martedì 16 agosto 2011

Default Italia 87 Giorni al Fallimento: Pulcinella Dopo Due Giorni si Rimangia le Misure. - di Giovanni Grobo


Faccio una previsione, spero di essere contraddetto. Domani ci sarà un nuovo crollo in borsa e lo spread tra bund e btp si allargherà come il bucio di culo di Berslusconi che senza un sedere come quello che si ritrova sarebbe finito a fare il piazzista di pentole in televisione, altro che l’uomo di stato (che poi, per come lo fa lui, non c’è nessuna differenza. Anzi, almeno Roberto Artigiani può tagliarsi i capelli in tv con il Magic Harry. Lui no).

Io penso che ci sarà un nuovo tracollo perché “misure che fanno grondare sangue” al cuore del nostro Silvione, anche se già firmate dal presidente della repubblica, sono già state aggirate dalle stesse persone che le hanno proposte e redatte.

Il contributo di solidarietà non va più bene all’uomo che aveva promesso di “non mettere le mani nelle tasche degli italiani”. Fra le gambe delle figlie sì, ma nelle tasche mai! Meglio un bel punto in più di IVA, così invece di trombare a sangue l’1% dei contribuenti (fra cui lui), si tromba un pochino tutti. Giusto mezzo centimetro di minchia. Una puntina che non si sente nemmeno. Un’IVA sociale, ma senza alleggerimento dei contributi.

La riduzione delle province non va bene a nessuno. A chicchere tutti sono favorevoli, ma da 38 che erano da eliminare adesso diventano 26 o giù di lì.

Calderoli dopo essersi pronunciato contro l’abolizione indiscriminata delle amministrazioni provinciali – «non condivido la strada della soppressione completa. L’unica strada sarebbe quella costituzionale» – ha però specificato: «Abbiamo previsto la soppressione delle Province che non raggiungono o i 300.000 abitanti o i 3.000 km quadri di superficie».
Parole sibilline quelle di Calderoli, con quegli «o…o…», che hanno lasciato aperta la porta al dubbio in una giornata quantomeno concitata. «Secondo quello che leggo, la Provincia è salva» dice l’onorevole Maurizio Del Tenno che però ammette che finché il decreto non sarà votato a Roma il rischio c’è.
Neppure il presidente di palazzo Muzio, il leghista Massimo Sertori, ieri in giornata è stato in grado di dire con certezza se il governo valuterà entrambi i parametri prima di decidere se sopprimere l’ente o se basterà essere sopra uno dei due per salvarsi. Già perché in quest’ultimo caso, avendo la provincia di Sondrio una superficie di 3.211,9 chilometri quadrati, l’amministrazione di palazzo Muzio, nonostante i “soli” 180mila abitanti, resterebbe in vita.

da La Provincia di Sondrio on line del 14 agosto 2011

Si dice che al ministero sia al lavoro un intero battaglione di consulenti strapagati con il compito di individuare un criterio indefettibile che consenta al governo di eliminare le province che vuole senza far vedere che le sceglie una ad una. Scartato il criterio della percentuale di vocali nel nome (Enna, col suo 50% rompe le balle), si parla di durezza media del pene degli abitanti maschi della provincia da rilevare con opportuno campionamento. Si spera, infatti, che “la lega ce l’ha duro” derivi dall’esperienza personale di Bossi e non sia una mera invenzione propagandistica.

Le famose “festività civili” (che quelle cattoliche non si toccano. Ci mangeremo tra di noi per la fame, ma ci sarà sempre il Natale), prima spostate alla domenica, poi portate al lunedì per evitare i ponti, gettano nel panico gli operatori del turismo che senza i ponti non riescono a comprare il pane per i figli e la coca da sniffare prima di andare a puttane. C’è da chiedersi se non sia il caso di fare una riforma del calendario per fare in modo che il primo maggio non capiti sempre di giovedì.

