martedì 10 luglio 2012

Napolitano: «I tre partiti proseguiranno con politiche anticrisi anche dopo voto 2013».





«Politica ed economia Italia condizionate dallo spread. Bisogna dare ai mercati l'immagine di un Paese consapevole».
«Io sono convinto che i tre partiti che sostengono il governo Monti siano determinati a dare un conseguente sviluppo, anche dopo le elezioni del 2013, a politiche di maggiore integrazione europea», contro il debito e per la crescita. Lo ha detto il presidete della Repubblica Giorgio Napolitano a Lubiana al termine del colloquio col presidente sloveno, Danilo Tuerk.
LIBERARE L'ITALIA -Rispondendo a una domanda sulla necessità di proseguire con le politiche economiche del governo Monti anche dopo il voto, il capo dello Stato ha sottolineato la necessità «di liberare l'Italia dal peso soffocante dello stock del debito pubblico e di aprire la strada alla crescita di cui abbiamo urgente bisogno anche per tenere in ordine i conti pubblici».
CONDIZIONATI DALLO SPREAD - La situazione politica ed economica dell'Italia è «molto condizionata dallo spread», ma la moneta unica rimane «una grande e irrinunciabile conquista della costruzione europea» ha detto Napolitano.
MESSAGGIO CHIARO AI MERCATI - «Più noi daremo ai mercati l'immagine di un Paese in cui le forze politiche e sociali hanno una comune consapevolezza e senso di responsabilità e più ne guadagneremo in termini di fiducia anche nei mercati finanziari». Lo ha detto il presidente della Repubblica Giorgio Napolitano oggi a Lubiana.

Tanto lo abbiamo capito che hai nominato un governo tecnico, invece di sciogliere le camere, per dare respiro alla stessa politica che ha causato il danno.
Così agendo hai fatto e stai facendo cadere la colpa della crisi sul governi tecnico e stai proteggendo i partiti a te cari. 
E tutto, infine, per allontanare i pericolo dell'avanzata del M5S.
Ma noi eviteremo, in qualsiasi modo, che in parlamento ritornino gli stessi che ci hanno portato allo sbaraglio!
Noi vogliamo delegare il governo del paese a gente onesta, basta con i Berlusconi, i Bersani, i Bossi, i Casini, tutta gente corrotta, vogliamo che chi va al governo faccia il nostro interesse, non quello delle banche e dei poteri che vi tengono in una morsa d'acciaio.
Basta con i clientelismi, basta con i nepotismi, vogliamo una DEMOCRAZIA PARTECIPATA!
Dimenticavo, oltretutto non puoi decidere tu chi dovrà governarci, noi siamo il popolo sovrano e tocca a noi decidere!
Cetta.

A volte ritornano.

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A volte ritornano, a volte non se ne sono mai andati
E' in corso una gigantesca manipolazione di massa. 
I partiti che hanno portato il Paese in bancarotta vengono lentamente sostituiti nel pensiero collettivo da un curatore fallimentare. 
Rigor Montis, lui solo, è diventato il responsabile dell'impoverimento della nazione, della chiusura di ospedali e tribunali di giustizia, di una tassazione folle, degli imprenditori suicidi, dell'IMU, del fallimento delle piccole e media imprese, dell'inflazione che divora i redditi, degli esodati, della disoccupazione, dell'emigrazione delle nuove generazioni ridotte come i loro bisnonni a cercare lavoro in ogni landa della Terra. Allora con una valigia di cartone, oggi con la Samsonite del papà
Questo sfascio non riguarda più chi lo ha causato, i pdiellini e i pdmenoellini. 
Anzi, i responsabili, i Casini, gli Alfano, i Veltroni, i D'Alema, i Bersani pontificano sulle misure da prendere, fanno osservazioni a Monti, tirano sulla sabbia linee del Piave sui tagli della spesa sociale che disattendono dopo poche ore. Visto che non possono più dare il cattivo esempio, come vecchie baldracche si lanciano in consigli quotidiani.
Nell'italiano si insinua così il dubbio che "Si stava meglio quando c'era lui", Berlusconi, che i governi tecnici non possono sostituire quelli politici, anche se formati da dilettanti e pregiudicati, che Monti sia un incapace che ha bisogno del badante Bondi. 

