lunedì 16 gennaio 2012

Regione Lombardia, ordine di arresto per l’ex assessore Pdl Massimo Ponzoni.



Il politico risulta "irreperibile". Provvedimento cautelare della Procura di Monza per altre quattro persone, tra le quali il vicepresidente della Provincia brianzola Antonino Brambilla e l'ex assessore Rosario Perri, già coinvolto nell'inchiesta Infinito sulla 'ndrangheta. Le accuse vanno dalle tangenti sui piani urbanistici di Desio e Giussano alla bancarotta dell'immobiliare Pellicano, dove erano soci diversi big del partito berlusconiano.



Il consigliere regionale Pdl Massimo Ponzoni
L’ex assessore regionale della Lombardia e attuale consigliere Pdl del Pirellone Massimo Ponzoni è stato colpito da un provvedimento di custodia cautelare emesso dal Gip di Monza. Ponzoni, che si trova all’estero e risulta “irreperibile”, è accusato di bancarotta nell’ambito del crac della società Pellicano e di diversi episodi di corruzione relativi ai Piani di governo del territorio di Desio e Giussano. Altri reati contestati sono concussione, peculato, appropriazione indebita e finanziamento illecito ai partiti.

Ponzoni è il signore incontrastato del Pdl in Brianza (alle ultime elezioni regionali ha raggiunto il record di 11 mila preferenze), saldamente legato al governatore Roberto Formigoni. E’ stato assessore regionale all’ambiente e ricopre attualmente la carica di consigliere segretario del Consiglio regionale della Lombardia.

I militari della Guardia di finanza di Paderno Dugnano e del Nucleo di polizia tributaria di Milano hanno arrestato anche Franco Riva, ex sindaco di Giussano, Antonino Brambilla, vicepresidente della provincia di Monza e Brianza, Rosario Perri, ex assessore provinciale e e storico dirigente dell’Edilizia comunale a Desio, Filippo Duzioni, imprenditore bergamasco accusato di aver pagato una tangente a Ponzoni.

Perri, agli arresti domiciliari, era stato coinvolto nell’inchiesta Crimine-Infinito sulla ‘ndrangheta in Lombardia del luglio 2010, e si era dovuto dimettere dalla carica di assessore della Provincia di Monza-Brianza. Un altro terremoto giudiziario si abbatte dunque sul Pdl lombardo, dopo l’arresto del vicepresidente del consiglio regionale Franco Nicoli Cristiani, per una presunta corruzione legata al settore dello smaltimento dei rifiuti speciali.

A Ponzoni sono contestati reati contro la pubblica amministrazione, in particolare diversi episodi di corruzione, concussione e peculato. Determinati, secondo la Procura di Monza, “dalla capacità di Ponzoni Massimo di determinare, almeno in parte, i contenuti dei Piano di governo del territorio di Desio e Giussano, assicurando ad imprenditori a lui vicini (referenti di importanti gruppi societari) cambi di destinazione di terreni (da agricoli a edificabili), grazie ai legami influenti e al posizionamento di propri uomini di fiducia in ruoli chiave delle varie amministrazioni (a loro volta destinatari di denaro e/o altri vantaggi, anche solo in termini politico elettorali)”. Un ruolo chiave nell’indagine ha assunto la figura del’imprenditore Duzioni, il quale, a capo di un gruppo di aziende di consulenza, avrebbe trattato grosse somme di denaro frutto degli accordi corruttivi. Duzioni è accusato tra l’altro di aver pagato a Ponzoni una tangente di 220 mila euro per operazioni urbanistiche a Desio.

La seconda tranche dell’indagine riguarda la bancarotta della Pellicano srl, che aveva sede a Desio, in provincia di Monza e Brianza, nella segreteria politica di Ponzoni. Tra i soci figuravano esponenti di punta del Pdl lombardo: l’attuale assessore regionale Massimo Buscemi, il consigliere regionale Giorgio Pozzi e Rosanna Gariboldi, ex assessore provinciale a Pavia e moglie del parlamentare berlusconiano Giancarlo Abelli, già condannata per riciclaggio. Immobili di lusso costruiti da Pozzi, con la società General Project & Contract, sono interessati al “condono” dei sottotetti attualmente in discussione in consiglio regionale.

L’indagine sulla Pellicano e sull’Immobiliare Mais nasce alla fine del 2009 e si è sviluppata su due fronti. Uno che riguarda reati contro il patrimonio (appropriazione indebita sfociata anche in ipotesi di bancarotta fraudolenta) e finanziamento illecito a esponenti politici in relazione al sostenimento di spese, sia per la campagna elettorale di Massimo Ponzoni sia per fini personali, addebitate a una serie di compagini societarie, riconducibili sempre a Ponzoni e amministrate dall’allora socio e uomo di fiducia, il ragioniere Sergio Pennati, anche attraverso il ricorso alle false fatturazioni. Le due sono state dichiarate fallite dal Tribunale di Monza nel 2010, a seguito degli accertamenti condotti nel corso delle indagini.