A ripensarci sul taglio dei trasferimenti agli enti locali ci pensa Maroni, quello che fa il ministro degli interni così in conferenza stampa con Berlusconi sono tutti allo stesso livello:

La manovra del governo non è blindata – ha detto Maroni durante la conferenza stampa di Ferragosto – . Credo che il Parlamento debba fare uno sforzo per garantire un taglio dei tagli previsti per le autonomie locali. Mi auguro che i tagli ai Comuni si possano azzerare introducendo altre misure”

Insomma, come giudicare una nazione ed una classe dirigente che prima introducono delle misure e tre giorni dopo se le rimangiano? Io, all’Italia e agli italiani non metterei un euro in mano nemmeno per farmi compare un pacchetto di gomme da masticare. Figuriamoci comprare i titoli di stato.
Domani ci faranno neri come la notte e se non succederà è solo perché qualcuno deciderà che è meglio farlo tra un paio di settimane.
Comunque è finita, perché se non si ha voglia di fare le cose, si è già morti e seppelliti.

http://www.mentecritica.net/default-italia-87-giorni-al-fallimento-pulcinella-dopo-due-giorni-si-rimangia-le-misure/informazione/cronache-italiane/grobo/20967/


Casta, appalti e mattone


Da Jacorossi alla Gesconet, chi fa affari con Montecitorio.

di Gabriella Colarusso


Con buona pace dell'indignazione anti-Casta, e della tanto sbandierata riduzione dei costi della politica, nel 2011 la Camera dei deputati costerà ai contribuenti italiani più di 124 milioni di euro.
Una somma non da poco, soprattutto se si considera che, negli unici dati forniti da Montecitorio, e relativi al 2011, non rientrano tutte le spese che la Camera sosterrà, e molte voci non sono specificate ma classificate semplicemente come 'altre spese'.
Dei 124 milioni, oltre 47 andranno nelle casse della Milano 90 srl, la società dell'immobiliarista romano Sergio Scarpellini che da anni affitta uffici ai deputati e fornisce loro servizi di pulizia e ristorazione ricevendo in cambio commesse milionarie. Ma a fare affari con la Casta non è solo Mr Scarpellini.
PARENTI, AMICI E APPALTI. Nell'elenco fornitori di Montecitorio c'è un po' di tutto. La nobildonna amica dell'ex premier, l'ex re del petrolio romano, il tipografo di fiducia che è anche affitta Camere, il consorzio di cooperative, colosso della logistica, assurto all'onore delle cronache per pratiche di impresa tutt'altro che lusinghiere.
Tra le imprese che si sono aggiudicate gli appalti della Camera è spesso difficile individuare la proprietà e i soci perché sono schermate da diverse compagini societarie. Con un po' di pazienza, però, il nome di qualche proprietario viene fuori.

La Gesconet: oltre un milione e mezzo di euro da Montecitorio

Nel 2011 Montecitorio darà al consorzio Gesconet 1.471.119,52 euro per spese di traslochi e facchinaggio, e altri 48 mila per generici “altri servizi”. La Gesconet ha vinto appalti dalla Camera anche negli scorsi anni, ma è impossibile sapere l'importo esatto delle commissioni, così come di tutti i lavori assegnati prima del 2011, perché, rispondono da Montecitorio, «le disposizioni del Rac (Regolamento amministrazione e contabilità, ndr), sulla base delle quali è stato pubblicato l'elenco delle spese ordinate, sono in vigore dal primo marzo 2011 e consentono la pubblicazione dei dati a partire dal primo semestre 2011».
IL CONSORZIO E LE INDAGINI PER TRUFFA. Dunque, guardiamo all'anno in corso. Nel 2011, la Gesconet riceverà in totale 1.519.119 euro da Montecitorio. A chi sono destinati questi soldi? Il colosso della logistica è una società per azioni posseduta da una serie di cooperative. Amministratore unico è Antonio Barbati, romano. Il preposto della società, invece, dal 25 settembre del 2008, risulta essere Roberto Belsito.
Un po' ricerche online bastano però a capire che le pratiche d'impresa del megaconsorzio Gesconet non spiccano certo per correttezza e trasparenza. Il 19 luglio Il Fatto Quotidiano ha scritto: «La Gesconet è nei guai giudiziari da Torino a Padova e dalla Brianza a Napoli per truffa e traffico di immigrati clandestini».
Il nome della Gesconet è comparso anche nelle intercettazioni ambientali portate avanti nell’ambito dell’inchiesta che ruota attorno ad Alfonso Filosa, ex direttore dell’ufficio provinciale del lavoro di Piacenza arrestato per corruzione e truffa. «Dal verbale delle intercettazioni dell’aprile 2009», scrive ancora Il Fatto, «emerge chiaramente come Filosa avesse annusato l’aria attorno a Gesconet intimando ad alcuni suoi stretti “amici”- riferibili al mondo dell’associazionismo di categoria - di “estrometterci” dal consorzio cooperativo viste le “pesanti imputazioni” a carico, appunto, di Gesconet, per creare un nuovo consorzio da inserire nel polo logistico - ed evidentemente anche in Tnt - insieme a molte altre cooperative fantasma che gravitano attorno al gruppo romano».

