sabato 23 giugno 2012

Inchiesta sanità, Formigoni è indagato. “Corruzione e finanziamento illecito”

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Il nome del presidente della Regione Lombardia nel fascicolo sui rapporti tra l'amico Daccò e la Fondazione Maugeri. Sotto la lente degli inquirenti i benefit messi a disposizione del governatore (yacht, cene, vacanze) e il presunto passaggio di denaro da un'azienda sanitaria privata in vista della campagna elettorale delle Regionali 2010.


Il governatore della Lombardia Roberto Formigoni è indagato nell’inchiesta della Procura di Milano sui 70 milioni di euro che il polo privato della sanità Fondazione Maugeri ha pagato negli anni al consulente-mediatore Pierangelo Daccò. La notizia è stata pubblicata sul Corriere della Sera. Le ipotesi di reato, riporta il quotidiano, sarebbero due: corruzione per la somma dei benefit ricevuti da Daccò e finanziamento illecito per oltre mezzo milione di euro relativi alle elezioni regionali 2010. La notizia è stata poi confermata all’Ansa che ha aggiunto che la contestazione per corruzione è formulata in concorso con Daccò. Formigoni ribatte così: ”Provo serenità e tranquillità d’animo, non solo oggi ma sempre”. E ancora: “Non ho nessuna notizia di questa indagine, la notizia ad oggi è destituita di ogni fondamento”. Il presidente della Regione Lombardia ha chiesto al Corriere della Sera ”un’immediata smentita”.

