martedì 25 ottobre 2011

Bossi si dice pronto a ripetere il 1994. “Le pensioni non si toccano o tutti a casa”.




Il Carroccio per un giorno ritrova l'unità. Il Senatùr, in un vertice in via Bellerio, detta la linea: Berlusconi vuole andare a elezioni a marzo, la crisi questa volta non rientra e "non possiamo farci trovare impreparati". Quindi "basta con i regali" al Cavaliere. Lo ripete a Palazzo Grazioli e poi durante il Cdm. Che slitta proprio a causa della fermezza del Capo. Una cena è l'ultimo tentativo per trovare il dialogo.
Umberto Bossi è pronto a far cadere il governo. Come nel 1994, quando il Carroccio staccò la spina all’esecutivo Berlusconi. Oggi, come allora, sul tavolo c’è la riforma delle pensioni. Per Bossi non si devono toccare. E se il premier riuscirà a farla approvare in aula con i voti offerti dal Terzo Polo, la Lega presenterà una mozione di sfiducia al Cavaliere. Il Senatùr sembra non avere tentennamenti.

Lo ha detto al mattino nel vertice in via Bellerio a Milano e lo ha ripetuto nel pomeriggio a Palazzo Grazioli durante l’incontro con Silvio Berlusconi prima del Consiglio dei Ministri. Il nodo sono le pensioni che il premier vuole rivedere ormai da prima dell’estate e su cui il leader del Carroccio è sempre stato critico. Ma pochi mesi fa c’era spazio per il dialogo. Oggi non più. Perché il governo è destinato a cadere e il Cavaliere si sta preparando alle elezioni in primavera. Bossi ne è convinto. Chi lo ha sentito parlare in via Bellerio lo descrive con toni entusiastici: “Sembrava l’Umberto di una volta”. A Roberto Calderoli Marco Reguzzoni ha descritto così lo scenario: Berlusconi non può reggere ancora a lungo quindi dovremo andare alle urne e confrontarci con gli elettori, per questo non possiamo fare regali al premier sulle pensioni perché ne pagheremo immediatamente le conseguenze in termini di voti. Questo il ragionamento del leader del Carroccio. In casa Lega è in corso una guerra interna senza precedenti proprio contro il Capo, partita dalla base che inascoltata da mesi invoca al Senatùr di staccare la spina e di non votare più ciò che vuole Berlusconi. I militanti, delusi dall’atteggiamento di Bossi, hanno individuato inRoberto Maroni il naturale successore del Capo. E ora la preoccupazione di una successione forzata in vista di elezioni preoccupa anche il fantomatico cerchio magico.

In primis Rosy Mauro, che terminato l’incontro in via Bellerio, si è scagliata contro il governo minacciando di “scendere in piazza se si toccano le pensioni”. Anche Reguzzoni, altro cerchista, ha sentenziato: “Siamo contrari a intervenire sulle pensioni, abbiamo fatto le nostre proposte alternative ora deciderà il governo”. E’ stata poi la volta del ministro dell’Interno, che prima dell’estate aveva aperto su un’ipotesi di scaloni pensionistici, a bocciare ogni tipo di intervento sulla previdenza: “Abbiamo già dato”, ha detto Maroni. Infine Matteo Salvini, fidato uomo di Bossi, ha sentenziato: “Se il Pdl farà passare l’innalzamento dell’età pensionabile con i voti del Terzo Polo vorrà dire che non c’è più maggioranza e, quindi, non c’è più governo”.

La Lega, per un giorno, sembra tornata unita e compatta. Sarà lo spettro delle elezioni che si avvicina e dei sondaggi che danno il partito a poco più del cinque per cento. Così Bossi punta i piedi anche a Palazzo Grazioli. Dove entra insieme a Giulio Tremonti, Roberto Maroni, Roberto Calderoli, per incontrare Berlusconi e trovare un accordo sulle pensioni e ne esce due ore dopo senza alcun tipo di soluzione. Anzi. Durante il Consiglio dei Ministri, cominciato in ampio ritardo proprio per l’incontro tra i due alleati, le posizioni non sono cambiate. Tanto da sospendere i lavori dopo poco più di un’ora di lavori e andare tutti a cena a palazzo Chigi in cerca di una soluzione. Ma Bossi non ha alcuna intenzione di mollare. “O si trova una soluzione condivisa o tutti a casa”. L’ha detto in via Bellerio. Lo ha ripetuto a Palazzo Grazioli e infine, riferisce chi era presente, al Consiglio dei ministri: il governo è a rischio. Come nel 1994, sulle pensioni.