Tra i fornitori, i nomi noti del mattone romano

Altro nome noto al mondo dell'imprenditoria romana che salta fuori spulciando l'elenco fornitori della Camera è quello di Carlo Maria Colombo, lo stampatore di fiducia di Montecitorio, titolare della Sistemi tipografici Carlo Colombo spa, che nel 2011 riceverà da Montecitorio 1.766.000 euro per la «produzione informatica di atti e documenti parlamentari» e 4.766.666 euro per la stampa di atti parlamentari. Ma Carlo Maria Colombo, e famiglia, è anche proprietario della Cosarl che metterà a disposizione dei deputati i suoi uffici per 1.044.055, 74 euro, nel 2011. In totale dunque il signor Colombo incasserà 7.576.721 euro.
GLI AFFITTI D'ORO DELLA CAMERA. Ad affittare stabili alla Camera, poi, ci sono anche altri nomi noti e meno noti del mattone: l'immobiliare Tirrena di Tommaso Addario e Marina Micangeli, amica di Donatella Dini, a cui la Camera corrisponderà nel 2011 83.256 euro.
Affari d'oro con Montecitorio anche per la Titano edilizia srl - di proprietà della famiglia Campilli - che, nel 2011 incasserà dalla Camera 1.132.318 euro per i fabbricati, 1.650.000 per la loro manutenzione e 52.249 per gli impianti antincendio. Impresa, la Titano, che figura anche nella lista delle aziende che hanno effettuato i lavori di ristrutturazione della scuola sottoufficiali della Guardia di finanza dell'Aquila per il G8, per un importo complessivo di oltre 2 milioni di euro, soldi erogati dal provveditorato alle opere pubbliche per Lazio-Abruzzo-Sardegna.
L'EX ZAR DELL'ENERGIA. Nell'elenco fornitori della Camera c'è anche l'ex zar dell'energia romano, Angelo Jacorossi, coinvolto nella Tangentopoli del 1992, che nel 1993 finì agli arresti domiciliari per corruzione aggravata. Jacorossi è presidente del consiglio di amministrazione e consigliere della Saccir, una società che da tempo vince appalti con la Camera dei deputati. La Saccir risulta essere di proprietà di Mario Cattabriga e della Samovar srl nel cui assetto azionario figurano Angelo Jacorossi e la sua famiglia. Nel 2011, l'azienda riceverà da Montecitorio «2.132.296 euro per la conduzione di impianti, 749.687 per il condizionamento, 44.436 per l'acquisto di impianti elettrici e 36.413 per l'acquisto di impianti anti incendio».