La casa popolare della Polverini: «A 130 euro al mese».




Anche Renata Polverini finisce al centro di «affittopoli». La governatrice del Lazio proprio l'altro ieri aveva istituito una «commissione ispettiva» sull'Ater (l'azienda dell'edilizia popolare) di Roma. Obiettivo: fare luce su eventuali abusi e favoritismi nei contratti di affitto e di vendita delle case pubbliche. Da settimane il centrodestra accusa la vecchia giunta Veltroni di aver svenduto case ad amici e amici di amici. Ma ieri, appena 24 ore dopo l'annuncio della linea dura, Renata Polverini si è ritrovata a sua volta sotto accusa. Tirata in ballo da un'inchiesta pubblicata sul sito internet de l'Espresso.

Secondo la ricostruzione del settimanale (suffragata da certificati anagrafici), l'ex sindacalista per 15 anni, fino al 2004, ha avuto la propria residenza insieme al marito Massimo Cavicchioli in una casa dell'Ater in via Bramante, all'Aventino, quartiere extra lusso, usufruendo di un canone ultra-popolare: circa 130 euro al mese per 4 vani più bagno e cucina. E ancora oggi, sostiene il giornale, Cavicchioli risulta residente nell'appartamento.
Renata Polverini, cercata tramite la propria portavoce, ha preferito non commentare: «Domani (oggi per chi legge, ndr) forse parlerà di questa storia». La governatrice - secondo la ricostruzione de l'Espresso - dal settembre del 2004 abita e ha la propria residenza in un elegante appartamento a San Saba, altra zona extra lusso in pieno centro della Capitale. Si tratta di una casa acquistata nel 2002 dallo Ior: nove stanze, due box e tre balconi, pagata appena 272 mila euro (somma con la quale all'epoca a Roma si acquistavano sul mercato al massimo 70-75 metri fuori dal centro). E sempre nello stesso stabile aveva poi comprato nel 2004, quando ancora era residente nella casa Ater, un altro appartamento gemello, stavolta a 666 mila euro (valore sempre di molto inferiore rispetto ai prezzi di mercato), di proprietà di una società in affari con la Santa sede.

Concordia: trovato sesto cadavere. Mancano all'appello 16 persone.




(AGI) - Isola del Giglio, 16 gen. - Sale a 6 il numero delle vittime della Concordia. E' stato trovato il cadavere di un uomo, si tratterebbe di un passeggero. Si trovava nel secondo ponte, addosso ancora il giubbotto salvagente. Scende cosi' a 16 il numero dei dispersi, tra loro una bimba di 5 anni che viaggiava con il papa' e con la sua compagna. Proseguono, intanto, ininterrottamente, le ricerche.
Sull'isola sono operativi insieme ai sommozzatori dei Vigili del Fuoco, gruppi di speleosub dei Cnsas (Corpo nazionale soccorso alpino e speleologico) e della Fias (Federazione italiana attivita' subacquea) che utilizzano attrezzature avanzate per la ricerca mirata di dispersi), grazie anche al possesso della mappatura della nave.
Sono arrivati anche 9 cani dell'unita' cinofila toscana dei Vigili del Fuoco addetti al ritrovamento di persone disperse.
Sono sbarcati al Giglio anche le squadre di sub della Protezione Civile con attrezzature particolari in grado di individuare i cadaveri in mare.
PREOCCUPAZIONE PER CAMBIO CONDIZIONI METEO
Cambia il tempo, previsto per le prossime ore un temporale, si increspa il mare e c'e' preoccupazione per la Concordia che potrebbe spostarsi rendendo sempre piu' complicate le operazioni di ricerca dei 16 dispersi, tra cui una bimba di 5 anni. Al momento un gruppo di sommozzatori dei vigili del fuoco e' salito a bordo per verificare la situazione.

domenica 15 gennaio 2012

Il motore che può cambiare il mondo. - Roberto Cristiano Baggio

Zoom Foto
Claudio De Bei accanto al prototipo del suo 
motore endotermico  con funzionamento 
rotativo esposto al museo dell'auto Bonfanti


PERSONAGGIO. Claudio De Bei ha realizzato un propulsore rotante rivoluzionario capace di raggiungere potenze elevatissime e di percorrere 80 km con un litro. 
Rispettoso dell'ambiente con emissioni ridotte al minimo, costi contenuti, assenza di vibrazioni e svariati modi d'utilizzo.



