Tarantini: «Lui sa che prendo i soldi da Eni e Finmeccanica, a me ne servono 5 per domani»
NAPOLI -- «Sabina è sistemata tutta la vita, se vedi la sua casa dici non è possibile perché sembra la casa di Onassis... Lele Mora ha avuto 4 milioni di euro e Emilio Fede se n'è intascati 800... Ed io non ho mai chiesto un c...! Io sono sempre andato, attraverso te, con i piedi di piombo... Ora mi fai andà a parlà con lui, perché io sono sicuro che io e lui, davanti, da soli, a me lui non mi dà 500, perché lui mi conosce, sa che Gianpaolo Tarantini prende i soldi dall'Eni, prende i soldi da Finmeccanica... lui lo sa che io li prendo, a me ne servono 5 domani? Lui lo sa che io ne prendo 20, perché lui lo sa come so capace io a prenderli i soldi, io li ridò tutti e 5». È il 17 luglio scorso. Gianpaolo Tarantini ha appena scoperto che Valter Lavitola ha preso da Berlusconi 500 mila euro destinati a lui, ma gliene ha consegnati soltanto 100 mila. Lo chiama e al telefono la sua rabbia esplode. Lavitola è in Sudamerica, Tarantini insiste perché gli faccia incontrare il premier. La Sabina di cui parla dovrebbe essere la Began, soprannominata l' Ape regina proprio per essere stata una delle «favorite» del presidente del Consiglio. Fu proprio lei - più volte indicata come una delle «reclutatrici» per le feste a palazzo Grazioli e a Villa Certosa - a far incontrare l'imprenditore barese con Berlusconi. E Tarantini la prende ad esempio per quello che anche lui vuole ottenere. Una strategia che condivide con sua moglie Nicla, visto che la donna - indicata nell'ordinanza come amante di Lavitola - racconta nelle conversazioni intercettate di essere già stata nella residenza romana di Berlusconi per avere soldi e chiede di poterci tornare. Un piano andato a buon fine visto che - come rivela Tarantini nel memoriale che sarà consegnato oggi ai magistrati di Napoli dal suo nuovo legale Alessandro Diddi - con Berlusconi ci sono stati due incontri oltre a quello con la moglie: uno a marzo, l'altro agli inizi di agosto proprio per ottenere l'intera cifra.«Lele Mora gli fa schifo»
Nella telefonata del 17 luglio Tarantini rivendica di voler trattare direttamente con Berlusconi, ma Lavitola cerca di convincerlo a non fare mosse azzardate, sottolineando come un incontro ci sia già stato.
Lavitola: Gianpà scusa, ma noi ci siamo andati e quello là ti ha fatto così.
Tarantini: E tu gli hai detto 500, perché se parlavo io gli chiedevo 3 milioni e quello diceva "si". Ti assicuro.
Lavitola: Gianpà se tu gli chiedi 3 milioni, quello ci cacciava fuori a tutti e tre
Tarantini: Ma che cosa dici? Ma tu non... con chi stai parlando, ma tu lo conosci a quello?
Lavitola: no, io non lo conosco, per fortuna che lo conosci tu
Tarantini: e allora agli altri sì e a me no? Io so' il coglione de tutta la storia?
Lavitola: ma no, Gianpà io non ci credo agli altri, di tutte queste...
Tarantini: come non ci credo... stanno negli atti i bonifici a Lele Mora
Lavitola: ma lascia perdere, ma tu lo sai qual è il rapporto di Lele Mora con lui o non lo sai?
Tarantini: quale, che gli faceva schifo, te lo dico io che vivevo là dentro, io dormivo a casa sua... gli faceva schifo, gli faceva vomitare
Lavitola: vabbè Gianpà, lascia stà, allora c'hai ragione tu.
Tarantini: allora la casa di Sabina è una finta. Cioè, la casa di Sabina, dove vive ora, è finta.
Lavitola: ma non lo so, io la casa di Sabina non lo so, comunque io ti dico che per quella che è la mia esperienza, tu vai là e gli vai a chiedere tre milioni, quello ti caccia fuori a pedate.
Tarantini: ma io non glieli chiedo. Io a lui gli voglio dire una cosa, mi voglio mettere di fronte e gli voglio dire: «Presidè io non c'ho una lira, sono disperato, sto facendo sta c... di operazione, non ci sta, nel frattempo, per favore, mi vuoi mantenere come Cristo comanda, senza avere rotture di c..... di nessun genere?» Mi deve dire: «No»? Io non ci credo
Lavitola: Gianpà, quello che cosa ti deve dire? Ti deve dire: «lo sto facendo», com'è vero che lo sta facendo
Tarantini: oh! Ma io non voglio avere rotture di c...
