venerdì 2 dicembre 2011

Nastri Fassino-Consorte: procura di Milano chiede rinvio a giudizio per Berlusconi.



L'udienza preliminare è fissata per lunedì prossimo: i difensori dell'ex presidente del Consiglio riproporranno l’eccezione di competenza territoriale (per lo spostamento a Monza) già proposta e bocciata dal gip.


La procura di Milano appoggia la linea indicata dal gip Stefania Donadeo che aveva imposto l’imputazione coatta per Silvio Berlusconi nell’ambito dell’inchiesta sulle intercettazioni tra Fassino e Consorte. La telefonata risale al 17 luglio 2005 e riguarda la tentata scalata di Unipol a Bnl:  l’allora segretario dei Ds, intercettato, diceva: “allora abbiamo una banca?” e il Giornale di Paolo Berlusconi pubblicò la trascrizione della telefonata e, in quanto editore, risulta imputato. Fino ad oggi la procura ha sempre sostenuto l’archiviazione per l’impossibilità di avere elementi sufficienti a sostenere l’accusa in tribunale. Adesso invece, davanti all’iniziativa del gip, il capo della procura Edmondo Bruti Liberati e il pm Maurizio Romanelli hanno deciso di adeguarsi.

Lunedì prossimo, quando è stata fissata l’udienza preliminare, Romanelli chiederà al gup di rinviare a giudizio l’ex premier che il 24 dicembre del 2005 ricevette nella residenza di Arcore il file con la conversazione intercettata e non ancora trascritta e messa a disposizione delle parti. I difensori di Berlusconi, invece, stando agli annunci, lunedì riproporranno l’eccezione di competenza territoriale già proposta e bocciata dal gip. Niccolò Ghedini Piero Longo sosterranno che il fascicolo va trasmesso all’autorità giudiziaria di Monza nel cui distretto rientra Arcore. Per la stessa vicenda Paolo Berlusconi editore de Il Giornale sarà processato a gennaio per concorso in rivelazione di segreto d’ufficio, ricettazione e millantato credito. Nelle stessa vicenda è indagato Maurizio Belpietro direttore del quotidiano di via Negri all’epoca dei fatti ma sui fatti a lui contestati sta per scattare la prescrizione.

La telefonata tra Piero Fassino e Giovanni Consorte (ex presidente Unipol) nel 2005 non era stata nè depositata, nè trascritta, ma esisteva solo come file audio in possesso della Guardia di Finanza e dell’azienda Research control system di Roberto Raffaelli che, dopo aver negato per settimane, ammise di aver trafugato quel nastro e averlo portato ad Arcore. L’incontro, organizzato dall’imprenditore Fabrizio Favata, avviene alla vigilia di Natale del 2005. Raffaelli, rinviato a giudizio, nel giugno scorso patteggerà una pena di 20 mesi. Per Favata la condanna è invece di 2 anni e 4 mesi.

Guarda la ricostruzione della vicenda
Consorte è stato condannato, in primo grado, a tre anni e dieci mesi di reclusione. Nella sentenza dello scorso 31 ottobre, insieme all’ex leader del colosso assicurativo e bancario emiliano sono stati condannati anche i suoi collaboratori, Ivano Sacchetti e Carlo Cimbri, per i quali il periodo di reclusione è di 3 anni e 7 mesi, oltre a 1 milione di multa. E c’è anche una parte della sentenza che parla di Unipol in quanto persona giuridica, per la quale è stata riconosciuta una responsabilità oggettiva nel tentativo di scalata e che si è vista comminare una provvisionale a titolo di risarcimento di 15 milioni, oltre a una multa di 720 mila euro. Importi a cui dovranno aggiungersene altri, se si arriverà a una condanna anche in sede civile.

Processo sulle cene eleganti, un investigatore in aula: “Ruby, Berardi, Conceicao prostitute”. - di Davide Milosa


In aula i legali del Cavaliere sollevano mille eccezioni per frenare l'iter del processo. Dopo tre ore di schermaglie viene sentito il vice-questore Marco Ciacci che racconta la genesi dell'inchiesta, elencando protagonisti e comprimari. Chiusura sulla notte in questura del 28 maggio.