La lampadina s'è accesa all'improvviso, mentre stava pulendo un cuscinetto a sfere di un albero motore appena smontato. 
Il soffio dell'aria compressa imprimeva all'ingranaggio che teneva in mano una rotazione pazzesca: oltre trentamila giri al minuto. Pochissimo attrito, appena un leggero ronzio lasciava intuire il moto rotatorio velocissimo.
«Perchè non esiste un motore con queste caratteristiche?» si chiese Cladio De Bei, affascinato dal cuscinetto. Il tarlo s'insinuò subdolo e non gli diede tregua.
Terminata l'operazione si mise al tavolo da disegno. Tracciò a mano libera un paio di cerchi concentrici. Li divise in quattro parti. Cominciò a disegnare figure strane. Un pistone qui, la sede delle candele in alto, lo scarico sotto. In breve l'idea del motore rotante – niente a che vedere con il deludente Wankel della Nsu dei primi anni Settanta – prese spessore.
Claudio De Bei s'infervorò, incurante delle ore che diventavano sempre più piccole. L'alba lo colse ancora con la matita in mano. Sul tecnigrafo un pacco di fogli, uno sopra all'altro, scarabocchiati. Una serie infinita di numeri. Calcoli su calcoli: centimetri cubi e gradi, temperature e fori, travasi e ampère. «Una notte incredibile» ricorda divertito l'Archimede bassanese, autore di una quarantina di brevetti, un mago nella preparazione e nel restauro delle moto d'epoca, tecnico sulle piste di tutto il mondo grazie alla moto da corsa realizzata assieme all'indimenticato amico Renato Sonda e portata in gara da Marcellino Lucchi nei primi anni Novanta. 
Ecco il motore, progettato come fosse un cuscinetto a sfere.
Roba da far morire d'invidia stuoli d'ingegneri meccanici.
«Il concetto da cui sono partito - svela Claudio De Bei, classe 1945, figlio d'arte (suo padre era il celebre Pio, proprietario di una rivendita Piaggio con annessa officina di riparazione in via Mure del Bastion) - è quello del cuscinetto a sfere. Quattro pistoni contrapposti a 90° uno dall'altro, fissati ad un unico albero centrale fisso con un eccentrico, che girano con moto rotatorio entro i rispettivi cilindri. Fasce elastiche superiori per assicurare la tenuta stagna del cilindro. Nel punto superiore lo scoppio, assicurato da tre scintille scoccate in sequenza da altrettante candele, a 160 gradi lo scarico, poi l'aspirazione attraverso una serie di travasi, a 180 gradi la compressione. Una fase per volta per ciascun pistone. Nessuna valvola. Ad alimentare il motore di complessivi 1000 cc è sufficiente un carburatore da 26. I giri complessivi che può raggiungere a piena rotazione superano i 22mila al minuto, la potenza che esprime è di 460 cavalli». Cifre da capogiro ma che Claudio De Bei è pronto a confermare, dati alla mano, dopo la misurazione al banco prova del primo prototipo realizzato con l'aiuto di amici attrezzisti. Il motore, in questi mesi, è esposto al museo dell'auto Bonfanti e sta attirando la curiosità non solo degli appassionati ma anche di progettisti e docenti universitari. Nelle prossime settimane un'èquipe della facoltà di ingegneria di Padova studierà attentamente il propulsore che potrebbe rivoluzionare il mondo dell'automobile.
«Dalla prove effettuate al banco - spiega De Bei - ho verificato che con un litro di combustibile si possono percorrere un'ottantina di chilometri ad una media oraria incredibile, considerata la potenza che può sviluppare al massimo dei giri».
«Il bello di questo motore endotermico con funzionamento rotativo - aggiunge il tecnico bassanese - è che sovverte tutti i principi della fisica, arrivando ad un rendimento che va dal 75 all'80 per cento...».
Roba da motori elettrici, o quasi, incredibile per un motore a scoppio, il cui rendimento normale si aggira attorno al 25 per cento nelle migliori condizioni d'utilizzo.
«In pratica è tutto il contrario di un motore tradizionale. Sfruttando il concetto del cuscinetto a sfere, entra in coppia a 400 - 600 giri e, date le sue prestazioni, può essere utilizzato senza il cambio. Non solo. Il sistema costruttivo è così semplice che più motori possono essere accoppiati senza difficoltà in modo tale da raddoppiare o triplicare la cilindrata e con essa la potenza complessiva». Provate a pensare a un motore di 3000cc con una potenza di 1350 cavalli: mai visto in pista un bolide del genere. Impossibile o quasi da guidare per l'elevatissima velocità che potrebbe raggiungere.
Il bello di questo motore endotermico è il peso: poche decine di chili.
«Prodotto su scala industriale - aggiunge De Bei - verrebbe a costare dai 350 ai 400 euro. In caso di rotture non varrebbe la pena di farlo riparare giacchè costerebbe meno sostituirlo. Mi ci sono voluti due anni di studi, progetti e prove per realizzarlo. Il blocco è in ergal mentre i pistoni, di 250 cc ciascuno, sono quelli che la Honda monta di serie nelle sue moto. Grazie al sistema rotativo e all'albero motore centrale è possibile, con pochi interventi, aumentare la compressione fino a 25 atmosfere. Il motore può essere alimentato con qualsiasi tipo di combustibile e potrebbe essere impiegato non solo in campo automobilistico ma in in molti altri settori. Un'altra cosa importante è l'assenza di vibrazioni mentre per lubrificarlo basta mezzo chilo d'olio in quanto ha pochissimi organi in movimento. Il raffreddamento è ad acqua ma difficilmente le temperature raggiungono i 50 gradi centigradi. L'emissione di gas di scarico è ridotta al massimo in quanto le tre scintille in sequenza bruciano tutto il combustibile».
Il motore è coperto da una serie di brevetti internazionali e il progetto è stato presentato alla Fiat.
Claudio De Bei, con la sua geniale invenzione, sta facendo tremare i giapponesi.


