venerdì 24 febbraio 2012

Il governo: "La Chiesa pagherà l'Ici" I Salesiani: "Tassa ingiusta e non equa".



Il governo: "La Chiesa pagherà l'Ici" I Salesiani: "Tassa ingiusta e non equa"

Riunione a palazzo Chigi. La norma è stata introdotta nel dl liberalizzazioni sotto forma di emendamento. Non ci sarà nessuna sanatoria. "Grazie agli introiti si potranno abbassare le tasse".


ROMA - Come annunciato il governo ha messo mano all'Imu (ex Ici) per gli immobili della Chiesa destinati ad attività commerciali. Il consiglio dei ministri ha infatti approvato un emendamento al decreto attualmente all'esame del Senato che dovrebbe sciogliere il nodo della procedura di infrazione dell'unione europea contro l'italia per il trattamento fiscale di favore sulle proprietà ecclesiastiche. "Il maggior gettito sarà destino alla riduzione delle tasse" spiega il governo. 

L'emendamento prevede che siano sottoposti a tassazione tutti gli immobili all'interno dei quali si svolgano attività commerciali, capovolgendo il meccanismo di esenzione in vigore finora. Sarebbero però escluse dall'imu le attività no profit. Il beneficio quindi non dovrebbe riguardare la sola presenza di una Chiesa all'interno di una clinica o di una struttura di accoglienza. Se il provvedimento sarà approvato nella formulazione proposta dal governo non ci saranno sanatorie per i contenziosi già in atto e non saranno interrotte eventuali attività di accertamento già in corso. Infine, gli adeguamenti catastali partiranno dal gennaio 2013. Secondo stime non ufficiali dell' Agenzia delle Entrate, si tratterebbe di un potenziale introito di due miliardi di euro all'anno.

I malumori del Pdl. 
Di altro avviso Massimo Corsaro, vice presidente del gruppo Pdl alla Camera: "Sarebbe davvero curioso se il governo, come si apprende da note di agenzia, presentasse a tal proposito un emendamento al decreto sulle liberalizzazioni. Non più tardi di 24 ore fa infatti è stato il capo dello stato a stigmatizzare l'inserimento, nella fase di conversione dei decreti legge, di temi non inizialmente previsti nel testo. Quel monito deve valere per tutti, salvo che, visto il tema, il primo ministro non esibisca una bolla di dispensa dal richiamo di Napolitano". Ma dal Pdl si alzano altre voci critche: "Il governo dica se asili nido e scuole parificate devono pagare la nuova Imu o no. E' urgente un intervento chiarificatore sull'emendamento presentato adesso dal governo al decreto liberalizzazioni" dice Maurizio Lupi (Pdl) vice presidente della Camera.

Il no dei salesiani. 
"Per quanto riguarda l'eventuale applicazione dell'ici alle scuole paritarie, i salesiani d'italia ribadiscono che questa non sarebbe giusta nè equa" si legge in una nota l'ordine fondato da Don Bosco che gestisce 140 scuole. Il provvedimento, sostengono, sarebbe in contrasto con le leggi che prevedono che le scuole non statali "hanno i medesimi doveri e diritti delle scuole statali, poichè svolgono un servizio pubblico e concorrono ai medesimi fini". Quindi, "non possono essere considerate 'commerciali' quelle attività che erogano un servizio che ha rilievo pubblico, è destinato all'assolvimento del diritto-dovere all'istruzione e formazione, tende ad assicurare fondamentali diritti di cittadinanza, come il diritto allo studio e il diritto all'istruzione e formazione professionale".

