giovedì 26 luglio 2012

I quattro silenzi nel quadro della vicenda Stato-mafia. - Emiliano Morrone


Minaccia o violenza a corpo politico dello Stato. È l’accusa dei pm di Palermo che, nell’inchiesta sulla trattativa, ieri hanno chiesto il rinvio a giudizio per sei uomini dello Stato e altrettanti di Cosa nostra. Silenzio della politica e dell’“ermo Colle”, ha osservato Marco Travaglio sul Fatto Quotidiano di oggi.
Eppure, la trattativa, assieme di tre momenti, tre passaggi correlati, funzionali, organici, dell’alleanza mortale fra Stato e mafia, è stata negata a oltranza da onorevoli, giornalisti e voci onnipresenti.
Per anni, abbiamo sentito il coro d’una falsa destra sui “giudici comunisti” e, a compendio, le sortite pseudogarantiste d’una finta sinistra, che dall’altra sponda ha delegittimato l’azione penale, obbligatoria, rivolta a suoi membri. Si ricordi, per tutte, la vicenda dei “furbetti del quartierino”, con intercettazioni, fra gli altri, nei confronti di Massimo D’AlemaPiero Fassino e Nicola Latorre.
Leonardo Sciascia, “di spirito profetico dotato” come Gioacchino Fiore, scrisse che “ci sono in molti paesi delle fratellanze, specie di sette che diconsi partiti”. Ai tempi dello scrittore di Racalmuto (Ag), però, le convergenze degli opposti nella comunicazione pubblica non erano quelle di oggi. Negli anni, demolire la magistratura è diventato un esercizio necessario, a destra come a sinistra. E sappiamo quali ne siano stati ribalte e canali, nella tv privata e pubblica.
Prima dell’arrivo a palazzo di Berlusconi, Vittorio Sgarbi iniziò su Canale 5 l’alzo zero contro Giancarlo CaselliAgostino Cordova, il dimenticato protagonista dell’inchiesta sulla massoneria italiana, e i magistrati che accusarono Bruno Contrada (in archivio Mediaset, nda); ex superpoliziotto nel quadro della trattativa e a casa per malattia, benché condannato in Cassazione. In crescendo, poi, ogni spazio, scandalosamente anche del servizio pubblico, venne utilizzato per screditare toghe e penne alla ricerca della verità. Non so quanti politici o prime firme siano intervenuti per difendere dagli attacchi subiti Ferruccio Pinotti e il sostituto Luca Tescaroli, autori di Colletti sporchi, libro su enigmi chiave della vicenda Stato-mafia.
Travaglio ha ragione a rilevare il silenzio assordante e doloroso rispetto alla richiesta, di ieri, dei pm di Palermo. Un silenzio che conferma le alleanze metaelettorali in seno alla politica, bisognosa di autoalimentarsi e resistere a incontrollabili moti di cambiamento. Non si scordi lo scenario, presente e futuro, prospettato fuori dell’Italia e dentro: lo spread che s’impenna, la paura generale della fine e, come sbocco, l’accettazione d’ogni taglio disumano. Rispetto al passato, il fenomeno nuovo è che con Monti – imposto da Napolitano e retto da una maggioranza trasversale, coesa nel difendere l’impossibile – nulla si può più dire e scrivere. È obbligatorio il silenzio. Ne sa qualcosa Antonio Di Pietro, che, per aver chiesto al presidente Napolitano di spiegare le telefonate di Mancino, s’è ritrovato all’angolo, isolato anche intra moenia.
Ci sono, allora, più silenzi fragorosi: uno lunghissimo sulla trattativa; uno, con eccezioni, di parlamento e stampa sulla complessiva review di Monti; uno, della politica, sulle conclusioni dei pm di Palermo. E c’è il silenzio di fatto, senza nostre congetture, di Napolitano. 

Un errore genetico di 500 milioni di anni fa ha portato all’evoluzione dell’uomo. - Jennifer Viegas

anfiossoUn anfiosso, cugino molto lontano di altri vertebrati  e degli esseri umani . E ‘la creatura più simile a quella dell’organismo originale senza spina dorsale che esisteva prima di un evento genomico importante.MacKintosh Carol


Una creatura senza spina dorsale ha avuto due raddoppi nel DNA, innescando l’evoluzione degli esseri umani e altri animali secondo una nuova ricerca . L’evento, che ha portato al raddoppio di geni, ha anche portato a proteine ​​responsabili di molte malattie di oggi.Studiare queste proteine ​​potrebbe aiutare i ricercatori a saperne di più sull’evoluzione umana e sul funzionamento interno delle malattie.