Tarantini si mostra preoccupato di avere subito i 500 mila euro. Lavitola gli assicura di averli messi «su un conto chiuso in Uruguay». Tarantini lo invita a non sottovalutarlo: «Ricordati che io a vent'anni andavo in barca con D'Alema e a trenta dormivo da Berlusconi»
Emilio Fede |
Nel memoriale Tarantini racconta di aver conosciuto Lavitola «perché i nostri figli vanno a scuola insieme» e di avergli manifestato le sue difficoltà economiche. Ammette di aver ottenuto i 20 mila euro al mese e poi dice di aver chiesto di vedere Berlusconi anche se cerca di negare ogni intento ricattatorio. Poi racconta nel dettaglio i tre incontri: «Il primo fu organizzato nel novembre 2010 a palazzo Grazioli e partecipò soltanto mia moglie; Berlusconi si mostrò dispiaciuto per il clamore mediatico subito dalla mia famiglia. Inizialmente il ruolo di Lavitola mi sembrò genuino, poi assai meno sincero. L'impossibilità di parlare direttamente con il Presidente, per molteplici e intuitive ragioni, mi ha costretto a usarlo come tramite. A marzo 2011, dopo molte insistenze, ci accompagnò ad Arcore. Io ero emozionatissimo e lo ringraziai per gli aiuti che ci faceva pervenire». Il terzo incontro avviene a palazzo Grazioli, Tarantini ha saputo pochi giorni prima che Lavitola si è tenuto 400 mila euro: «Chiesi personalmente scusa al Presidente per aver dubitato della sua generosità. Mi confermò di aver dato già da tempo la somma a Lavitola, dando immediatamente incarico di consegnarla a mia moglie che poteva iniziare un'attività lavorativa».
I pm di Bari e la D'Addario
Nella conversazione del 17 luglio Tarantini si mostra informato su quanto accade a Bari per l'inchiesta in cui è indagato per favoreggiamento della prostituzione per aver portato trenta ragazze a pagamento alle feste di Berlusconi nel 2009. Il giorno precedente sul quotidiano Libero è stata pubblicata un'intervista a Patrizia D'Addario che dice di essere stata «usata» per danneggiare Berlusconi.
Tarantini: è stato fatto per non chiudere le indagini, per non mandare l'avviso di conclusione, così non escono intercettazioni.
Lavitola: che c'entra questo?
Tarantini: perché così riapre il caso, riapre l'indagine.
Lavitola: il pm?
Tarantini: e certo!
Lavitola: embè, è che vantaggio ha il pm a riaprire le indagini, scusa.
Tarantini: no, il vantaggio ce l'abbiamo noi. L'ha fatto apposta Laudati (il procuratore di Bari ndr ) questo, perché, si sono messi d'accordo: nel momento in cui riaprono l'indagine e non mandano l'avviso di conclusione, non escono ... non diventano pubbliche le intercettazioni.
Lavitola: ah, dici tu.
Tarantini: sì e pure Nicola l'ha detto, pure Perroni l'ha detto oggi.
Il Nicola di cui parla Tarantini è l'avvocato Nicola Quaranta che lo difende insieme al collega Giorgio Perroni. Di loro Tarantini parla in altre due conversazioni agli inizi del luglio scorso proprio con riferimento ai rapporti con «il Procuratore».
Tarantini: ho parlato ora con Nicola, di Bari, l'avvocato che ha parlato l'altro giorno... ti dissi che andava a parlare al Capo... là c'è un problema grosso... per telefono come faccio a dirti ste c... di cose... hanno fatto un putiferio... hanno trascritto tutto, cosa che non dovevano fare...
Lavitola: ah...
Tarantini: le mie e le sue e quello lui, il Capo stava cacato nelle mutande, ha detto ti prego, aiutatemi... allora siccome questo dice che non se la può più tenere questa cosa finale, la deve per forza mandare... e se và... dice che non è quello che è uscito il mese scorso, due... sei mesi fà, dice che sono terrificanti... gli ha spiegato anche tutto gliele ha letto, si è molto aperto, gli ha detto tutto... tu mi devi fare un piacere, perché tra l'altro lui gli ha detto a Nicola che lui non poteva farlo, o meglio non sapeva come farlo, di avvisare l'avvocato di Milano, di Roma, quello mio...
Lavitola rifiuta e in una successiva conversazione Tarantini, riferendosi al procuratore aggiunge: «Lui ha detto a Nicola che il suo ruolo è fallito perché lui era convinto di archiviarla». E poi spiega perché sono preoccupati per le intercettazioni di Bari che si riferiscono a Berlusconi: «Ci sono telefonate tra me e le ragazze in cui loro mi dicono che lui il giorno prima gli ha dato i soldi».