I partiti si riverginano grazie ai servi dei media e Monti è la loro fonte di rinascita, di una nuova giovinezza, venuto a prendere su di sé i peccati della Seconda Repubblica. 


I partiti non dicono che siamo in una situazione tragica, creata da loro, con un debito pubblico di 2000 miliardi di cui sono i soli responsabili. 
Non dicono, questi europeisti del Kaiser, che se usciremo dall'euro è per colpa loro, che siamo tecnicamente falliti con i nuovi interessi sui titoli pubblici che non riusciremo mai a pagare. 
Non dicono che Monti sta evitando (ma per quanto?) il blocco delle pensioni e degli stipendi ai dipendenti pubblici per mancanza di liquidità, e neppure che se la BCE non si accollerà in un modo o nell'altro il nostro debito rischiamo la guerra civile. 
La colpa è di Monti, il macellaio sociale, così i partiti, che non hanno tagliato nessun loro privilegio, potranno ripresentarsi alle prossime elezioni con un governo di responsabilità nazionale, una grande coalizione di sinistra-destra-centro per salvare l'Italia. 


Ci vediamo in Parlamento. Sarà un piacere.


http://www.beppegrillo.it/2012/07/a_volte_ritornano.html

Casalesi, sequestro da 800 milioni di euro a imprenditore legato ai clan del Casertano.


Il provvedimento del Gico di Napoli. Le indagini hanno permesso di ricostruire la vasta rete dei prestanomi titolari di società del settore immobiliario ed edilizio, ai quali sono stati intestati beni immobili, autoveicoli ed imprese per sfuggire alle indagini.



Un maxi sequestro di beni per un valore di oltre 800 milioni di euro è stato eseguito nei confronti di Angelo Simeoli, un imprenditore edile ritenuto legato al clan camorristico dei Casalesi. Il provvedimento è stato attuato dai finanzieri del Gico di Napoli, dello Scico di Roma e del Nucleo di Polizia Tributaria di Caserta, sotto il coordinamento della Dda di Napoli. 

Simeoli fu coinvolto nell'indagine della Guardia di finanza che il 23 febbraio scorso portò all'arresto di 14 persone accusate a vario titolo di aver agito nell'interesse dei gruppi Zagaria e Bidognetti dei Casalesi e delle famiglie camorristiche Nuvoletta e Polverino di Marano, nel napoletano. Tra di loro c'era anche l'ex sindaco di Casaluce, Proto Fedele. L'imprenditore, pur non essendo un affiliato al clan, è ritenuto contiguo a esponenti malavitosi del gruppo Polverino alleato dei Nuvoletta. 

Le indagini svolte dal Gico di Napoli hanno consentito di ricostruire il patrimonio dell'imprenditore e di individuare numerosi prestanomi, titolari di società operanti nel settore immobiliare ed edilizio, ai quali, nel tempo, sono stati intestati beni immobili, autoveicoli ed imprese per sfuggire alle indagini.



http://napoli.repubblica.it/cronaca/2012/07/10/news/casalesi_sequestro_da_800_milioni_di_euro_a_imprenditore_legato_ai_clan_del_casertano-38818453/?ref=HREC1-1

Quanto pesa una lacrima?


Dipende: la lacrima di un bambino capriccioso pesa meno del vento, quella di un bambino affamato pesa più di tutta la terra.

Gianni Rodari



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Umberto Bossi: “Io e Berlusconi potremmo tornare. E nella Lega comando ancora io”. - Davide Vecchi

bossi maroni interna nuova


Intervista al fondatore del Carroccio, oggi presidente del partito: "Maroni alla Regione? Faccia il segretario, non è facile. Formigoni resta fino al 2013. Il Cavaliere ci ha dato molto, sarà la storia a fare i conti. Gli epurati della Lega? Forse troppi, gli ho detto di scrivermi. Mio figlio Renzo? Gli ho dato quattro ceffoni, si metterà a posto".