Golden share. 
Sull'altro fronte le norme arriva la golden share a difesa di settori strategici contro tentativi di acquisizione da parte di soggetti esterni all'unione euroea. La novità è contentuta in un emendamento che il governo si appresterebbe a presentare al dl liberalizzazioni. La bozza della proposta di modifica riguarda i casi di "minaccia effettiva di grave pregiudizio per gli interessi nazionali della sicurezza nazionale" e prevede "poteri speciali" anche l'opposizione all'acquisto se "l'acquirente è un soggetto esterno all'unione europea" e arriva a "detenere un livello di partecipazione al capitale con diritto di voto in grado di compromettere gli interessi di sicurezza nazionale". Per l'individuazione dei settori di strategicità nazionale l'emendamento rimanda a uno o più decreti della presidenza del consiglio su proposta per ambito di competenza dai ministeri della difesa, degli interni, dell'economia.

Le altre norme. 
Tra i provvedimenti all'esame c'è anche il potenziamento dell'accertamento ed altre disposizioni urgenti di natura finanziaria e societaria. All'ordine del giorno anche l'esame preliminare del disegno di legge per le nuove modalità di elezione dei consigli provinciali e il regolamento che modifica le disposizioni in materia di stato civile relativamente alla disciplina sul cognome.



http://www.repubblica.it/politica/2012/02/24/news/consiglio_semplificazione-30447641/?ref=HREA-1

Governo, pubblicata l’attività dei 100 giorni “Tutti devono concorrere al rilancio del Paese”.



Reso pubblico un rendiconto dell'operato dell'esecutivo Monti dei primi tre mesi di lavoro. Dal Salva Italia al Cresci Italia. Con alcuni dati, tra cui quello relativo ai tagli apportati alla Presidenza del Consiglio: rispetto all'anno precedente i voli di Stato sono stati ridotti del 92%, con un risparmio di 23,5 milioni di euro.

“Tutte le componenti della società devono partecipare allo sforzo per la salvezza e il rilancio dell’Italia”. Si apre così il rapporto sui primi 100 giorni dell’attività di Governo dell’esecutivo guidato da Mario Monti pubblicato sul sito dell’esecutivo. Un resoconto dettagliato dei provvedimenti adottati, dal Salva Italia al Cresci Italia, con indicati i punti più rilevanti. “Con queste basi si è dato il via al corposo pacchetto di misure urgenti per assicurare la stabilità finanziaria, la crescita e l’equità”, si spiega. “Il compito di questo governo è quello di far uscire il Paese dalla zona d’ombra in cui era stato confinato, di porre fine all’emergenza e, soprattutto, di gettare le basi per una rinascita economica e sociale”, si sottolinea ancora, “per questo il primo provvedimento adottato dal governo il 4 dicembre 2011 segue due direttrici: quella del rigore e delle riforme strutturali, e quella della prime misure per la crescita”. L’insieme degli interventi, si ricorda, “ammonta a circa 20 miliardi di euro strutturali per il triennio 2012-2014 con una forte componente permanente di risparmi conseguiti. La correzione lorda è di oltre 30 miliardi in quanto sono previsti interventi di spesa a favore della crescita, del sistema produttivo e del lavoro per oltre 10 miliardi. All’interno del pacchetto è inclusa la correzione dei saldi pari a 4 miliardi previsti quale clausola di salvaguardia nella manovra di agosto 2011″.

Tagli alla presidenza del Consiglio. C’è anche un capitolo dedicato ai tagli della presidenza del Consiglio nel rapporto sui primi 100 giorni dell’attivita’ di Monti. In tre mesi, palazzo Chigi ha risparmiato oltre 43 milioni di euro. “Sono state conseguite diverse riduzioni dei costi”, si spiega, “-4 milioni di euro per i dipendenti nelle strutture generali stabili (blocco del turnover, congelamento dei contratti, pensionamenti); -12,2 milioni di euro per gli uffici di diretta collaborazione relativi al presidente, ai ministri senza portafoglio e ai sottosegretari presso la presidenza del Consiglio. In questi uffici si registra una riduzione di 241 unità in termini di personale addetto; -2,3 milioni di euro per le strutture di missione, con una riduzione di 51 unità di personale; -750mila euro per esperti e consulenti, il cui numero complessivo è diminuito di 99 unita”‘. Ancora, “per quanto riguarda i trasporti aerei di Stato, c’è stata una contrazione significativa dei voli pari al 92%, con un risparmio complessivo di 23,5 milioni. Infine, nel servizio automezzi il risparmio ammonta a circa 270mila euro, su base annua”.

