Per ordine della Procura di Palermo, la Guardia di Finanza acquisisce il rogito che sancisce il passaggio di proprietà del lussuoso immobile sul lago di Como. I sospetti cadono sulla data della cessione, alla vigilia della sentenza di Cassazione sull'accusa di concorso esterno, e la cifra, quasi 21 milioni. L'ex premier ne aveva già pagati oltre dieci all'ex braccio destro "per un aiuto nella ristrutturazione"
La Procura di Palermo sta indagando sull’ultimo affare immobiliare di Silvio Berlusconi, perfezionato, con tempismo sospetto, proprio il giorno prima della sentenza della Cassazione sulla condanna a sette anni di carcere per concorso esterno in associazione mafiosa a carico di Dell’Utri. I pm Antonio Ingroia, Antonino Di Matteo e Lia Sava, che indagano sul ruolo che avrebbe avuto Marcello Dell’Utri nella trattativa con la mafia nei primi anni Novanta, vogliono vederci chiaro sul passaggio della villa sul lago da Marcello all’amico Silvio. Ben prima che i giornali pubblicassero l’avvenuta vendita come se fosse solo gossip (il Giornale si è distinto con articoli nei quali si svelava una vera ossessione del Cavaliere per una villa sul lago finalmente individuata, per fortuita coincidenza, proprio nella casa del suo sodale Dell’Utri) i pm si interessavano alla transazione immobiliare da tutt’altra prospettiva.
Ieri, gli uomini del nucleo valutario della Guardia di finanza di Palermo, coordinati dal maggiore Pietro Vinco, hanno acquisito presso lo studio milanese del notaio Arrigo Roveda l’atto di acquisto della villa di Dell’Utri da parte di Berlusconi. Appena due settimane dopo la stipula del rogito, i magistrati che indagano sulla trattativa Stato-mafia hanno potuto leggere le quaranta pagine dell’atto. Il Fatto Quotidiano è in possesso del voluminoso documento di vendita ed è in grado di rivelarne i particolari, a partire dal prezzo abnorme: 20 milioni 970 mila euro.
Certo, la villa sul lago di Como è una residenza da sogno. Quattro edifici con 40 stanze complessive, campo da tennis, piscina, due darsene, un parco da tremila ettari. Ma l’assegno che Berlusconi ha staccato l’ 8 marzo per comprarla dal senatore del Pdl appare comunque esagerato. Soprattutto se si pensa che la perizia più recente (nel 2004) l’aveva stimata 9, 3 milioni; che i periti non erano pregiudizialmente ostili essendo tecnici del Credito cooperativo fiorentino guidato dall’altro amico Denis Verdini e, inoltre, che l’ex premier nel 2011 aveva già versato 9, 5 milioni sui conti correnti di Dell’Utri, in parte usati per ristrutturare la villa.
A insospettire i magistrati sono una serie di circostanze. Innanzitutto le somme: Berlusconi ha versato al senatore Dell’Utri, sotto processo con l’accusa di essere stato il mediatore o l’ambasciatore della mafia presso l’impero Fininvest, una somma che supera i 30 milioni di euro. Il 22 maggio 2008 dal Monte Paschi arriva il primo milione e mezzo. Nel 2011 il 25 febbraio dal conto Banca Intesa piove un altro milione sul senatore che l’ 11 marzo incassa altri 7 milioni. Dell’Utri, intervistato dal Corriere della Sera, giustifica così tanta benevolenza: “Sono un principe decaduto, ristrutturo e poi vendo la villa”. Ma gli investigatori ieri hanno scoperto che nell’atto non si fa alcun riferimento a quei versamenti, che quindi si sommano ai quasi 21 milioni pagati due settimane fa.
Il giorno del rogito dal conto corrente della Banca popolare di Sondrio partono cinque bonifici. Quattro per sanare i debiti del senatore ed estinguere le ipoteche sulla villa: tre milioni vanno al Credito cooperativo fiorentino e 2, 5 alla Abbey National. Il quinto bonifico va sul conto di Miranda Anna Ratti, moglie di Dell’Utri, che riceve il versamento più imponente: 15, 7 milioni. In tutto sono 21. Un’iniezione di liquidità provvidenziale per le finanze dei Dell’Utri e un esborso improvviso e rilevante anche per un miliardario in euro come Berlusconi che arriva in una data molto particolare: l’ 8 marzo 2012, esattamente il giorno prima della sentenza della Corte di Cassazione sulla condanna emessa in appello a sette anni di carcere per concorso esterno in associazione mafiosa a carico di Dell’Utri (dal giorno dopo il senatore fu irreperibile per 48 ore, chi dice all’estero).
Un tempismo che ha insospettito i pm di Palermo, titolari dell’inchiesta che vede il senatore indagato per minaccia a corpo dello Stato. Il giorno dopo l’atto, il 9 marzo, Delll’Utri poteva essere condannato a sette anni di galera con due conseguenze non indifferenti: la perdita della libertà e il rischio dell’apertura di un procedimento di misure di prevenzione reali con il possibile sequestro delle proprietà immobiliari, cioè la villa: unico bene intestato al senatore. Le cose, grazie al sostituto procuratore generale Francesco Iacoviello e al collegio presieduto da Aldo Grassi, hanno preso un’altra piega: Dell’Utri si è visto annullare la condanna con rinvio e vede a portata di mano la prescrizione nel giugno 2014, ma l’ 8 marzo questo nessuno poteva saperlo.
Dal notaio Roveda a firmare l’atto ci sono la moglie di Dell’Utri e Salvatore Sciascia, nominato appena due giorni prima procuratore speciale di Berlusconi. Sciascia è un uomo di fiducia dell’ex premier. Senatore del Pdl ed ex ragioniere della Fininvest, Sciascia è stato condannato in via definitiva dalla Cassazione a 2 anni e 6 mesi per aver versato tangenti ad alcuni membri della Guardia di finanza così da ottenere verifiche fiscali blande alle società di Berlusconi. L’ 8 marzo Sciascia rispetta la volontà del Cavaliere che nella procura speciale aveva dato mandato di acquistare a un prezzo “non superiore a 21 milioni”. L’amicizia.
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