venerdì 16 dicembre 2011

Istat: Italia piu' vecchia e piu' disoccupata.







E il numero dei nuovi nati italiani e' il piu' basso dal '95.


Milano - Nel 2010 si contano ben 596 mila disoccupati in più rispetto al 2007. E' quanto emerge dal confronto dei dati Istat presenti nell'Annuario statistico italiano 2011. In tre anni, l'aumento delle persone in cerca di un posto di lavoro è stato del 39,6%


E' un fenomeno che riguarda tutte le classi d'età ed è particolarmente significativa anche nella fascia centrale (+8,1%, pari a 63 mila in più tra i 35 e i 54 anni rispetto a un anno prima). Eppure ben quattro disoccupati su dieci risultano essere Under trenta. I giovani disoccupati sotto i 30 anni sono 834 mila, ovvero il 39,7% del totale.


Ma l'Istat attraverso l'annuario statistico evidenzia anche altri dati preoccupanti. Italia sempre più paese "anziano", con le nascite che continuano a calare, con 6 cittadini su 100 che sono ultraottantenni, e con una fuga dal matrimonio (meno 13 mila) anche se si preferisce ancora la cerimonia tradizionale in chiesa. 


La natalità in Italia diminuisce e l'aumento della popolazione è dovuto soltanto agli arrivi di stranieri. Nel 2010, con 561.944 nuovi bebé tocca il livello minimo dal 2006 (quando furono 560.010). I nuovi nati italiani nel 2010 sono stati 483.862 mentre gli stranieri sono stati 78.082. Il numero dei nuovi nati italiani è il più basso dal '95, inizio delle serie storiche. (R.R.)


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Proiettili al governo: ritirate manovra o non dormirete tranquilli.


Dieci missive firmate Movimento armato proletario inviate anche a Berlusconi e a diversi direttori di giornali.


TMNews

Lamezia Terme, 16 dic. (TMNews) - "Vi faremo maledire queste misure col sangue". È questa una delle frasi contenute nelle dieci missive indirizzate a politici e giornalisti, tra i quali anche il premier Monti e l'ex premier Berlusconi, intercettate ieri a Lamezia Terme nel centro di smistamento delle poste calabresi e che al loro interno oltre al volantino di minacce contenevano anche un proiettile.

"Non dovrete più dormire sonni tranquilli. Il piombo non manca, adesso arriva anche il tritolo dagli amici arabi. Ve la faremo pagare a tutti, vi colpiremo e sarà una guerra all'ultimo sangue", si legge ancora.

Tutte le dieci missive sono siglate Movimento armato proletario. "E' una lotta giusta, è coerente contro i poteri forti a difesa della povera gente. La finanziaria è pronta - prosegue ancora la nota al vaglio ora della magistratura - come è pronto anche il loro funerale. Ci vedremo a Roma e non siamo contro le forze dell'ordine però se c'è qualcuno che vuole fare l'eroe pensi prima alla sua famiglia".

Nella missiva, il Movimento armato proletario muove accuse contro la manovra appena approvata dal governo Monti: "Le misure prese per colpire sempre i più deboli non devono essere approvate, se non con modifiche radicali a difendere quel poco che le fasce deboli hanno. Ma vi rendete conto che colpite gli operai con le loro famiglie che sono già sul lastrico?".

Tutta la documentazione è stata sequestrata dalla polizia postale di Lamezia Terme e dalla Digos della questura di Catanzaro, diretta dal vice questore aggiunto Marinella Giordano, e adesso è al vaglio della direzione distrettuale antimafia di Catanzaro, che ha ricevuto gli incartamenti dalla procura ordinaria di Lamezia Terme, intervenuta in un primo momento. Lo stesso procuratore Lombardo ha garantito l'impegno ad un'attenta valutazione del contenuto delle missive cercando di arrivare quanto meno al sito di provenienza.

Intanto dalla indagini è emerso che il centro di stoccaggio delle poste di Lamezia Terme smista la corrispondenza in arrivo e in partenza solo della Calabria. Tra i destinatari dei plichi anche il ministro del Welfare Elsa Fornero i leader del Pd Pierluigi Bersani e dell'Udc Pier Ferdinando Casini. Lettere minatorie sono state indirizzate anche al direttore di "Libero" Maurizio Belpietro, quello della "Padania", il direttore del "Corriere della Sera", Ferruccio De Bortoli, il direttore di "Repubblica" Ezio Mauro, e del "Tempo", Mario Sechi.