Dodici condoni nel “decreto sviluppo”. Con legge ad personam post mortem.


Prime indiscrezioni sull'atteso provvedimento. Una nuova disciplina ereditaria permetterebbe al premier di riequilibrare i poteri in Fininvest a scapito dei figli di Veronica Lario. In più sanatorie a tutto campo, dai tributi ai libri contabili al canone Rai, fino ai manifesti abusivi dei partiti. Ma il ministero di Paolo Romani smentisce tutto. Tra le altre possibili novità, vendita di patrimonio pubblico, agevolazioni per le assunzioni "giovani", Iva ridotta per i precari che acquistano casa. I cantieri della Tav diventano zone militari.

Il ministro Paolo Romani con il presidente del Consiglio Silvio Berlusconi
Non uno, ma ben 12 diversi condoni sono presenti nella bozza del Decreto sviluppo in discussione al consiglio dei ministri di stasera, secondo le anticipazioni dell’agenzia Ansa, che elenca alcuni di questi provvedimenti. C’è il concordato fiscale e molto altro, ma intanto si apre la polemica su una nuova legge ad personam, questa volta post mortem. La norma destinata a far discutere riguarda la “legittima”, cioè la quota di eredità che spetta ai figli: ferma restando la quota dei due terzi, una metà di questa “dovrà in ogni caso dividersi in parti uguali tra tutti i figli”, anticipa l’Ansa, mentre l’altra metà”potrà essere attribuita dal genitore, con apposita disposizione testamentaria, a uno o più di essi,anche in misura diversa rispetto agli altri”.

La questione è stata già sollevata dall’Italia dei Valori, in relazione alle questioni ereditarie del premier. In ballo c’è il futuro della Fininvest e l’equilibrio dei poteri fra i figli della prima e quelli della seconda moglie, anche in relazione con la causa di divorzio con quest’ultima, Veronica Lario. Attualmente tutti i figli di Silvio Berlusconi possiedono quote in Fininvest pressoché identiche. Con la disciplina fino a oggi in vigore, in caso di successione ereditaria le quote delle holding detenute da Berlusconi sarebbero ripartite in modo uguale. I tre figli di Veronica (Eleonora, Barbara e Luigi) messi insieme avrebbero quindi sopravanzato i due figli di Carla Dall’Oglio(Marina e Pier Silvio) e avrebbero avuto la possibilità di “prendere il potere” in Finivest e, a cascata, nelle aziende controllate. Con la nuova norma, Berlusconi avrebbe invece la possibilità di riequlibrare i pesi azionari a favore di Marina e Pier Silvio.

Oggi la Fininvest è controllata dalla famiglia Berlusconi tramite sette finanziarie, denominate tutte Holding Italiana, ma con diversa numerazione. Il controllo fa capo al premier con il 63% del capitale (tramite la Holding Italiana Prima, Seconda, Terza e Ottava). Marina (presidente di Mondadori) e Piersilvio (vice presidente Mediaset) hanno una quota del 7,65% a testa (rispettivamente attraverso le holding Quarta e Quinta). Nell’estate del 2005 poi, anche i figli di secondo letto, Barbara (consigliere nel Milan), Eleonora e Luigi (che siede nel Cda di Mediolanum), hanno ricevuto una quota del patrimonio e hanno il 21,4% di Fininvest (attraverso la holding Quattordicesima). Resta infine ancora da definire l’eventuale impatto sul patrimonio di famiglia dalla causa di separazione tra Berlusconi e Veronica Lario.

Sullo stesso filone, nel decreto cambierebbero le norme ereditarie anche sulle società: l’assegnatario potrà ricevere i beni anche dopo la morte del titolare, che in tal caso avrà nominato un terzo che designerà il beneficiario tra più persone indicate dallo stesso imprenditore o dal titolare delle quote societarie.

Altro punto controverso, i condoni fiscali. L’Ansa ne elenca una lunga serie: riapertura dei termini per gli anni pregressi; regolarizzazione delle scritture contabili; accertamento con adesione per i periodi di imposta pregressi; definizione dei ritardati od omessi versamenti; definizione degli atti di accertamento e di contestazione, degli avvisi di irrogazione delle sanzioni, degli inviti al contraddittorio e dei processi verbali di constatazione; definizione delle liti pendenti; definizione dei tributi locali; definizione agevolata ai fini delle imposte di registro, ipotecaria, catastale, sulle successioni e donazioni (proroga di termini); definizione degli importi non versati; regolarizzazione di inadempienze di natura fiscale; proroga di termini per risolvere la violazione dell’obbligo della dichiarazione Iva; cumulabilità delle definizione agevolate.