L’inchiesta. Il finanziamento elettorale illecito, sottolinea il Corriere, sarebbe provenuto da un’azienda sanitaria privata in vista della campagna di Formigoni per le Regionali lombarde. L’ipotesi di reato di corruzione farebbe invece riferimento ai benefit di ingente valore patrimoniale – vacanze, soggiorni, utilizzo di yacht, cene di pubbliche relazioni a margine del Meeting di Rimini, termini della vendita di una villa in Sardegna a un coinquilino di Formigoni nella comunità laicale dei Memores Domini – messi a disposizione del governatore dal mediatore Daccò. Le ipotesi di reato di corruzione e finanziamento illecito sono del tutto inedite, come evidenzia il Corriere della Sera. Sono spuntate nell’ultimo giro di interrogatori alcuni dei quali sono stati secretati. Tra questi quelli di Daccò. In ogni caso, per quanto se ne sa, né il “mediatore” né Simone avrebbero fatto ammissioni. 
Sospetti anche sulle delibere di giunta. Ci sono anche alcune delibere varate dalla Giunta regionale nel corso degli anni “nell’interesse” della Fondazione Maugeri alla base delle accuse mosse dalla Procura al presidente Formigoni. In particolare, secondo quanto scrive l’Ansa, i pm milanesi sono arrivati ad ipotizzare nei confronti del governatore la corruzione anche analizzando una serie di provvedimenti “complessi” che hanno ritoccato al rialzo i cosiddetti “drg”, acronimo che sta per “Raggruppamenti omogenei di diagnosi” con il quale si indica il sistema di retribuzione degli ospedali per l’attività di cura, introdotto in Italia nel 1995. Tra i beneficiari di questi rialzi, tra varie strutture sanitarie, rientrava proprio la Fondazione Maugeri. Per gli inquirenti, questa è l’ipotesi, tali delibere di giunta sulla maggiorazione dei rimborsi sarebbero state la contropartita dei benefit di lusso, come i viaggi esotici e le vacanze su mega yacht, e di “altre utilità” pagate da Daccò, come da lui stesso a messo a verbale, a Formigoni e al suo entourage.
Questi provvedimenti approvati dalla giunta Formigoni hanno cominciato ad essere affrontati negli ultimi interrogatori e, in particolare, da quanto si è saputo, in quelli resi da Costantino Passerino, l’ex direttore amministrativo della Fondazione arrestato lo scorso 13 aprile assieme, tra gli altri, all’ex assessore regionale Antonio Simone, amico personale del governatore come Daccò. 
Le parole di Daccò. Chiaro che proprio le parole di Daccò abbiano avuto un peso specifico particolare, come rileva il Corriere: Daccò aveva parlato di “aprire le porte in Regione Lombardia”, aveva detto di sfruttare “la mia conoscenza personale con Formigoni per accreditarmi presso i miei clienti”, di muovere «nell’ente pubblico le leve della discrezionalità» cruciali per il riconoscimento agli ospedali delle «funzioni non coperte da tariffe predefinite», cioè del capitolo (pari al 7% del bilancio della sanità per quasi 1 miliardo l’anno) parametrato su attività d’eccellenza e di ricerca in aggiunta ai normali rimborsi delle prestazioni erogate ai pazienti.
Durante l’inchiesta, nata come costola del crac dell’istituto San Raffaele, sono state arrestate finora 7 persone per accuse di vario tipo: associazione a delinquere aggravata dal carattere transazionale e finalizzata al riciclaggio, appropriazioni indebite pluriaggravate, frode fiscale ed emissione di fatture per operazioni inesistenti. Tra le persone finite in carcere due persone ritenute molto vicine al presidente della Regione Lombardia: uno è, per l’appunto Daccò, in cella da novembre, legame tanto stretto che i due hanno passato insieme molti periodi di vacanza; l’altro è Antonio Simone, in carcere dalla scorsa primavera, ex assessore regionale della Dc nei primi anni Novanta, coinvolto nella prima fase di Tangentopoli e infine riemerso come imprenditore immobiliare e consulente del settore della sanità. Simone, peraltro, è un compagno della prima ora di Formigoni, visto che entrambi sono tra i fondatori di quel Movimento popolare, “braccio politico” tra la fine degli anni Ottanta e l’inizio degli anni Novanta di Comunione e Liberazione.
La lunga difesa di Formigoni. Il presidente Formigoni ha più volte respinto qualsiasi ipotesi di coinvolgimento nelle vicende giudiziarie che hanno travolto la sanità della Lombardia e in particolare due colossi come l’Istituto San Raffaele e la Fondazione Maugeri. L’ultima volta il governatore lombardo ha ribadito che tutte le inchieste riguardavano rapporti tra privati, che nessuna figura pubblica (politica o tecnica) era coinvolta e che Daccò non ha avuto vantaggi dalla Regione per il solo fatto di essere suo amico. 
All’inizio di questa vicenda Formigoni aveva spiegato anche di aver solo fatto con Daccò «vacanze di gruppo» ai Caraibi, dove ogni componente della comitiva pagava qualcosa. Ha fatto il giro di giornali online e tv la conferenza stampa in cui Formigoni diceva di dover controllare le sue agende o le ricevute (salvo poi non trovare verifica) per i rimborsi. Successivamente Formigoni aveva precisato che «non c’era stato bisogno di alcun conguaglio» con Daccò. Infine la vicenda della villa in Sardegna. Il presidente della Lombardia ha spiegato che ha “potuto accumulare risparmi per un milione di euro che ho prestato a un amico» (cioè Alberto Perego) per comprare la villa venduta per 3 milioni a Perego da Daccò due settimane prima del suo arresto. In Regione non è indagato nemmeno un usciere, aveva ripetuto Formigoni. Ma dopo l’ex dirigente alla Programmazione sanitaria Alessandra Massei, la scorsa settimana è finito sotto inchiesta (e perquisito) anche il direttore generale dell’assessorato alla sanità, Carlo Lucchina

Le otto domande del Fatto al Presidente della Repubblica. - Marco Lillo

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Il giornale chiede a Giorgio Napolitano una dichiarazione ufficiale sulla seguente conversazione intervenuta il 12 marzo scorso tra il consigliere Loris D’Ambrosio e Nicola Mancino.  Qual è l’interpretazione “non tendenziosa” di questa intercettazione secondo il Capo dello Stato?