Formigoni per ora resta lì, ha dimostrato di non essere legato a Roma. Poi si vedrà: se dovrà pagare pagherà, ma noi non lo facciamo cadere. Non ancora”. Avrà pure perso la guida della Lega Nord, ma Umberto Bossi conserva piglio e modi da Capo. L’incognita vera è quale potere effettivo abbia, quanto le sue parole possano effettivamente influenzare la linea del nuovo Carroccio guidato da Roberto Maroni. Poco, stando al nuovo statuto. Ma per lui “questo è secondario: io e Roberto decideremo tutto insieme, sono il presidente e siamo uguali”. Il resto della frase la indica col dito: “Umberto Bossi la Lega sei tu”. La scritta è su uno striscione, esposto davanti alla sede di via Bellerio quando il Senatur si dimise da segretario, e domenica sera srotolato alla festa del Carroccio in un paesino della Bassa bresciana, Castelcovato. La sua prima uscita pubblica dopo il congresso che lo ha messo ai margini del movimento , la prima occasione utile per intervistarlo. Un comizio di venti minuti davanti a un centinaio di leghisti, poi la cena con alcuni militanti e gli esponenti locali del partito. Rosi Mauro non è più la sua ombra e non c’è neanche il fido Roberto Calderoli, “si vede che sta male”, sussurra Bossi mentre firma autografi su magliette bianche con scritte verdi che i militanti in coda gli mettono davanti.
Presidente…
Sono ancora il Capo.
Mi diceva di Formigoni.
Resta lì fino alle politiche, credo primavera 2013 e accorperemo le regionali.
E candiderete Maroni alla presidenza della Lombardia.
Lui ora è segretario e ha molte cose da fare, anche se ha venti persone con lui e io l’aiuto, ma il governatore si fa a tempo pieno.
Salvini ha chiesto a Formigoni di lasciare l’incarico in Expo anche per questo, per concentrarsi solo sulla Regione.
Ce ne sono tante di persone valide che si possono candidare, ancora è presto per parlarne, ma ognuno deve fare il suo lavoro.
Lei fa il presidente, quindi da statuto può solo decidere sui ricorsi degli espulsi, o sbaglio?
Ora devo capire bene, con Daniele (Molgora, ndr) stiamo già lavorando per vedere caso per caso quelli che sono stati cacciati, se era giusto o se sono stati vittime di qualche errore. So che molti hanno da ridire, anche qui stasera mi hanno avvicinato una decina lamentandosi. Gli ho detto di scrivermi che sistemo tutto io.
Se Francesco Belsito e Rosi Mauro dovessero far ricorso, lei che farà?
Tutto il casino l’avete montato voi giornalisti e la magistratura, ma poi quello lì non è stato arrestato. Lusi è finito in carcere e il nostro amministratore no. Significa che è stata una montatura, a Roma noi non appoggiamo questo governo e qualcun altro ha voluto colpirci così, perché armi oneste non ne avevano, continuiamo a far paura.
Qualcun altro? A chi si riferisce? Al Viminale fino a novembre guidato da Maroni?
Potevano informarci, eravamo al governo, questo qui (Belsito, ndr) ci rubava i soldi e nessuno ci ha detto niente. A Roma ti si avvicinano per sussurrarti “oh succede questo”, “guarda che coso lì tra poco lo beccano” e a noi nessuno ci ha detto niente? Puzza. Ma ormai è andata così, ora dobbiamo pensare a lavorare e recuperare la nostra gente. Io non appoggio nessuno di quelli che litigano… che vogliono litigare.
Chi sono? Leoni? Quelli che facevano parte del cosiddetto cerchio magico?
Fesserie, dobbiamo pensare a impegnarci. Noi le cose le facciamo, la Lega per me è un figlio, ho fatto quello che dovevo perché altrimenti altri fermavano il nostro progetto. La Lega oggi non siamo né io né Maroni, ma è quello che riusciremo a fare per la nostra gente.
