L'idea per fare cassa lanciata un anno fa dal nostro giornale ora piace a sinistra, ma anche a destra. Il procuratore Greco: "Punire l'autoriciclaggio, ripristinare il falso in bilancio e riformare i reati societari".
“Ritassare quelli dello scudo fiscale”: la proposta che ora torna a circolare fu lanciata per la prima volta su Il Fatto Quotidiano più d’un anno fa, nel maggio 2010, da Peter Gomez (Leggi l’articolo). “Si può evitare di andare a colpire ancora una volta quelli che il loro dovere col fisco lo hanno sempre fatto? Sì, si può. L’alternativa esiste. Ed è il contributo di solidarietà. Un contributo da richiedere ai più ricchi (e spesso più furbi) che nel giro di poche settimane permetterebbe all’erario” di incassare circa 5 miliardi. In concreto: “Perché dunque non rivolgersi a chi ha scudato i propri capitali chiedendo loro di versare un altro 5 per cento?”.
Il giorno dopo, sempre sul Fatto, Marco Travaglio precisò l’idea, articolandola in tre punti e raddoppiando l’aliquota (Leggi l’articolo). “1. Ritassare quelli dello scudo fiscale di un altro 10 per cento, misura che produrrebbe immediatamente 10 miliardi di gettito; 2. Istituire una cauzione sulle impugnazioni (al riesame, in appello o in cassazione, una somma da lasciare allo Stato se il ricorso si rivela infondato); 3. Assicurarsi che gli evasori finiscano, quando è il caso, in manette, eliminando le soglia di non punibilità per i reati di evasione fiscale con un raddoppio delle pene”.
Subito, nel maggio dello scorso anno, l’idea di “ritassare quelli dello scudo fiscale” lanciata su queste pagine raccolse i consensi di Guglielmo Epifani, della Cgil, di Massimo Donadi dell’Italia dei valori. La commentò positivamente anche il responsabile economico del Pd, Stefano Fassina. Già Peter Gomez rispondeva su queste colonne ai primi dubbi: “Conosciamo le obiezioni. Ma come? La legge lo impedisce: lo Stato si è impegnato in un condono tombale, come può dopo soli pochi mesi rimangiarsi la parola? Semplice, lo fa. Esattamente come lo farà con gli insegnanti, i dipendenti pubblici, gli enti locali e tutti coloro i quali fino a ieri pensavano di aver maturato dei diritti che invece oggi, per far fronte alla crisi, verranno loro negati”.
Del resto, “chi vota senza pagare le tasse decide come lo Stato userà i soldi delle tasse pagate dagli altri”, ricordava Il Fatto. Per questo, la tassazione straordinaria dovrebbe andare di pari passo con una riforma che tagli davvero le unghie all’evasione fiscale: “Non occorre molta fantasia sulle nuove regole da approvare subito: ripristinare il falso in bilancio come reato perseguibile d’ufficio; riformare i reati fiscali e la normativa anti-riciclaggio; inserire l’autoriciclaggio; e ammodernare il sistema fiscale, a partire da commissioni tributarie che funzionano poco e male”. Erano queste le proposte avanzate già nel settembre 2009, al
Festival del diritto di Piacenza, da Francesco Greco, procuratore aggiunto e coordinatore del pool sulla criminalità economica e finanziaria presso la Procura di Milano. Greco può essere considerato anche il padre dell’idea di ritassare gli evasori dello scudo. “Siamo un Paese offshore”, va ripetendo da anni in convegni e seminari. “Rispetto agli altri, noi abbiamo alcune peculiarità”, spiegava proprio a Piacenza. “Quale altro Paese assicura l’impunità fiscale che l’Italia garantisce agli evasori? Quale altro Paese in Europa ha un sistema bancario meno trasparente del nostro? Se apro un conto in Svizzera o nel Liechtenstein, sono obbligato a indicarne il beneficiario economico; in Italia no, posso aprire un conto con una società offshore, nominare un procuratore svizzero e nessuno mi verrà mai a chiedere chi è l’effettivo proprietario di quel conto. Siamo l’unico grande Paese d’Europa che non ha ancora adottato una normativa contro l’autoriciclaggio. In più abbiamo sostanzialmente depenalizzato il falso in bilancio e smantellato l’intero comparto dei reati societari, che ora sono perseguibili solo a querela. All’origine delle crisi finanziarie ci sono anche i fattori criminali: l’economia fuori bilancio, tutta spostata alle Cayman e dintorni”.