Il tribunale di Milano assediato da sostenitori e detrattori di Berlusconi quando era ancora presidente del Consiglio
Ci sono le feste di Arcore, le ragazze, i pagamenti. C’è la famosa notte in Questura. Ci sono le intercettazioni e i nomi: quelli di Silvio Berlusconi, Nicole Minetti, Lele Mora, Emilio Fede. C’è quello di Ruby, la giovane marocchina dagli “atteggiamenti sessuali complessi”. C’è la corte dei miracoli del Cavaliere: dal commercialista Spinelli a tutto l’elenco delle olgettine. Insomma, in aula oggi c’è il Rubygate. Ma non c’è più la sensazione dello scandalo e la curiosità popolare di andare a vedere le carte (per anni coperte) dell’ex presidente del Consiglio. Vizi privati e pubbliche virtù. Il detto ora non affascina più. Tutto qui si stempera. Il palazzo di Giustizia di Milano assorbe e digerisce ogni cosa. La cronaca, il clamore, l’indignazione. Fuori c’è solo il grigio di un venerdì d’inverno. Niente più truppe cammellate, niente comizi, assenti bandiere e microfoni pro-Silvio. Per strada passanti distratti e qualche cameramen ghiacciato. Dentro, l’ufficialità del processo, con tutte le sue grige formalità, derubrica lo scandalo a una semplice storia di prostituzione.

Silvio Berlusconi unico imputato non c’è. Ci sono i suoi avvocati: Niccolò Ghedini Pietro Longo e Giorgio Perroni. Che alla corte consegnano una lettera: l’onorevole oggi non può. E oggi in programma c’è l’audizione del vice-questore Marco Ciacci, capo della polizia di Stato. Si attende di capire come tutto è iniziato: dove e quando. Nove e mezza pronti via e Ciacci, completo grigio e pizzetto rifinito, inizia l’attesa. Per tre ore aspetta sulle panchine di marmo fuori dal tribunale. Mentre dentro si consuma l’ennesima battaglia della difesa a colpi di eccezioni.

Ghedini e Longo giocano di rimessa, ma sono bravissimi. Il pm Antonio Sangermano, come chiesto dal Tribunale, ha appena depositato gli atti relativi alle acquisizioni dei supporti informatici ritrovati durante le perquisizioni in via Olgettina 65. Era il 14 gennaio scorso. E oggi, a poco più di un anno dallo scandalo che ha travolto il Cavaliere, siamo all’udienza numero tre. Pochi metri dal via insomma. La verità giudiziaria è ancora lontana. Tanto più che i campanili giuridici degli avvocati sono la plastica dimostrazione di un processo che di immediato ha ben poco.

I legali si passano la palla. Intesa magistrale. Sul punto non perdono un metro: gli atti appena depositati devono essere letti. Ma prima decine di eccezioni che ingolfano la macchina. Insomma si prende tempo. Passa un’ora. Alla Corte viene chiesto di decidere su queste prove: acquisirle o meno. Ma comunque decidere perché, sostiene la difesa, le domande ai teste bisogna farle con tutte le prove a disposizione. E non si tratta solo dei supporti informatici (cellulari e computer) trovati nei cassetti delle ragazze. Ci sono anche i tabulati telefonici di Ruby. Faldone numero tre per la cronaca. Durante la pausa il collegio difensivo studia, spulcia, annota. Il più attento è Ghedini. L’avvocato-parlamentare compulsa gli atti. Il volto inespressivo. Pietro Longo osserva. Perroni esce ed entra dall’aula.