Unione Europea. “L’obiettivo del governo è di contribuire sempre di più a determinare gli orientamenti politici ed economici dell’Unione Europea, non limitandosi a recepirli in modo passivo”, si legge nel rapporto. “Il governo vuole, in ultima analisi, determinare sempre di più questi orientamenti e giocare il ruolo che naturalmente spetta a un grande paese fondatore dell’Unione e a una delle piu’ grandi economie dell’eurozona”, si insiste.  ”E’ su questa linea di indirizzo che va inquadrata la lettera per la crescita, promossa dal governo il 20 febbraio e che ha coinvolto altri 11 partner dell’Unione Europea”, ricorda l’esecutivo.

Marco Travaglio: il codice etico della Rai - puntata 14 - Servizio Pubblico



http://www.serviziopubblico.it

giovedì 23 febbraio 2012

Stipendi manager PA, piu' pagato Manganelli.

Stipendi manager PA, piu' pagato Manganelli


Alla Camera un primo elenco dei supermanager che guadagnano piu' di 294 mila euro l'anno.


Il ministro della Pubblica amministrazione Filippo Patroni Griffi ha consegnato alla Camera un primo elenco dei manager della P.a. che guadagnano piu' di 294 mila euro. In base a questa prima ricognizione, lo stipendio piu' alto e' quello del capo della polizia Antonio Manganelli, di 621.253,75 euro. La lista consegnata oggi alle commissioni Affari costituzionali e Lavoro della Camera dal ministro Filippo Patroni Griffi non è completa, dal momento che mancano gli eventuali stipendi cumulati dai manager pubblici che ricoprono diversi incarichi.
Inoltre, se è vero che ciascun ministero (incluso Palazzo Chigi) ha consegnato i dati di sua competenza, mancano ancora quelli di alcuni enti pubblici. Il capo della Polizia Antonio Manganelli, dunque, è primo in 'classifica' per lo stipendio più alto, ma non è detto sia il più 'ricco' tra i dirigenti dello Stato, dal momento che alcuni colleghi potrebbero superarlo sommando le retribuzioni ricevute per i diversi incarichi. Ad ogni modo, tutti i nomi nella lista consegnata dal governo al Parlamento, andranno incontro alle riduzioni di stipendio previste dal decreto attualmente all'esame delle Camere, che fissa un tetto retributivo a 294 mila euro. Restano esclusi i dirigenti degli organi costituzionali (Quirinale, Parlamento, Corte costituzionale) e quelli degli enti locali.
STIPENDIO GABRIELLI 364 MILA EURO  - E' di 364.196 euro lo stipendio del capo Dipartimento della Protezione civile Franco Gabrielli. Lo comunica la presidenza del Consiglio, che segnala inoltre che "tra il personale dei ruoli con incarico di struttura" di palazzo Chigi "nessun dipendente supera il tetto del primo presidente della Corte di Cassazione". Dunque, il taglio previsto dal decreto all'esame del Parlamento, per portare gli stipendi al di sotto di 294 mila euro, si applicherà eventualmente soltanto al capo della Protezione civile.
AUTHORITY, PER PRESIDENTI REDDITO 'TOP' 474 MILA EURO  - La retribuzione dei presidenti delle Authority e', al massimo, di 475.643 euro. E' quanto emerge dall'elenco delle retribuzioni nella pubblica amministrazione superiori a 294.000 euro. Gli oltre 475 mila euro sono appannaggio del presidente dell'Antitrust, Giovanni Pitruzella, di Energia e Gas, Pier Paolo Borboni, e di Agcom, Corrado Calabro'. Nel caso di Pitruzzella, pero', e' da segnalare che il presidente e' entrato in carica solo a fine novembre e che lo stipendio 2012 