Ma è legittimo tornare a scoperchiare le tranquillità “tombali” degli evasori che con lo scudo pensano di essersi messo il cuore in pace per sempre? Sì, secondo Greco, perché oggi non si metterebbe in discussione l’esenzione penale, ma si chiederebbe solamente un nuovo contributo di solidarietà, come lo si chiede a tanti altri cittadini. Si verrebbe meno a una promessa fatta dallo Stato? No, e comunque non sarebbe diverso che per un Tfr sospeso o una pensione bloccata. E, nel caso dei soldi “scudati”, lo si farebbe su un “montepremi” di 100 miliardi di euro che restano pur sempre soldi illeciti.
Il sindaco e critico d'arte aveva fatto affiggere dei cartelloni che negavano l'esistenza di Cosa Nostra nella cittadina siciliana. E ora parla di "oltraggio al Comune, alle istituzioni e ai cittadini"
Non è facile rovesciare il senso di un’argomentazione di Vittorio Sgarbi, polemista urlante, principe dei paradossi e maestro della comunicazione. C’è riuscita a Salemi (Trapani),proprio su quest’ultimo, difficile, terreno, una mano ignota. Che con una buona dose di umorismo ha ribaltato il significato dei manifesti fatti affiggere dal sindaco-critico d’arte contro “le ricostruzioni false di alcuni investigatori” in relazione ai presunti “tentativi di condizionamento dell’attività amministrativa” da parte dell’ex deputato della Dc Giuseppe Giammarinaro. Con due tocchi di pennarello e una buona conoscenza della sintassi la scritta originale “ma quale mafia! Cittadini, ribellatevi”, si è trasformata in “ma qua è mafia! cittadini, ribellatevi”. Semplicemente cancellando la lettera “l” e aggiungendo l’accento sulla “e”. Ribellatevi a chi? Al primo cittadino, naturalmente, visto che in fondo ora si legge “Al Sindaco” invece che “Il Sindaco”.
La satira nei suoi confronti è un’arma del tutto nuova e Sgarbi non l’ha presa bene: “Non mi pare proprio uno scherzo – ha commentato, scagliandosi contro gli ignoti autori con il suo consueto furore – semmai un’ulteriore diffamazione della città. Perché utilizzare uno spazio istituzionale del Comune di Salemi per dire che c’è la mafia, è un oltraggio al Comune, alle sue istituzioni, ai suo rappresentanti, ai cittadini umiliati dalla retorica dell’antimafia di carriera. C’è chi sparge letame dappertutto. La violenza di chi vede la mafia anche là dove non c’è, e dunque la inventa, è peggio della mafia. Diceva Sciascia che ‘un’idea morta produce più fanatismo di un’idea viva; anzi soltanto quella morta ne produce. Poiché gli stupidi, come i corvi, sentono solo le cose morte’.
Come non deve averla presa bene davanti ai manifesti affissi da Sgarbi l’ex capo della Mobile di Trapani, Giuseppe Linares, autore nei suoi rapporti giudiziari delle ricostruzioni, secondo Sgarbi “false”, dell’influenza mafiosa di Giammarinaro sull’amministrazione salemitana.
Dopo il pistolotto serioso, però, il sospetto di essere rimasto vittima di uno scherzo bruciante deve avere assalito il critico ravennate. Che ha aggiunto: “Certo, se l’intenzione voleva essere una burla, mi auguro che l’autore, gli autori ed eventuali suggeritori degli esecutori materiali, lo dicano subito facendo pubblica ammenda, perché ho già dato incarico di presentare una denuncia”.
Il manifesto intanto è stato coperto con un altro che pubblicizza l’esposizione al Museo del Paesaggio, per la prima volta in Sicilia, del capolavoro di Paul CezanneMaison et bosquet, in attesa che la tipografia ristampi quello voluto da Sgarbi. Un maestro dell’impressionismo francese per coprire i rischi dello slogan più famoso del maggio francese: “una risata (almeno lui) lo seppellirà”.