Un elenco dettagliato, ma il ministero dello sviluppo economico, guidato da Paolo Romani, smentisce tutto: “Nelle anticipazioni stampa vi sono norme non contenute nel provvedimento di sviluppo su cui sta lavorando il ministero dello Sviluppo Economico. In particolare, notizie riguardanti l’esistenza nel testo di ’12 condoni’ o di sanatorie sono del tutto infondate”. Ma proprio mentre arriva la smentita, comincia a circolare la bozza del decreto (QUI LA VERSIONE INTEGRALE), che invece contiene le norme anticipate dall’Ansa. Bozza che prevede, tra l’altro, che i condoni siano cumulabili tra loro.

Nella vasta casistica fiscale illustrata dalla bozza sono compresi il mancato pagamento del canone Rai e le multe per le affissioni abusive di manifesti elettorali. L’evasione del canone Rai, fino all’ultima scadenza del 31 gennaio 2011, potrà essere sanata con 50 euro per ogni anno evaso. I partiti politici  potranno invece cancellare le multe per i “manifesti selvaggi” delle campagne elettorali con 750 euro l’anno per affissioni fino al 2010. Una norma il cui collegamento con lo sviluppo economico è tutto da decifrare. “Le violazioni ripetute e continuate delle norme in materia di affissioni e pubblicità commesse fino al 31 dicembre 2010 mediante affissioni di manifesti politici”, si legge nella bozza, sempre secondo l’Ansa, “possono essere sanate in qualunque ordine e grado di giudizio nonché in sede di riscossione delle somme eventualmente iscritte a titolo sanzionatorio, mediante il versamento, a carico del committente responsabile, di un’imposta pari, per il complesso delle violazioni commesse e ripetute, a 750 euro per anno e per provincia”.

Una novità è rappresentata dalla possibilità, negli accordi aziendali, di “prevedere che il datore di lavoro e il lavoratore si accordino su una retribuzione inferiore a quella dovuta, in cambio diservizi messi a disposizione dal datore di lavoro, quali asili nido, servizi alla persona ovvero misure per la mobilità”.

Sul fronte delle privatizzazioni, sul tavolo ci sarebbe la vendita del patrimonio residenziale pubblico agli inquilini. Si prevedono misure in materia di razionalizzazione delle strutture periferiche delle amministrazioni centrali dello Stato, dismissioni del patrimonio residenziale pubblico, semplificazione dei permessi di costruire e di locazione di immobili urbani a uso diverso da quello di abitazione. In particolare, nell’ambito del processo di razionalizzazione, “le amministrazioni devono ridurre, in misura non inferiore al 10 per cento per ognuno degli anni 2012 e 2013, l’uso della superficie quadrata degli immobili demaniali destinati agli uffici pubblici o la spesa complessiva per il canone di locazione in caso di sottoscrizione di nuovi contratti. I risparmi contribuiscono al 50 per cento al miglioramento dei saldi di finanza pubblica e al 50 per cento sono destinati alla contrattazione integrativa”.

Rientrerebbe nel “decreto sviluppo” anche il divieto d’accesso ai cantieri della Tav in Val Susa. Le aree interessate ai lavori per la Torino-Lione, infatti, diventano “aree di interesse strategico nazionale”, quindi chiunque si introdurrà nelle aree di interesse strategico ovvero impedirà l’accesso autorizzato alle aree sarà punito a norma dell’articolo 682 del codice penale (ingresso arbitrario in luoghi ove l’accesso è vietato nell’interesse militare dello Stato).

In arrivo anche incentivi per i datori di lavoro che assumono nel 2012-2013 giovani sotto i 25 anni, disoccupati da almeno 6 mesi, o sotto i 35 anni, disoccupati da almeno 12 mesi. Per i datori di lavoro la quota di contribuzione, per i primi 35 mesi, è quella prevista per gli apprendisti. Incentivi anche per l’assunzione in apprendistato: per i contratti iniziati negli anni 2012-2013, la quota di contribuzione a carico del datore di lavoro è azzerata fino alla fine del periodo di apprendistato.

Per quanto riguarda le donne disoccupate con figli  a carico, il governo penserebbe a una riduzione delle aliquote contributive e Irpef per i nuovi contratti part-time. La riduzione è pari a: 5 punti percentuali, in presenza di 1 figlio; 10 punti percentuali, in presenza di 2 figli; 15 punti percentuali, in presenza di 3 figli; 20 punti percentuali, in presenza di 4 figli. Inoltre i redditi derivanti dai contratti suddetti sarebbero soggetti ad aliquote Irpef  ridotte delle stesse percentuali.