Si stringe il cerchio su Messina Denaro, undici arresti nella roccaforte del boss.






Palermo - (Adnkronos) - Vasta operazione dai Carabinieri del Ros a Campobello di Mazara. In carcere anche il sindaco Ciro Caravà, accusato di associazione mafiosa. Secondo gli investigatori avrebbe pagato decine di biglietti aerei ai familiari dei boss detenuti al Nord e distribuito appalti alle ditte dei clan.


Palermo, 16 dic. - (Adnkronos/Ign) - Si stringe il cerchio attorno al boss mafioso Matteo Messina Denaro, nuovo capo indiscusso di Cosa nostra latitante dal 1993. Alle prime luci dell'alba una vasta operazione antimafia nel trapanese, condotta dai Carabinieri del Ros, ha infatti poprtato all'esecuzione di undici ordinanze di custodia cautelare.
In carcere anche il sindaco di Campobello di Mazara (Trapani), Ciro Caravà, accusato di associazione mafiosa. Secondo gli inquirenti, la famiglia mafiosa di Campobello di Mazara avrebbe tenuto uno "stretto collegamento" con il boss latitante e "attraverso un pervasivo controllo del territorio" sarebbe riuscita a "infiltrare progressivamente le attività imprenditoriali ed economiche dell'area".
Per non destare sospetti il sindaco aveva deciso di fare costituire il Comune parte civile nei processi a carico di Messina Denaro e nelle occasioni ufficiali si scagliava contro Cosa nostra. "In realtà - ha spiegato il procuratore aggiunto Maria Teresa Principato - dava il suo sostegno economico alle famiglie mafiose del territorio vicine a Matteo Messina Denaro". Sono infatti numerose le intercettazioni a tirare in ballo il primo cittadino. In una conversazione la moglie di un boss spiega al marito che proprio grazie a Ciro Caravà avrebbe ottenuto in regalo i biglietti aerei per raggiungere il congiunto nel carcere del Nord Italia. Non solo. Gli inquirenti sono convinti, inoltre, che il sindaco Caravà avrebbe distribuito ai mafiosi anche lavori e appalti del Comune. Come emerge dall'ordinanza di custodia cautelare firmata dal gip Maria Pino, già nel 2006 Caravà era stato denunciato per estorsione e voto di scambio. Ma l'inchiesta finì con un'archiviazione. Nel 2008 il Viminale inviò gli ispettori al Comune per verificare eventuali infiltrazioni mafiose. Caravà è stato rieletto primo cittadini nel giugno scorso.
Le altre 10 persone inserite nell’ordinanza di custodia cautelare del gip di Palermo sono accusate a vario titolo di associazione mafiosa e intestazione fittizia di beni. L'operazione "potrebbe contribuire a destabilizzare il meccanismo che continua a proteggere il boss, spesso difficile da penetrare", ha detto il Procuratore capo di Palermo Francesco Messineo a margine della conferenza stampa per gli arresti di oggi. "E' un'operazione importante - dice ancora - perché alcuni soggetti coinvolti sono riferibili proprio a Messina Denaro. Spero che concorra a chiarire il meccanismo di complicità che segue il latitante". Denaro, ha infatti detto Messineo all'Adnkronos "puo' contare su una rete di fiancheggiatori che svolgono il 'compito' gratis, senza chiedere nulla in cambio, una sorta di adesione ideologica alla figura del latitante. C'è quasi un impegno collettivo di protezione nei suoi confronti".
Dall'inchiesta, coordinata dal Procuratore aggiunto di Palermo Maria Teresa Principato, dai pm Marzia Sabella e Pierangelo Padova, è emersa che una vera e propria 'mitizzazione' del boss. "Dalle numerose intercettazioni, telefoniche e ambientali, non solo nell'ambito dell'inchiesta di oggi ma anche in altre indagini -spiega il capitano Pierluigi Giglio, comandante del nucleo operativo dei carabinieri di Trapani - ci siamo resi conto che ci sono tantissimi cittadini di Castelvetrano (Trapani, ndr) che hanno una sorta di adorazione per Messina Denaro. E non parlo soltanto di uomini vicini a Cosa nostra ma di persone della media borghesia e di studenti che nulla hanno a che vedere con Cosa nostra. Insomma, c'è una sorta di mito nei confronti del boss".
Nel corso dell'operazione, sono finiti in manette anche il boss di Campobello, Leonardo Bonafede inteso 'u zu Nardino', ed altri componenti del clan: Filippo Greco, noto imprenditore di Campobello ritenuto il consigliere economico della cosca, Cataldo La Rosa e Simone Mangiaracina. L'ordinanza è stata eseguita anche nei confronti di Calogero Randazzo, Gaspare Lipari e Vito Signorello.


