Il presidente, imputato per concorso esterno in associazione mafiosa, ha annunciato le dimissioni per il 31 luglio. Ma negli ultimi mesi ha dato il via libera a un centinaio di nuovi incarichi. Mentre sulla Regione grava l'ombra del default.
All’inizio del suo mandato gli oppositori gli avevano affibbiato l’appellativo di “Arraffaele”, per la presunta capacità di piazzare i suoi fedelissimi nei posti chiave dell’amministrazione siciliana. Adesso che il governo di Raffaele Lombardo volge al termine quell’irriverente soprannome è tornato prepotentemente a circolare negli ambienti della Regione Sicilia.
Il governatore imputato per concorso esterno a Cosa Nostra aveva annunciato nell’aprile scorso che si sarebbe dimesso il 31 luglio. Da quell’annuncio i vertici della Regione si sono messi in moto sfornando nuove nomine a cadenza quasi quotidiana. Tra assessori, dirigenti, capi di gabinetto, commissari e manager delle Asp i nuovi incarichi assegnati dal governatore dimissionario hanno superato quota cento in meno di tre mesi: decisamente troppi. Soprattutto per un governo a breve scadenza.
A fare scalpore soprattutto la nomina del commercialista agrigentino Eugenio Trafficante come presidente del collegio dei sindaci della Sicilia E-Servizi, la società informatica che fa capo alla Regione. Trafficante però non aveva potuto accettare l’incarico essendo detenuto da qualche giorno per stalking. Qualche polemica aveva creato anche la nomina dell’ex deputato Mpa Tony Rizzotto al vertice di Lavoro Sicilia, una delle tante società del sottogoverno regionale. Rizzotto è stato l’animatore del movimento Chiama la Città, lista civica che sosteneva Alessandro Aricò, il candidato sindaco di Palermo appoggiato da Lombardo. Neanche Rizzotto, però, aveva potuto accettare l’incarico perché era incompatibile con il suo lavoro di dirigente comunale. Al suo posto era stata quindi chiamata la sua compagna, Salvina Profita, candidata con la stessa lista civica di Rizzotto, che si era subito difesa sottolineando come tra lei e l’ex deputato Mpa ci fosse soltanto “un rapporto d’affetto”.
Le controversie sulle nomine di Lombardo sono continuate anche quando Amleto Trigilo è stato indicato come nuovo assessore ai Beni culturali a pochi giorni dalle annunciate dimissioni del governo. Trigilio è stato segnalato come uomo di Confindustria, ma il vicepresidente degli industriali Ivan Lo Bello ne ha preso immediatamente le distanze: “Sono pronto a querelare chi fa passare il messaggio di un coinvolgimento di Confindustria in queste manovre: Trigilio è un oscuro imprenditore associato a Confindustria, uno dei diecimila associati. Per quel che ne sappia, è uomo vicino al deputato Mario Bonomo, con il quale non abbiamo rapporti”. L’onorevole Bonomo è esponente del Movimento popolare Siciliano. il partito nato da una costola del Movimento per l’Autonomia di Raffaele Lombardo.
Le nomine del governatore etneo non si sono fermate qui però. Dopo la promozione del suo ex capo di gabinetto Patrizia Monterosso a segretario generale della Regione, il governatore si è concentrato sulla sanità. L’obiettivo sembrerebbe quello di rendere duraturi gli incarichi che potrebbero invece decadere dopo le dimissioni del governatore. È forse per questo che Carmelo Pullarà, ex candidato sindaco di Licata con il Movimento per l’Autonomia, è stato promosso da commissario a dirigente dell’Arnas Civico di Palermo. Una promozione non da poco, visto che l’incarico di dirigente dura per tre anni. Nuovi vertici anche per la Asp di Catania, Agrigento e Messina dove il presidente ha indicato nell’ordine Gaetano Sirna, Salvatore Messina e Manlio Magistri.
“Questo è l’ultimo atto di pirateria del governo Lombardo” ha commentato fuori di sé l’europarlamentare del Pdl Salvatore Iacolino. Le nomine dei nuovi manager, però, per diventare operative dovranno essere votate dalla commissione affari istituzionali dell’Assemblea Regionale Siciliana. La stessa commissione che non è ancora riuscita a far passare il decreto “blocca nomine”, l’inedita proposta di legge formulata con l’obiettivo di bloccare l’elargizione di incarichi di Lombardo a fine legislatura.
“Quella sulla nomine è una polemica strumentale e vergognosa, basata su falsità”, è stata la reazione decisa del presidente Lombardo. “Su questa storia è stato montato volutamente un gran fracasso ed è stato deliberatamente rappresentato un sistema che potesse far gridare allo scandalo, quando, invece, facciamo solo il nostro dovere”. Addosso al governatore ora è precipitatala tegola dei fondi Fesr (fondo europeo per lo sviluppo regionale ): circa 600 milioni di euro congelati dall’Unione Europea per “irregolarità nell’assegnazione degli appalti e carenze significative nel funzionamento dei sistemi di gestione e controllo”. Il governatore ha assicurato che sarà adottata “ogni misura che riterremo adeguata a superare la difficoltà”. Promessa che non è bastata a Giampiero D’Alia, plenipotenziario dell’Udc sull’isola, che ha chiesto un intervento del governo nazionale per “commissariare la Sicilia e avviare una politica di risanamento”.
Oltre che all’Unione Europea, il tema degli appalti regionali in Sicilia sta interessando in questi giorni anche la procura palermitana che ha aperto un’indagine sui cosiddetti Grandi Eventi. Al centro dell’inchiesta coordinata dai magistrati Leonardo Agueci, Gaetano Paci e Maurizio Agnello è finito Fausto Giacchetto, project manager che avrebbe messo le mani su decine di milioni di euro di finanziamento per le campagne di comunicazione. A oggi gli indagati sarebbero otto tra imprenditori che si sarebbero aggiudicati appalti in maniera illecita e funzionari della Regione.
E sempre sui burocrati regionali si è focalizzata l’attenzione della Corte dei Conti che sta indagando su alcuni dipendenti che avrebbero gonfiato a dismisura le ore di lavoro straordinario. I magistrati contabili hanno anche sequestrato 70mila euro dal conto corrente di Emanuele Currao, un funzionario del dipartimento alla formazione, che li avrebbe sottratti dai fondi regionali per pagare i fornitori.
Dopo la notizia dell’indagine sui grandi eventi, il governo regionale ha usato il pugno di ferro istituendo una commissione d’inchiesta e facendo sapere che “se qualcuno tra i funzionari della Regione dovesse avere sbagliato pagherà anche con il posto”. Alla fine dell’era Lombardo mancano 15 giorni. Dopo le dimissioni, il governatore ha annunciato che lascerà la politica dedicandosi all’agricoltura. “Potrei anche coltivare marjiuana” ha scherzato il presidente. Che prima delle canne, però, ha ancora il tempo per qualche nuova nomina last minute.
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