Per i lavoratori precari sono previsti sgravi nell’acquisto della prima casa: l’aliquota Iva relativa all’acquisto dell’abitazione principale da parte di giovani al di sotto dei 40 anni e titolari di reddito da lavoro parasubordinato è fissata nella misura dell’1%.

La bozza di decreto consente inoltre la costituzione di società per l’esercizio di attività professionali regolamentate.


Decreto sviluppo, nulla di fatto dal governo. Berlusconi a mani vuote in Europa.


Finisce senza alcuna decisione il consiglio dei ministri che avrebbe dovuto approvare il provvedimento contro la crisi e per la crescita economica. La Lega si mette per traverso sull'innalzamento dell'età pensionabile. Esecutivo a rischio, si fa avanti Gianni Letta.

Doveva essere il momento della verità, è terminato con un nulla di fatto. Il consiglio dei ministri che avrebbe dovuto varare il “decreto sviluppo”, vale a dire le ricette anticrisi tanto attese di partner europei e dalle parti sociali, si è chiuso senza alcuna decisione in merito. Né è stata comunicata una nuova convocazione per i prossimi giorni.Nella giornata sono state diffuse indiscrezioni e una bozza di decreto, che conteneva tra l’altro ben dodici misure di condono fiscale, subito smentite dal ministero dello Sviluppo. Con tanto di polemica su una legge ad personam in materia ereditaria.
Ma il nodo sembra essere quello delle pensioni. Il presidente del consiglio Silvio Berlusconipensa all’innalzamento dell’età pensionabile, da 65 a 67 anni, come piatto forte del pacchetto. La Lega nord, però, non ci sta, perché “le pensioni non si toccano”, come ha ripetuto Umberto Bossi in questi ultimi mesi. Al termine del Consiglio dei ministri finito in niente, si sono ritrovati a cena il premier, Bossi, Roberto CalderoliRoberto MaroniGiulio Tremonti e Gianni Letta. Per continuare a “ragionare” sul tema, a quanto si apprende.
Bossi pare intenzionato a “non cedere di un millimetro”, e in consiglio dei ministri avrebbe invocato “soluzioni che vadano bene a tutti”, cosa non facile in materia economica. Per chiarire il clima, la Padania ha preparato un titolo di prima pagina piuttosto netto: “Scontro finale sulle pensioni. Oggi il D-day. No all’innalzamento dell’età pensionabile. La Lega non arretra di un passo, coerente con la posizione già espressa con la manovra di agosto”. Corredato da un virgolettato di Rosi Mauro, vicinissima a Bossi e segretario generale del sindacato padano: “Adesso basta. E’ arrivato il momento di smetterla di mettere le mani nelle tasche dei lavoratori e dei pensionati”.
Rischia così di non essere onorato l’ultimatum dei partner europei, Francia e Germania in testa, che dopo il nulla di fatto al vertice di domenica pretendevano da Berlusconi, entro mercoledì prossimo, provvedimenti chiari ed efficaci per affrontare la crisi e imboccare la via della crescita economica. A questo punto il presidente del consiglio rischia di presentarsi di nuovo a mani vuote, o con indicazioni generiche neppure messe sulla carta di un atto approvato dal governo.
Una situazione preoccupante che potrebbe portare alla caduta del governo, secondo fonti parlamentari del Pdl raccolte dalle agenzie di stampa. Se Berlusconi e Bossi non trovassero l’accordo, si farebbe strada un nuovo esecutivo istituzionale o tecnico, guidato da Gianni Letta – che si sarebbe detto disponibile e ne avrebbe già parlato con Berlusconi -, da Renato Schifani o da Mario Monti. In alternativa, il voto anticipato.
Commenti trancianti dall’opposizione: “Se si pensa a un governo che cerca i nostri voti in Parlamento per fare quelle riforme che non sono riusciti a fare con la Lega, se lo scordino”, afferma il presidente del Pd Rosy Bindi. “Noi non andiamo a fare la stampella di nessuno”. La condizione è che Berlusconi faccia un passo indietro e che la maggioranza ammetta i propri errori, dopodiché “siamo disponibili a un governo del presidente della Repubblica che dia un incarico a una personalità che possa sedersi in Europa con prestigio e non ci faccia assistere all’umiliazione di questi giorni. Altrimenti l’unica via d’uscita sono le elezioni”. E per l’Idv, Antonio Di Pietroironizza sul consiglio dei ministri della verità, finito invece “a tarallucci e vino”.


lunedì 24 ottobre 2011

La vignetta di Vauro.