Oltre 500 milioni di anni fa una creatura senza spina dorsale sul fondo dell’oceano ha avuto due raddoppi successivi del suo DNA, un “errore” che alla fine ha innescato l’evoluzione degli esseri umani e molti altri animali, dice un nuovo studio.
La buona notizia è che questi antichi  raddoppi di DNA hanno potenziato i sistemi di comunicazione cellulare, in modo che le cellule del nostro corpo ora sono in grado  di integrare le informazioni  anche meglio degli smartphone più evoluti. La parte negativa è che guasti di comunicazione, riconducibili alle duplicazioni del genoma del periodo Cambriano, possono causare disturbi neurologici, cancro e diabete.
Gli organismi che si riproducono sessualmente di solito hanno due copie del loro intero genoma, uno ereditato da ciascuno dei due genitori. Ciò che è successo più di 500 milioni di anni fa, è che questo processo è ‘andato storto in un animale invertebrato, che in qualche modo ha ereditato il doppio del solito numero di geni. Una generazione più tardi, ancora una  volta  c’è stato il raddoppiamento dell numero di copie di ogni gene.
MacKintosh, professore presso la Facolta ‘di Scienze della Vita presso l’Università di Dundee, ha detto che tali duplicazioni sono avvenute  anche nell’evoluzione delle piante. Per quanto riguarda la progenie degli animali di recente formazione, sono sopravvissute e hanno prosperato.
“Le duplicazioni non erano stabili, e la maggior parte dei geni duplicati sono stati persi velocemente, molto prima degli esseri umani evoluti”. Ma alcune di queste duplicazioni sono sopravvissute, come MacKintosh e il suo team ha scoperto.
Il suo gruppo di ricerca studia una rete di centinaia di proteine ​​che lavorano all’interno delle cellule umane per coordinare le loro risposte ai fattori di crescita e di insulina. Proteine ​​chiave coinvolte in questo processo sono chiamate 14-3-3.
Per questo recente studio, gli scienziati hanno mappato, classificato e  condotto una analisi biochimica delle proteine. Si è scoperto che risalgono alle duplicazioni del genoma, che si sono verificate durante il periodo Cambriano.
Il primo animale che ha avuto queste duplicazioni genetiche rimane sconosciuto, ma la sequenza genica dimostra che un moderno invertebrato conosciuto come anfiosso “è più simile alla creatura originale, senza spina dorsale, prima che ci siano stati  i due turni di tutta la duplicazione del genoma”, ha spiegato MacKintosh. ”L’Amphioxus può quindi essere considerato come un ‘cugino molto lontano’ di tutte le specie di vertebrati.”
Le proteine ​​ereditate  sembra si siano evolute per formare una “squadra” che può entrare in sintonia con le istruzioni del fattore di crescita meglio di una singola proteina.
“Questi sistemi all’interno delle cellule umane si comportano come i sistemi di multiplazione dei segnali che permettono ai nostri smartphone di raccogliere più messaggi”.
Il lavoro di gruppo può non essere sempre una buona cosa, però. I ricercatori propongono che se una funzione critica è stata eseguita da una singola proteina, come nell’anfiosso,la sua perdita o mutazione sarebbe probabilmente letale.
Se le proteine ​​stanno lavorando  come una squadra, comunque, se una o più si perdono o mutano, l’individuo può sopravvivere, ma con una malattia debilitante. Tali guasti potrebbero contribuire a spiegare perchè le malattie, come il diabete e il cancro, sono così radicate negli esseri umani.
“Nel diabete di tipo 2, le cellule muscolari perdono la loro capacità di assorbire gli zuccheri in risposta all’insulina,” ha detto MacKintosh. ”Al contrario, le cellule tumorali avide non attendono istruzioni, ma eliminano le sostanze nutritive e crescono fuori controllo”.
Chris Marshall, professore di biologia cellulare presso l’Istituto di Ricerca sul Cancro al Royal Cancer Hospital, ha dichiarato a Discovery News che pensa che la ricerca “fornisce nuove informazioni sulla evoluzione dei meccanismi di segnalazione sul comportamento delle cellule di controllo.”
MacKintosh e il suo team si stanno ora concentrando sulle famiglie di proteine ​​che provocano il melanoma e disturbi neurologici. A causa della probabile connessione di antichi eventi genetici, la ricerca potrebbe far luce sull’evoluzione  degli animali,dell’ uomo e  allo stesso tempo contribuendo a svelare i segreti delle malattie.

