L'udienza preliminare è fissata per lunedì prossimo: i difensori dell'ex presidente del Consiglio riproporranno l’eccezione di competenza territoriale (per lo spostamento a Monza) già proposta e bocciata dal gip.
La procura di Milano appoggia la linea indicata dal gip Stefania Donadeo che aveva imposto l’imputazione coatta per Silvio Berlusconi nell’ambito dell’inchiesta sulle intercettazioni tra Fassino e Consorte. La telefonata risale al 17 luglio 2005 e riguarda la tentata scalata di Unipol a Bnl: l’allora segretario dei Ds, intercettato, diceva: “allora abbiamo una banca?” e il Giornale di Paolo Berlusconi pubblicò la trascrizione della telefonata e, in quanto editore, risulta imputato. Fino ad oggi la procura ha sempre sostenuto l’archiviazione per l’impossibilità di avere elementi sufficienti a sostenere l’accusa in tribunale. Adesso invece, davanti all’iniziativa del gip, il capo della procura Edmondo Bruti Liberati e il pm Maurizio Romanelli hanno deciso di adeguarsi.
Lunedì prossimo, quando è stata fissata l’udienza preliminare, Romanelli chiederà al gup di rinviare a giudizio l’ex premier che il 24 dicembre del 2005 ricevette nella residenza di Arcore il file con la conversazione intercettata e non ancora trascritta e messa a disposizione delle parti. I difensori di Berlusconi, invece, stando agli annunci, lunedì riproporranno l’eccezione di competenza territoriale già proposta e bocciata dal gip. Niccolò Ghedini e Piero Longo sosterranno che il fascicolo va trasmesso all’autorità giudiziaria di Monza nel cui distretto rientra Arcore. Per la stessa vicenda Paolo Berlusconi editore de Il Giornale sarà processato a gennaio per concorso in rivelazione di segreto d’ufficio, ricettazione e millantato credito. Nelle stessa vicenda è indagato Maurizio Belpietro direttore del quotidiano di via Negri all’epoca dei fatti ma sui fatti a lui contestati sta per scattare la prescrizione.
La telefonata tra Piero Fassino e Giovanni Consorte (ex presidente Unipol) nel 2005 non era stata nè depositata, nè trascritta, ma esisteva solo come file audio in possesso della Guardia di Finanza e dell’azienda Research control system di Roberto Raffaelli che, dopo aver negato per settimane, ammise di aver trafugato quel nastro e averlo portato ad Arcore. L’incontro, organizzato dall’imprenditore Fabrizio Favata, avviene alla vigilia di Natale del 2005. Raffaelli, rinviato a giudizio, nel giugno scorso patteggerà una pena di 20 mesi. Per Favata la condanna è invece di 2 anni e 4 mesi.
Guarda la ricostruzione della vicenda
Consorte è stato condannato, in primo grado, a tre anni e dieci mesi di reclusione. Nella sentenza dello scorso 31 ottobre, insieme all’ex leader del colosso assicurativo e bancario emiliano sono stati condannati anche i suoi collaboratori, Ivano Sacchetti e Carlo Cimbri, per i quali il periodo di reclusione è di 3 anni e 7 mesi, oltre a 1 milione di multa. E c’è anche una parte della sentenza che parla di Unipol in quanto persona giuridica, per la quale è stata riconosciuta una responsabilità oggettiva nel tentativo di scalata e che si è vista comminare una provvisionale a titolo di risarcimento di 15 milioni, oltre a una multa di 720 mila euro. Importi a cui dovranno aggiungersene altri, se si arriverà a una condanna anche in sede civile.
Lunedì prossimo, quando è stata fissata l’udienza preliminare, Romanelli chiederà al gup di rinviare a giudizio l’ex premier che il 24 dicembre del 2005 ricevette nella residenza di Arcore il file con la conversazione intercettata e non ancora trascritta e messa a disposizione delle parti. I difensori di Berlusconi, invece, stando agli annunci, lunedì riproporranno l’eccezione di competenza territoriale già proposta e bocciata dal gip. Niccolò Ghedini e Piero Longo sosterranno che il fascicolo va trasmesso all’autorità giudiziaria di Monza nel cui distretto rientra Arcore. Per la stessa vicenda Paolo Berlusconi editore de Il Giornale sarà processato a gennaio per concorso in rivelazione di segreto d’ufficio, ricettazione e millantato credito. Nelle stessa vicenda è indagato Maurizio Belpietro direttore del quotidiano di via Negri all’epoca dei fatti ma sui fatti a lui contestati sta per scattare la prescrizione.
La telefonata tra Piero Fassino e Giovanni Consorte (ex presidente Unipol) nel 2005 non era stata nè depositata, nè trascritta, ma esisteva solo come file audio in possesso della Guardia di Finanza e dell’azienda Research control system di Roberto Raffaelli che, dopo aver negato per settimane, ammise di aver trafugato quel nastro e averlo portato ad Arcore. L’incontro, organizzato dall’imprenditore Fabrizio Favata, avviene alla vigilia di Natale del 2005. Raffaelli, rinviato a giudizio, nel giugno scorso patteggerà una pena di 20 mesi. Per Favata la condanna è invece di 2 anni e 4 mesi.
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Consorte è stato condannato, in primo grado, a tre anni e dieci mesi di reclusione. Nella sentenza dello scorso 31 ottobre, insieme all’ex leader del colosso assicurativo e bancario emiliano sono stati condannati anche i suoi collaboratori, Ivano Sacchetti e Carlo Cimbri, per i quali il periodo di reclusione è di 3 anni e 7 mesi, oltre a 1 milione di multa. E c’è anche una parte della sentenza che parla di Unipol in quanto persona giuridica, per la quale è stata riconosciuta una responsabilità oggettiva nel tentativo di scalata e che si è vista comminare una provvisionale a titolo di risarcimento di 15 milioni, oltre a una multa di 720 mila euro. Importi a cui dovranno aggiungersene altri, se si arriverà a una condanna anche in sede civile.
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