Una ricetta contro la crisi? I comuni dovrebbero gestire la prostituzione. Per il sindaco di Altopascio, cittadina in provincia di Lucca, bisognerebbe legalizzare la prostituzione, creando quartieri comunali a luci rossi, dove vi siano “severi controlli e una gestione pubblica dei proventi”, con controlli a livello fiscale e sanitario. Non è la prima volta che Maurizio Marchetti, esponente del Pdl, fa questa proposta: “Credo sarebbe il caso che uno Stato laico e serio accantonasse l’ipocrisia e affrontasse il problema della prostituzione. Un settore oggi totalmente al nero che vede occupate, secondo stime attendibili, ma forse al ribasso, tra le 70mila e le 100mila persone, molte delle quali straniere, che, con ogni probabilità, fanno prendere la strada di altri Paesi europei ai loro cospicui ricavi. Un giro di affari di miliari che piace solo ai delinquenti e a chi ha interessi in questo senso”.
“Mi immagino già le critiche sulla moralità e via dicendo – afferma il sindaco Marchetti – ma chiedo a tutti: è più morale che una persona lavori al nero percependo anche 10mila euro al mese, mentre ci sono persone che lavorano onestamente e non arrivano a fine mese? In ogni caso, se si ritiene che non si possa legalizzare la prostituzione, alla facciamola diventare un reato. Non vedo altre strade”.
Pochi mesi fa la giunta Marchetti aveva istituito il divieto di fermata, sulla via provinciale Bientinese, per contrastare la presenza di prostitute. Le numerose sanzioni accertate avevano infatti allontanato i clienti, poiché le lucciole si erano spostate verso altre zone.
Mi pare fosse Leibniz, filosofo a cavallo tra il 1600 ed il 1700, a dire, ma non ci giurerei, che la perfezione di Dio è dimostrata da un fatto semplicissimo ed inconfutabile: il mondo non è la sintesi della perfezione. Ora, volendo restare nella più semplice delle spiegazioni la cosa si risolve in questo modo: essendo questo mondo imperfetto, vuole dire che non era possibile crearne un altro migliore, quindi questo è il migliore dei mondi possibili, quindi chi lo ha creato è una entità perfetta (avendo scelto o creato il meglio possibile) e siccome non può esserci perfezione lì dove non ci fosse esistenza allora ecco dimostrata l’esistenza di Dio. Fatta salva la memoria e la sua fallibilità, nel caso chiedo venia, questa premessa è il prologo ad una mia affermazione, del tutto arbitraria e personale, che fa capo ad uno scambio on line di vedute intercorso con alcuni amici ieri sera : la realtà che viviamo è la migliore possibile, in questa realtà la politica espressa è la migliore possibile, nell’ambito di questa politica il copione in scena è il migliore possibile, gli attori in gioco, ciascuno per la sua parte, sono i migliori possibili; il che, pur dando una origine addirittura trascendente alla nostra, amara ndr, condizione ci tufferebbe nello sconforto più totale e ben sintetizzato dal detto napoletano “ chi ha avuto ha avuto e chi ha dato ha dato …”, dunque assaporando come inutile ogni tentativo di cambiare le cose.
A questa filosofia evidentemente si ispirano tutti coloro che continuano a professare, su face book ed ovunque gli ne sia data la possibilità, il loro distacco dalla situazione corrente, che dichiarano di non credere più a nulla, che sbandierano ai quattro venti la convinzione dell’inutilità del voto, che vedono vano e vuoto di ogni significato il desiderio di aggregazione verso un obbiettivo ed una meta comune. Nella fattispecie nel mirino c’era l’appello ad una mobilitazione generale fatto da Maurizio Landini segretario del Fiom/Cgil. Qualcuno ha ipotizzato che l’effettivo interesse fosse dettato non dalla tutela dei lavoratori, quanto dall’aver preso coscienza del fatto che, esautorati i diritti, di conseguenza, cessava la ragion d’essere del sindacato stesso il quale quindi non faceva altro che tutelare la sua stessa esistenza. L’interlocutore impegnato a sostenere questa tesi, tra le tante più su accennate, invitava implicitamente ad affossarne l’iniziativa proponendo in alternativa una non meglio specificata rivoluzione espressa contro tutto e tutti incurante delle probabili e possibili implicazioni quali: una repressione sistematica e, forse anche, violenta del sistema, una recrudescenza nel sentire degli animi, un allontanamento degli obiettivi da raggiungere, la stagnazione della situazione stessa. Una rivoluzione che sia degna di questo nome deve rispondere a dei requisiti assoluti: una tempistica unitaria, un coordinamento generale, degli obiettivi strategici preordinati e prefissati, dei referenti a vari gradi cui fare capo, un seguito di popolo che sia reale e sentito e non aleatorio o frutto dell’indignazione del momento; mancando questi presupposti, parlare di rivoluzione non è da sognatori ma è da irresponsabili. Questo insieme di pensieri e parole, quindi, è un ulteriore invito a
1) stare attenti a non farsi subornare da coloro che, magari in buona fede, si attestano e professano posizioni apparentemente arrabbiate e rivoluzionarie
2) perseguire e continuare nei tentativi di aggregazione, gli unici utili alla creazione di una forza che sia poi effettivamente capace di raggiungere degli obiettivi
3) non arrendersi a quella che sembra una realtà ineluttabile
4) continuare a lottare ognuno come sa, come può e ovunque può
5) resistere, resistere, resistere …
perché solo così avremo modo dire alla fine che Leibniz era si un gran pensatore ma era uno che però aveva sbagliato la sua analisi.
