Un diario, dove annoto tutto ciò che più mi colpisce. Il mio blocco per gli appunti, il mio mondo.
sabato 4 febbraio 2012
Apparteneva al Salai la copia della 'Gioconda' ritrovata al Prado.
Il documento notarile conservato presso l'Archivio di Stato di Milano
Roma - (Adnkronos) - Lo rivela un documento notarile del 1525 pubblicato nel volume della studiosa Carla Glori.
Roma, 3 feb. (Adnkronos) - Un'ulteriore conferma alla tesi che attribuisce al Salai la paternità della 'Gioconda' ritrovata al Prado di Madrid, arriva da un documento notarile del 1525, che attesta che l'opera era tra i beni dell'allievo prediletto di Leonardo da Vinci. L'atto, conservato presso l'Archivio di Stato di Milano, è stato scoperto nel 1990 da Shell-Sironi, e attesta che nel 1525 in un inventario dei beni di Gian Giacomo Caprotti da Oreno detto Salai, morto l'anno precedente, c'è anche un quadro ''de una dona aretrata dicto la honda C°'', e corretto con ''dicto la Joconda''.
Il documento è pubblicato nella seconda versione, attualmente in fase di stampa presso l'editore Cappello, del volume 'Enigma Leonardo: decifrazioni e scoperte. La Gioconda. In memoria di Bianca', di Carla Glori. L'opera in possesso del Salai, secondo la Glori con molta probabilità coincide proprio con la copia del Prado, che gli esperti indicano come dipinta in contemporanea con l'originale.
La scoperta fatta da Shell-Sironi nell'Archivio di Stato di Milano andrebbe, in base alla tesi della Glori, a costituire traccia documentale dell'esistenza in mani del Salai della sua copia coeva della Gioconda, e coinciderebbe quindi con quella del Prado. Per quanto concerne la dicitura cancellata dal documento, ''la honda C°'', secondo la Glori costituirebbe una prova che l'opera del Salai sia contemporanea dell'originale di Leonardo. La lettera C infatti, secondo la studiosa, sarebbe l'iniziale di una delle tre parole latine 'collatio', 'comparatio', 'contentio', ad indicare appunto 'comparazione', 'confronto', 'paragone'.
http://www.adnkronos.com/IGN/News/Cultura/Apparteneva-al-Salai-la-copia-della-Gioconda-ritrovata-al-Prado_312936696482.html
L'Italia che amo.
Si chiama Antonietta Curcio e, come fa ormai da sei anni, ieri ha aperto il suo albergo, a Rimini, ai senza fissa dimora: 33 camere, a disposizione di chi è senza tetto ed esposto al freddo di questi giorni...
https://www.facebook.com/photo.php?fbid=10150589174662855&set=a.196671182854.131248.196502997854&type=1&theater
Terremoto L'Aquila: aperta inchiesta su funerali di Stato.
Sotto inchiesta l'impresa Taffo, con sede anche a Roma.
L'AQUILA - A circa tre anni dal terremoto scoppia lo scandalo sui funerali solenni delle 309 vittime del tragico sisma del 6 aprile 2009. La procura della repubblica dell'Aquila ha messo sotto inchiesta l'impresa Taffo Gaetano e figli snc che ha sedi all'Aquila e Roma. In questa vicenda relativa ai drammatici giorni successivi al terremoto e ai funerali solenni celebrati il 10 aprile 2009 l'accusa e' di truffa ai danni dello Stato.
Le indagini della guardia di finanza dell'Aquila hanno accertato che l'impresa di onoranze funebri ha fatturato servizi effettuati da altre ditte alle quali si erano rivolte i parenti delle vittime: in particolare, e' emerso che nella documentazione ci sono fatture false per la fornitura di 29 bare e 20 servizi di trasporto. L'importo della truffa e' di circa 40 mila euro.
L'impresa Taffo ha agito dopo aver ricevuto nei drammatici e concitati momenti successivi al sisma dall'allora prefetto dell' Aquila Franco Gabrielli l'incarico della gestione dei servizi funebri nell'ambito dei funerali solenni; i Taffo erano stati presentata come la piu' grande della citta'. Gabrielli poi diventato capo della protezione civile nazionale era arrivato all'Aquila da poche ore.
venerdì 3 febbraio 2012
Fusione fredda: successo per un test effettuato al MIT.
La storia della fusione fredda si incrocia molto spesso con quella del prestigioso istituto di ricerca statunitense del MIT. Quando nel 1989 Martin Fleischmann e Stanley Pons annunciarono al mondo intero che erano riusciti a ottenere tale reazione nucleare, il dibattito che ne scaturì e che si concluse con la bocciatura senza appello di questa invenzione, passò anche dai risultati negativi di alcuni test svolti proprio al Massachusetts Institute of Technology.
Come leggiamo su Wikipedia, solo successivamente Eugene Mallove, allora capo dell’ufficio stampa dell’istituto, ammise che alcuni grafici afferenti a quei test furono alterati senza ragione, probabilmente per evitare che lo studio delle reazioni LENR rubasse scena e fondi alle ricerche sul nucleare classico.