e' stato ridotto a 304 mila euro. Pitruzzella quindi andrebbe inserito tra i presidenti di authority con reddito più basso, come il presidente della Consob, Giuseppe Vegas, che ha una retribuzione di 387.000 euro. Ancora inferiori gli stipendi di Avcp, Privacy e Covip, che sono sotto quota 294 mila euro. All'Antitrust, inoltre, nel 2012 scatterà una riduzione delle retribuzioni per tutti i componenti. Stesso discorso andrà applicato al segretario generale dell'Agcom e a una quota dei componenti di quella autorità per il 2012, dato che hanno già deciso l'applicazione di una riduzione. E' da notare, peraltro, che il direttore generale della Consob, Antonio Rosati, distanzia con 395 mila euro (più gratifica annuale) anche il presidente Vegas. Per quanto riguarda i componenti e i dipendenti delle diverse autorità, i loro stipendi 2011 sono in una fascia compresa tra i 300 e i 400mila euro circa. Per il 2011 (ma nel 2012 scatteranno le riduzioni) al livello più alto (396.379 euro) si trovano i componenti dell'Antitrust (Antonio Pilati, Piero Barucci, Carla Rabitti Bedogni e Salvatore Rebecchini), di Energia e Gas (Valeria Termini, Luigi Carbone, Rocco Colicchio, Alberto Biancardi) e dell'Agcom (Nicola D'Angelo, Sebastiano Sortino, Enzo Savarese, Stefano Mannoni, Antonio Martusciello, Michele Lauria, Roberto Napoli e l'ex Gianluigi Magri). Un poco più in basso nella classifica dei componenti delle Authority ci sono quelli della Consob (Vittorio Conti, Michele Pezzinga, Paolo Troiano e Luca Enriques) con retribuzioni 2011 a quota 322 mila euro. Da citare, infine, il segretario generale della Consob Gaetano Caputi con una retribuzione di 280.000 euro (ma va aggiunta una gratifica annuale), e i dipendenti dell'Agcom Roberto Viola (325.203,28 euro più contributo di solidarietà) e Antonio Perrucci (292.858,18 euro più incarico da altra pubblica amministrazione, più contributo di solidarietà). Secondo quanto pubblicato anche sui rispettivi siti Internet, Antitrust e Agcom hanno già provveduto ad uniformare per il 2012 gli stipendi dei loro dirigenti al tetto introdotto dal governo Monti. E hanno abbassato le retribuzioni alla cifra percepita dal primo presidente della Corte di Cassazione. L'adeguamento è dunque a 304 mila euro, la cifra inizialmente indicata dal governo (solo successivamente è stato indicato il nuovo trattamento economico del primo presidente della Suprema Corte, che è di 294 mila euro). Per quanto riguarda l'Antitrust, dunque, sia il presidente Giovanni Petruzzella, sia i componenti del collegio Piero Barucci, Carla Rabitti Bedogni e Salvatore Rebecchini percepiscono a partire dal primo gennaio 2012 uno stipendio di 304.951,95 euro. Identica cifra per i vertici dell'Agcom: il presidente Corrado Calabrò e Nicola D'Angelo, Michele Lauria, Stefano Mannoni, Antonio Martusciello, Roberto Napoli, Sebastiano Sortino
DA ISTAT A INPS DIFFERENZE SOSTENUTE REDDITI MANAGER  - Il direttore generale dell'Inps ha uno stipendio più alto di quello del presidente dello stesso ente. E' quanto emerge dai dati comunicati oggi alla Camera, secondo i quali Antonio Mastrapasqua per il suo incarico di presidente dell'Ente previdenziale ha una retribuzione di 216.711,67 euro. E' di 300mila euro, invece, la retribuzione del presidente dell'Istat Enrico Giovannini. Mauro Nori e Massimo Pianese, che presso l'Inps hanno la qualifica di