giovedì 27 ottobre 2011

Lettera di licenziamento. Bersani: «Merce usata». - di Bianca Di Giovanni

Rissa Italia sui quotidiani esteri
Il caso italiano sui giornali di tutto il mondo. Fotomontaggio a cura di nonleggerlo.blogspot.com


A partire da maggio 2012 le aziende potranno licenziare il personale «per situazioni di crisi economica». È l’affondo più duro sui diritti dei lavoratori contenuto nella lettera d’intenti consegnata dal governo italiano a Bruxelles nel pomeriggio di ieri. Secondo indiscrezioni la libertà di licenziare sarebbe stata inserita all’ultimo minuto, come tassello finale di un «mosaico» di 16 pagine e cinque capitoli, con l’intento di convincere i partner europei della solidità del Paese.

Il testo integrale della lettera all'Ue 

Pd e Idv: bocciatura totale lettera. Cgil: mobilitazione 

Studenti bocciano lettera: «In piazza 4 novembre»
L'Ue: lettera ben accolta
Draghi: «Non sperare sugli altri» 

Risate sull'Italia

La genesi del testo è stata febbrile, con Gianni Letta tra i due fuochi della sua maggioranza e dell’Ue, e Silvio Berlusconi a limare il testo a Palazzo Grazioli fino all’ultimo minuto utile. Il risultato fa tremare i polsi. L’Italia è nel ciclone della speculazione, i suoi conti sono a rischio per la debolezza della ripresa, le imprese fanno fatica a finanziarsi per la crisi dei debiti pubblici, e la ricetta «sfornata» dal governo è far pagare i lavoratori e le loro famiglie. Il colpo che arriva oggi si aggiunge a quello dell’articolo 8 della manovra, che di fatto era solo l’antipasto. Chissà cosa racconterà la Lega ai «suoi» operai, che hanno perso la sicurezza del lavoro in cambio di una pensione di anzianità che non arriverà mai?

Dal testo emerge tutta l’emergenza in cui ci ritroviamo: sembra una rincorsa contro il tempo. Il programma presentato parte da un ruolino di marcia serratissimo: entro due mesi la concorrenza, entro 4 mesi nuovi contesti regolatori e amministrativi, entro 6 mesi misure per l’accumulazione di capitale fisico e capitale umano, entro 8 mesi la riforma del mercato del lavoro. Una marcia campale. Sulla carta. Ma anche, a ben vedere, l’ammissione di un fallimento: dopo un’estate a varare manovre, in autunno se ne annuncia un’altra. Altro che sviluppo e crescita. A smascherare la dura realtà è l’ultimo paragrafo. «Qualora il deterioramento del ciclo (cioè la bassa crescita, ndr)- si legge - dovesse portare a un peggioramento dei saldi il governo interverrà prontamente». Un avvertimento preventivo.

Nel lavoro si colpiscono i privati, e naturalmente anche i pubblici, altro comparto «ostaggio» del Carroccio. Nel testo si chiama «Modernizzazione della Pubblica Amministrazione». La «modernità» si declina così: «mobilità obbligatoria del personale, messa a disposizione (cassa integrazione guadagni) con conseguente riduzione salariale e del personale; superamento delle dotazioni organiche». Queste voci diventano «cogenti/sanzionatori». Una camicia di forza. Sui pubblici il governo «promette» a Bruxelles «la piena attuazione della riforma Brunetta - si legge ancora - in particolare per il ruolo della Commissione per la valutazione, la trasparenza e l’integrità delle amministrazioni pubbliche».