Ore 11 entra la Corte. E, dunque, sotto con le eccezioni. Di nuovo. Quei tabulati non vanno bene. Longo parla e motiva. Solleva errori materiali: cellulari confusi e altre puntiglierie che innervosiscono e non poco Antonio Sangermano. Il magistrato ascolta in silenzio e prende appunti. La difesa è ancora in palla. E deposita due memoria. Chiede alla Corte di decidere. Poi tocca al pm che trattiene a stento la rabbia. Parla di strumentalizzazione. Sostiene che la difesa solleva eccezioni su questioni, le prove, già acquisite e che comunque, a suo dire, poco hanno a che fare con l’audizione dei teste. “Se va avanti così questo processo durerà all’infinito”. Finisce con un battibecco. Ghedini ci prova. Ma non è aria. La Corte sospende ancora. “Vogliono fare in fretta”, confiderà Ghedini a microfoni spenti. Venti minuti dopo mezzogiorno, di nuovo la Corte. Poche parole per frantumare la linea Maginot della difesa.

Marco Ciacci ha atteso per tre ore. La borsa dei documenti sempre vicina. Sangermano lo chiama. Finalmente si può iniziare. Da dove? Dal 29 luglio 2010, data in cui si accendono i telefoni della procura. L’input è subito squadernato: prostituzione e favoreggiamento. La conferma arriva dal commissariato Monforte e dal suo dirigente che da tempo indaga e che il 28 maggio 2010 inciamperà per la prima volta in Karima El Mahroug. Le indagini partono. I vari organi di polizia agganciano vari pezzi del puzzle. La squadretta di Ciacci inizia ad annotare i brogliacci. Di chi? Il poliziotto recita un lungo elenco. Ci sono tutte le ragazze. C’è Fede, la Minetti, Mora. L’ordine è intercettare per poco tempo. Obiettivo: confermare i singoli episodi. E con le conferme arrivano le cene eleganti (da agosto a dicembre 2010) di villa San Martino. Località Arcore. Residenza di Berlusconi. “Diciassette eventi”, spiega Ciacci che traduce cene in episodi di prostituzione. Ad Arcore, ma non solo. Per alcune ragazze, infatti, la prostituzione era mestiere quotidiano. Michel Coincecao, ad esempio, Ruby e Iris Berardi. A confermarlo, agende, intercettazioni e una lettera in cui un anonimo scrive alla madre della Berardi. “Ma se è un anonimo la lettera non può essere acquisita”, eccepisce Longo.

Lo scandalo è servito. A scodellarlo la voce monocorde del poliziotto. Sì perché nomi e luoghi che dal 26 ottobre 2010 (data in cui Il Fatto Quotidiano rende pubblica la notizia) hanno frantumato la reputazione di Berlusconi, ora ritornano attutiti e senza emozione. Passato il circo mediatico, alla fine resta il reato. A ipotizzarlo è sempre Ciacci che per quelle cene parla di “prostituzione in case private” “intermediazione del sesso” e “pagamenti”. Tre passaggi contrappuntati da tre nomi:Fede, Mora e Minetti. Lei, Nicole, giovane consigliere regionale e, per l’accusa, ufficiale pagatore delle arcorine. Pagamenti che, prosegue Ciacci, avvenivano sotto forma di denaro contante, ma anche di tanto altro: auto, prestazioni mediche, gioielli che il Cavaliere aveva l’abitudine di comprare in serie alla gioielleria Re carlo di Valenza Po: 2.400 euro a pezzo. Berlusconi ne comprerà 98 per un cifra totale di poco meno di 240mila euro.