Un bilancio poco trasparente

Ma come vengono assegnati gli appalti di Montecitorio? Tutti con gara pubblica? Decisa da chi? Per capirlo ci siamo rivolti all'ufficio tecnico della Camera. Dopo lunga attesa, questa la risposta relativa agli importi del 2011: «Per circa il 75% in termini di valore si tratta di appalti frutto di procedure aperte, ristrette o in economia, per il restante 25% derivano dalle altre forme di affidamento consentite dal Codice dei contratti pubblici». Quali siano queste “altre forme di affidamento consentite dal Codice” non è dato sapere, così come non sono specificate, tra le spese ordinate, le voci che vengono classificate come “altre spese”.
APPALTI ASSEGNATI AL MINOR PREZZO. Quanto ai criteri con cui vengono assegnati gli appalti attraverso i bandi di gara, Montecitorio fa sapere che «in base al codice dei contratti pubblici, gli unici due criteri di aggiudicazione sono il prezzo più basso o l'offerta economicamente più vantaggiosa».
Ma chi si occupa di scrivere i bandi di gara, di comunicarli attraverso pubblicazione sulla Gazzetta, di presiedere alle gare e di giudicare la miglior offerta? «L'amministrazione scrive i bandi di gara e per ognuna c'è una commissione giudicatrice, ora disciplinata dall'art. 44 del Rac», è la sintetica risposta dell'ufficio tecnico.
Siamo andati a leggere l'articolo 44 e risulta che la commissione giudicatrice è nominata dal Collegio dei questori, quindi da Francesco Colucci e Antonio Mazzocchi del Popolo della libertà (Pdl) e da Gabriele Albonetti del Partito democratico (Pd), su proposta del segretario generale, Ugo Zampetti, ed è composta da un numero dispari di commissari, fino a un massimo di cinque.
14 MLN DI EURO SOLO PER L'INFORMATICA. Poche persone, dunque, per gestire decine di gare e lavori da assegnare per oltre 120 milioni di euro.
A pesare di più sulle spese della Camera nel 2011 saranno gli affitti, per i quali i deputati di Montecitorio spendono oltre 30 milioni di euro. Ma a ben guardare i dati, si scopre che il secondo capitolo di spesa che più grava sui conti di Montecitorio è quello relativo ai servizi informatici: più di 14 milioni di euro. Solo all'Engineering ingegneria informatica spa, per esempio, la Camera pagherà più di 1 milione e mezzo di euro per l'acquisto di software: di quali non si sa, ma viene da chiedersi se, in tempi di crisi, non sia il caso di passare all'open source. Ma gli onorevoli spendono molto anche per comunicare. Tra i costi dell'informazione parlamentare (6.754.693,69) e quelli per l'ufficio stampa (3.397.455,13) la Camera costa ai cittadini più di 10 milioni di euro.

http://www.lettera43.it/economia/aziende/22928/casta-appalti-e-mattone.htm


lunedì 15 agosto 2011

Le mani sporche della sinistra - Marco Travaglio



Scandali, conflitti di interesse, tangenti della sinistra - Compra Berluscoma

Mr. B., la vendetta!





Ops! Mr. B. non s'era accorto che quel farabutto di Tremonti aveva inserito nella manovra il contributo di solidarietà, quello sui redditi che superano i 90milaeurini all'anno, e ora vuole toglierlo.

Quel contributo, che grava pochissimo sulle tasche dei più ricchi è anche detraibile, lo sapevate?

http://ilsimplicissimus2.wordpress.com/2011/08/14/contributi-dei-ricchi-macelleria-di-verita/

Ma mr B. vuole ugualmente cancellarlo, non vuole essere mollato anche da chi non ha problemi per arrivare a fine mese, vuole punire solo quei cittadini che percepiscono stipendi da fame e hanno avuto la tracotanza di promuovere tre referendum che gli hanno tolto la possibilità di battere cassa ed intascare e fare intascare mazzette a chi lo ha portato sulla seggiola del potere con la privatizzazione dell'acqua e la costruzione di centrali nucleari.

Abbiamo osato troppo e la sua mente mafiosa non può accettare imposizioni dal basso!


Buon ferragosto.





