Un diario, dove annoto tutto ciò che più mi colpisce. Il mio blocco per gli appunti, il mio mondo.
mercoledì 4 gennaio 2012
Disoccupati per il fisco, scovati nei migliori alberghi di Cortina: Cicchitto protesta.
La finanza tra i Vip di Cortina d'Ampezzo per un'operazione di contrasto all'evasione fiscale. Controlli in alberghi e boutique di lusso, tra porsche e pellicce di visone.
Scovati diversi evasori totali, personaggi del tutto ignoti al fisco che non hanno mai pagato un euro di tassa in vita loro.
Eppure c'è una parte politica che invece di applaudire alle forze dell'ordine, protesta e condanna queste operazioni di contrasto all'evasione fiscale.
La prima palma d'oro dell'imbecillità della casta 2012 tocca a Fabrizio Cicchitto, capogruppo del PDL alla Camera, già deputato del Partito Socialista di Craxi fin dal lontano 1976 e membro della loggia massonica P2.
Cicchitto non si limita a condannare i controlli della finanza nel regno dei VIP di Cortina, ma addirittura minaccia i vertici dell'agenzia per le entrate e della Guardia di Finanza affinchè non si permettano più in futuro di mettere il naso nei conti e negli affari degli straricchi evasori e commercianti di Cortina.
Nel suo comunicato all'ansa di stamane il tono intimidatorio di Cicchitto è alquanto chiaro:
"coloro che sovrintendono alla lotta all'evasione fiscale e quindi tra essi in primo luogo il dottor Befera devono anche avere la consapevolezza che operazioni come quelle fatte ieri a Cortina con controlli a tappeto rispetto a tutta un'area perche' presumibilmente popolata in queste vacanze da ricchi sono del tutto inaccettabili e chiaramente ispirate a una concezione ideologica del controllo fiscale".
Qui di ideologia ce ne è ben poca, di soldi nascosti al fisco invece ce ne sono tanti.
E a pagare continuano ad essere sempre e solo gli onesti imprenditori, i lavoratori e i pensionati.
Insomma, a Cicchì, ma vaffanCortina...
Schifani, Casini e Rutelli: vacanze alle Maldive.
Capodanno esotico al Palm Beach Resort di Lhaviyani dove le suite costano tra i 2.550 e i 5.700 dollari a notte.
Sarà anche vero che i cinepanettoni Vanzina ormai sono un flop: ma le Vacanze di Natale vere, a quanto pare, tirano sempre. Però se uno dichiara «giusto che i politici facciano i sacrifici che fanno gli altri» e poi finisce nell'isolotto più esclusivo delle Maldive può ritrovarsi con i blog della rete che lo prendono di mira. È il caso del leader dell'Udc Pier Ferdinando Casini, del presidente del Senato, Renato Schifani, ma anche dell'onorevole pdl (ora nel gruppo misto) Stefania Craxi e del leader dell'Api, Francesco Rutelli. «Molte famiglie come la mia - dice una delle turiste normali, appena rientrata dall'identica vacanza - questa volta hanno provato una certa indignazione: come si fa a chiedere ai pensionati di tirare la cinghia e poi farsi vedere alle Maldive, sistemati non nelle camere di noi comuni mortali ma nelle suite più da urlo dell'isola?».
Oddìo, è chiaro che il primo commento sarebbe da che pulpito: nel senso che anche la cameretta più «da comuni mortali», nel resort di cui si parla, è comunque uno scherzetto da 550 dollari americani a notte. A persona. E né la signora appena citata né gli altri turisti «indignati» hanno una gran voglia, con l'aria di accertamenti fiscali che c'è in giro, di esporsi per nome e cognome. Oltretutto, come è ovvio, le vacanze in un bel posto non sono mica un reato.
L'isolotto in questione, nello specifico, è quello che porta l'impronunciabile nome di Madhiriguraidhoo nell'atollo di Lhaviyani. È lì che si trova il Palm Beach Resort, di proprietà dell'editore del Corriere dello Sport Roberto Amodei. Ed è lì, peraltro, che durante queste stesse vacanze erano a prendere il sole diversi altri personaggi del mondo sportivo e non: come il romanista Francesco Totti con la moglie Ilary e figli, e il suo ex compagno di squadra Christian Panucci, e l'ex giocatore nonché attuale dirigente bianconero Gianluca Pessotto, e il presidente del Napoli nonché produttore del cinema Aurelio De Laurentiis. L'unica differenza, per dire, è che mentre la famiglia Totti - la quale pure potrebbe ben permettersi di non badare a spese - si è accontentata di una delle camerette da 550 dollari, la comitiva politica praticamente al completo si sarebbe sistemata, come si diceva, nell'area delle ville e delle suite migliori: le cui tariffe variano dai 2.550 dollari a notte per la più piccola sino ai 5.700 (sempre a notte), cameriere fisso compreso, per la «Presidenziale».
