Il Fatto Quotidiano ha scritto: «La Gesconet è nei guai giudiziari da Torino a Padova e dalla Brianza a Napoli per truffa e traffico di immigrati clandestini».
Il nome della Gesconet è comparso anche nelle intercettazioni ambientali portate avanti nell’ambito dell’inchiesta che ruota attorno ad Alfonso Filosa, ex direttore dell’ufficio provinciale del lavoro di Piacenza arrestato per corruzione e truffa. «Dal verbale delle intercettazioni dell’aprile 2009», scrive ancora Il Fatto, «emerge chiaramente come Filosa avesse annusato l’aria attorno a Gesconet intimando ad alcuni suoi stretti “amici”- riferibili al mondo dell’associazionismo di categoria - di “estrometterci” dal consorzio cooperativo viste le “pesanti imputazioni” a carico, appunto, di Gesconet, per creare un nuovo consorzio da inserire nel polo logistico - ed evidentemente anche in Tnt - insieme a molte altre cooperative fantasma che gravitano attorno al gruppo romano».
Tra i fornitori, i nomi noti del mattone romano
Altro nome noto al mondo dell'imprenditoria romana che salta fuori spulciando l'elenco fornitori della Camera è quello di Carlo Maria Colombo, lo stampatore di fiducia di Montecitorio, titolare della Sistemi tipografici Carlo Colombo spa, che nel 2011 riceverà da Montecitorio 1.766.000 euro per la «produzione informatica di atti e documenti parlamentari» e 4.766.666 euro per la stampa di atti parlamentari. Ma Carlo Maria Colombo, e famiglia, è anche proprietario della Cosarl che metterà a disposizione dei deputati i suoi uffici per 1.044.055, 74 euro, nel 2011. In totale dunque il signor Colombo incasserà 7.576.721 euro.
GLI AFFITTI D'ORO DELLA CAMERA. Ad affittare stabili alla Camera, poi, ci sono anche altri nomi noti e meno noti del mattone: l'immobiliare Tirrena di Tommaso Addario e Marina Micangeli, amica di Donatella Dini, a cui la Camera corrisponderà nel 2011 83.256 euro.
Affari d'oro con Montecitorio anche per la Titano edilizia srl - di proprietà della famiglia Campilli - che, nel 2011 incasserà dalla Camera 1.132.318 euro per i fabbricati, 1.650.000 per la loro manutenzione e 52.249 per gli impianti antincendio. Impresa, la Titano, che figura anche nella lista delle aziende che hanno effettuato i lavori di ristrutturazione della scuola sottoufficiali della Guardia di finanza dell'Aquila per il G8, per un importo complessivo di oltre 2 milioni di euro, soldi erogati dal provveditorato alle opere pubbliche per Lazio-Abruzzo-Sardegna.
L'EX ZAR DELL'ENERGIA. Nell'elenco fornitori della Camera c'è anche l'ex zar dell'energia romano, Angelo Jacorossi, coinvolto nella Tangentopoli del 1992, che nel 1993 finì agli arresti domiciliari per corruzione aggravata. Jacorossi è presidente del consiglio di amministrazione e consigliere della Saccir, una società che da tempo vince appalti con la Camera dei deputati. La Saccir risulta essere di proprietà di Mario Cattabriga e della Samovar srl nel cui assetto azionario figurano Angelo Jacorossi e la sua famiglia. Nel 2011, l'azienda riceverà da Montecitorio «2.132.296 euro per la conduzione di impianti, 749.687 per il condizionamento, 44.436 per l'acquisto di impianti elettrici e 36.413 per l'acquisto di impianti anti incendio».
Un bilancio poco trasparente
Ma come vengono assegnati gli appalti di Montecitorio? Tutti con gara pubblica? Decisa da chi? Per capirlo ci siamo rivolti all'ufficio tecnico della Camera. Dopo lunga attesa, questa la risposta relativa agli importi del 2011: «Per circa il 75% in termini di valore si tratta di appalti frutto di procedure aperte, ristrette o in economia, per il restante 25% derivano dalle altre forme di affidamento consentite dal Codice dei contratti pubblici». Quali siano queste “altre forme di affidamento consentite dal Codice” non è dato sapere, così come non sono specificate, tra le spese ordinate, le voci che vengono classificate come “altre spese”.
APPALTI ASSEGNATI AL MINOR PREZZO. Quanto ai criteri con cui vengono assegnati gli appalti attraverso i bandi di gara, Montecitorio fa sapere che «in base al codice dei contratti pubblici, gli unici due criteri di aggiudicazione sono il prezzo più basso o l'offerta economicamente più vantaggiosa».
Ma chi si occupa di scrivere i bandi di gara, di comunicarli attraverso pubblicazione sulla Gazzetta, di presiedere alle gare e di giudicare la miglior offerta? «L'amministrazione scrive i bandi di gara e per ognuna c'è una commissione giudicatrice, ora disciplinata dall'art. 44 del Rac», è la sintetica risposta dell'ufficio tecnico.
Siamo andati a leggere l'articolo 44 e risulta che la commissione giudicatrice è nominata dal Collegio dei questori, quindi da Francesco Colucci e Antonio Mazzocchi del Popolo della libertà (Pdl) e da Gabriele Albonetti del Partito democratico (Pd), su proposta del segretario generale, Ugo Zampetti, ed è composta da un numero dispari di commissari, fino a un massimo di cinque.
14 MLN DI EURO SOLO PER L'INFORMATICA. Poche persone, dunque, per gestire decine di gare e lavori da assegnare per oltre 120 milioni di euro.
A pesare di più sulle spese della Camera nel 2011 saranno gli affitti, per i quali i deputati di Montecitorio spendono oltre 30 milioni di euro. Ma a ben guardare i dati, si scopre che il secondo capitolo di spesa che più grava sui conti di Montecitorio è quello relativo ai servizi informatici: più di 14 milioni di euro. Solo all'Engineering ingegneria informatica spa, per esempio, la Camera pagherà più di 1 milione e mezzo di euro per l'acquisto di software: di quali non si sa, ma viene da chiedersi se, in tempi di crisi, non sia il caso di passare all'open source. Ma gli onorevoli spendono molto anche per comunicare. Tra i costi dell'informazione parlamentare (6.754.693,69) e quelli per l'ufficio stampa (3.397.455,13) la Camera costa ai cittadini più di 10 milioni di euro.
http://www.lettera43.it/economia/aziende/22928/casta-appalti-e-mattone.htm