Intanto, con accusa e difesa che si scambiano sorrisi e accuse, si arriva a Karima El Mahroug. Notizie certe si hanno a partire dal 2009. Ciacci elenca documenti, atti e fotografie. Anzi le mostra. Sono quelle di Ruby durante uno spettacolo erotico in un locale di Genova, quello del suo fidanzato Luca Risso. E per Ruby il sesso è quasi una patologia. Sangermano racconta di video erotici lanciati su internet con una Ruby minorenne. In pochi minuti e in aula viene tratteggiata una ragazza dalla “sessualità complessa”. “Una – dice Ciacci – che i servizi sociali indicano in atteggiamenti che simulano prestazioni sessuali anche in pubblico”. Viene definita “una personalità dai comportamenti manipolativi e seduttivi”. E poi ci sono le fughe di Ruby. La marocchina inizia a scappare nel 2006. Tre anni dopo la ritroviamo a Milano. Eppure dal settembre 2009 alla fine dell’anno la sua vita in riva al Naviglio resta pressoché sconosciuta. L’ultimo trampolino siciliano per lei non è la comunità in provincia di Messina, ma il concorso di bellezza a Taormina. Qui dà una nome falso e cattura il cuore di Emilio Fede che il 14 febbraio 2010 l’accompagnerà per la prima volta ad Arcore. Da qui in poi, il processo corre rapido: Sangermano domanda, Ciacci snocciola dati e la difesa resta in silenzio. Confermate tutte le serate a vilal San Martino. E finale sulla notte in questura: 27 maggio 2010, prima il fermo in corso Buenos Aires, poi l’arrivo in Fatebenefratelli. Detto, chiuso e aggiornato al 12 dicembre. Una data che a Milano ricorda ben altro rispetto alle cene eleganti del Cavaliere.

Precedenti di questo articolo

Giustizia: “Così si volta pagina”, parla il senatore Casson.





Quindi, con il governo Monti e il nuovo ministro, Paola Severino, di leggi ad personam o ad aziendam o comunque ad Berlusconem, non si parlerà più. Sembra che sarà proprio così. 
Nel programma di lavoro presentato dal ministro durante le audizioni alle Camere, non sono previsti infatti i ddl né sul cosiddetto processo breve (giacente al Senato), né su quello lungo, né il provvedimento sulle intercettazioni (alla Camera). E’ un bel sollievo. Né ci sarà quella “riforma della giustizia epocale, grande, grande, grande”, sognata (minacciata) da Berlusconi.
Il ministro ha dichiarato che si dedicherà anzitutto all’emergenza carceri e poi, “poiché i tempi del governo sono limitati, sarebbe assurdo proporre un progetto ambizioso come la riforma dei Codici”. Piuttosto, gli interventi sulla giustizia saranno rappresentati dalla ricerca di “risparmio ed efficienza”. Le leggi ad personam, quindi, “non sono la mia priorità” ha detto il ministro. “Prima si discute ciò che è condiviso, non ciò che è controverso”.