direttore generale, hanno uno stipendio rispettivamente di 377.214,86 euro e 322.841,14 euro. Inoltre, presso l'ente previdenziale hanno uno stipendio al di sopra di quello del primo presidente della Corte di Cassazione i dirigenti: Giuliano Quattrone (333.416,97 euro), Maria Grazia Sampietro (314.371,92 euro), Giuseppe Baldino (306.548,79 euro), Daniela Becchini (296.208,91 euro). Quanto agli altri enti pubblici, l'Aran, l'Agea, l'Inail, l'Agenas, l'Isfol, l'Istituto nazionale di geofisica e vulcanologia, l'Istituto nazionale di Ricerca metrologica, la Stazione zoologica Anton Dohrn, il Consorzio per l'area di ricerca scientifica e tecnologica di Trieste, il Parco Appennino, comunicano tutti che i loro dipendenti hanno stipendi inferiori al tetto di 294 mila euro.
PATRONI GRIFFI: MANCA DATO CUMULI STIPENDI, MA LO AVREMO  - "Abbiamo chiesto alle amministrazioni di appartenenza" di fornirci l'elenco degli emolumenti degli alti dirigenti "che sforano" il tetto massimo, individuato dal Governo nello stipendio del primo presidente della Corte di Cassazione, di circa 294 mila euro. Ma le informazioni ricevute sono al momento incomplete, perché non tutti gli enti hanno inviato i dati richiesti. Lo spiega il ministro della funzione pubblica Filippo Patroni Griffi, lasciando le commissione Affari Costituzionali e Lavoro della Camera, dopo aver consegnato la lista dei redditi dei 'super-manager' di Stato. Nell'elenco, spiega Patroni Griffi, "mancano i cumuli", e cioé gli eventuali stipendi aggiuntivi che i 'super-manager' percepiscono dallo Stato per altri incarichi. "E non ci sono neanche i benefit - aggiunge - perché noi abbiamo chiesto la retribuzione da contratto". Soprattutto quelli relativi ai cumuli "sono dati - sottolinea Patroni Griffi - che come ministero continueremo a raccogliere, per poter applicare il tetto retributivo" quando il decreto entrerà in vigore. Ad ogni modo, spiega, l'articolo 3 del decreto della presidenza del Consiglio che introduce il tetto agli stipendi dei manager, "prevede che ciascuno dei dirigenti pubblici presenti una dichiarazione annuale all'amministrazione di appartenenza indicando l'esistenza di altri incarichi assunti. Informazioni, queste, che saranno pubbliche". Patroni Griffi racconta di aver voluto consegnare al Parlamento i primi dati disponibili, seppur incompleti: "Era meglio cominciare, in tre giorni non avrei potuto avere di più". E aggiunge di essere pronto a integrare quei dati, se le commissioni lo chiederanno. Intanto, il ministero andrà avanti nel suo 'censimento'. Quanto alla Camera, le commissioni Affari costituzionali e Lavoro formuleranno il parere sullo schema di decreto del governo il prossimo 29 febbraio. L'intenzione dell'esecutivo è che, non appena acquisiti i pareri parlamentari, il tetto agli stipendi sia immediatamente operativo.
FINI PUBBLICA I SUOI, 201MILA EURO IN 2010  - Sono on-line le dichiarazioni dei redditi dal 2008 al 2011 del presidente della Camera Gianfranco Fini. Fini ha aderito alla possibilità, data a tutti i deputati, di pubblicare il proprio stato patrimoniale accanto alla biografia, sul sito della Camera. E da stamattina sono dunque visibili anche sul Web le dichiarazioni depositate ogni anno dal presidente agli uffici di Montecitorio. Per il 2010 Fini ha dichiarato un imponibile di 201.115 euro, su cui gravano 79.649 euro di imposta lorda.

