Un diario, dove annoto tutto ciò che più mi colpisce. Il mio blocco per gli appunti, il mio mondo.
domenica 21 agosto 2011
Le pecore travestite da Agnelli. By ilsimplicissimus
Sul litorale romagnolo è offerta a 100 euro ma a Napoli si trova a un prezzo politico di 3 euro e 50. La nuova icona che sostituisce il Che sulla maglietta è lui, camicia aperta, sguardo disincantato, chioma argentea al vento, Gianni Agnelli. Per rincuorarmi stamattina mi sono detta che forse è il recupero di un capitalismo meno perverso e più “educato” un capitalismo temperato da Mozart e mediato dalle buone maniere, sprezzante certo, ma almeno elegante, rispetto allo sgangherato, becero e smanioso arricchimento villano dei tycoon contemporanei.
Certo l’Avvocato è stato invidiato e ammirato e imitato. Chi nella sua vita non ha incontrato un cretino che pensava di assomigliarli mettendo l’orologio sul polsino della camicia? Forse anche il premier ha in cuor suo ha creduto di mutuarne il carisma collezionando case in molto posti remoti e donne in molti letti prossimi, conquistandole coi regalucci e incarichi di governo in mancanza di appeal.
Se il risultato è il male al posto del bene e l’arco di trionfo al posto della cruna, allora voglio la candeggina per fare giustizia anche del nostro immaginario ritratto su una maglietta che non ci possiamo più permettere.
Esenzioni e Chiesa, ma per carità… By ilsimplicissimus
In questi giorni di caldo afoso e di svagati discorsi di fronte al baratro, si è aperto il problema delle esenzioni fiscali ( Ires e Ici) della Chiesa che coniugate all’ 8 per mille fanno un totale di circa 4 miliardi che mancano alle casse dello Stato: una montagna di soldi che potrebbe servire ad attutire i rigori della manovra, ma a cui i vescovi e il Vaticano impegnati toto corde a predicare bene e a razzolare male, non si sognano nemmeno di rinunciare.
E per questo hanno dato la carica alle loro gole profonde parlamentari per fare un fuoco di sbarramento contro questo eretico pericolo. E quelle a cominciare dalla Rosi Bindi, per finire a Rotondi, passando per Casini a dire che non si può vista l’opera caritatevole e di solidarietà che svolge. Ora è fin troppo facile argomentare che la supplenza di quanto dovrebbe fare lo Stato, viene attuato grazie ai soldi dello Stato stesso e quindi si tratta solo di una improponibile e ridicola partita di giro.
Ma nemmeno questo è vero perché sappiamo dai documenti della stessa Cei solo il 20% dell’introito dell’ 8 per mille finisce in opere caritatevoli (di cui l’ 8% fuori d’Italia), mentre il resto va ad alimentare la vita ecclesiastica e insomma la pompa cardinalizia e papale in primo luogo. E non c’è ragione che accada diversamente per gli altri introiti indiretti da esenzione. Quindi si tratta di risorse che vengono sottratte in gran parte a chi ne avrebbe bisogno.
Certo è incredibile che in questo Paese si debbano dire continuamente cose ampiamente risapute senza che essa sembrino avere la minima efficacia, come se la verità scorresse come pioggia sul vetro del’ipocrisia. E badate si tratta solo di quella parte di verità conosciuta: quei 4 miliardi sono solo la punta di iceberg. Si stima che il 21% per cento del patrimonio immobiliare italiano appartiene direttamente o indirettamente alla Chiesa attraverso diocesi, enti e società vaticane, congregazioni religiose. E dicendo stima si vuole anche dire che nessuno si è mai curato di fare un censimento dei beni della Chiesa.
E’ ben noto che nell’ultimo decennio, grazie alle leggi dei governi Berlusconi il Vaticano e le diocesi hanno cominciato ad alzare vertiginosamente gli affitti, a sfrattare la gente per poter raddoppiare o anche triplicare il canone, non fermandosi nemmeno davanti ai pignoramenti per morosità e all’allontanamento dei disabili. Queste sarebbero le opere di bene per le quali si chiede l’esenzione? O l’esenzione va bene per trasformare un immenso patrimonio immobiliare in un businness alberghiero o per dare rifugio in edifici di prestigio alla razza padrona?
E’ a questa chiesa palazzinara, adunca e padronale che i politici devoti vogliono conservare le esenzioni? Ma per carità, almeno un po’ vergognatevi.
http://ilsimplicissimus2.wordpress.com/2011/08/21/esenzioni-e-chiesa-ma-per-carita/
Comunione Presidenziale. - di Luca Telese.