Incontro a palazzo Madama Felice Casson, vicepresidente del gruppo Pd,  componente della commissione Giustizia, magistrato, dalle elezioni del 2006 senatore. Ha ascoltato il ministro Severino e conferma: ” L’epoca delle leggi ad personam mi pare tramontato con questo ministro. Conosco la Severino come avvocato di qualità, professionista serio, e non si metterà sulla strada delle leggi personali. Conosce molto bene i problemi veri della giustizia, a differenza dell’ex ministro Alfano che non sapeva davvero dove navigava…Spero che il clima parlamentare consenta di approvare qualche progetto importante (accelerazione dei processi penali e civili; notifiche degli atti ai difensori per posta elettronica; e interventi di emergenza sul sistema carcerario). Naturalmente sono consapevole che i parlamentari della ex maggioranza di centrodestra non dimenticano i disegni legislativi di protezione dell’ex premier e vorrebbero toglierli dal cassetto in cui sono finiti; ma il clima politico è ora cambiato e non ci sarà spazio in Parlamento per questi tentativi”.
Eppure, il deputato semplice onorevole Silvio Berlusconi, insiste e si lamenta, com’è sua abitudine: “Sono l’uomo più intercettato del pianeta; ho fatto fare una ricerca su un mio telefonino ed è risultato che era intercettato da sette fonti diverse. Le intercettazioni sono da paese illiberale e non civile. Per questo ci vuole una legge per cambiare l’attuale sistema” (29 novembre scorso).
“Certo, Berlusconi si illude ancora, non so se in buona fede, di poter varare una
legge sulle intercettazioni, il bavaglio. Ma ciò che racconta sono balle belle e buone, sono affermazioni infondate sui numeri, sui costi e sui riferimenti giuridici internazionali. Le norme sulle intercettazioni in Italia sono assolutamente garantiste per il cittadino e rispettose della Costituzione e del diritto. In altri paesi stranieri e amici, in Francia per esempio, si ha conoscenza solo di una parte delle intercettazioni, quelle autorizzate dalla magistratura; ma altre, la maggioranza, si fanno su richiesta dei servizi segreti, dei servizi finanziari, o di altri organi, e sono senza controllo. Negli Usa c’è una indagine congressuale in corso su questo argomento”.
Ma il deputato semplice onorevole Berlusconi, imputato in diversi processi a Milano e in attesa di sentenza per il caso Mills, è agitato. Così che è ripartito per l’ennesima volta all’attacco della magistratura “che ha esondato dal suo alveo ed ha inquinato ed inquina la vita democratica del paese”…
” Ormai è una ex alta carica dello Stato. Per ora ci siamo levati il pensiero….E’ un semplice parlamentare senza incarichi. Penso che dovrebbe essere considerato come un uomo malato (lo segnalò per la prima volta la moglie Veronica), ossessionato dai suoi problemi processuali. Le sue esternazioni, ormai delle farneticazioni, dimostrano che dovrebbe essere curato. I processi si celebrano nelle aule di giustizia. Che Berlusconi si decida ad affrontare i giudici, che d’altronde hanno dimostrato equilibrio, a volte assolvendolo o rigettando le richieste dei pm. Quindi dovrebbe rispettare il lavoro e le decisioni dei giudici. E non è vero che è un perseguitato! Nella mia vita da magistrato ricordo di aver incontrato spesso imputati, con tendenza a delinquere, chiamati in decine di processi, accusati di violazioni in un ramo o nell’altro del codice penale o civile. Anche per Berlusconi accade lo stesso: di fronte ad accuse per illeciti in campo finanziario, imprenditoriale, valutario, o per comportamenti  privati biasimevoli con minorenni, i processi continueranno ed è normale che sia così”.
Il processo Mills, com’è noto, è alla vigilia della prescrizione (peraltro rinunciabile da parte dell’imputato): a Milano il collegio dei giudici riuscirà ad arrivare alla sentenza di primo grado entro gennaio-febbraio?
” Ci si può arrivare, nel rispetto pieno delle norme anche regolamentari. Per
esempio, il giudice, nello svolgimento delle cause, deve dare la precedenza, oltre ai processi con detenuti, ovviamente, proprio a quelli a rischio di prescrizione! In breve tempo può arrivare la prima sentenza, soprattutto adesso che Berlusconi non ha più l’ampia protezione del legittimo impedimento che egli poteva richiedere, avendo numerosi impegni legati all’alta carica che ricopriva. Ora l’ex premier non ha più tanti appuntamenti irrinunciabili e non rinviabili….Quindi non capisco perché adesso non si possano fissare le udienze per il caso Mills in qualsiasi giorno della settimana, anziché solo il lunedì. In due-tre mesi se ne possono fare decine e chiudere così il processo di primo grado”.
Il deputato semplice onorevole Berlusconi, può però invocare l’impedimento legittimo  (art.420 ter codice procedura penale)  per i voti da esprimere in Parlamento e ugualmente per la sua intensa attività di partito come ‘padre nobile’ del Pdl, o no?
” Sono due fattispecie diverse. Se un parlamentare, o un sindaco o un presidente di Provincia, segnala di non poter partecipare ad un’udienza per un impegno politico istituzionale, un voto importante o altro, l’appuntamento in aula viene rinviato senza tante storie, è naturale. Mentre l’attività di partito non è assolutamente motivo di legittimo impedimento, altrimenti avremo migliaia di persone in Italia che potrebbero chiedere il rinvio di udienze perché le riunioni politiche sono infinite ogni giorno, dappertutto, dalle Alpi alla Sicilia, per mille motivi! Una giustificazione del genere non è proponibile. Neppure per un leader nazionale come Berlusconi”.
Se il deputato semplice onorevole Berlusconi sarà condannato per corruzione (d’altronde Mills è stato già riconosciuto colpevole), sia pure in primo grado, quali dovrebbero essere le conseguenze sotto il profilo politico?
“All’iterno, la parte politica guidata da Berlusconi punterebbe il dito contro la magistratura, ricoprendola di accuse. All’estero l’ immagine dell’Italia sarebbe di nuovo colpita, anche se la condanna non sarebbe più pronunciata contro un capo del governo in carica. Ma ugualmente sarebbe una condizione di ignominia. In altri paesi, una censura per corruzione a carico di un politico, non sarebbe accettata dall’opinione pubblica…..anzi per accuse neppure arrivate ad un processo, e talvolta neppure gravi (che so, copiare una tesi di laurea….) altrove il politico, con buon senso civico, fa un passo indietro. Naturalmente, questo sano principio dovrebbe valere non solo per l’ex premier ma per tanti altri politici, anche di sinistra, quando sono coinvolti in indagini per violazioni del codice”.