Trattativa, avviso di garanza a Mannino I pm: "Ha fatto pressioni sul 41 bis". - di Salvo Palazzolo



Trattativa, avviso di garanza a Mannino I pm: "Ha fatto pressioni sul 41 bis"

L'ex ministro democristiano, oggi deputato, risulta indagato dai magistrati di Palermo per "violenza e minaccia a un corpo politico": ha ricevuto dalla Dia una convocazione in Procura, sarà interrogato la settimana prossima. Lui replica: "Respingo nel modo più totale ogni sospetto ed anche impressione d'accusa".


Si allunga la lista degli indagati che secondo i pm di Palermo avrebbero avuto un ruolo nella trattativa tra Stato e mafia, avvenuta fra il 1992 e il 1993. La Procura di Palermo ha notificato un avviso di garanzia a Calogero Mannino, ex ministro democristiano, oggi deputato: gli viene contestata l'accusa prevista dall'articolo 338 del codice penale, "violenza o minaccia a un corpo politico, amministrativo o giudiziario". Nella stessa indagine risultano già indagati i boss Totò Riina e Bernardo Provenzano, il senatore del Pdl Marcello Dell'Utri, il generale dei carabinieri Mario Mori e il suo braccio destro al Ros, il capitano Giuseppe De Donno.  
Il procuratore aggiunto Antonio Ingroia, i sostituti Nino Di Matteo, Paolo Guido e Lia Sava interrogheranno il senatore Mannino lunedì prossimo, al palazzo di giustizia di Palermo. Top secret l'oggetto dell'audizione. Nell'avviso di garanzia ricevuto dal politico siciliano si parla genericamente di "pressioni" che Mannino avrebbe esercitato su "appartenenti alle istituzioni", sulla "tematica del 41 bis", il carcere duro che i capimafia cercavano di far revocare.

Il nome di Mannino era già emerso nelle scorse settimane nell'ambito dell'inchiesta sulla trattativa Stato-mafia. Da un documento ritrovato dai pm e dalla Dia di Palermo al ministero dell'Interno era emerso un allarme dei servizi segreti, risalente alla primavera del 1992 (dopo l'omicidio dell'europarlamentare Dc Salvo Lima), per possibili attentati nei confronti di alcuni politici 
siciliani, fra cui proprio Mannino. Secondo i magistrati siciliani, quell'allerta potrebbe essere alla base della trattativa fra pezzi dello Stato e i vertici di Cosa nostra. Alcuni esponenti delle forze dell'ordine si sarebbero mossi, su input politico, per evitare altri omicidi eccellenti. Ma i boss avrebbero chiesto qualcosa in cambio: dalla revisione dei processi alla revoca del carcere duro.

Non è ancora chiaro, con precisione, chi trattò, da una parte e dall'altra. A giudizio c'è già il generale Mario Mori, protagonista di un dialogo riservato con l'ex sindaco mafioso di Palermo, Vito Ciancimino. Domani mattina, Mori chiama in tribunale, a sua difesa, l'ex ministro dell'Interno Nicola Mancino.

La replica.

Dopo la notizia del provvedimento, Mannino ha diffuso una nota in cui dice: "Se non fosse il testo dell'invito a comparire lo considererei o uno scherzo o un delirio. Ma vengo sottoposto ancora una volta al martirio della pazienza. E ancora una volta la mia difesa sarà secca ed intransigente. Respingo nel modo più totale ogni sospetto ed anche impressione d'accusa".

Il deputato, che è assistito dagli avvocati Grazia Volo e Nino Caleca, prosegue: "Fantasticare su qualche partecipazione al contesto della cosiddetta trattativa significa alterare i fatti, la loro rappresentazione anche dopo venti anni e tentare di fare di me il capro espiatorio di rappresentazioni da disinformazione, probabilmente quelle che hanno reso impossibile accertare la verità di quegli anni tragici". 

http://palermo.repubblica.it/cronaca/2012/02/23/news/trattativa_avviso_di_garanza_a_mannino_i_pm_ha_fatto_pressioni_contro_il_41_bis-30368845/

Indagato per evasione milionaria il boss della “piccola equitalia”.