Crisi auto, Marchionne: “Politica dei prezzi Volkswagen è bagno di sangue”

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L'amministratore delegato di Fiat-Chrysler in un’intervista all’International Herald Tribune parla di difficoltà del settore senza precedenti e attacca la casa automobilistica tedesca. Che, però, chiude il semestre con vendite a livelli record grazie ai mercati Usa e Cina.

E’ crisi profonda per l’industria automobilistica europea secondo l’amministratore delegato di Fiat e Chrysler Sergio Marchionne, che in un’intervista all’International Herald Tribune parla di “una crisi che non ha precedenti” e attacca la politica di sconti aggressivi messa in atto da Volkswagen, che “è un bagno di sangue sui prezzi e sui margini”. Per parte sua, però, la casa automobilistica tedesca ha chiuso il primo semestre con un rialzo dell’utile operativo del 7% a 6,49 miliardi di euro, al di sopra delle stime degli analisti e, secondo l’agenzia Bloomberg, a livelli record. Le vendite sono in rialzo del 23% a 95,4 miliardi di euro, grazie al buon andamento di Audi in Cina e negli Usa che ha permesso di compensare gli effetti della crisi in Europa.
Tuttavia, ci sono differenze tra i modelli gestionali e di business delle due società. Diversamente dal modello autoritario Fiat, che precipita sui mercati e taglia i posti di lavoro, nel colosso tedesco i manager e gli operai decidono insieme e l’azienda registra utili. Diverso anche il trattamento dei lavoratori, se si mettono a confronto le buste paga erogate dai due grandi gruppi: 2600 euro netti contro 1.400. Il lavoratore italiano prende di meno, paga più tasse e si ritrova welfare e servizi più scadenti. Nonostante questo, i bilanci della casa di Wolfsburg battono quelli del concorrente torinese. 
”Non l’ho mai vista così difficile”, dice Marchionne riferendosi, secondo il giornale, alle sfide di un settore auto europeo allo stremo, con un’eccesso di capacità produttiva e di personale impiegato, esacerbato dalla rigidità del mercato del lavoro, che minaccia gli utili da anni e che la crisi sta peggiorando. L’amministratore delegato di Fiat torna a fare appello alla Commissione europea che “dovrebbe coordinare una razionalizzazione del settore in tutte le compagnie” e “quelli che davvero non si sono mossi in questo senso sono i francesi e i tedeschi, che non hanno ridotto minimamente la capacità”.

Riassuntino....



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mercoledì 25 luglio 2012

Fioravanti, parole choc sul Due agosto "Bolognesi? Ha perso solo la suocera"



L'esponente dei Nar, condannato con sentenza definitiva per la strage alla stazione che fece 85 morti e oltre 200 feriti, attacca l'associazione dei parenti delle vittime ("politicizzata") e il suo presidente. La sua intervista (senza audio e video) è contenuta nel documentario inedito "Un solo errore"; nella stessa pellicola Licio Gelli, capo della Loggia P2, nega la bomba alla stazione: "Fu solo un mozzicone di sigaretta".

Il 2 agosto 1980 a provocare la morte di 85 persone e il ferimento di altre 200 non è stata una bomba, ma "un mozzicone di sigaretta". L'associazione dei parenti delle vittime "è politicizzata" e il suo presidente, Paolo Bolognesi, "ha perso solo la suocera". Sono parole pesantissime quelle pronunciate da Licio Gelli, capo della Loggia P2, e Valerio "Giusva" Fioravanti, condannato in via definitiva per la strage, contenute nel documentario inedito "Un solo errore", regia di Matteo Pasi, proiettato per la prima volta il prossimo 30 luglio in piazza Maggiore. Parole che irrompono a Bologna a pochi giorni dal trentaduesimo anniversario della tragedia, che piombano su una città che, come recita lo striscione che apre ogni anno l'affollatissimo corteo verso piazza Medaglie d'oro, "non dimentica". 

Inchiesta Maugeri, a Formigoni 8,5 milioni di euro per 15 delibere regionali.