Il governo vara il decreto svuota-carceri E il ministro Severino apre all'amnistia.


«Non contrasterò eventuali iniziative parlamentari in tal senso». Col pacchetto presto fuori circa 3300 detenuti.




ROMA - Domiciliari a 18 mesi dal fine pena e stop alle cosiddette "porte girevoli", il diffuso fenomeno che riguarda i detenuti (per esempio chi viene arrestato in flagranza di reato) che entrano in carcere per la sola immatricolazione. Sono queste le due più importanti novità contenute nel pacchetto del ministro della Giustizia Paola Severino, appena approvato dal Consiglio dei Ministri. E la Severino apre anche a una eventuale amnistia o indulto: «Se il Parlamento deciderà di adottarlo non contrasterò».

Decreto svuota-carceri. Il pacchetto contiene quindi provvedimenti per affrontare la cosiddetta emergenza carceri sovraffollate e misure per velocizzare la giustizia civile. Approvato anche un disegno di legge sulla depenalizzazione e le misure alternative alla detenzione. Il prolungamento a 18 mesi del periodo di «fine pena» da scontare ai domiciliari porterà, secondo i calcoli di via Arenula, alla liberazione graduale di circa 3mila 300 detenuti e a un risparmio fino a 380mila euro al giorno. 

Stop alle "porte girevoli". L'uscita dal circuito penitenziario di chi entra in carcere per la sola immatricolazione per poi essere scarcerato o inviato ai domiciliari (le "porte girevoli", appunto), riguarderebbe circa 21mila detenuti ogni anno. «Ci sono 21mila detenuti che entrano ed escono dal carcere nel giro di tre giorni - ha detto il ministro Severino al termine del Cdm - Abbiamo pensato a una soluzione limitata a reati che hanno una contenuta offensività e che destano un relativo allarme sociale. Nel giro di 48 ore questi detenuti andranno davanti al giudice e al pm, che potranno decidere se disporre i domiciliari, la libertà o la detenzione in carcere. Oggi il periodo è il doppio, in carcere si può trascorrere fino a 96 ore. E comunque col nuovo provvedimento non si dovrà transitare per il carcere per quel breve lasso di tempo». 

Domiciliari fino a 4 anni. Per i reati con una pena massima fino a 4 anni, ha aggiunto il ministro, sarà possibile a discrezione del giudice applicare la condanna alla «reclusione detentiva ai domiciliari». 

Severino: primo problema è sovraffolamento. «Il sovraffollamento delle carceri è il primo dei miei pensieri ed è per questo che ho scelto lo strumento del decreto legge. È tempo di mettere mano a una seria riforma del sistema penitenziario ma sarei una sognatrice se pensassi di poterlo fare con le forze che mi accompagnano e con i tempi brevi di questo governo». Il ministro Severino ha annunciato un aumento dello stanziamento per la Giustizia di circa 56 milioni di euro.



http://www.ilmessaggero.it/articolo.php?id=173441&sez=HOME_INITALIA

Greenpeace: il governo mente su Fukushima.



La centrale di Fukushima in una foto d archivio (Epa)
La centrale di Fukushima in una foto d archivio (Epa)



Tokyo,
"Le autorita' giapponesi sono chiaramente ansiose di dare l'impressione che la crisi sia giunta al termine, ma questo non riflette chiaramente la realta'". Ad affermarlo
e' Junichi Sato, direttore esecutivo di Greenpeace Giappone, commentando l'annuncio di oggi da parte del Governo giapponese e dei funzionari della Tepco secondo i quali i reattori della centrale nucleare di Fukushima Daiichi hanno raggiunto lo stato di "arresto a freddo".
"Invece di usare i media per alzare una cortina di fumo per nascondere il fallimento negli aiuti alle persone che vivono con le conseguenze del disastro, la priorita' del governo -afferma ancora Sato- dovrebbe essere quello di garantire la sicurezza pubblica e iniziare la chiusura di tutti i reattori nucleari in Giappone". >

"Tepco non ha raggiunto realmente l'arresto a freddo, quindi ne' la societa'
ne' il governo -continua il direttore esecutivo di Greenpeace Giappone- dovrebbe rivendicare che il lavoro e' quasi finito".
"Materiale radioattivo -riferisce l'ambientalista- sta ancora fuoriuscendo dal sito, e non e' dato sapere lo stato esatto delle tonnellate di combustibile fuso all'interno dei reattori. Decine di migliaia di tonnellate di acqua altamente contaminata si trovano
ancora nei reattori e negli edifici che contengono le turbine, con perdite in mare avvenute anche la settimana scorsa. La costante minaccia radiologica posta dal disastro nucleare di Fukushima rimane enorme".