Al centro dell'inchiesta c'è Manlio Maggioli, presidente della Camera di commercio di Rimini dal lontano 1994. E' anche a capo di un'azienda per la riscossione dei tributi e di un piccolo impero editoriale. I soldi sarebbero passati - secondo i magistrati di Forlì - da una banca di San Marino e stati fatti rientrare in Italia grazie allo scudo fiscale.

È incaricato dagli enti locali di riscuotere le tasse. È a capo di una specie di “piccola equitalia”. Proprio lui sarebbe coinvolto in una maxi-evasione fiscale da due milioni di euro. Manlio Maggioli, presidente dal 1994 della Camera di commercio di Rimini, editore e proprietario di un’importante concessionaria per lariscossione tributi, nei giorni scorsi si è visto recapitare dai magistrati romagnoli un avviso di fine indagine. L’inchiesta è una di quelle riguardanti il Credito di Romagna, la banca commissariata nel 2009 dall’allora ministro Giulio Tremonti per violazione sulle norme contro ilriciclaggio.

L’uomo, secondo l’accusa, teneva un bel gruzzolo nascosto in una banca di San Marino. Mai dichiarato al fisco. Soldi che poi sono stati “legalizzati” grazie allo scudo fiscale, ricorrendo allafiduciaria bolognese Sofir, e subito rigirati sul Titano. Nonostante tutto fosse stato studiato per mantenere l’operazione riservata, un atto del secondo filone di inchiesta della Procura di Forlì sul Credito di Romagna (commissariato dal ministro dell’Economia e delle Finanze su proposta di Bankitalia nell’estate del 2010 per i legami con l’Ibs di San Marino) ha fatto emergere tutto.

Adesso a cercare di spiegare perché nascondeva all’erario almeno due milioni di euro non è uno dei tanti imprenditori riminesi che tuttora trasferiscono denaro nelle banche di sammarinesi, ma è proprio Maggioli, che tra gli incarichi è stato anche ex presidente del Credito di Romagna. Maggioli che attraverso ha ricevuto dalla Procura forlivese l’avviso di fine indagini insieme con altre 17 persone già nei vari Cda di Credito di Romagna e Ibs (il documento è firmato dal procuratore Sergio Sottani, che a Perugia si occupò del caso G8 Grandi eventi, e dai sostitutiFabio Di Vizio e Marco Forte, autori delle inchieste Varano Re Nero sulle relazioni finanziarie tra Italia e San Marino).

C’è da dire, intanto, che Maggioli sul tema e affini non è nuovo a uscite poco felici. Un paio d’anni fa fece discutere quando dichiarò che, in sostanza, di fronte alla crisi le piccole imprese sono di fatto costrette a evadere. Per non dire dei commenti a metà gennaio sull’inchiesta Criminal Minds (oltre 150 uomini e 45 perquisizioni in mezza Italia per scovare le nuove infiltrazioni malavitose tra le imprese della riviera): “I fatti sono fatti ma io credo- aveva detto a caldo poco più di un mese fa il presidente camerale riminese- che certe notizie a volte vengano in qualche modo esasperate. Penso che possa capitare a qualunque imprenditore, anche il più serio, di trovarsi in contatto con degli ambienti che non sono il massimo della trasparenza. Ma io credo che la stragrande maggioranza del tessuto imprenditoriale riminese non abbia connessioni con la malavita o il denaro sporco. Mi sembra una città troppo trasparente perché questo possa accadere a Rimini. Si sa tutto di tutti, nel bene e nel male”.