Alla Cortese Attenzione del consigliere del Quirinale Pasquale Cascella
Gentile consigliere Pasquale Cascella ho provato a contattarLa telefonicamente ma non riesco a ottenere risposta a voce o via sms al cellulare. Il Fatto chiede al Presidente della Repubblica una dichiarazione ufficiale sulla seguente conversazione intervenuta il 12 marzo scorso tra il consigliere Loris D’Ambrosio e Nicola Mancino.
D’Ambrosio: Qui il problema che si pone è il contrasto di posizione oggi ribadito pure da Martelli… e non so se mi sono spiegato, per cui diventa tutto… cioè… la posizione di Martelli… tant’è che il presidente ha detto: ma lei ha parlato con Martelli… eh… indipendentemente dal processo diciamo, così…
Mancino: Ma io non è che posso parlare io con Martelli… che fa.
D: no no… dico no… io ho detto guardi non credo… ho detto signor Presidente, comunque non lo so. A me aveva detto che aveva parlato con Amato giusto… e anche con Scalfaro
1. Il Presidente conferma o smentisce di avere chiesto a D’Ambrosio di chiedere a Mancino se questi aveva parlato con Martelli?
2. Il Presidente si dissocia dalle affermazioni di D’Ambrosio che connette la richiesta suddetta (colloquio Mancino-Martelli extra processo) con il contrasto di posizione tra i due ex ministri in vista di un confronto nel processo?
3. Qual è l’interpretazione “non tendenziosa” di questa intercettazione secondo il Presidente?
4. E qual è l’interpretazione “non tendenziosa” di questa seconda affermazione contenuta nella conversazione intercettata il 5 marzo sempre tra D’Ambrosio e Mancino?
M: Eh… però il collegio a mio avviso li, un collegio equilibrato. Come ha ritenuto inutile il confronto Tavormina.… dirigente prima della Dia e poi dirigente del Cesis, come ha ritenuto inutile ha respinto la domanda di confronto così potrebbe anche rigettare, per analogia…, eh… si ma davvero questa è la fonte della verità Martelli ed io sono la fonte delle bugie?
D: Sì, ho capito però il problema è intervenire sul collegio e una cosa molto delicata questo è quello che voglio dire.
M: Questo io l’ho capito.
D: Una cosa è più facile parlare con il pm, perché… chiedere… io quello che si può parlare è con Grasso, per vedere se Grasso dice… eh… di evitare… cioè questa è l’unica cosa che vedo perché Messineo, credo che non dirò mai… deciderà Di Matteo… dirà così no.
5. Il consigliere giuridico del Presidente, per evitare il confronto a Mancino, considera l’ipotesi di intervenire prima sul collegio del Tribunale, poi ripiega in via ipotetica sul pm e infine sul procuratore nazionale antimafia. Il Presidente si dissocia o ritiene lecito intervenire su un collegio del tribunale o su un pm per evitare un confronto tra un testimone qualsiasi e un altro testimone più amico (Mancino) che rischia un’incriminazione?
6. Perché il Quirinale dovrebbe occuparsi e preoccuparsi del contrasto di posizione tra due testimonianze di due ex ministri in un procedimento penale?
7. Più volte D’Ambrosio afferma di avere chiesto al Procuratore nazionale Piero Grasso di intervenire per un coordinamento tra le procure di Palermo e Caltanissetta più conforme alle aspirazioni di Mancino e di avere ricevuto in risposta un diniego. D’Ambrosio afferma in un’altra conversazione con Mancino: “Dopo aver parlato col presidente riparlo anche con Grasso e vediamo un po’… lo vedrò nei prossimi giorni, vediamo un po’. Però, lui… lui proprio oggi dopo parlandogli, mi ha detto: ma sai lo so non posso intervenire… capito, quindi mi sembra orientato a non intervenire. Tant’è che il presidente parlava di… come la procura nazionale sta dentro la procura generale, di vedere un secondo con Esposito”.
8. Ritiene il Presidente di essere stato indotto in errore dal suo consigliere o ritiene giusto intervenire sul procuratore generale per chiedere al procuratore nazionale (che recalcitra) di rafforzare il coordinamento tra procure al fine reale però – da quello che dice il suo consigliere giuridico al telefono – di evitare un confronto scomodo a un testimone?
Da il Fatto Quotidiano del 22 giugno 2012

Chi è Giorgio Napolitano?