Spetta ai dipendenti della Presidenza del Consiglio la palma d'oro dei 'travet' con l'aumento di stipendio più alto nel 2010.

Palazzo Chigi
Palazzo Chigi


MILANO - Costi della politica. E gente infuriata che si vede erodere la capacità di spesa (questo è certo) mentre nei Palazzi si sussurra (e discute) di quanto potrebbero essere ritoccate le "paghe" di chi governa. E ora c'è da scommettere che l'Annuario statistico dell'Istat, sarà ulteriore causa di bile per i «normali cittadini». In un Paese con due milioni di disoccupati, e 252.000 in cassa integrazione, numeri, dati e confronti sono uno schiaffo a chi vede lavoro e stipendi allontanarsi nel tempo, per esempio a quel 48,4% di disoccupati, senza lavoro dopo un anno di ricerca. È, soprattutto, alla voce «retribuzioni» che il confronto con caste, Palazzi e privilegi si fa particolarmente furioso. In testa alle "disparità statistiche" gli aumenti di stipendi dei travet di Palazzo Chigi . Tra il 2009 e il 2010, sono cresciuti del 15,2% (+9,9% se si tiene conto delle retribuzioni orarie), staccando di gran lunga qualsiasi altra categoria, sia pubblica sia privata. Per portuali e impiegati delle telecomunicazioni, tanto per fare un esempio, gli aumenti salariali non hanno superato il 4%. Come per chi è impiegato nella ricerca. Sotto lo zero per cento stanno le retribuzioni dei dipendenti delle agenzie fiscali, dei monopoli (cresciuti dello 0,7%), delle Forze dell'Ordine (0,9%), della Pubblica Istruzione (0,6%). Mentre per i Vigili del fuoco l'aumento non è andato oltre lo 0,4%. In mezzo, tra il privilegio di lavorare a Palazzo Chigi e la "sfortuna" di fare il ricercatore, i servizi a terra negli aeroporti (+5,2%), seguiti dai giornalisti, per i quali l'incremento è stato del 4,7%.
DISOCCUPAZIONE - Se i confronti schiaffeggiano quella parte di Paese che su uno stipendio può far conto, drammatica è la situazione di chi lavoro non ha e non ne trova. Nel 2010 il tasso di occupazione è sceso al 56,9 (nel 2009 era al 57, 5%). Peggio è per le donne lavora solo il 46,1%: media tra il 68,5% del Trentino Alto Adige e il 39,9% della Campania. Tra i disoccupati, circa il 40% non ha ancora trent'anni. Crescita speculare al tasso di disoccupazione passato dal 7,8% all'8,4%. Una crescita che riguarda qualsiasi classe d'età. E particolarmente significativa tra i 35 e i 54 anni (+8,1 per cento, pari a 63 mila persone rimaste senza impiego).
TAGLI A TAVOLA - La voce “spese” registra un aumento esiguo. Le famiglie italiane, rispetto al 2009, hanno speso 11 euro in più per un totale di 2.453 euro medi al mese (+0,5%). L'Istat, nell'Annuario Statistico, spiega che «poichè tale aumento incorpora sia la dinamica inflazionistica (che nel 2010, in base all'indice dei prezzi al consumo per l'intera collettività, è risultata in media pari al 1,5 per cento) sia la crescita del valore del fitto figurativo (+0,2 per cento)». In pratica, in termini reali, la spesa dei consumi delle famiglie è rimasta stabile.

Casa acquistata al Colosseo. A Scajola torna la memoria. - di Valeria Pacelli.



Sterzata improvvisa della difesa dell'ex ministro che, secondo l'accusa, si è fatto pagare una casa di pregio da Anemone, imprenditorie indagato nell'inchiesta sul G8. Scompare la parola “a mia insaputa”.