http://www.ilgiornaledivicenza.it/stories/Bassano/210547/

Naufragio Costa, recuperati altri due corpi. Salvi commissario di bordo e coppia coreana

Naufragio Costa, recuperati altri due corpi Salvi commissario di bordo e coppia coreana


Il bilancio sale a cinque vittime, mentre è corsa contro il tempo nella ricerca dei dispersi nell'enorme scafo della Costa Concordia naufragata al Giglio. Illesi i due coniugi asiatici salvati nella notte, recuperato con un elicottero Manrico Giampetroni, una gamba fratturata. Nuovi rumori dallo scafo. Il procuratore: "Temiamo altre vittime" . Trovata la "scatola nera". Fermato il comandante: "Poteva fuggire".


ISOLA DEL GIGLIO - Dopo il sollievo per il salvataggio del commissario di bordo e di una coppia di coreani, ancora dramma e dolore. Durante le ispezioni all'interno della Costa Concordia, sono stati individuati altri due corpi senza vita. Si tratta di due uomini, anziani, con indosso i giubbotti salvagente. Il responsabile delle relazioni esterne del Comando generale delle Capitanerie di porto, Filippo Marini, ha spiegato che i sub della Guardia Costiera li hanno trovati sul ponte numero 3, nei pressi del punto di raccolta 'A', nella zona di poppa della murata di dritta, quella completamente sommersa. Sale così a cinque il numero delle vittime del naufragio della nave da crociera all'isola del Giglio, mentre scende a 15 quello dei dispersi. La ricerca è una corsa contro il tempo, mentre infuriano le polemiche 1 per la manovra decisa dal comandante 2 e per la gestione dei soccorsi. Ultima denuncia in tal senso, quella che arriva dal pianista di bordo 3Antimo Magnotta. 

Salvo il commissario eroe. La giornata ha portato una speranza sulla Costa Concordia piegata davanti all'isola dopo il naufragio 4. Dopo i 2 coreani della notte scorsa è stata salvato anche il capo commissario di bordo Manrico Giampetroni 5. L'uomo è stato ritrovato sul ponte 3 con una gamba rotta. L'ufficiale è stato caricato su un elicottero direttamente dalla nave con un verricello e sarà trasportato all'ospedale di Grosseto. "Ho sempre sperato nella salvezza - le sue prime dichiarazioni -, ho vissuto 36 ore di incubo".

VIDEO L'operazione di recupero dell'ufficiale 6

"Ha una frattura scomposta dell'arto sinistro, che è stato messo in trazione. Molto probabilmente dovrà subire un intervento" riferiscono fonti mediche dell'ospedale di Grosseto. Quella di Manrico si delinea come una figura eroica. Dal racconto di molti naufraghi e come egli stesso ha riferito dopo il salvataggio, prima di crollare a terra per la frattura ha cercato di mettere in sicurezza più persone possibile.

LE FOTO DELLA CONCORDIA SOMMERSA
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Alla ricerca dei dispersi. I soccorritori non si fermano anche perché si sentono nuovi rumori provenienti dallo scafo. Così si continua a cercare, con l'incubo di quei 15 nomi (9 passeggeri e 6 membri dell'equipaggio) che ancora mancano all'appello. Oggi sono stati ritrovati 2 turisti giapponesi che ieri, dopo il naufragio, se ne erano andati a Roma con mezzi propri senza essersi sottoposti alle procedure di censimento e identificazione dei superstiti. Nell'ispezione si procede anche facendo un confronto fra l'elenco dei nominativi e delle rispettive assegnazioni delle cabine, rispetto ai presunti dispersi di cui si ha conoscenza a questo momento. 