Chi è Giorgio Napolitano?
Un ex fascista, ex attore, ex migliorista, poi approdato al Pci in contrasto con Berlinguer, creando una corrente di destra del partito.
Da "migliorista" voleva creare un'azione politica che riuscisse a migliorare le condizioni della classe lavoratrice senza rivoluzionare strutturalmente il capitalismo.
Per comprendere meglio il Napolitano pensiero, bisogna partire da queste basi.
Viene così più facile capire perchè, invece di sciogliere le camere, come avrebbe dovuto, ha incaricato un governo di tecnici "capitalisti",  che fosse in sintonia con il parlamento esistente e che portasse avanti tutte quelle riforme che sarebbero servite a  mantenere lo status quo.
E in che cosa consiste lo status quo?
Nella conservazione del capitalismo ad ogni costo anche se a discapito del popolo sovrano.
Lui, infatti è incline ad accettare di difendere solo personaggi di spicco con qualche problemino: Mancino (testimone reticente) e Scaglia (scandalo fastweb) ne sono gli esempi lampanti; 
- non fa una piega se gli chiedono di accettare la nomina a ministro di un indagato per concorso in associazione mafiosa, vedi Francesco Saverio Romano
- non disdegna presentare note spese gonfiate senza sentire il bisogno di giustificarsi; 
- non disdegna neanche di incontrare la fondazione Craxi, manifestando ai figli un profondo dolore per la perdita del padre (pluriindagato e condannato per  finanziamento illecito al partito ed altre motivazioni e morto da "latitante" all'estero");
- non disdegna avallare leggi poi dichiarate incostituzionali;
- non ha mai proferito moniti nei confronti di Bossi o di Berlusconi;
- non disdegna di stringere la mano a Gheddafi;
ma disdegna di partecipare a manifestazioni di natura proletaria o di interessarsi perchè si faccia luce sulla morte di un ragazzo, Nichi Gatti.
E' solo un presidente classista?
Non saprei definirlo, ma di una cosa sono certa: il suo atteggiamento non mi piace affatto e non sono fiera di averlo come PdR.


Cetta.

venerdì 22 giugno 2012

Evoluzione di Una Gigantesca Cavità Coronale (La Misteriosa "Sfera" Vicino al Sole)



L'11 Marzo 2012, è stata osservata, nei dati del Solar Dynamics Observatory, una spettacolare forma quasi sferica collegata da un lungo filo alla superficie solare. Tante ipotesi sono volate per il web e si è parlato di tutto.. da navicelle spaziali ad asteroidi a pianeti misteriosi.
Ma cos'è in realtà? 
Si tratta di una cavità all'interno di una prominenza nella corona solare. Le prominenze sono enormi nubi di plasma che finiscono per avere questa forma quasi cilindrica grazie alle linee del campo magnetico. Non è la prima volta che vediamo simili esempi ma questa è la vista più nitida che abbiamo mai ottenuto di questo fenomeno, anche perché lo possiamo vedere da una prospettiva più particolare dove guardiamo quasi dentro alla prominenza cilindrica, di lato.
Quel "filo" di materia è plasma a temperature altissime di decine di migliaia di gradi celsius, ma che è comunque meno caldo rispetto alla corona che ha una temperatura di milioni di gradi celsius, e per questo, anche per via dei filtri usati per l'osservazione, sembra più scuro rispetto al resto.

Il video iniziale, da cui sono poi state prese le foto che potreste aver visto, mostrava solo pochissimi istanti iniziali dell'evoluzione di questa struttura. Questi video sopra mostrano invece l'intera evoluzione e l'esplosione che porta ad un'Espulsione Coronale di Massa. (CME). 

Questo fenomeno è uno dei più conosciuti e studiati ma anche più pieno di misteri. E questo è uno dei motivi per cui abbiamo un telescopio potentissimo come il SDO che studia incessantemente l'attività del Sole.

Credit: NASA/SDO/ youtube user: OuterWorldly (montaggio vari video)
Musica: Vangelis: Conquista del Paradiso