Il fatto che in questi giorni si parli della riuscita di una prova riuscita proprio al MIT su un reattore a fusione fredda potrebbe essere archiviato sotto la voce “legge del contrappasso”. Il reattore in questione non è, per essere chiari, né quello del duo Fleischmann-Pons (di cui però replica la reazione), né tanto meno l’E-Cat di Andrea Rossi e Sergio Focardi – anche se è difficile non avvertire la presenza del fantasma di entrambi in questa vicenda.
Ad essere stato testato è stato il reattore che da anni stanno mettendo a punto quelli della JET Energy, chiamato: Lattice-Assisted Nuclear Reaction (LANR). Il nome deriva dal fatto che sarebbe proprio un particolare lattice costruito a partire da nanotecnologie a indurre la reazione nucleare a basse temperature. A reagire, sono due atomi di idrogeno (Deuterio e Trizio) che si fondono in un isotopo stabile dell’Elio. Si tratta, come detto, della stessa reazione scoperta da Fleischmann-Pons; diversamente, l’E-Cat di Andrea Rossi catalizzerebbe una reazione a bassa energia fra idrogeno e nichel, ottenendo del rame.
L’energia prodotta dal reattore al MIT sarebbe 10 volte superiore a quella immessa per attivarlo. Inoltre, diversamente rispetto al caso di Rossi, il prof. Hagelstein avrebbe fornito delle basi scientifiche in grado di spiegare l’accaduto.
Ad essere onesti, non si tratta del primo esperimento della JET Energy al MIT: già ad agosto del 2003, quindi quasi nove anni fa, ne venne effettuato uno con successo. Il successo mediatico che il tema sta avendo ai nostri giorni, grazie ad attori come Andrea Rossi o la Defkalion, rende però l’avvenimento estremamente interessante. Che la fusione fredda sia una possibilità reale per il nostro futuro? Come nel caso del motore PlasmERG è presto per rispondere. Di certo la nostra società ha un disperato bisogno di nuove fonti energetiche e sembra aggrapparsi a queste ricerche per vedere un po’ di luce per il proprio futuro.
Stupro di gruppo, carcere non obbligatorio. Bufera su Cassazione.
Bongiorno: sentenza sbagliata, conseguenze molto gravi. Lenzi (Pd): spingerà le donne al silenzio. Mussolini (Pdl): aberrante.
Roma, 3 feb. (TMNews) - Il giudice non è più obbligato a disporre la custodia cautelare in carcere per chi è accusato di violenza sessuale di gruppo, ma può optare per misure alternative. Lo ha stabilito una sentenza della Corte di Cassazione, interpretativa di una sentenza della Corte Costituzionale del 2010. E' subito polemica.
"E' una sentenza che non condivido. Che ritengo sbagliata. Come donna e come tecnico del diritto". Così l'onorevole Giulia Bongiorno, avvocato diventata famosa col processo Andreotti, che ha fondato insieme a Michelle Hunziker "Doppia difesa", una fondazione onlus per assistere le vittime di discriminazioni, violenze o abusi.
"Sarà un'ulteriore spinta al silenzio per le donne che subiscono violenza", prevede Donata Lenzi della presidenza del Gruppo Pd della Camera. "Proprio nel periodo che intercorre fra la denuncia e il processo - continua - le donne subiscono maggiori pressioni e minacce e spesso sono costrette a nascondersi. Proprio per questi motivi, ci sembra che per un reato così grave l'interpretazione stabilita dalla Corte sia inopportuna e tenga in scarsa considerazione la realtà delle donne vittime di violenza".
"E' aberrante applicare misure alternative al carcere per lo stupro di gruppo", dice Alessandra Mussolini. "La Cassazione ha lanciato una bomba ad orologeria pronta ad esplodere e a depotenziare tale grave reato. Una donna che vede negato il carcere per i suoi carnefici subisce una seconda violenza - aggiunge la deputata del Pdl - Nessuna misura alternativa può essere accettata da una società che deve tendere a rafforzare i diritti e la tutela delle donne e non a rendere più semplice la vita di chi commette tali orribili reati su di esse".
Int6
"E' una sentenza che non condivido. Che ritengo sbagliata. Come donna e come tecnico del diritto". Così l'onorevole Giulia Bongiorno, avvocato diventata famosa col processo Andreotti, che ha fondato insieme a Michelle Hunziker "Doppia difesa", una fondazione onlus per assistere le vittime di discriminazioni, violenze o abusi.
"Sarà un'ulteriore spinta al silenzio per le donne che subiscono violenza", prevede Donata Lenzi della presidenza del Gruppo Pd della Camera. "Proprio nel periodo che intercorre fra la denuncia e il processo - continua - le donne subiscono maggiori pressioni e minacce e spesso sono costrette a nascondersi. Proprio per questi motivi, ci sembra che per un reato così grave l'interpretazione stabilita dalla Corte sia inopportuna e tenga in scarsa considerazione la realtà delle donne vittime di violenza".