Sulle pensioni si inserisce il «numeretto» di 67 anni per uomini e donne. Sarà quello il requisito anagrafico minimo per il pensionamento tra 25 anni, nel 2026. Sostanzialmente un nulla di fatto, se si considera che già oggi la vecchiaia è a quota 66 (65+1 per la finestra d’uscita). Anche per le donne non cambia molto rispetto a quanto già si è toccato: nell’ultima manovra già si era deciso di equiparare di qui al 2016. Troppo rumore sulla previdenza, ma non per nulla. Il tambureggiare della stampa è servito a coprire il licenziamento facile, che spunta solo ora. Dopo aver «rottamato» i pubblici, il governo punta a dismettere gli immobili pubblici. Palazzo Chigi ha già pronta da tempo una lista di beni alienabili. Nella lettera il governo stima proventi per almeno 5 miliardi all’anno nel prossimo triennio. «Previo accordo con le Regioni - aggiunge l’esecutivo - gli enti territoriali dovranno definire con la massima urgenza un programma di privatizzazione delle aziende da essi controllate. I proventi verranno utilizzati per ridurre il debito o realizzare progetti di investimenti locali». Sulla concorrenza si parte dal settore più concorrenziale, grazie agli interventi del centrosinistra: il commercio. Si prevedono interventi anche per la liberalizzazione del settore dei carburanti, e quella della Rc auto. Sugli ordini professionali, settore su cui il centrodestra ha fatto vertiginose retromarce, tanto da provocare le proteste della Confindustria, il governo dichiara timidamente che le tariffe sarebbero «soltanto un riferimento per la pattuizione del compenso spettante al professionista». Si tratta di uno dei punti su cui la lobby degli avvocati ha fatto sentire la sua voce in parlamento. Non è affatto certo che stavolta staranno zitti. Nella parte finale si affronta il problema debito. Il governo annuncia l’istituzione di una commissione ristretta che dovrà studiare un piano organico per l’abbattimento del debito accumulato.
27 ottobre 2011

Bisignani patteggia ed esce di scena. - di Fiorenza Sarzanini




NAPOLI - Va tutto come previsto e Luigi Bisignani esce dalla scena giudiziaria napoletana. Il lobbista accusato di associazione a delinquere e favoreggiamento del parlamentare del Pdl Alfonso Papa - a sua volta imputato di corruzione, concussione ed estorsione nei confronti di alcuni imprenditori - chiude l'accordo con i pubblici ministeri e concorda una pena a un anno e otto mesi. Ma soprattutto ottiene un patteggiamento «tombale», dunque fine del processo e delle indagini tuttora in fase istruttoria. In aula potrà essere chiamato soltanto come testimone.
Luigi Bisignani
Luigi Bisignani
Comincia alle 10.15 l'udienza davanti alla prima sezione del tribunale di Napoli e viene rispettato il copione stabilito da accusa e difesa: da una parte gli avvocati Fabio Lattanzi e Giampiero Pirolo, dall'altra i sostituti Henry John Woodcock e Francesco Curcio. Il patto prevedeva una richiesta di nullità per difetto di notifica che consentisse di riaprire i termini in modo da poter accedere al rito alternativo. Pirolo presenta l'istanza, Woodcock la appoggia specificando come tre giorni fa lo stesso Bisignani abbia formalizzato la richiesta di patteggiare la pena. E al presidente del tribunale non resta altra scelta che riconoscere l'effettivo errore procedurale.
Alfonso Papa, per la prima volta in tribunale dopo l'arresto autorizzato il 20 luglio scorso dalla Camera, assiste impotente. I suoi avvocati cercano di accodarsi, sottolineano la necessità di non separare il destino dei due imputati e per questo chiedono che un'eventuale riapertura dei termini possa riguardare anche il loro cliente. Ma non sortiscono l'effetto sperato. E Papa resta solo a difendersi dall'accusa di aver ricattato i titolari di alcune aziende con informazioni riservate sulle inchieste in corso. Notizie segrete carpite grazie alla sua «rete», in cambio delle quali si sarebbe fatto elargire soldi, auto di lusso, viaggi, contratti lavorativi per sua moglie e per le sue amanti.
Bisignani torna dunque davanti al Gip che dovrà ratificare l'accordo: un anno e due mesi di condanna per l'associazione a delinquere, sei mesi per il favoreggiamento. Tenendo conto che da quattro mesi è agli arresti domiciliari, appena sarà emesso il decreto tornerà in libertà. I suoi legali si mostrano soddisfatti del risultato, ancor più la Procura che in questo modo può rivendicare di aver condotto un'inchiesta solida e di aver ottenuto il riconoscimento di colpevolezza dell'imputato. Ma anche la possibilità di poterlo riconvocare al processo come testimone, tenendo conto che durante l'istruttoria aveva già accettato di rispondere per tre volte alle domande degli inquirenti.
L'uscita di scena di Bisignani fa calare il sipario sulle centinaia e centinaia di intercettazioni telefoniche e ambientali che documentavano i suoi incontri e le sue conversazioni nell'ufficio di piazza Mignanelli, nel cuore di Roma, dove il lobbista riceveva ministri, imprenditori, politici, giornalisti. E dove riusciva a orientare persino le scelte del governo. I magistrati potranno eventualmente utilizzare soltanto quelle relative a reati commessi da altri. Nulla potranno invece fare con i documenti custoditi nei computer di Bisignani e da lui acquisiti illegalmente grazie a un sofisticato programma che gli consentiva - semplicemente inviando una email - di copiare l'intera memoria del destinatario. Ma anche di quelli che aveva ricevuto in maniera lecita e che - secondo alcune indiscrezioni - potrebbero essere classificati come «riservati» perché provenienti da uomini dell'intelligence.
Il processo è stato rinviato all'8 novembre. Dopo alcune questioni procedurali, si comincerà ad esaminare la lista dei testimoni. Sono numerose le persone che potrebbero essere chiamate a rendere dichiarazioni in aula sui rapporti tra Papa e gli imprenditori, ma soprattutto su quelli con i politici. Del resto le intercettazioni hanno mostrato le frequentazioni del parlamentare con i vertici del Pdl e i suoi tentativi di accreditarsi presso il presidente del Consiglio Silvio Berlusconi per ottenere un posto da sottosegretario. Nell'elenco c'è anche l'onorevole Marco Milanese, l'ex braccio destro del ministro Giulio Tremonti, che nell'ambito dell'inchiesta sulla cosidetta P4 di cui anche Papa è accusato di far parte, è già stato interrogato diverse volte.