Le vignette di Vauro.



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Accordo su Termini, lo stabilimento Fiat passa a Dr Motors.


L'imprenditore Massimo Di Risio


Di Risio si è impegnato a riassumere da tutti i 926 lavoratori rimasti della Fiat entro la fine del 2013, ovvero del periodo coperto dalla cassa.

ROMA. Lo stabilimento Fiat di Termini Imerese passa alla Dr Motor di Massimo Di Risio. E' quanto sanciscono i due accordi firmati oggi al ministero dello Sviluppo economico tra tutti le parti coinvolte. Così, dopo 41 anni il Lingotto lascia il sito siciliano, avviando come ultimo atto la cassa integrazione straordinaria per tutti i 1.566 dipendenti. E a Termini arriva la molisana Dr, che diventa il "secondo produttore italiano di automobili". Con oggi si chiude una partita complessa, iniziata nel 2009 quando l'ad della Fiat aveva annunciato la chiusura dello stabilimento, e proseguita con una lunga serie di incontri, di proteste da parte dei lavoratori, fino a raggiungere la formalizzazione delle intese messe a punto nelle ultime settimane. 


Oltre sette ore di riunioni per mettere nero su bianco sia l'abbandono di Fiat sia l'insediamento di Dr. La giornata si è divisa in due round. Il primo tavolo ha visto protagonista il Lingotto, con la definizione dell'intesa è passata per il superamento di due nodi: uno formale, l'attribuzione della responsabilità ai sindacati di quelli che venivano definiti licenziamenti e non mobilità incentivate finalizzate ai pensionamenti; e l'altro sostanziale, impedire, attraverso una clausola di salvaguardia, che le nuove regole sulle pensioni potessero compromettere l'accordo. Il resto dell'intesa non ha fatto altro che ribadire quanto sancito sabato scorso, ovvero l'accompagnamento alla pensione per 640 lavoratori (22.850 l'incentivo previsto per ciascuno nei quattro anni di mobilità). Il pomeriggio, invece, è stato dedicato al Dr, con i metalmeccanici della Cgil che hanno sciolto la riserva e sottoscritto il testo insieme alle altre organizzazioni sindacali, gli enti locali e il ministero. Di Risio si è impegnato a riassumere da Fiat tutti i 926 lavoratori rimasti della Fiat entro la fine del 2013, ovvero del periodo coperto dalla cassa. In cambio l'impianto finora del Lingotto diventerà proprietà di Di Risio.
Il combinato disposto delle due intese chiude così la vertenza aperta al ministero dello Sviluppo economico su Termini Imerese e seguita da Invitalia. Anche se adesso, spiega lo
stesso advisor del ministero, inizieranno gli incontri con le altre quattro aziende che sono impegnate nella riqualificazione del polo industriale palermitano (Biogen, Lima group, Newcoop e Medstudios) I sindacati sono usciti dal dicastero di via Veneto piuttosto soddisfatti. Il segretario generale della Fiom, Maurizio Landini, ha sottolineato come il risultato di oggi sia il frutto "dell'impegno e delle lotte dei lavoratori". Secondo il segretario generale della Uil, Rocco Palombella, lo stabilimento ha dopo stasera l'opportunità di "rivivere". Sulla stessa linea il segretario nazionale della Fim, Bruno Vitali, che ha definito "buono l'accordo raggiunto" e ha spiegato come il congelamento dei requisiti pensionistici varrà per tutti i lavoratori interessati da accordi sulla mobilità firmati prima dell'arrivo della riforma. Il segretario nazionale dell'Ugl Metalmeccanici, Antonio D'Analfo, ha voluto ricordare il faticoso percorso compiuto: "Oggi abbiamo trovato la quadra di una trattativa complessa, raggiungendo un obiettivo non scontato", ovvero, ha sottolineato il leader della Fismic,