Va naturalmente detto - la comprensibile riservatezza dei tour operator non ha consentito di verificarlo - che i politici di cui sopra potrebbero anche essere stati tutti quanti «ospiti» del proprietario del resort. E che neppure questo, se anche fosse, è di per sé un reato. Ma i commenti (impubblicabili) che da due giorni si registrano tra gli altri sul blog «I segreti della casta» qualche inquietudine la destano. Riassumibile forse nella domanda: era il caso?
Wikipedia, il 2012 è salvo donazioni per 20 milioni.
Record per la campagna di raccolta fondi lanciata a novembre da Jimmy Wales, fondatore dell'enciclopedia partecipata e gratuita online che sta per compiere undici anni. Il sito salvato dalle offerte di milioni di utenti. E Sergey Brin, di Google, lancia un salvagente da 500 mila dollari. Le risorse verranno utilizzate per la manutenzione e il miglioramento dei sistemi tecnologici.
Il fondatore di Wikipedia Jimmy Wales
Dal 16 novembre all'1 gennaio, era impossibile non notare il banner della campagna di sostentamento in testa ad ogni pagina di Wikipedia. Persino il suo fondatore Jimmy "Jimbo" Wales ha messo letteralmente la faccia all'appello per la raccolta fondi, così come tutto il suo staff composto da 80 dipendenti e oltre centomila volontari. "Wikipedia è qualcosa di speciale. E' come una biblioteca o un parco pubblico. E' come un tempio per la mente. E' un luogo nel quale tutti noi possiamo andare a pensare, imparare, condividere la nostra conoscenza con gli altri" - aveva scritto Wales.
L'idea ha funzionato. E l'organizzazione senza fini di lucro - che non utilizza nemmeno un pixel delle sue pagine per la pubblicità - anticipa la festa del suo undicesimo compleanno prevista per il 15 gennaio. C'è, infatti, da brindare anche per il record di donazioni raggiunto quest'anno che batte quello del 2010 per quattro milioni in più. La campagna registra, dunque, un trend positivo di anno in anno: dal 2003 non si fa altro che salire.
Ben un milione di utenti ha messo mano al portafogli contribuendo al lancio del salvagente. Anche con piccole cifre: cinque, dieci, venti dollari. Naufragio scampato anche grazie alla fetta più grande della donazione, tutta firmata dal co-fondatore di Google, Sergey Brin e consorte. Hanno scelto di destinare volontariamente alla causa 500 mila dollari, ha fatto sapere Sue Gardner della Wikimedia Foundation, ente gestore del sito, anticipando che la donazione servirà per le spese d'installazione di nuovi server e hardware, l'aumento delle garanzie legali, lo sviluppo di nuove funzionalità indirizzate ai servizi mobile e il supporto alla rete di volontari. Per questi progetti verranno impegnati all'circa altri 8 milioni di dollari provenienti dal fondo cassa e da altre donazioni.
Insomma, sul bilancio di previsione delle spese 2012 Wikipedia ha già scritto un bel 28,3 milioni di dollari. Anche perché l'interesse degli internauti s'incrementa abbattendo sempre più velocemente frontiere e fasce d'età. Dai 18 ai 76 anni, europei, africani, americani, asiatici: nessuno ormai resta indenne dal fenomeno dell'informazione digitale condivisa, partecipata e socializzata che si regge proprio sui suoi utenti. Per questo motivo, Wikipedia continua ad accettare eventuali donazioni volontarie anche se la campagna può dirsi ufficialmente chiusa.
http://www.repubblica.it/tecnologia/2012/01/04/news/wikipedia_donazioni-27583108/?ref=HREC1-10
Cortina, in vacanza con l'auto di lusso. 42 dichiarano meno di 30mila euro.
I dati dell'Agenzia delle Entrate dopo il blitz del Fisco il 30 dicembre. Incassi dei negozi: più 400 per cento rispetto allo stesso giorno dell'anno prima.
Il centro storico di Cortina d'Ampezzo (web)
VENEZIA- Controllate a Cortina le dichiarazioni dei proprietari di 251 auto di lusso di grossa cilindrata: su 133 intestate a persone fisiche, «42 appartengono a cittadini che hanno dichiarato 30.000 euro lordi di reddito». Lo comunica l'Agenzia delle Entrate del Veneto che il 30 dicembre ha inviato 80 ispettori ed effettuato controlli in 35 esercizi commerciali. Gli incassi di alberghi, bar, ristoranti, gioiellerie, boutique, farmacie, saloni di bellezza, nel giorno dei controlli, sono lievitati rispetto sia al giorno precedente sia allo stesso periodo del 2010. In particolare, i ristoranti hanno registrato incrementi negli incassi fino al 300% rispetto allo stesso giorno dello scorso anno (+ 110% rispetto al giorno prima), i commercianti di beni di lusso fino al 400% rispetto allo stesso giorno dello scorso anno (+106% rispetto al giorno prima), i bar fino al 40% rispetto allo stesso giorno dello scorso anno (+104% rispetto al giorno prima).