"La speranza di trovare qualcuno vivo c'è - afferma il comandante della Guardia Costiera, Cosimo Nicastro dall'Isola del Giglio a Tgcom24 -. Questa mattina una squadra di sommozzatori si è immersa per ispezionare la parte posteriore della nave. I sub hanno sfondato un vetro e sono entrati nella sala ristorante. Nella parte sommersa meno possibilità di trovare superstiti, anche se non è da escludere la presenza di bolle d'aria. La situazione a bordo è difficile, tende e moquette galleggiano divenendo pericolose per i nostri operatori". Corsa contro il tempo, si diceva. Perché, Nicastro conferma, "c'è il rischio che la nave sprofondi a 70 metri".

La coppia coreana: "fame e freddo" Nella notte è stata tratta in salvo una coppia sposi coreani in viaggio di nozze. Hye Jim Jeong e Kideok Han, entrambi dell'83 ed entrambi insegnanti, lui di fisica e lei di chimica, erano alla loro prima crociera e si erano imbarcati a Civitavecchia. Per estrarli è stata necessaria un'ora e mezza di lavoro. Quando sono scesi all'isola del Giglio dopo il salvataggio avevano i volti provati, ma erano tranquilli.

VIDEO Il salvataggio degli sposini 8 | "Fame e freddo 9"

"Sentivamo i vostri rumori - hanno raccontati ai soccorritori - ma non siamo riusciti a farci sentire. Poi finalmente ci avete trovato". I vigili raccontano: "Abbiamo perlustrato la nave, iniziando dal ponte 6, controllando cabina per cabina. Arrivati a poppa, abbiamo chiamato, con la speranza che qualcuno ai piani inferiori ci rispondesse. E così è stato". Più tardi, in un hotel dei Parioli a Roma, i due raccontano: "Non abbiamo sentito alcun allarme, abbiamo solo visto una persona che è entrata nella nostra cabina che tentava di spiegarci qualcosa in italiano". "Abbiamo avuto fame e freddo, non riuscivamo a raggiungere la nostra cabina, dove avevamo gli indumenti". "Cercavamo di raggiungere le uscite di emergenza ma erano bloccate - continuano - così abbiamo cominciato a urlare. Vivevamo con la speranza di sopravvivere, sapendo di avere accanto la persone che amiamo".

Paura per le cabine chiuse. E le ricerche proseguono. Sommozzatori e specialisti ispezionano cabina per cabina. La grande paura è che quando sulla Costa Concordia sono partiti i black out si siano bloccate le serrature elettroniche delle porte delle cabine, che vengono aperte con badge, e non è escluso - viene ipotizzato - che qualcuno sia rimasto chiuso dentro anche per questo senza poter fuggire. E per ora è stato possibile ispezionare solo la parte della nave rimasta fuori dall'acqua.

Scongiurare il disastro ambientale. Si teme anche l'inquinamento 10. Dentro i serbatoi della nave ci sono 2.380 tonnellate di gasolio. Ora la missione prioritaria è disinnescare questo ordigno. "C'è la priorità della salvezza delle vite umane ma noi dall'altra notte ci siamo attivati avendo in mente l'incubo della perdita di 2300 tonnellate di gasolio denso" dice a Skytg24 il ministro dell'ambiente, Corrado Clini, che domani pomeriggio terrà un vertice in prefettura a Livorno con  Regione Toscana, enti locali, Protezione Civile, Istituto Superiore di Sanità, Ispra, Nucleo Operativo Ecologico dei Carabinieri, Corpo delle Capitanerie di Porto Guardia Costiera e Reparto Ambientale Marino delle Capitanerie. "Un gasolio denso potrebbe compromettere sicuramente i fondali ma anche la fauna acquatica. Il recente disastro avvenuto in Nuova Zelanda ha avuto effetti molto minori di quelli che ci sarebbero in questo caso. Il disastro quindi deve essere evitato".

LE FOTO 11

L'inchiesta. "La nave Costa Concordia era a soli 150 metri dalla riva. Una distanza incredibilmente vicina. Stiamo facendo anche accertamenti satellitari per stabilirla con esattezza. Il comandante della nave non poteva avvicinarsi così tanto all'isola del Giglio, così tanto che era inevitabile che questo scoglio se lo trovasse sotto la nave". Così il procuratore capo di Grosseto, Francesco Verusio, sull'operato di Francesco Schettino, il comandante della nave fermato 12 ieri sera per abbandono della nave, omicidio colposo plurimo e disastro. Alla base del fermo, il pericolo di fuga e il possibile inquinamento delle prove. "Quello scoglio ha tranciato la parte laterale della nave, che si è inclinata su un lato" spiega ancora il magistrato. Sulla questione dell'avvicinamento delle navi da crociera all'isola del Giglio per permettere i saluti degli abitanti ai turisti 13, "stiamo facendo indagini, la stiamo verificando", ha detto ancora il procuratore capo, che ha confermato che il comandante Schettino "non è stato sicuramente l'ultimo a lasciare la nave".