Provate a immaginare questa situazione: un po’ perché il vostro amico Bettino vi ha introdotto nell’ambiente giusto, un po’ perché per fare i soldi non vi siete mai chiesti per quale motivo i vostri soci portassero la coppola in testa anche in pieno agosto, alla fine siete riusciti a portare fuori a cena, nella stessa serata, Katy Perry, Candice Swanepoel e Christina Hendricks.
Ok, poi dopo ci avete messo del vostro. Un po’ di barzellette, tante promesse, ma alla fine ve le siete intortate così bene che le avete convinte a fare una cosetta a quattro nella vostra camera d’albergo. Roba che nemmeno Giove, travestito da cigno con la faccia di Raul Bova, sarebbe riuscito a fare.
Arrivate in stanza, ordinate un po’ di ostriche e champagne, prendete una doppia razione di pilloletta (che l’occasione merita), le ragazze si spogliano e incominciano a darsi da fare. Voi vi tuffate in quella specie di paradiso e niente … non vi viene duro. Loro si impegnano al massimo e si fanno fare di tutto. toccatine ad personam, bacetti alla statuetta di Priapo, ma niente … l’attrezzatura rimane lì moscia e raggrinzita. Allora vi accorgete che Katy inizia ad avere i primi dubbi, Candice gioca col cellulare e Christina vi guarda tra il compatito e il deluso.
Alla fine dite che non era mai successo, che non era prevedibile, che siete un amatore di fama internazionale e nel frattempo vi alzate, prendete i vestiti e con la scusa di andare a prendere un po’ di ghiaccio per le ostriche (che si sono ammosciate pure loro) fuggite dall’albergo senza pagare il conto lasciando le ragazze con la ferma convinzione di essersi fatte fottere anche senza beccare un centimetro di minchia.
Mentre prendete l’autobus per tornare a casa da mamma, vi sentite una merda. Avete avuto l’occasione di mille vite, ma l’avete buttata nel cesso perché per quanto vi piaccia raccontarvela siete solo un cazzo moscio e oltre la pugnetta con il filmino porno non potrete mai andare. Sì, i soldi. Sì gli amici. Sì il potere, ma se uno non arrizza, non arrizza. Non c’è niente da fare.
Ecco. Più o meno deve essere questa la sensazione che dovrebbe provare il nostro Silvio ora che il suo cuore gronda sangue. Il papero più ricco di Paperopoli, il grande imprenditore, il fondatore di partiti, il costruttore di mausolei faraonici. L’uomo che parla con Putin e Obama, che prende l’aereo per spostarsi da una stanza all’altra delle sue mille case, quello che scopa cento puttane a notte, il grande genio della politica e della finanza che ha avuto un’intera nazione nelle sue mani per oltre quindici anni e che passerà alla storia come il più grande fallito italiano di tutti i tempi.
Almeno, noi che non contiamo un cazzo, non abbiamo avuto l’occasione. Lui, invece, si è trovato con la palla della finale sul piede, la porta vuota a due metri e l’ha buttata fuori.
Potrà dirci quello che vuole, ma noi sappiamo che non se la perdonerà mai.
Ha ragione Giulietto Chiesa. Questa è una guerra dichiarata dal potere finanziario al mondo intero, voluta da chi vorrebbe far pagare le crisi che si susseguono a ripetizione negli ultimi anni ad interi popoli che non ne sono responsabili. E’ una guerra iniziata non meno di dieci anni fa, visto che il grande pretesto, la nuova Pearl Harbor dell’11 settembre servì per mettere una bella pezza al possibile botto finanziario americano previsto già nel 2001. Seguirono le varie bolle speculative, i noti fatti di Lehman-Brothers e Obama che correva in soccorso ai banchieri a spese del contribuente americano.