“ LES CITOYENS " di Fortebraccio e da Claudia Petrazzuolo


Buon ferragosto Italia e buon ferragosto amiche ed amici di face book. Sono così rare le occasioni cui profittare per poter fare degli auguri sinceri in questo paese, a questo paese ed ai suoi abitanti che non par vero poterlo fare senza per questo sott’intendere una velata vena di ironia.
Ho dato una scorsa ai giornali di oggi e, eliminati gli scontati titoli da manuale presenti in ogni testata, il succo comune a tutti, compresi i bollettini parrocchiali sul tipo di Libero ed Il Giornale, è quello di una manovra economica che fa degli italiani una “tartare” in attesa di essere gustata al tavolo dei sacrifici al dio mercato: ossequianti sua santità il denaro e le Loro Signorie i poveri cristi. Ma di questo ciascuno, tra tutti coloro che leggono, ha certamente la sua personale opinione in funzione della quale trae la sua personale ricetta risolutiva parallela, contraria, intersecante, similare per cui, parlarne ancora risulta noioso oltre che inutile: le schiena che si romperanno sono e restano comunque sempre le stesse!.
Ciò su cui mi piacerebbe attrarre l’attenzione è quella esigenza, da alcuni espressa, da altri sentita in modo forse sub liminale, da tutti sperata, di riuscire ad essere una forza tale da riuscire determinante per le sorti del nostro paese. Più o meno in tutti questa esigenza induce un desiderio di unitarietà, di aggregazione tale che esalta in maniera parossistica la rabbia derivante dallo STATU QUO e dal vedere i milioni di rivoli in cui lo sdegno, la sofferenza, in una parola la frustrazione da impotenza, si suddividono e si esprimono. Da 150 anni questo paese è unito in una nazione unica, ma questo secolo e mezzo non è riuscito ad unificare in un unico sentire l’Italia dei comuni, dei feudi, delle signorie e dei principati se è vero come è vero che persino nell’ambito di una stessa città le differenze accentali consentono di localizzare la provenienza da quel rione o da quell’altro; si capisce, perché e quindi, come mai lì dove non ci fosse la presenza di un capo, a qualsiasi titolo carismatico, le divisioni e i distinguo sono all’ordine del giorno: vedi, ad esempio, la sinistra-centro, di parlamentare localizzazione. Facebook in questo non fa eccezione. Il comune sentimento di ribellione ad un sistema ritenuto fallito, opprimente per vari versi, vessatorio per tutti i versi, umiliante per i più, che serpeggia tra le genti, seppure fortissimo ed evidente in ogni commento o post che vi compare, non fa altro che produrre distinzioni, precisazioni, critiche nel senso dell’ignavia e dell’immobilismo o al contrario della troppa audacia, dell’irresponsabilità, dell’incitamento alla violenza. In base ad ognuno da queste caratteristiche un qualcuno ha aggregato intorno alla propria particolare visione un discreto, a volte ingente, numero di persone che, più o meno, si attestano intorno alle stesse posizioni. Ma anche, per fortuna secondo alcuni, in uno stesso gruppo, di tanto in tanto qualcuno si sente tradito da una affermazione, da una critica, da una espressione concettuale che lo mette in crisi e lo induce ad abbandonare l’improvvisato progetto comune. L’IMPROVVISATO PROGETTO COMUNE!. Mi permetto di evidenziare anche questo aspetto, il sub strato di fondo comune a tutti e presente nella capsula di cultura politica di face book genera, infatti e diciamocelo una buona volta, una infinità di improvvisati progetti che desiderosi, ognuno, di costruire qualcosa di buono e di innovativo, alla fine risultano inconcludenti e dispersivi facendo, tutto sommato, il gioco di quel sistema che si vorrebbe cambiare. Il SISTEMA, pur temendo, perché la teme, la VOX POPULI, lascia fare con preoccupata e finta democrazia monitorante, essendosi reso conto della assoluta vacuità di sfogo rappresentata dal social network in questione che sostituisce validamente i palchetti a disposizione dei cittadini in Hide park a Londra dall’alto dei quali chiunque può dire qualsiasi cosa senza nessuna paura, ma anche senza nessuna conseguenza. E’, questa, una autocoscienza di resa?, no care amiche ed amici, è QUESTO un invito serio a che qualcuno di ciascun gruppo presente in face book si coordini rispettivamente con qualcun altro di ciascuno degli altri gruppi affinché insieme si decidano a creare un'unica espressione in cui siano convogliate tutte le anime della protesta, ciascuna delle quali potrà, se crede e nel prosieguo e nell’ambito del proprio gruppo originario, contribuire all’evolversi della vita e della prosecuzione all’obbiettivo, del movimento così creatosi.
Tutto ciò è necessario, a MENO CHE il tutto non rappresenti L’ENNESIMO SQUALLIDO ESEMPIO DEL COSA E DEL PERCHE’ L’ITALIA E’ IN QUESTO MODO.
FORTEBRACCIO “