L’ultimo anno Claudio Scajola, ex ministro dello Sviluppo economico, lo ha trascorso ripetendo innumerevoli volte la frase “a mia insaputa”, a giustificazione di quel regalo ricevuto da Diego Anemone. Un regalo che pochi riescono ad incassare: perché l’imprenditore, al centro dell’inchiesta sugli appalti del G 8, avrebbe deciso di aiutare l’esponente del Pdl per l’acquisto di un pezzo di paradiso: un appartamento di 200 metri quadri di superficie, 9,5 vani catastali, cantina e vista sul Colosseo.

Per i magistrati romani, Alberto Caperna, Roberto Felici e Ilaria Calò, non si trattava affatto di generosità, ma di finanziamento illecito, decidendo così di indagarli entrambi. Secondo la procura, infatti, Anemone, proprio in quanto amministratore di società come la Redim 2002 srl, Amp srl, Medea Progetti e Consulenze srl, Tecnolocos srl e Impresa Costruzioni srl, avrebbe dapprima erogato all’ex ministro un milione e 100 mila euro per l’acquisto dell’appartamento in via Fagutale, e poi altri 100 mila euro per i lavori di ristrutturazione, “senza che fosse intervenuta la deliberazione degli organi societari – scrive la procura – e senza che i contributi medesimi venissero regolarmente iscritti nei bilanci delle società”.

Accuse queste che Scajola ha sempre respinto, rifiutandosi perfino di presentarsi davanti ai magistrati. Durante tutto il periodo delle indagini, l’ex ministro si è sempre giustificato dicendo che la casa era stata pagata a sua insaputa. Ma ieri, all’ultimo giorno utile per la presentazione di atti e documenti dopo la chiusura del fascicolo, la difesa di Scajola ha tentato il sorpasso e ha presentato un memoriale. Improvvisamente la versione dei fatti fornita dall’ex ministro è cambiata. La frase tanto ripetuta “a mia insaputa” è scomparsa. Per il legale dell’esponente del Pdl, l’avvocato Giorgio Perroni, quei soldi contestati dalla procura Anemone li prelevò non dalle proprie società, ma da un suo conto personale. E poi si gioca tutto sulle date, puntando all’obiettivo prescrizione. Secondo la memoria presentata, il reato, qualora configurabile, fu commesso nell’anno 2004, quando fu fatto il rogito. Il che salverebbe l’ex ministro. Per i magistrati, invece, il reato sarebbe stato commesso fino all’aprile del 2007, termine previsto per l’approvazione dei bilanci delle società di Anemone relativi al 2006. E quindi il sipario calerebbe solo nel 2013 o nel 2014.

A questo punto, già domani ci potrebbe essere la decisione dei magistrati, se archiviare la posizione di Scajola, oppure procedere alla richiesta di citazione diretta a giudizio. Anche se, la presentazione del memoriale e l’improvvisa sterzata della difesa, pare non aver convinto i pubblici ministeri. Si aspetta così uno degli ultimi passaggi di questa inchiesta che è partita proprio daPerugia, mentre si indagava sui Grandi Eventi. Era il 2004 quando Scajola, allora ministro dell’Attuazione del programma, ha comprato la casa di via Fagutale, di proprietà delle sorelleBeatrice e Barbara Papa. L’ex ministro, secondo le sue dichiarazioni, avrebbe pagato questo ‘ paradiso ’ circa 610 mila euro. Ma una cifra del genere non ha convinto i magistrati, che hanno iniziato ad indagare. Il restante dei soldi, secondo gli inquirenti, sarebbero venuti dalle tasche dell’imprenditore Diego Anemone. E infatti già dai primi accertamenti fatti a Perugia, emerse un bonifico di circa 500 mila euro proveniente dal conto corrente dell’architetto Angelo Zampolini, che lavorava appunto per Anemone. Successivamente è stato lo stesso architetto a confermare ai pm di Perugia (nell’ambito di un patteggiamento di una condanna a undici mesi per favoreggiamento) di aver consegnato 900 mila euro, attraverso 80 assegni circolari dellaDeutsche Bank, alle sorelle Papa.

Nel settembre 2009 però il fascicolo è stato trasferito alla procura di Roma per competenza, dove si è scoperto che anche i lavori di ristrutturazione sono stati regalati all’ex ministro da Anenome. A confermarlo, l’ultima informativa della Guardia di Finanza consegnata ai magistrati qualche tempo fa. Gli investigatori hanno sentito i titolari delle ditte che hanno avuto l’incarico di finire i lavori di ponteggio, disinfestazione e colonne di scarico e ognuno di loro ha confermato di non aver mai ricevuto pagamenti da Scajola. Che da ieri, sembra aver cambiato idea sul proprio rapporto con Anemone.