Ho dato una scorsa ai giornali di oggi e, eliminati gli scontati titoli da manuale presenti in ogni testata, il succo comune a tutti, compresi i bollettini parrocchiali sul tipo di Libero ed Il Giornale, è quello di una manovra economica che fa degli italiani una “tartare” in attesa di essere gustata al tavolo dei sacrifici al dio mercato: ossequianti sua santità il denaro e le Loro Signorie i poveri cristi. Ma di questo ciascuno, tra tutti coloro che leggono, ha certamente la sua personale opinione in funzione della quale trae la sua personale ricetta risolutiva parallela, contraria, intersecante, similare per cui, parlarne ancora risulta noioso oltre che inutile: le schiena che si romperanno sono e restano comunque sempre le stesse!.
Ciò su cui mi piacerebbe attrarre l’attenzione è quella esigenza, da alcuni espressa, da altri sentita in modo forse sub liminale, da tutti sperata, di riuscire ad essere una forza tale da riuscire determinante per le sorti del nostro paese. Più o meno in tutti questa esigenza induce un desiderio di unitarietà, di aggregazione tale che esalta in maniera parossistica la rabbia derivante dallo STATU QUO e dal vedere i milioni di rivoli in cui lo sdegno, la sofferenza, in una parola la frustrazione da impotenza, si suddividono e si esprimono. Da 150 anni questo paese è unito in una nazione unica, ma questo secolo e mezzo non è riuscito ad unificare in un unico sentire l’Italia dei comuni, dei feudi, delle signorie e dei principati se è vero come è vero che persino nell’ambito di una stessa città le differenze accentali consentono di localizzare la provenienza da quel rione o da quell’altro; si capisce, perché e quindi, come mai lì dove non ci fosse la presenza di un capo, a qualsiasi titolo carismatico, le divisioni e i distinguo sono all’ordine del giorno: vedi, ad esempio, la sinistra-centro, di parlamentare localizzazione. Facebook in questo non fa eccezione. Il comune sentimento di ribellione ad un sistema ritenuto fallito, opprimente per vari versi, vessatorio per tutti i versi, umiliante per i più, che serpeggia tra le genti, seppure fortissimo ed evidente in ogni commento o post che vi compare, non fa altro che produrre distinzioni, precisazioni, critiche nel senso dell’ignavia e dell’immobilismo o al contrario della troppa audacia, dell’irresponsabilità, dell’incitamento alla violenza. In base ad ognuno da queste caratteristiche un qualcuno ha aggregato intorno alla propria particolare visione un discreto, a volte ingente, numero di persone che, più o meno, si attestano intorno alle stesse posizioni. Ma anche, per fortuna secondo alcuni, in uno stesso gruppo, di tanto in tanto qualcuno si sente tradito da una affermazione, da una critica, da una espressione concettuale che lo mette in crisi e lo induce ad abbandonare l’improvvisato progetto comune. L’IMPROVVISATO PROGETTO COMUNE!. Mi permetto di evidenziare anche questo aspetto, il sub strato di fondo comune a tutti e presente nella capsula di cultura politica di face book genera, infatti e diciamocelo una buona volta, una infinità di improvvisati progetti che desiderosi, ognuno, di costruire qualcosa di buono e di innovativo, alla fine risultano inconcludenti e dispersivi facendo, tutto sommato, il gioco di quel sistema che si vorrebbe cambiare. Il SISTEMA, pur temendo, perché la teme, la VOX POPULI, lascia fare con preoccupata e finta democrazia monitorante, essendosi reso conto della assoluta vacuità di sfogo rappresentata dal social network in questione che sostituisce validamente i palchetti a disposizione dei cittadini in Hide park a Londra dall’alto dei quali chiunque può dire qualsiasi cosa senza nessuna paura, ma anche senza nessuna conseguenza. E’, questa, una autocoscienza di resa?, no care amiche ed amici, è QUESTO un invito serio a che qualcuno di ciascun gruppo presente in face book si coordini rispettivamente con qualcun altro di ciascuno degli altri gruppi affinché insieme si decidano a creare un'unica espressione in cui siano convogliate tutte le anime della protesta, ciascuna delle quali potrà, se crede e nel prosieguo e nell’ambito del proprio gruppo originario, contribuire all’evolversi della vita e della prosecuzione all’obbiettivo, del movimento così creatosi.
Tutto ciò è necessario, a MENO CHE il tutto non rappresenti L’ENNESIMO SQUALLIDO ESEMPIO DEL COSA E DEL PERCHE’ L’ITALIA E’ IN QUESTO MODO.
FORTEBRACCIO “
Nessun commento:
Posta un commento