domenica 14 agosto 2011

Vaciago: “Una manovra a rischio di recessione Su crescita e riforme strutturali è il nulla”. - di Andrea Di Stefano


L'economista stronca il provvedimento del governo: "Il risanamento del Paese è rinviato per l'ennesima volta. Nessun intervento sulla spesa per le opere pubbliche, sulla giustizia civile, sulla competizione di mercato".

“Non c’è nulla, o quasi, di quello che ci chiedevano Bce e Banca d’Italia. Non si intravede alcun risanamento, solo una manovra che rischia di peggiorare la nostra situazione e di spingerci, se non in una seconda recessione, in una stagnazione”: Giacomo Vaciago, professore ordinario di politica economica dell’Università Cattolica di Milano, è più lapidario del solito. Quasi sconsolato di fronte ai provvedimenti assunti venerdì sera dal governo.

Professore andiamo con ordine: i tagli alla politica, almeno quelli, li possiamo salvare?
“Sono cosette: abolire 36 province e 1500 comuni non fa certo male, ma non siamo di fronte a provvedimenti che risanano e fanno crescere la produttività. Il 13 luglio Mario Draghiall’Assemblea dell’Abi e Ignazio Visco alle commissioni riunite della Camera e Senato ci dicono cose molto chiare: è urgente, ma molto urgente, stimolare la crescita e ridurre il debito risanando il paese. Si parla di competitività e di potenziale di rilancio dell’economia: le stesse parole del Bollettino della Bce e nella lettera che Jean-Claude Trichet ha inviato, con i governatori delle banche centrali di Roma e Madrid, ai governi d’Italia e Spagna. Io purtroppo nei provvedimenti varati ieri non trovo nulla di tutto questo: solo una manovra che rinvia il risanamento ancora una volta. Draghi è dal 2006 che lo chiede e invece ho sentito ieri Giulio Tremonti dire che questa crisi è inaspettata! E’ iniziata il 9 agosto 2007. Dov’era Tremonti? Impegnato a trasferire banconote in contanti?”

Quindi secondo la sua analisi non abbiamo affrontato nessun problema strutturale?
“Nessuno. Non ho mai visto una crisi così voluta, ignorata sin dalle premesse. Ignazio Visco, che è capo economista dell’Ocse, ricordava che bisogna incrementare la competitività delle imprese, migliorare la spesa delle infrastrutture (che da noi costano il 30% in più per la corruzione), ridurre drasticamente i tempi della giustizia civile, stimolare la competizione del mercato. Mi dica lei dove si trova anche solo uno di questi interventi nella manovra di venerdì?”

Per esempio si parla di privatizzazione delle ex municipalizzate e di validare i contratti aziendali anche quando derogano a quelli nazionali….
“Nel primo caso siamo al capitolo delle promesse, delle buone intenzioni e nulla di più. Sono quindici anni che mi occupo in prima persona di questi temi e non abbiamo ancora ottenuto nulla, o quasi. La tanto decantata lenzuolata di Bersani al massimo avrà inciso sull’1% del sistema e ci siamo arrivati dopo opposizioni feroci. Per quanto concerne i contratti aziendali, mi sembra solo un intervento demagogico che punta a produrre una spaccatura tra Cgil e Fiom. In Germania, la Grande coalizione quando ha siglato il patto con le parti sociali ha imposto regole molto chiare: teniamo fermi i salari, ma in cambio gli imprenditori si impegnino ad investire nel Paese. Qui nessuno ha chiesto a Marchionne di garantire realmente che saranno effettuati gli investimenti promessi in Italia.”