Roberto Di Maulo, "la salvaguardia dei lavoratori". Positivi anche i commenti dei numeri uno di Cgil, Susanna Camusso, Cisl, Raffaele Bonanni, del governatore della Sicilia, Raffaele Lombardo, mentre più scettico è sembrato il segretario generale della Uil, Luigi Anegeletti: "Non è stata una vittoria. Lo sarebbe stata solo se avessimo fatto un accordo
simile a quello di Pomigliano". Un grazie a tutti arriva da Di Risio che sottolinea come sia nata "una nuova Dr", ora non più "assemblatore" ma "costruttore di automobili totalmente Made in Italy, di fatto il secondo costruttore italiano di automobili in grado di dare nuovo impulso al mondo del lavoro in Italia".


http://www.gds.it/gds/sezioni/economia/dettaglio/articolo/gdsid/180324/

Esami fantasma all’Università di Palermo, 32 indagati.






L'inchiesta, avviata un anno fa della Procura di Palermo, ipotizza i reati di falso, frode informatica e corruzione. Coinvolti tre impiegati dell'ateneo e alcuni laureati tra i quali anche Alessandro Alfano, fratello del segretario del Pdl.

PALERMO. Sono 32 le persone indagate per lo scandalo degli esami fantasma dell'Università di Palermo. L'inchiesta, avviata un anno fa della Procura di Palermo, ipotizza i reati di falso, frode informatica e corruzione. Nell'indagine - come pubblicano oggi alcuni quotidiani - sono coinvolti tre impiegati dell'ateneo e alcuni laureati tra i quali figura anche Alessandro Alfano, 36 anni, fratello dell'ex Guardasigilli e attuale segretario nazionale del Pdl Angelino Alfano. 


Secondo i magistrati alcuni studenti, con l'aiuto di dipendenti infedeli degli uffici amministrativi, avrebbero fatto figurare nel loro libretto universitario esami in realtà mai sostenuti. La vicenda venne alla luce nel settembre del 2010 in seguito a una denuncia del rettore Roberto Lagalla che segnalò il caso di una laureanda scoperta poco prima della discussione della tesi: controlli incrociati evidenziarono infatti che la studentessa non aveva superato alcuni esami. Le indagini si concentrarono sopratutto sulla facoltà di Economia e Commercio.  Un'impiegata era stata immediatamente licenziata, altri due sospesi. Adesso sono emersi i nomi di tutti gli indagati compreso quello di Alessandro Alfano, che attualmente ricopre la carica di segretario generale della Camera di Commercio di Trapani e di Unioncamere Sicilia. I suoi legali, gli avvocati Grazia Volo e Nino Caleca, hanno smentito qualsiasi irregolarità: "Il nostro cliente ha sostenuto tutti gli esami e ha fiducia in un rapido accertamento della verità". 


http://www.gds.it/gds/sezioni/cronache/dettaglio/articolo/gdsid/180404/




Finmeccanica: Orsi presidente, Guarguaglini se ne va con 4 milioni di buonuscita.