Dunque, ora si sa davvero tutto di tutti, nel bene e nel male e anche su Maggioli. Il numero uno della Camera di Commercio, fra l’altro, è proprietario di un gruppo editoriale da oltre 100 milioni di euro di fatturato nel cui core business figura proprio la ‘caccia’ a chi non paga le tasse, per conto degli enti locali, attraverso bollettini e ingiunzioni di pagamento. Nel gruppo Maggioli, fra l’altro, è appena stata chiesta la cassa integrazione per 19 dipendenti (13 settimane, di cui nove a zero ore).

In ogni caso, sarebbero tre i mandati fiduciari accesi da Maggioli per scudare liquidità personale (i due milioni) e titoli azionari depositati all’Ibs: il patrimonio sarebbe transitato sul conto della fiduciaria bolognese Sofir presso Ibs per poi ritornare in un conto della stessa banca del Titano.

Il diretto interessato, intanto, si difende facendo spallucce e dice di non capire il clamore: “La questione dei capitali scudati? È roba vecchia. Si tratta di un condono fatto nel 2009, lo hanno fatto in diversi e l’ho fatto anch’io per mettermi in regola”, osserva Maggioli.

Art. 18.



L'articolo 18 dello Statuto dei Lavoratori si intitola "reintegrazione sul posto di lavoro" e disciplina le conseguenze in caso di licenziamento illegittimo (perché effettuato senza comunicazione dei motivi, perché ingiustificato o perché discriminatorio) nelle unità produttive con più di 15 dipendenti (5 se agricole). Inoltre esso si applica anche alle unità produttive che occupano meno di 15 dipendenti (5 nel caso di imprenditore agricolo) se l'azienda occupa nello stesso comune più di 15 dipendenti (5 se agricola) e in ogni caso se l'azienda occupa complessivamente più di 60 dipendenti. Contrariamente a quanto si afferma comunemente, esso non dispone che il licenziamento sia valido solo se avviene per giusta causa o giustificato motivo. Tale principio, che era (almeno in parte) già stato riconosciuto dal codice civile italiano (art. 2119) per i contratti a tempo determinato e per i licenziamenti senza preavviso, è sancito dall'art. 1 della legge 604/1966 per i rapporti di lavoro a tempo indeterminato. L'articolo 18 dispone invece che, in caso di licenziamento senza giusta causa o giustificato motivo, il lavoratore sia reintegrato nel posto di lavoro. Oltre allo stesso lavoratore è concessa la facoltà di optare per il risarcimento del danno. (wikipedia)


Mi domando che cosa ci sia di sbagliato in questo articolo ottenuto dopo anni di lotte sindacali. 


La Marcegaglia, qualche giorno fa sosteneva che i sindacati con l'art. 18 proteggono i ladri e i fannulloni; ma quando ha accettato di assumere personale "suggerito" dalla politica, in cambio di gare di appalto, o dai sindacati, in cambio del silenzio tombale sulle morti bianche avvenute per non aver rispettato i regolamenti della legge 626 sulla sicurezza sul lavoro, non sapeva a che cosa andava incontro?


Certo, adesso che il governo è in mano al tecnico Monti, cadono tutti gli accordi fatti in precedenza: la politica e i sindacati potranno sempre giustificarsi con gli scambisti di voti,usufruitori delle assunzioni, asserendo di non essere stati loro gli artefici dell'abrogazione dell'articolo, mentre sappiamo tutti che è esattamente il contrario, è sempre la politica a decidere con il voto di fiducia e l'appoggio al governo tecnico a decidere che cosa fare o non fare.


Siamo alle solite farse all'italiana, la solita presa per i fondelli. Abbiamo un governo tecnico che non decide nulla e che esegue esattamente ciò che ordina la politica.
In altre parole, hanno nominato un governo tecnico per porre in essere quelle misure che non avremmo accettato e perdonato alla politica, a mo' di simbolico ed affettuoso buffetto-caschetto protettivo che il padre impone al figlio dopo l'ultima sua "bravata".