Pubblicato in data 21/mar/2012 da 


http://www.youtube.com/watch?v=koQcESRDOEY

Io so: Napolitano e la sua parzialità. - Sonia Alfano


Sulla natura parziale del migliorista Giorgio Napolitano, anche e soprattutto in veste di Presidente della Repubblica, non ho mai nutrito alcun dubbio, visti i comportamenti assunti durante il governo Berlusconi ed essendosi più volte mostrato scortese e poco attento nei confronti di chi, legittimamente, gli chiedeva un sostegno per battaglie oggettivamente condivisibili. Ma le notizie degli ultimi giorni, sul suo attivismo a favore di testimoni reticenti come Mancino, e addirittura di indagati, forse non me le aspettavo neanche io.
Il Fatto Quotidiano di ieri racconta della vicenda scabrosa che ha visto Napolitano protagonista di un episodio legato alla storia giudiziaria di Silvio Scaglia: un nome che forse suonerà estraneo a molti, ma non a tutti. Scaglia è il fondatore di Fastweb. Un uomo la cui ricchezza è stata stimata in un miliardo di dollari americani dalla rivista finanziaria Forbes.
Silvio Scaglia è indagato per il reato di associazione a delinquere finalizzata all’evasione fiscale, non per un furto di caramelle. Eppure come scrive Bruno Tinti nell’articolo pubblicato ieri sul Fatto Quotidiano ”Il problema è che questa abitudine di intervenire (ma la parola esatta tecnicamente è interferire) nei processi in corso è molto radicata in un gran numero di persone, in particolare in quelli che, saliti in punta alla piramide, si convincono che vedere il mondo da quell’altezza li renda diversi dagli altri uomini e che sono loro consentite cose che ad altri non sarebbero e che, anzi, costituirebbero reato o quantomeno illecito disciplinare”. Come Napolitano che, affatto intimidito da cotanta accusa, alla moglie del manager che lo scongiura di intervenire in favore del marito non riesce proprio a dire di no. Quindi le risponde assicurandole che chiederà copia degli atti.
Il giorno in cui invitai Napolitano a unirsi alla manifestazione delle Agende Rosse del 26 settembre 2009, compresi perfettamente che lui, con la gente che chiede verità e giustizia, non vuole avere nulla a che fare. Preferisce intrattenere rapporti con chi cerca di sottrarsi e di sfuggire alla giustizia e ai confronti di fronte ai magistrati. Gradisce maggiormente scrivere accorate lettere di cordoglio ai figli di un ex Presidente del Consiglio morto da latitante.
Ma non volevo demordere. Quindi, quando appresi che Giorgio Napolitano, nel pomeriggio del 19 gennaio 2010, decennale della morte del tangentista per eccellenza, avrebbe incontrato la Fondazione Craxi, e che aveva scritto una lettera ai figli di Craxi per manifestare il proprio dolore,mi chiesi come mai non aveva mai commemorato tante altre vittime innocenti della mafia. Ebbi pure l’accortezza di scrivergli, per chiedergli la ragione per cui non aveva mai ricordato mio padre, ammazzato a colpi di pistola perché i latitanti li braccava. Napolitano, offendendo profondamente le belle anime che ogni anno ricordano mio padre e quelle altre vittime innocenti della mafia e del terrorismo anche solo con un fiore, mi fece rispondere dal suo portavoce, Pasquale Cascella, che definì le mie “accuse” subdole e sconcertanti e con il quale procedemmo ad uno snervante botta e risposta a mezzo stampa. Il giorno dopo pubblicai la lettera di Cascella e la mia replica, perché personalmente non avevo nulla da nascondere. Anzi, volevo che tutti sapessero. Cosa si prova a rileggere quel “carteggio” oggi, che abbiamo le prove di come la Presidenza della Repubblica abbia più volte tentato di interferire, senza averne alcun titolo, in indagini e processi?

giovedì 21 giugno 2012

Non voglio mai più vedere queste vergogne!



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Berlusconi: il piano segreto per Renzi premier. - Tommaso Cerno e Marco Damilano




'L'Espresso' è entrato in possesso del documento riservato messo a punto per il Cavaliere da un gruppo ristretto di consiglieri capeggiati da Dell'Utri e Verdini (oltre che dal suo nuovo guru Volpe Pasini). Risultato: via il Pdl e quasi tutti i suoi dirigenti, nasce una Lista Civica nazionale che dovrà allearsi con il sindaco di Firenze, destinato a Palazzo Chigi. Obiettivo: salvare Silvio dai giudici e (se possibile) farlo eleggere Presidente della Repubblica.


Il documento circolava ieri riservatamente nell'aula di Palazzo Madama mentre i senatori si apprestavano a votare per l'arresto di Luigi Lusi. Appena arrivato da Milano, top secret, affidato soltanto a un ristrettissimo gruppo di notabili berlusconiani. Nessun file, solo carta, come ai bei vecchi tempi. Otto pagine dattiloscritte più la copertina, titolo "La Rosa Tricolore", sottotitolo "Un Progetto per Vincere le elezioni politiche 2013". E il simbolo, una rosa stilizzata con i petali rossi, bianchi e verdi su tutte le pagine. 
Dopo giorni di indiscrezioni sempre smentite, ecco per la prima volta messo nero su bianco il piano di Silvio Berlusconi per superare indenne il disastro del Pdl, dato in picchiata nei sondaggi, e provare a vincere alle prossime elezioni, tra un anno o nel 2012 «nel caso di voto anticipato», si legge nel documento, nell'eventualità più che mai attuale che il governo Monti venga fatto cadere. 
Un piano in tre mosse. Primo, azzerare l'attuale Pdl, considerato in blocco «non riformabile» insieme a tutti i suoi dirigenti (con una singolare eccezione: Denis Verdini). 
Secondo, costruire un network di liste di genere (donne, giovani, imprenditori) tutte precedute dal logo "Forza". 
E, infine, l'idea più clamorosa: candidare un premier a sorpresa, pescato come nel calcio mercato dalla squadra avversaria: non Luca Cordero di Montezemolo né Corrado Passera né tantomeno il povero Angelino Alfano. Ma il giovane sindaco di Firenze Matteo Renzi, oggi candidato in pectore alle primarie del Pd. 