"E' aberrante applicare misure alternative al carcere per lo stupro di gruppo", dice Alessandra Mussolini. "La Cassazione ha lanciato una bomba ad orologeria pronta ad esplodere e a depotenziare tale grave reato. Una donna che vede negato il carcere per i suoi carnefici subisce una seconda violenza - aggiunge la deputata del Pdl - Nessuna misura alternativa può essere accettata da una società che deve tendere a rafforzare i diritti e la tutela delle donne e non a rendere più semplice la vita di chi commette tali orribili reati su di esse".
Int6
LEGGE LEGA-PDL-VIOLANTE. - di Marco Travaglio.
Ma sì, forse è meglio così.
Ben venga il voto della Camera sull’emendamento leghista che costringerà i magistrati a pagare di tasca propria i “danni” a ogni persona indagata e poi assolta.
Ben venga perché, anche se fosse approvato anche dal Senato e diventasse legge, non entrerebbe mai in vigore, visto che è contrario alla Costituzione e alla normativa europea: serve soltanto a spaventare i magistrati che si lasciano spaventare.
Ben venga perché ci sveglia dal sogno che basti un governo tecnico per ripulire una politica marcia dalle fondamenta e cancellare vent’anni di berlusconismo bipartisan.
Ben venga perché così è chiaro a tutti che, sulla giustizia e sulla tv, continua a comandare B. E che il Parlamento che dovrebbe “fare le riforme”, cambiare la legge elettorale, combattere corruzione, mafia ed evasione è sempre quello che dichiarò Ruby nipote di Mubarak, varò una dozzina di leggi ad personam e salvò dal carcere Cosentino (due volte), Tedesco e Milanese.
Ben venga perché costringe il governo Monti a uscire dalla comoda e ambigua “continuità” col precedente e a scegliere non fra destra e sinistra (etichette giurassiche), ma fra i due partiti trasversali che si fronteggiano da tempo immemorabile: quello dell’impunità e quello della legalità.
Per fortuna, mentre il Parlamento si arrocca a difesa dei suoi delitti come quello spazzato via vent’anni fa da Mani Pulite, il partito della legalità cresce: lo testimoniano le oltre 16 mila firme raccolte in poche ore dalla legge del Fatto sulla responsabilità giuridica dei partiti dopo il caso Lusi.
Ora la ministra Severino non può cavarsela con frasette alla vaselina per deplorare l’“intervento spot” che “rende poco armonioso il quadro complessivo”, auspicare “qualche miglioramento in seconda lettura”, previa “riflessione sul tema per riaprire il dialogo”, e annunciare “una seconda fase” (la solita, mitologica “fase 2”). Prendersela soltanto col Pdl e con la Lega è troppo facile: erano anni che tentavano di farla pagare (nel vero senso della parola) ai giudici per le indagini sui loro leader-lader.
Ieri, fra i 261 sì alla porcata padan-berlusconiana, si annidavano – nascondendo la mano grazie al voto segreto avventatamente concesso da Fini – almeno 50 deputati dell’altro fronte (Pd, Udc, Fli e Idv).
Del resto i partiti maggiori (Pdl, Pd e Lega) e qualcuno minore (tipo l’Api di Rutelli) hanno a che fare con la giustizia e, nel segreto dell’urna, non è parso vero a qualche furbastro di assestare una bella legnata ai magistrati, o almeno di metter loro paura. L’idea malata e somara che l’errore giudiziario scatti ogni qual volta un cittadino finisce sotto inchiesta o sotto processo o agli arresti e poi venga assolto, dunque debba pagare direttamente il magistrato, accomuna trasversalmente la gran parte del mondo politico e di quello intellettuale retrostante.
Proprio in questi giorni l’Unità, tornata a essere l’organo ufficiale del Pd, s’è lanciata in una delirante campagna in difesa di Ottaviano Del Turco, arrestato nel 2008 per tangenti, poi rinviato a giudizio e ora a processo.
Anticipando la sentenza, l’Unità ha deciso che Del Turco è innocente a prescindere.
Poi l’ha intervistato per fargli chiedere “un atto riparatore dalla politica” per un’assoluzione che non c’è.
Poi ha interpellato Violante, il quale ha sostenuto che siccome “non si è trovato il denaro”, Del Turco dev’essere per forza innocente (uno come lui i soldi non li farebbe mai sparire).
E s’è portato avanti col lavoro, dimenticando che gli arresti e i rinvii a giudizio non li fa il pm, ma il gip e il gup: “Se Del Turco dovesse risultare innocente, è chiaro che il magistrato inquirente dovrebbe risponderne direttamente”.
E certo: siccome i processi servono a stabilire se uno è innocente o colpevole, se tutti gli assolti potessero rivalersi sul pm, non si troverebbe più un pm disposto ad aprire un’indagine. Un’idea talmente demenziale che Polito l’ha subito elogiata sul Corriere.
E ieri, Lega e Pdl l’hanno tradotta in legge.
Per una questione di Siae, la chiameremo “legge Violante”.
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