http://www.corriere.it/cronache/11_ottobre_27/sarzanini_bisignani-patteggia_d4ebffb4-006b-11e1-a50b-be6aa0df10bc.shtml

Premier: Merkel si e' scusata, Portavoce , non e' vero

Frattini, colloquio cordiale con Merkel


''La signora Merkel e' venuta da me a scusarsi per la situazione che e' stata provocata e mi ha detto in maniera esplicita che non aveva nessuna intenzione di denigrare il nostro paese. E quindi con lei i rapporti sono cordialissmi''. Lo ha affermato il premier Silvio Berlusconi, in collegamento con 'Porta a Porta' da Bruxelles rispondendo ad una domanda sui rapporti tra Italia e Germania.
PORTAVOCE MERKEL, NESSUNA SCUSA, NON C'ERA MOTIVO -  ''Non ci sono state scuse, perche' non c'e' nulla di cui scusarsi''. Cosi' Steffen Seibert, portavoce di Angela Merkel smentisce su Twitter che la cancelliera tedesca si sia scusata con Silvio Berlusconi, come sostenuto dal presidente del Consiglio durante la trasmissione 'Porta a Porta'. Berlusconi e Merkel, aggiunge il portavoce, ''hanno avuto un colloquio buono e franco fra amici''

Times chiede dimissioni Berlusconi.




"L'Europa e' nauseata da questo clownesco Primo ministro"


(ANSA) - ROMA, 27 OTT - "Berlusconi si deve dimettere immediatamente". Il Times di Londra non usa mezzi termini nel suo editoriale di prima pagina e spara ad alzo zero contro il presidente del Consiglio italiano. "L'Europa è nauseata da questo clownesco primo ministro la cui noncuranza, irresponsabilità e codardia politica ha tanto esacerbato la crisi attuale".





http://www.ansa.it/web/notizie/rubriche/topnews/2011/10/27/visualizza_new.html_666850930.html






Sull'Economist Berlusconi clown e Draghi pompiere



La vignetta del settimanale britannico

Due italiani all’antipodi: uno può salvare l’euro, l’altro rischia di affondarlo. Così l’Economist in edicola domani “disegna” Draghi e Berlusconi, in un articolo intitolato “A tale of two Italians” in cui il presidente del Consiglio viene rappresentato vestito da clown. Il presidente della Bce, invece, è un pompiere che getta acqua per spegnere l’incendio che avvolge la moneta unica.

La busta paga di Riccardo Bossi.



Molto prima del "trota" Renzo, anche un altro figlio del premier è stato beneficiato dal potere politico del padre: si tratta del primogenito Riccardo, che il Senatur ha avuto dalla prima moglie Gigliola Guidali. Il documento attesta uno dei versamenti (tre milioni di vecchie lire) ottenuti dal giovanotto dalle cosiddette Cooperative padane, finanziate con i soldi dei militanti e che già in quel periodo stavano andando incontro a un clamoroso crac.


Leggi Bossi, un mare di bugie 


http://espresso.repubblica.it/multimedia/fotogalleria/27244704