Se cancellate Pontida e la cerimonia dell’ampolla con l’acqua del Po, perderete altri consensi?
È una cazzata dei giornali, non si può cancellare Pontida, è impossibile. Come il Va’ pensiero, sono cose sacre, intoccabili per ogni leghista.
Il partito è al minimo storico.
Questo governo qui riduce il Paese allo zero e la Padania paga ancora e sempre di più, abbiamo sbagliato a lasciare.
Non pensa che uno dei motivi per cui Maroni è diventato segretario, oltre alla gestione Belsito, ai soldi del partito ai suoi figli, sia proprio il suo aver appoggiato acriticamente Berlusconi?
Berlusconi ci ha dato molto.
Soldi per la sede e il simbolo? Sono cazzate, cazzate di voi giornalisti. Abbiamo fatto il federalismo fiscale prima di tutto. Poi Tremonti e Napolitano l’hanno fatto slittare, ma ci sarebbe già. E la risposta alla Ue, la lettera l’abbiamo scritta io e Berlusconi a casa sua a Roma. Noi l’Imu non l’avremo mai messa e avremo fatto meglio. Ormai sarà la storia a fare i conti.
A proposito di Imu: Maroni l’ha pagata, e lei?
Ma boh, questa era una ratina, ma se devo dico di non far pagare le tasse, altro che Imu.
Quanto tempo è che non vi sentite con Berlusconi?
Mi ha chiamato per lo scandalo lì: sono stato massacrato dai tribunali, io e la mia famiglia. Lui è sensibile.
Berlusconi ha detto che non si ritira ed è pronto a candidarsi di nuovo. Dobbiamo aspettarci il ritorno dell’asse Arcore-Gemonio?Eh eh… sarebbe un buon segnale, ma è ancora troppo presto e dipende se cambiano la legge elettorale o no. A noi il Porcellum andrebbe ancora bene, parlare di alleanze è prematuro. Ho visto che qualcuno pensa al Pd, altri parlano con Alfano. Dobbiamo metterci d’accordo.
Lei è presidente, da Statuto non può decidere le alleanze da solo.
Mai deciso da solo, ne parleremo. Io sono qui da sempre, abbiamo cambiato la storia, mi ascoltano, mi ascoltano. Poi decideremo insieme, ma conosco bene tutti, amici e nemici.
Nel 1994 quando fece cadere il governo Berlusconi il nemico era Maroni, tanto che al congresso straordinario di Milano quell’anno gli disse: “Il coraggio non lo vendono al supermercato”.
Volevo cacciarlo, viene da sinistra, polemizzava. Ma è stato bravo.
A quanto pare ha anche trovato il coraggio: l’ha sfidata ed è diventato segretario riorganizzando totalmente il partito. Non è solo, ci sono io. E non è facile, tanto che ha distribuito incarichi a tutti. Tenere insieme la Lega è difficilissimo, di coraggio ne serve tanto. Veneti, lombardi poi i piemontesi e giù ormai siamo arrivati in Umbria.
Di tutto quello che è successo, cosa le dispiace di più?Non essermi candidato, non essere più segretario.
Ricandiderebbe suo figlio Renzo?
Erano tutti d’accordo e hanno aiutato tutti a farlo vincere. Gli ho dato quattro ceffoni, si metterà a posto perché alla fine non ci sarà nulla. Ma è stato difficile.
Cosa?
Tutto. Quando il Papa ha detto messa a Milano io sono andato. Mi ha visto Bagnasco ed è venuto a salutarmi. “Come va?” mi chiede e io rispondo “male”, lui insiste gentile “e la famiglia?” e io “peggio”. M’ha quasi fatto piangere. Ora è passata, ripartiamo. Mai mula’…”.

Diffondiamo....



E' una vergogna!
E pensare che c'è un Papa che indossa abiti griffati e collane d'oro, che ci sono uomini padroni del mondo che possiedono un patrimonio immane che non potranno mai utilizzare durante l'arco della loro pur longeva vita!

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Franz Kafka.



E qui in Italia ne abbiamo a bizzeffe

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