BENI E AUTO DI LUSSO - Non sono mancati singoli episodi particolarmente significativi: un commerciante deteneva beni di lusso in conto vendita per più di 1,6 milioni di euro, senza alcun documento fiscale. I dati più interessanti sono emersi dai controlli sui possessori di 251 auto di lusso di grossa cilindrata. Su 133 auto intestate a persone fisiche, 42 appartengono a cittadini che hanno dichiarato meno di 30 mila euro lordi di reddito sia nel 2009 sia nel 2010, mentre 16 auto sono intestate a contribuenti che hanno dichiarato meno di 50 mila euro lordi. Gli altri 118 superbolidi sono intestati a società che sia nel 2009 sia nel 2010 hanno dichiarato in 19 casi di essere in perdita, mentre in 37 casi hanno dichiarato meno di 50 mila euro lordi.
LE POLEMICHE - L'operazione aveva sollevato un mare di polemiche. In primis tra glialbergatori, impegnati, il 30 dicembre, nei preparativi del veglione di San Silvestro. «Sono arrivati alle 8 del mattino e se ne sono andati dieci minuti dopo la mezzanotte, ho firmato il verbale che ero già in camicia da notte - aveva detto a Massimo Spampani un'albergatrice di un noto hotel del centro - un blitz del genere in queste date è un attentato per chi lavora. Da mesi aspettiamo queste giornate, visto che la stagione è cominciata in ritardo e abbiamo incassato poco, i miei clienti hanno detto che se ne vanno a Sankt Moritz, questo stato poliziesco nessuno lo vuole accettare».
VIP E POLITICI - Il sindaco Andrea Franceschi aveva parlato di «operazione mediatica», aggiungendo che «non c'è rispetto del lavoro se si va a controllare carte e registri nei giorni in cui alberghi e bar sono sotto pressione». Aveva rincarato la dose l’ex sottosegretario Daniela Santanchè, abituale ospite della Regina delle Dolomiti: «Non trovo giusto colpire Cortina che è un simbolo del nostro turismo per fare controlli fiscali». Dello stesso parere Fabrizio Cicchitto, capogruppo del Pdl alla Camera: «Controlli a tappeto sull’intera area perché presumibilmente popolata in queste vacanze da ricchi, sono del tutto inaccettabili e chiaramente ispirate a una concezione ideologica del controllo fiscale».
Ici, la Bocconi di Monti non paga dal 2005. E il Comune di Pisapia presenta il conto. - di Thomas Mackinson
Scontro tra il sindaco di Milano e l'ateneo: la contesa riguarda le residenze universitarie in via Spadolini, un complesso per studenti fuori sede con 333 camere a disposizione della gioventù bocconiana su cui non sono stati versati i contributi a Palazzo Marino dal 2005.
Guerra di carte bollate tra Giuliano Pisapia e Mario Monti. Il sindaco di Milano e il capo del governo fanno la luna di miele sulla carta stampata e se le danno di santa ragione su quella bollata. Tutto per via di una storia di tributi non versati al Comune, gli stessi che Monti chiede agli italiani per risollevare le finanze pubbliche ma che, da presidente dell’ateneo più ricco e costoso d’Italia, si è ben guardato dal versare. La contesa riguarda le residenze universitarie dell’Università Bocconi in via Spadolini 12/A, un complesso per studenti fuori sede con 333 camere a disposizione della gioventù bocconiana.
La blasonata università commerciale dal 2005 in poi non ha mai pagato la quota Ici di sua competenza sulle abitazioni, dando così avvio a un contenzioso che è partito con un primo “avviso di accertamento” da 104mila euro recapitato a marzo del 2008. Da allora la lite non è mai finita e il Comune ha continuato a notificare cartelle esattoriali, anno dopo anno, portando il contenzioso a sfiorare i 600mila euro. L’ascesa al governo di Monti non ha seppellito la questione e il sindaco di Milano non ha fatto sconti al residence per studenti e il 22 dicembre scorso Pisapia ha firmato di suo pugno l’incarico all’avvocatura comunale di andare fino in fondo alla questione, opponendosi alle pronunce delle commissioni tributarie che finora si sono piegate alle ragioni della Bocconi. Sei pagine con tanto di motivazioni che inducono l’amministrazione a tenere posizione ferma nella contesa.