Pdl tutti a casa. E senza tv. 
Il presupposto dell'operazione Rosa Tricolore è la catastrofe dell'attuale centrodestra e del partito azzurro. «Il Pdl», si legge, «appare non riformabile e i suoi dirigenti hanno un tale attaccamento alla proprio posto di privilegio da considerare come fondamentale la sopravvivenza solo di se stessi. Miracolati irriconoscenti appiccicati sulle spalle di Berlusconi». Il rischio è che la sconfitta del Pdl trascini con sé anche «la fine politica» del Cavaliere. E non solo: «La sconfitta toglierebbe a Berlusconi la sola protezione contro chi lo vuole morto finanziariamente, giudizialmente e fisicamente». 

Insomma, i capi del Pdl, pur di non soccombere, condannerebbero al patibolo il loro creatore Silvio. Con alcune eccezioni. Più di tutti, Denis Verdini, «che ha dimostrato capacità di lavoro e di risultato organizzativo ed operativo», ma anche il coordinatore lombardo Mario Mantovani. Soluzione radicale: «la sola svolta possibile sarebbe le loro dimissioni dai ruoli di partito, la loro scomparsa dai giornali e dal video e la loro non ricandidatura», eccezion fatta per chi ha un solo mandato. Insomma, si salva Maria Rosaria Rossi. 
E a casa, e pure senza telecamere, i «professionisti della politica»: La Russa, Gasparri, Frattini, Quagliariello, Cicchitto, Matteoli, Brunetta, Sacconi... E naturalmente il segretario Alfano, «che aveva la possibilità di dimostrare la sua leadership e invece non ha fatto nulla dimostrando di far parte a pieno titolo della vecchia classe dirigente che i cittadini chiedono che venga sostituita con facce nuove giovani e non».

Dalla Brambilla a Marco Rizzo 
Un progetto di rottamazione? Molto di più: il Piano di Rinascita Berlusconiana si richiama esplicitamente a Beppe Grillo. Un movimento leggero, solo nazionale, senza apparati regionali, costi bassissimi, senza finanziamento pubblico e, svolta epocale per Sua Emittenza, con la Rete al posto della tv. Un network che mette insieme lo spirito vincente di Forza Italia '94 e la lezione di 5 Stelle. Organizzazioni di genere: «Forza Donne. Forza Imprenditori. Forza Giovani». E poi studenti, pensionati, pubblici dipendenti. Tutti raggruppati in un movimento nazionale, le cui ipotesi di nome sono Forza Silvio oppure Forza Italiani. 
Una lista del genere, si calcola, potrebbe valere con quel che resta del Pdl il 28-30 per cento dei voti. Cui andrebbero aggiunti i consensi raccolti dal bouquet di liste fiancheggiatrici già pronto. Si va dalla Destra di Storace alla lista Sgarbi ("Rivoluzione") ai pensionati alle new entries.

La lista Santanchè, gli animalisti della Brambilla, una fantomatica nuova Alleanza democratica con gli ex dc, una Lista Sud e una Lista Nord («se salta l'accordo con la Lega») e la nuova di zecca Siamo Italia affidata all'ex supercommissario Guido Bertolaso. Tutte insieme le liste pro-Silvio potrebbero toccare tra il 37 e il 42 per cento. Competitive con Grillo, che scenderebbe al 12 per cento. E soprattutto con il Pd e con il centrosinistra oggi dato per vincente. 
Contando anche su qualche quinta colonna nel campo avversario: per esempio il comunista Marco Rizzo. Per togliere voti alla coalizione di Bersani «potrebbe essere di interesse sostenere la presenza del gruppo di Marco Rizzo affinché si presenti alle elezioni politiche». Quando si dice la doppiezza: Berlusconi anti-comunista nelle piazze, sponsor di Rizzo nelle stanze dei patti elettorali.