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La riforma delle pensioni.



Il governo, nella persona del premier, vuole portare l'età pensionabile a 67 anni. 
Succederà, pertanto, che chi ha già iniziato a lavorare a 20 anni, andrà in pensione con 47 anni di anzianità, chi comincia a 40, con soli 27 anni. 
Vabbè, direte voi, chi va in pensione con 47 anni percepirà una pensione pari all'80% dello stipendio, chi ci andrà con 27 ne percepirà poco più della metà. 
Ma non sarebbe più logico stabilire un tetto di anni di servizio per l'accesso alla pensione? Stabilire per tutti un'età pensionabile è deleterio, costringerebbe le "famiglie" delle quali tutti parlano a sproposito, a non curarsi non solo dei figli, ma neanche dei nipoti! 


Ma tant'è, come al solito, per porre argine alle proprie follie, il governo se la prende con chi non ha nessuna colpa, ma fa numero. 


Durante la vita lavorativa, il lavoratore versa nelle casse dell'INPS una quota mensile per assicurarsi la vecchiaia; se in queste casse la politica mette mano per attingervi e pagare cifre spropositate per i propri vitalizi, per le pensioni di vecchiaia, per la cassa integrazione e, nel frattempo, non c'è un adeguato gettito che possa garantire la sostenibilità dei prelevamenti effettuati, è chiaro che si va a sbattere la faccia contro un muro. Innalzando l'età pensionabile non si fa altro che allontanare nel tempo il verificarsi del punto critico del non ritorno quel tanto che basta a dar respiro a questo governo di incapaci ed incompetenti. 


Non che i precedenti governi si siano dimostrati più adeguati, ma questo li batte tutti alla grande. 


Con questa manovra non si aggiusta assolutamente nulla, le pensioni dei nostri figli e dei nostri nipoti restano ugualmente un punto interrogativo, si allontana solo nel tempo il pericolo del fallimento totale dell'INPS.



A TE' CHE FAI FINTA DI GOVERNARE E PERCEPISCI 30.000 EURO AL MESE.



FATTI UN ESAME DI COSCIENZA E DOMANDATI SE RIUSCIRESTI A VIVERE CON 300 EURO DI PENSIONE SOCIALE....TE LO SEI CHIESTO ??...BENE....ORA VERGOGNATI


https://www.facebook.com/media/set/?set=a.213224128744622.52493.169987999734902&type=1



Berlusconi paga il congresso di Domenico Scilipoti ma pretende donne in minigonna e tacchi a spillo.





Domenico Scilipoti è diventato ormai il simbolo della degradazione umana, politica e culturale della casta italiana.
Ieri il Cettolaqualunque siciliano, cui restano ancora misteriose le qualità e le motivazioni per le quali è stato scovato dal nulla da Antonio Di Pietro e portato in parlamento,  ha celebrato il congresso fondativo dell'ennesimo partito di cui nessuno in Italia avverte la necessità, se non lui stesso e il suo conto corrente bancario.
Un tempo transfughi e voltagabbana avevano la decenza di nascondersi, i Clemente Mastella di turno scomparivano sotto i colpi dell'indignazione trasversale dell'opinione pubblica, oggi sbandierano ai quattro venti la loro ignoranza e la loro voracità: oggi addirittura Scilipoti vuol fondare su queste basi addirittura un partito.
 Un congresso di partito che - forse proprio per questo - non solo sfugge alle liturgie e alle rappresentazioni tradizionali della partitocrazia della Prima Repubblica, ma assomiglia più ai festini e ai bunga-bunga di Arcore.
Probabilmente Gianpaolo Tarantini non avrebbe saputo fare di meglio.
Nella sua conclamata generosità Berlusconi ha pagato l'organizzazione dell'evento, dettando però la linea da seguire.
No. Non la linea politica, quella è un orpello secondario facile da tirar fuori, con un bell'impasto di qualche quintale di luoghi comuni, una tonnellata di retorica, chili e chili di bugie e una spruzzata di cristianità.
In cambio dell'assegno di qualche decina di migliaia di euro (l'assegno è metaforico, lui paga in contanti: le avete mai viste o utilizzate le banconote da 500 euro? dubito, le hanno coniate appunto solo ed esclusivamente per questi affari in nero di lor signori), ha preteso di poter dar sfogo anche in tale occasione al suo repertorio di perversioni maniacali, a suon di giovani ventenni in minigonna e tacchi a spillo (alcune sono nella foto qui allegata= e allegre barzellette.
Fuori il mondo va a puttane. Ma anche lì dentro non ci scherzano.