"Comandante, risalga sulla nave". Da fonti qualificate si apprende che il personale della guardia costiera avrebbe invitato più volte il comandante Schettino a risalire sulla Costa Concordia. Quando i militari inviati all'isola del Giglio dalla Capitaneria di porto di Livorno hanno individuato Schettino giù dalla nave (intorno a mezzanotte e trenta, secondo quanto si apprende), gli avrebbero ricordato le sue responsabilità e la gravità del suo comportamento in qualità di comandante, invitandolo a risalire a bordo per coordinare le procedure di evacuazione, come prevede la legge. Schettino, sempre secondo le fonti, ha assicurato che sarebbe risalito a bordo della Concordia, ma non è mai avvenuto.

Allarme lanciato un'ora dopo la collisione. Nel frattempo è stata trovata la 'scatola nera' che registra le rotte seguite dalla nave. L'esame sarà completato in un paio di giorni ma, come spiega il pm Verusio, già emergerebbe una differenza di un'ora tra l'impatto alle 21,45 e l'allarme alla Guardia costiera delle 22,43 circa. 

La difesa del comandante. Affidando le sue parole all'avvocato Bruno Leporatti, il comandante Francesco Schettino fa sapere di essere costernato, ma difende il suo operato. Schettino avrebbe fatto rotta verso la costa per evitare un affondamento in mare. "E' stata una manovra di emergenza - dichiara l'avvocato Bruno Leporatti -, avvicinarsi così tanto alla costa è stato l'unico modo per evitare che la nave affondasse in mare aperto". "Non condivido l'impostazione dell'accusa - dice Leporatti -, aspettiamo di leggere gli atti della procura e che il gip fissi l'interrogatorio di garanzia il mio assistito esprime il proprio cordoglio nei confronti delle vittime ma tiene anche a difendere la correttezza delle propria manovra. Il mio assistito è sconvolto e costernato".

Le reazioni.  "E' evidente che sia stato un grosso errore umano, errori che purtroppo a volte si fanno. E in questo caso ha avuto conseguenze drammatiche - dice il ministro della difesa Giampaolo di Paola - Navi di queste dimensioni non possono passare così vicino a una costa".

Travaglio: "la Santanchè ha detto un'altra supersonica stronzata" pro evasori

Quelle verità scomode e le comode bugie. - di EUGENIO SCALFARI




All'indomani del cosiddetto "tsunami" provocato dall'agenzia di rating Standard&Poor's ci sono alcuni fatti certi dai quali bisogna partire. Sono i seguenti:
1. Lo "tsunami" non c'è stato. Le Borse hanno registrato modesti ribassi, Piazza Affari ha perso l'1 per cento, le altre Borse europee hanno oscillato intorno al mezzo per cento di perdita, l'Austria, colpita anch'essa dal "downgrade", ha addirittura chiuso in rialzo.
2. Standard&Poor's ha declassato nove paesi su diciassette, cioè ha attaccato non un paese specifico ma l'intera economia europea e quindi, indirettamente, anche la Germania che senza l'Europa vivrebbe malissimo. Si è trattato dunque d'un giudizio politico più che economico.
3. Per quanto riguarda l'Italia questo attacco ha avuto come effetto quello di rafforzare il governo Monti, tanto più che la stessa Standard&Poor's ha apprezzato la politica di Monti nel momento stesso in cui declassava di due punti il nostro debito sovrano mandandolo in serie B. 
4. I rendimenti dei nostri Bot e dei nostri Btp alle aste di giovedì e di venerdì sono stati ottimi per i Bot e buoni per Btp triennali.
5. La Bce ha confermato che il valore dei "collaterali" che le banche danno in garanzia dei prestiti loro accordati dalla Banca centrale non subiranno alcun mutamento; la Bce cioè non terrà in nessun conto i giudizi negativi dell'agenzia di rating. Le notizie che davano per certo un peggioramento del valore dei collaterali erano dunque sbagliate o false.

Le aste italiane di giovedì e venerdì hanno comunque confermato che la fiducia nel nostro debito sta tornando e dai Bot si sta gradualmente allargando anche sui Btp ed infatti, confrontando i tassi spuntati alle aste di gennaio con quelli delle aste di novembre si hanno i seguenti risultati: Bot a sei mesi dal 6,5 al 3,2; Bot a dodici mesi dal 5,9 al 3,2; Btp a tre anni da 7,9 a 4,8; Btp a dieci anni da 5,7 a 4,9.