Matteo nuovo SilvioMa la sorpresa più grande il Piano B. la riserva quando si arriva a parlare di chi potrebbe essere il prossimo candidato premier. «Fermo restando che nessuno potrebbe svolgere questo compito meglio di Berlusconi, questo vale solo se lui sente il grande fuoco dentro di sempre». Se invece il fuoco del Cavaliere fosse intiepidito, sarebbe meglio pensare a un nome nuovo. Alfano? «Non crea trascinamento e emozioni». Montezemolo? «Troppo elitario e tentennante». Passera? «Privo di carisma e di capacità decisionali forti. La permanenza nel governo Monti non lo aiuta». 
E allora la sola cosa da fare, «folle, geniale», è schierare il campione del campo avverso: «Il solo giovane uomo che ci fa vincere: Matteo Renzi». Il sindaco di Firenze? Ma non è del Pd? Certo. Ma chi ha scritto il documento ricorda con lucidità che il rottamatore è inviso ai dirigenti del partito e alla Cgil, mentre è apprezzato dagli elettori del centrodestra. «Se Berlusconi glielo chiedesse pubblicamente non accetterebbe. Sarebbe un errore fare una richiesta pubblica da parte del leader», che pure conosce e stima Renzi, annota il testo, ricordando gli incontri di Arcore tra il sindaco e il Cavaliere. «Bisogna che Renzi si candidi da solo con la sua lista Renzi e che apra a tutti coloro che condivideranno il suo programma (ovviamente preventivamente concordato). A quel punto la nuova coalizione di centrodestra si confronterà con lui e deciderà di sostenerlo per unità di vedute e di programmi». Lista Renzi e Forza Silvio insieme. E le primarie annunciate del Pd, dove Renzi dovrebbe sfidare Bersani? Non si faranno mai, scommettono gli autori del documento, che si ritengono ben informati.



Nuovi inni e vecchi condoni 
Il programma. I punti forti sono da berlusconismo d'antan. Via le tasse dalla prima casa, via le intercettazioni e carcere preventivo, via i limiti troppo stretti per l'uso dei contanti. E poi abolizione di Equitalia, un «grande condono» e presidenzialismo. Ma la rivoluzione sarà nella forma: un programma già composto di disegni di legge da approvare senza emendamenti entro cento giorni per le leggi ordinarie e dodici mesi per le leggi costituzionali. E poi, sembra una notazione frettolosa, c'è da eleggere il Presidente della Repubblica. Il candidato non è specificato, ma si può immaginare chi sia. Un piano così minuzioso non poteva dimenticare la colonna sonora, i gadget e le parole d'ordine. L'inno «sarà quello di Forza Italia adeguato al nuovo nome». E c'è già l'indirizzo web: rosatricolore.it che si aggiunge ai già esistenti forzasilvio.it e forzaitalia.it

Il circolo Dell'Utri 
Fantapolitica? Se lo chiedono alla fine anche gli estensori del Piano. E ci sarebbe da pensarlo se non fosse per altri indizi che portano direttamente nel cuore di Arcore e di Palazzo Grazioli. A registrare il domino web di Rosa Tricolore il 23 aprile scorso è stato Diego Volpe Pasini, da ormai quasi due anni fra i più intimi consiglieri dell'ex premier. Imprenditore dalle alterne fortune, cinquantuno anni, romano di nascita ma friulano di adozione, tra i fondatori di Forza Italia nel 1994, animatore della lista Sgarbi, dopo anni burrascosi è rientrato nell'inner circle di Berlusconi forte degli antichi rapporti con il senatore Marcello Dell'Utri, mai interrotti nel corso degli anni, e di una più recente amicizia con il coordinatore Verdini. E' lui il probabile estensore del Piano, partorito all'interno della fondazione che è stata incaricata da Berlusconi di rinnovare il Pdl. Da mesi lavorava in silenzio, questo è il primo risultato. Che dimostra come per tornare a vincere bisogna ripartire dagli amici di sempre, quelli che fondarono Forza Italia. Dell'Utri e il suo sodale della P3 Verdini, per esempio. Il futuro ha un cuore antico: anche per Berlusconi.



http://espresso.repubblica.it/dettaglio/berlusconi-il-piano-segreto-per-renzi-premier/2184940