Chi scrive, in una redazione in cui albergano le opinioni più diverse sulla presidenza Napolitano, è fra quelli convinti che si tratti di uno dei migliori inquilini del Colle dopo Sandro Pertini. Proprio per questo, peró, non capisce il senso di una partecipazione al più politico dei festival politici italiani. È opportuno che uno dei presidenti più attenti alla sacralità del suo ruolo apra il meeting di un movimento che da sempre si occupa di anime, ma anche di affari? È opportuno che dia il suo imprimatur istituzionale alle opere, ma – indirettamente – anche agli appalti della Compagnia?
Troverete, in questo sito, un articolo sulle disavventure giudiziarie di Comunione & Fatturazione. Quelle inchieste non sono certo un’ombra che possa oscurare il valore di un intero movimento, ma bastano per porre un problema di opportunità per una autorità istituzionale che diventerebbe per il meeting, come già fu con Andreotti, una sorta di guida spirituale. Non c’è il rischio che il Quirinale diventi una nuova icona?
C’è infine un altro aspetto, oltre al sottotesto nobile dell’ex nemico ideologico del Novecento che si riconcilia simbolicamente con i suoi secolari avversari. Quello di un Colle che esce dalla sua terzietà per entrare di fatto nell’agone della polemica politica italiana. Se Napolitano va al meeting di Rimini, perché mai non dovrebbe andare alla festa del Pdl di Mirabello, ospite del senatore Balboni? Perché non dovrebbe partecipare alla festa nazionale del suo partito, ospite del responsabile feste del Pd, Lino Paganelli? Insomma, se Napolitano sceglie di diventare un politico come gli altri, interventista e presenzialista, non può limitare la sua presenza alla sola festa dei ciellini. Non può rischiare di diventare uno dei tanti ingredienti della collateralità trasversale che da sempre si articola intorno al meeting. E nemmeno di diventare il garante, nel nome di una necessaria unità nazionale, di un nuovo inciucio emergenziale.
Forse, dato il suo altissimo ruolo, e data la sua dichiarata aspirazione alla sobrietà, farebbe bene a vigilare di più e presenziare di meno. Oppure a spiegare pubblicamente come si può entrare a cantare in una chiesa di parte senza rischiare di essere fagocitati dal coro.
C'ERA UNA VOLTA LA POLITICA.
Voi siete qui - Salviamo il piccolo Breznev della Padania.
Bossi: “Le pensioni non si toccano” E sui giornalisti: “Sono da legnare”
In un comizio ad Alzano Lombardo il Senatùr attacca la stampa e insulta Casini: "Uno stronzo". Calderoli: "Montezemolo è una scoreggia".
Quello a Berlusconi suona come un ultimatum: “L’ho detto al premier: non toccare le pensioni, troveremo un’altra via”. Ma più della politica, della crisi economica e delle questioni di partito, nelle parole del ministro delle Riforme ha preso forma un problema di rapporti con i cronisti. E questo, come lui stesso ha spiegato dal palco, è dovuto principalmente al modo in cui sono state raccontate le sue vacanze in Cadore. Ma forse hanno pesato le ricostruzioni dei media su divisioni interne alla Lega moltiplicatesi nelle ultime settimane.
Il leader leghista ha ripetutamente attaccato lanciando anche insulti ai cronisti, in particolare della carta stampata. “Ai giornalisti – ha affermato Bossi – bisognerebbe dare quattro legnate, hanno inventato una grande manifestazione dei centri sociali a Calalzo, ma in verità non c’è stato niente”. A quel punto ha confessato di aver lasciato il Cadore dopo la cena di compleanno di Giulio Tremonti per evitare di stare in mezzo ai giornalisti “che rompono le palle in continuazione”, che sono dei “delinquenti”, e che questa sera ad Alzano Lombardo, a suo giudizio, sono “venuti sperando che qualcuno ci contesti”.
Bossi non si è fermato qui anche perché questi passaggi hanno suscitato l’applauso di militanti e simpatizzanti. “Bisogna che impariamo come un tempo a dare dei grandi passamano a quei delinquenti – ha infatti aggiunto -. I giornalisti vanno riportati sulla giusta strada, altrimenti vadano a fare i muratori”. Per poi definire “brutti stronzi” quei cronisti dei principali quotidiani nazionali e che hanno scritto delle vacanze in Cadore.
Quelli contro i giornalisti e contro Casini non sono stati per la verità i soli insulti della serata. Dallo stesso palco infatti il ministro per la Semplificazione Roberto Calderoli se l’è presa con quelli come “i Montezemolo che sono scoregge di umanità e che non hanno mai lavorato in vita loro”.