Mi sorge una domanda a questo punto: e se queste stramaledette banche d’affari le avessimo lasciate fallire come meritavano sarebbe stato un male o un bene? In fondo, salvandole, abbiamo stabilito uno sciagurato precedente, e cioè che le manovre speculatorie e terroristiche dolose – perché ci credo poco che siano errori di valutazione, quella è gente che non sbaglia – delle banche d’affari possono essere ripianate con i soldi pubblici, cioè a spese dei cittadini. Con il senno di poi questo salvataggio statalista dell’interesse privato appare sempre più una sciagura. A meno che non fosse parte del big plan.
La Finanza (non le Fiamme Gialle ma il potere finanziario globale) è il braccio armato ma dietro ad essa ci sono le multinazionali che devono fare profitti. Il neoliberismo ha stabilito che il profitto è un diritto inalienabile e che è un valore esponenziale, non vi è più alcun limite ad esso, tantomeno il limite etico. Non a caso parlano di crescita ma noi pensiamo che si tratti dell’aumento del nostro benessere, invece loro intendono la crescita del loro margine di profitto. E le due cose non possono coesistere. Se il mio diritto a fare profitti sempre più alti si scontra con gli interessi della collettività e i diritti dei lavoratori, sarà mio compito eliminare tali ostacoli, con qualunque mezzo.
Lo fanno le multinazionali per prime ma poi, in catena, vorranno farlo anche i grossi imprenditori nazionali e poi i piccoli e medi, fino alla botteguccia artigiana.
Ecco quindi che, ai massimi livelli, bisogna accaparrarsi i politici come gli informatori scientifici si accaparrano i medici per conto di BigPharma, anzi, ancor meglio, si bypassano i politici e si mandano i propri amministratori delegati, i propri manager, scagnozzi e sottocoda a fare politica. La famosa “discesa in campo”.
Così si spiega perché la politica è sempre meno fatta di rappresentanti del popolo e sempre più di avventizi e portaborse, lobbisti e maggiordomi, comperati a suon di denaro a fiumi, privilegi e promesse di successo e potere periferico. Nominati, non eletti. Questi politici a busta paga di interessi superiori e spesso ai confini dell’illegalità devono rispondere ai loro padroni che, ripeto, non sono più i cittadini ma coloro che, per ampliare i profitti, devono rimuovere ogni ostacolo possibile.
Secondo voi è un caso che tra le pochissime voci fuggite dal sen di Tremonti circa la famosa manovra vi siano state la “libertà di licenziare” e l’accorpamento delle festività alla domenica – mica quelle religiose, però, solo le tre laiche e work-oriented del 25 aprile, 1° maggio e 2 giugno – per “produrre di più”?
Un alieno che fosse sbarcato con il suo ufetto ieri in Italia si sarebbe chiesto: “Ma questi terrestri pensano di risolvere la crisi mondiale facendo lavorare tre giorni in più all’anno i lavoratori? C’è qualcosa che non capisco?”
L’obiettivo è chiaramente un altro, caro alieno. E’ l’articolo 18, i diritti dei lavoratori, l’attacco a quegli articoli della Costituzione che segnano la differenza tra lavoro salariato e lavoro schiavistico e ne stabiliscono i reciproci confini.
Prima di spingermi ancora più in là e dichiarare, assumendomene la responsabilità, che la crisi non esiste ma è uno spauracchio agitato, come lo fu l’Osama Bin Laden di dieci anni fa, per ottenere la sottomissione delle ultime sacche di resistenza al nuovo ordine mondiale basato sul modo di produzione neoschiavistico globalizzato, facciamo un piccolissimo ragionamento, che ci riporta anche al caso Lehman-Brothers.
Se la colpa del default mondiale fosse del potere finanziario, identificabile in pochi banchieri, speculatori, insomma in fin dei conti in persone fisiche alla Gordon Gekko con un nome e cognome, a cominciare da quell’Alan Greenspan che nomina Chiesa, dobbiamo proprio credere che il governo degli Stati Uniti non riuscirebbe a sguinzagliare un po’ di reparti di Navy Seals ed assicurare questi farabutti alle imperiali galere, magari il Grand Hotel Guantanamo? Perchè ciò che stanno facendo questi bastardi figli di puttana non è meno grave di ciò che si attribuisce da più di dieci anni ad Al Qaeda.