È possibile che nella seduta di domani alcuni di questi tassi peggiorino sul mercato secondario che però, per quanto riguarda gli oneri del Tesoro, non hanno alcuna ripercussione. Per quanto riguarda l'Italia, se ne riparlerà soltanto alle aste di febbraio e marzo che avranno dimensioni imponenti. Il Tesoro tuttavia, come la stessa Bce ha suggerito e dal canto nostro abbiamo raccomandato, dovrebbe aumentare il numero dei titoli in scadenza a breve durata, che il mercato vede con favore. Dovrebbe altresì azzerare il fabbisogno con un'operazione che rientra agevolmente nelle sue attuali capacità.

La prima conclusione che questi dati suggeriscono nel loro complesso è dunque abbastanza rassicurante. I risparmiatori e le banche hanno ricominciato a investire in titoli italiani di breve scadenza ma anche in Btp di scadenza media. Auspichiamo che questo processo si estenda tenendo presente che il 19 febbraio la Bce aprirà un secondo sportello alle banche europee per prestiti triennali di ammontare illimitato al tasso dell'1 per cento e con collaterali a valore invariato. Si tratta di fatto di uno schiaffo sulla faccia dei dirigenti di Standard&Poor's.

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Il presidente Napolitano ha indirizzato due messaggi pubblici all'Europa con due principali destinatari: la Merkel e Sarkozy, che saranno a Roma nei prossimi giorni. Un messaggio, il giorno precedente al downgrade di Standard&Poor's, puntava sulla necessità di un governo economico europeo e in particolare dei diciassette paesi dell'Eurozona; il secondo auspicava un ruolo non solo economico ma politico dell'Unione, esteso dunque non solo all'economia ma all'immigrazione, alla giustizia, agli investimenti intraeuropei e a una diversa configurazione della governance.

La Francia continua ad essere riottosa alla cessione di sovranità dagli Stati nazionali all'Unione; la Germania lo è altrettanto, ma ambedue cominciano a rendersi conto dell'urgenza di un nuovo trattato e della necessità di ridurre al minimo i poteri di veto dei singoli Stati. Sullo sfondo ci dovrebbe essere l'istituzione degli eurobond e i poteri di intervento diretto della Bce anche sui debiti sovrani.
Le dichiarazione della Merkel di ieri non dicono granché su questi obiettivi di sfondo ma finalmente puntano anche sulla necessità della crescita oltreché del rigore. Ma soprattutto vogliono sottoporre le agenzie di rating a una disciplina giuridica che vada al di là di un semplice codice etico peraltro inesistente, almeno finora.

Non c'è dubbio che l'esigenza di disciplinare le agenzie di rating con regole oggettive sia a questo punto una necessità senza tuttavia negare ad esse la libertà di esprimere documentati giudizi. L'attenzione va posta soprattutto su quell'aggettivo: documentati. Ma lo spazio pubblico europeo non può esser negato a nessuno. Se le agenzie di rating passano da giudizi strettamente economici a giudizi prevalentemente politici come è avvenuto l'altro ieri, le regole non valgono più ma in compenso l'oggettività del giudizio economico diminuisce di altrettanto.
Se l'onorevole Di Pietro e il senatore Bossi reclamano elezioni a primavera nessuno può né deve metter loro il bavaglio ma ogni persona sensata e consapevole del fatto che durante tutto l'anno ci saranno in Europa 1200 miliardi di titoli pubblici in scadenza non può che giudicarli demagoghi pericolosi o personaggi fuori di testa. Analogo giudizio daranno i mercati se le agenzie di rating attaccheranno l'esistenza d'una moneta e le politiche di un intero continente anziché dimostrare la fragilità dei suoi "fondamentali".
Da questo punto di vista la Merkel è sulla buona strada quando dice  -  come ha dichiarato ieri  -  che il Fondo di intervento sui debiti sovrani opererà comunque, anche se non otterrà la tripla A dalle agenzie di rating e Draghi ha fatto benissimo a mantenere inalterato il valore dei collaterali di garanzia ai prestiti della Bce anche se composti da titoli di debiti svalutati da quelle agenzie.