Nel merito, l’università vuol far valere un’esenzione rispetto alla legge 504 del 1999 che, tra le altre cose, regola la materia del versamento delle imposte locali. L’articolo 7 comma 1 della legge esonera effettivamente gli immobili adibiti a sede “con finalità istituzionali, assistenziali, previdenziali, sanitarie, didattiche, ricettive, culturali, ricreative e sportive”. Ma di questo beneficio, rispondono i legali di Pisapia, la Bocconi già gode per la sede storica e istituzionale di via Sarfatti, mentre la pretesa rispetto al pensionato studentesco sarebbe una forzatura in senso estensivo della legge, essendo l’affitto in cambio di dazione – con rette salate, per altro, da 3.100 a 8.500 l’anno – un’attività adibita a scopi di lucro del tutto assimilabile a quella praticata dagli albergatori e dagli affittacamere privati cui, manco a dirlo, viene chiesto di pagare regolarmente il balzello.
Se la posizione assunta dalla Bocconi dovesse risultare vincente, quella che trasforma la casa dello studente in attività istituzionale e la esenta dall’Ici, gli effetti sarebbero surreali e a catena, ma soprattutto pesanti per il bilancio dello Stato. Tutti gli albergatori d’Italia farebbero la fila davanti all’ufficio licenze del commercio del Comune per chiedere le pari opportunità nell’evasione. Cadrebbe una sorta di tombale silenzio sulle polemiche che hanno recentemente investito la Chiesa, laddove spaccia per luoghi di culto attività para-commerciali o di pernottamento a ombrello del tributo. Avrebbe anche effetti rovinosi per le finanze pubbliche perché chi ha pagato l’Ici fino a ieri, per estensione e analogia nell’interpretazione della norma, da domani potrebbe sentirsi legittimato a chiedere di fare l’esatto contrario o a pretendere dalle amministrazioni gli importi “indebitamente” versati in anni e anni di contribuzione. Una débacle per le povere finanze di Milano e dello Stato. La contesa si trascina da sette anni, a scioglierla saranno i giudici di legittimità con sentenza in Cassazione.
La blasonata università commerciale dal 2005 in poi non ha mai pagato la quota Ici di sua competenza sulle abitazioni, dando così avvio a un contenzioso che è partito con un primo “avviso di accertamento” da 104mila euro recapitato a marzo del 2008. Da allora la lite non è mai finita e il Comune ha continuato a notificare cartelle esattoriali, anno dopo anno, portando il contenzioso a sfiorare i 600mila euro. L’ascesa al governo di Monti non ha seppellito la questione e il sindaco di Milano non ha fatto sconti al residence per studenti e il 22 dicembre scorso Pisapia ha firmato di suo pugno l’incarico all’avvocatura comunale di andare fino in fondo alla questione, opponendosi alle pronunce delle commissioni tributarie che finora si sono piegate alle ragioni della Bocconi. Sei pagine con tanto di motivazioni che inducono l’amministrazione a tenere posizione ferma nella contesa.
Nel merito, l’università vuol far valere un’esenzione rispetto alla legge 504 del 1999 che, tra le altre cose, regola la materia del versamento delle imposte locali. L’articolo 7 comma 1 della legge esonera effettivamente gli immobili adibiti a sede “con finalità istituzionali, assistenziali, previdenziali, sanitarie, didattiche, ricettive, culturali, ricreative e sportive”. Ma di questo beneficio, rispondono i legali di Pisapia, la Bocconi già gode per la sede storica e istituzionale di via Sarfatti, mentre la pretesa rispetto al pensionato studentesco sarebbe una forzatura in senso estensivo della legge, essendo l’affitto in cambio di dazione – con rette salate, per altro, da 3.100 a 8.500 l’anno – un’attività adibita a scopi di lucro del tutto assimilabile a quella praticata dagli albergatori e dagli affittacamere privati cui, manco a dirlo, viene chiesto di pagare regolarmente il balzello.
Se la posizione assunta dalla Bocconi dovesse risultare vincente, quella che trasforma la casa dello studente in attività istituzionale e la esenta dall’Ici, gli effetti sarebbero surreali e a catena, ma soprattutto pesanti per il bilancio dello Stato. Tutti gli albergatori d’Italia farebbero la fila davanti all’ufficio licenze del commercio del Comune per chiedere le pari opportunità nell’evasione. Cadrebbe una sorta di tombale silenzio sulle polemiche che hanno recentemente investito la Chiesa, laddove spaccia per luoghi di culto attività para-commerciali o di pernottamento a ombrello del tributo. Avrebbe anche effetti rovinosi per le finanze pubbliche perché chi ha pagato l’Ici fino a ieri, per estensione e analogia nell’interpretazione della norma, da domani potrebbe sentirsi legittimato a chiedere di fare l’esatto contrario o a pretendere dalle amministrazioni gli importi “indebitamente” versati in anni e anni di contribuzione. Una débacle per le povere finanze di Milano e dello Stato. La contesa si trascina da sette anni, a scioglierla saranno i giudici di legittimità con sentenza in Cassazione.
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