Invece, da Obama a tutto il potere politico europeo è un generale calare di braghe. L’impressione è che debbano ubbidire a dei padroni che non si possono contraddire. Si comportano come i picciotti che devono obbedire a mamma pena l’incaprettamento, sono impauriti come se i padroni avessero di tutti loro, politicanti servi dei servi, foto che li ritraggono mentre stuprano dei neonati.
Non sarà che lo scherzetto fatto a Strauss-Kahn fosse una vendetta nei confronti di qualcuno che aveva sgarrato?
La colpa del crollo delle Borse – perché non chiuderle come in occasione dell’11 settembre, ad esempio? – è degli speculatori, delle agenzie di rating che lavorano un po’ per il Re di Prussia – il dollaro – per tentare di fare il culo all’euro e assai di più per le banche d’affari, ma non si fa nulla per fermarli. E’ come se ci fosse una rapina in una banca, la polizia andasse ad arrestare gli avventori del bar di fronte e il giudice li obbligasse a rifondere di tasca propria i soldi rapinati alla banca. E’ come quando i black bloc devastano le strade e la polizia, invece di inseguirli ed arrestarli, bastona le vecchiette e le famigliole con i passeggini. Non ha senso ma ha un senso.
L’evocazione della parola magica crisi serve soprattutto per licenziare, per sfrondare i dipendenti e quindi per aumentare i profitti. E’ dimostrato che i licenziamenti effettuati dal 2008 ad oggi in certi settori erano assolutamente indipendenti dall’andamento dei fatturati delle aziende in oggetto. Ad esempio nel settore farmaceutico che, grazie a politiche di marketing assai spregiudicate, è uno dei pochissimi settori che registra il segno più nei bilanci delle sue aziende. Ebbene, nonostante il segno positivo e l’aumento delle entrate, queste aziende hanno compiuto delle vere stragi di dipendenti, soprattutto nel settore degli informatori, ritenuti non più utili nel settore primary care, ovvero quello dei medici di base, perché ora il pressing sui medici si fa in ospedale dove vengono venduti i farmaci più costosi e redditizi. La motivazione ufficiale per i tagli era “la crisi” ma la crisi non era vera per quel settore, era solo una scusa per licenziare e mobilitare tutta quella massa di informatori che prima erano stati spremuti come limoni e ora erano considerati solo zavorra di cui liberarsi.
Che la crisi sia un pretesto per fare la guerra di classe ai ceti meno abbienti lo dimostra anche il fatto che nelle varie misure proposte dai governi in allarme rosso per default in Europa non vi siano veri strumenti per la crescita, come investimenti sulla ricerca e lo sviluppo ma solo manovre vessatorie da sanguisughe sul Terzo Stato. Manovre che non toccano minimamente il privilegio sempre più osceno degli altri due Stati: Clero e Neoaristocrazia del denaro o Casta. Semplice, perché la crescita non è quella che pensate e per ottenere quella che pensano loro voi dovete rinunciare ai vostri diritti. Con le buone o con le cattive.
E’ comunque un gioco pericoloso. Le tasse, come prima della Rivoluzione Francese, saranno interamente a carico del terzo stato, ovvero del ceto medio-basso. Il clero è esente e la casta si autoesenta con leggi ad hoc. Questa situazione ha portato alle ghigliottine in piazza allora e la storia potrebbe ripetersi, chissà.
State in allerta, quindi. I telecomandati appartenenti alla Casta dei volonterosi esecutori materiali vorranno imporvi i sacrifici più sanguinosi per continuare a gozzovigliare e banchettare sotto il tavolo dei loro padroni come cani.
E’ in questa occasione che potremo riconoscere i politici, se ce ne sono rimasti, in grado di ribellarsi a quest’assurdità.
Perché non si alzano in piedi e chiedono ai loro colleghi stranieri di allearsi per fermare la speculazione finanziaria con i mezzi della legge? Se è una guerra condotta dagli Stati Uniti con le armi della Borsa per affossare l’Euro, perché non denunciano queste manovre terroristiche? Se lo fanno tutti assieme sarà difficile farli fuori tutti.
Perchè non chieder loro di difendere i diritti del popolo, di quello vero, non quello dell’amore del nanerottolo da rottamare, rigettando le lettere minatorie dei banchieri ed impegnandosi per una crescita vera, e possibilmente una decrescita più ecosostenibile?
In Islanda ci stanno provando. Sarà questione di clima, chissà.