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Abbiamo già osservato che il downgrade di Standard&Poor's ha rafforzato la statura di Monti e del suo governo. Soprattutto gli ha dato ottime carte da giocare nei prossimi incontri trilaterali e alla riunione del vertice europeo di fine gennaio. Ma ha rafforzato il governo anche di fronte alle forze politiche e a quelle sociali.
Il programma di liberalizzazioni sarà varato tra pochissimi giorni. Ha già il pieno favore del Pd e del Terzo Polo. Il Pdl manifesta alcune incertezze e le maschera dietro la distinzione tra poteri forti da liberalizzare e poteri deboli (leggi tassisti ed altri) da risparmiare o postergare. La risposta di Monti è ineccepibile: le liberalizzazioni riguarderanno tutte le categorie, poteri forti e poteri diffusi. Tutti nello stesso decreto.
Osservo dal canto mio che i tassisti sono un potere diffuso ma non un potere debole. Come lo sono i camionisti. Come lo sono gli allevatori di mucche inadempienti alle regole comunitarie. Chiamarli poteri deboli è un errore lessicale e alquanto demagogico. Ci sono certamente alcuni punti sostenuti da queste categorie che vanno risolti con equità a cominciare da quello che riguarda le vecchie licenze dei tassisti. Per il resto, il trasporto urbano è un pubblico servizio e va regolato a vantaggio dei consumatori, altrimenti che servizio pubblico sarebbe?
Farmacie, notai, ordini professionali, vanno tutti ripensati alla luce del concetto di tutela della concorrenza. Così sembra formulato il decreto che sta per essere emesso. Gli ordini non vanno aboliti ma debbono avere un solo e fondamentale obiettivo: essere i custodi del canone etico e deontologico degli associati. Gli ordini non sono un sindacato, perciò non possono occuparsi di tariffe e di altre questioni economiche. Debbono occuparsi dell'etica e lo debbono fare nell'interesse della società civile per la quale l'esistenza degli ordini deve essere una garanzia di professionalità dei loro aderenti.

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Il referendum è stato respinto dalla Corte costituzionale. Era previsto e prevedibile. Una democrazia parlamentare non può restare priva di una legge elettorale neppure per un minuto. Il nostro istituto referendario è abrogativo e non propositivo. I referendum elettorali andrebbero dunque esclusi come lo sono quelli relativi ai trattati internazionali e alle leggi di imposta. Questa disposizione non fu messa in costituzione affinché fosse possibile anche un referendum elettorale quando si limiti ad abrogare qualche parola o qualche comma da una legge elettiva esistente trasformandola in una nuova legge attraverso l'istituto referendario. Nel nostro caso però il secondo quesito effettuava sulla legge esistente un'operazione chirurgica di tale complessità da non configurare una nuova legge attuabile e per questo è stato respinto come il primo quesito che si limitava alla richiesta di un'abrogazione pura e semplice.

Si può criticare nel merito la sentenza ma non si può accusare la Corte d'essere diventata un organo politico e fazioso, per di più alle dipendenze del Capo dello Stato. Da questo punto di vista personaggi come Di Pietro e alcuni editorialisti qualunquisti meritano d'esser considerati demagoghi e politicamente scorretti. Hanno evidentemente un disperato bisogno di "audience" e quindi di avere sempre e comunque un nemico sul quale sparare. Prima avevano Berlusconi, adesso Monti e Napolitano. Ed anche il Partito democratico. Usano un fucile a due canne con il quale dirigono i colpi su un duplice obiettivo nella speranza di mantenere e magari di estendere il consenso di un'opinione pubblica dominata dall'emotività e dall'incostanza.
La parola "casta" è così entrata nel lessico qualunquista ed è stata largamente applicata anche per quanto ha riguardato la votazione della Camera sul caso Cosentino. Quella votazione, come hanno detto giustamente Bersani e Casini, è stata una sorta di suicidio parlamentare. Ma chi ha compiuto quel suicidio e ha lavorato per ottenere quel voto? Il Pdl e la Lega di Bossi (non quella di Maroni). Pd e Terzo Polo hanno votato in massa per l'arresto di Cosentino (285 voti su 295). Dov'è dunque il voto di casta? Perché blaterano contro la politica invece di individuare i comportamenti dei singoli parlamentari e dei singoli partiti? Questo è l'opposto della ricerca della verità e come tale va condannato. 
Noi siamo favorevoli alle verità scomode ma contrari alle comode bugie. Trentasei anni di storia di questo giornale (l'anniversario era ieri) lo dimostrano ampiamente.

Post scriptum. Anche se ci hanno messo una pezza a colore nelle ultime ore, la spaccatura tra la Lega di Bossi e quella di Maroni è il fatto di maggiore importanza nella politica dei partiti. È un movimento democratico quello in cui il segretario impedisce con una pubblica deliberazione ad un esponente storico di quel partito di intervenire nel dibattito congressuale? Sembra la Corea del Nord. Ed hanno l'ardire di ridurre il grande Nord italiano alla loro miserabile Padania?



http://www.repubblica.it/politica/2012/01/15/news/scalfari-28136320/