Il cda del gruppo pubblico travolto dall'inchiesta della Procura di Roma dà tutte le deleghe all'amministratore delegato. Quanto sarà la "buonauscita" del top manager inquisito? Il consigliere Catanzaro a ilfattoquotidiano.it: "Stiamo facendo i conti". Di Pietro: "Toppa peggiore del buco"


Pierfrancesco Guarguaglini si è dimesso e Giuseppe Orsi è il nuovo presidente di Finmeccanica. A deciderlo è stato il consiglio di amministrazione del gruppo. Per Orsi, l’incarico di presidente va ad aggiungersi a quello di amministratore delegato ricoperto dal 4 maggio scorso. A Guarguaglini, a quanto si apprende, Finmeccanica elargirà una buonauscita di quattro milioni di euro.

La decisione è arrivata in seguito all’inchiesta della Procura di Roma dalla quale emerge un sistema di appalti pilotati, fondi neri e finanziamenti illeciti ai partiti in seno al colosso pubblico controllato dal ministero dell’Economia. Lo stesso Guarguaglini è indagato e da diverse settimane piovevano su di lui richieste di dimissioni. Sulla sua buonauscita  ”stiamo facendo i conti”, aveva detto a ilfattoquotidiano.it il consigliere d’amministrazione Giovanni Catanzaro uscendo dal cda. Le indiscrezioni parlano di una cifra di 4 milioni di euro come “premio” a Guarguaglini da parte del gruppo pubblico per la decisione di farsi da parte.

VIDEO: IL CONSIGLIERE DI FINMECCANICA GIOVANNI CATANZARO DOPO IL CDA
Nel pomeriggio il ministro dello Sviluppo economico Corrado Passera aveva annunciato novità “a breve” riguardo al vertice di Finmeccanica. Il cda di Finmeccanica, spiega un comunicato dell’azienda,  ”ha concentrato le deleghe sulla gestione sociale in capo all’amministratore delegato Giuseppe Orsi e, preso atto delle conseguenti dimissioni di Pier Francesco Guarguaglini dalla carica di presidente, ha nominato lo stesso Orsi presidente e amministratore delegato”. Nel Cda è stato anche cooptato il direttore generale Alessandro Pansa che mantiene comunque la carica manageriale.

Guarguaglini, nato a Castagneto Carducci nel 1937, esce di scena dopo un decennio che lo ha visto signore incontrato della holding dell’aerospazio e difesa. E tale sarebbe rimasto se Finmeccanica non fosse stata travolta dalle inchieste giudiziarie, che hanno riguardato anche sua moglie Marina Grossi, ad di Selex Sistemi Integrati. Ma non c’è solo la questione giudiziaria. Dopo una lunga serie di esercizi in utile, Finmeccanica chiuderà il 2011 con pesanti perdite. Guarguaglini era diventato numero uno di Finmeccanica nell’aprile del 2002 con l’incarico di presidente e amministratore delegato, insieme a Roberto Testore, nominato amministratore delegato e direttore generale.

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La nomina di Orsi sblocca la situazione, ma non accontenta tutti: “La pezza è peggiore del buco perché Orsi, che mantiene il doppio incarico, è il massimo della rappresentazione spartitoria dei partiti nelle aziende pubbliche”, affermano il presidente dell’Italia dei Valori, Antonio Di Pietro, e il responsabile welfare e lavoro del partito, Maurizio Zipponi. “Orsi è stato esplicitamente indicato dalla Lega nell’ultima spartizione della torta tra Berlusconi e il Carroccio. Quella stessa Lega che oggi dice di stare all’opposizione del governo Monti ma rimane attaccata alle poltrone. L’Idv chiederà formalmente al governo di azzerare il Cda e rinnovare l’azienda Finmeccanica per ridarle dignità e trasparenza”.