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La Procura di Milano gli contesta il reato in concorso con Daccò, Maugeri, Passerino, Simone e altri. Il presidente della Lombardia è stato "invitato" dai pm a presentarsi per farsi interrogare sui fatti contestati. I soldi drenati dalle casse della fondazione pavese sarebbero transitati su conti in Svizzera. Il governatore: "Nessuna responsabilità".

Corrotto con “utilità per un valore di circa 8,5 milioni di euro per 15 delibere regionali con cui sono stati stanziati rimborsi per la Fondazione Maugeri di circa 200 milioni di euro in 10 anni. Ecco il cuore dell’avviso di garanzia per Roberto Formigoni nell’ambito dell’inchiesta sulla Fondazione Maugeri cui vengono contestati come utilità i viaggi esotici, le gite in barca e anche l’acquisto da parte dell’amico Alberto Perego a prezzo di favore della villa in Sardegna. Al governatore della Lombardia è stato notificato oggi un invito a comparire perché nei prossimi giorni si presenti davanti ai pm di Milano. Il reato contestato è corruzione internazionale in concorso con l’imprenditore e amico Pierangelo Daccò, il presidente della Fondazione Maugeri Umberto Maugeri, Costantino Passerino, ex direttore amministrativo della Fondazione, Antonio Simone, ex assessore regionale alla Sanità negli anni ’90, e altri. La Procura di Milano contesta al governatore fatti commessi a Milano e all’estero tra il 2001 e al novembre 2011. L’iscrizione nel registro degli indagati risale al 14 giugno scorso, il 23 la notizia fu pubblicata dal Corriere. La sua iscrizione è stata dissecretata oggi con la notifica di un’informazione di garanzia con contestuale invito a comparire per corruzione aggravata dalla transnazionalità in concorso con altri. La data fissata dalla Procura è sabato 28 luglio. 
La Regione, tra il 2001 e il 2011, ha approvato provvedimenti sui cosiddetti rimborsi su ‘funzioni non tariffabili’. Ovvero concessi in via discrezionale dal Pirellone. Tra i benefici che avrebbe ricavato il presidente lombardo, anche il mezzo milione di euro che gli è stato versato dall’uomo d’affari Pierangelo Dacco’ al fine di sostenere le spese elettorali nelle amministrative del 2010. Un’ipotesi, questa, di finanziamento illecito, che viene ‘assorbita’ nel reato più grave di corruzione aggravato dalla transnazionalità. Formigoni, resta inoltre indagato per un’altra ipotesi di finanziamento illecito ai partiti, che pero’ non gli è contestata nell’invito a comparire. 
In una nota firmata dal procuratore della Repubblica di Milano Edmondo Bruti Liberati si legge che “in data odierna è stata notificata al presidente Roberto Formigoni informazione di garanzia per i reati di cui agli artt. 81 cpv 110, 319, 321 cp e art. 4 l.146/06 in concorso con Pierangelo Daccò, Umberto Maugeri, Costantino Passerino, Antonio Simone e altri” per fatti commessi in Milano e all’estero dal 2001 al novembre 2011”, con contestuale invito a comparire. L’aggravante della transnazionalità, contestata dalla Procura di Milano a Roberto Formigoni, affine al reato di corruzione, è prevista dalla legge n.146 del 2006. La contestazione dell’aggravante per Formigoni è legata alle condotte delle persone arrestate ad aprile nell’inchiesta sul caso Maugeri, tra cui Pierangelo Daccò e l’ex assessore Dc Antonio Simone. Secondo l’accusa, infatti, sarebbe stata messa in piedi un’associazione per delinquere che operava anche attraverso conti all’estero, e in particolare in Svizzera e riconducibili a Daccò e al suo collaboratore Giancarlo Grenci. Inoltre, a Formigoni vengono contestati fatti commessi tra Milano e l’estero dal 2001 al novembre del 2011, lo stesso periodo in cui, secondo le indagini, avrebbe operato l’associazione che drenava fondi dalle casse della Maugeri per dirottarli all’estero. 
L’inchiesta. L’ipotesi di reato di corruzione fa invece riferimento ai benefit di ingente valore patrimoniale – vacanze, soggiorni, utilizzo di yacht, cene di pubbliche relazioni a margine del Meeting di Rimini, termini della vendita di una villa in Sardegna a un coinquilino di Formigoni nella comunità laicale dei Memores Domini – messi a disposizione del governatore dal mediatore Daccò come poi è stato evidenziato nel rapporto di polizia giudiziaria in cui si è quantificato in 9 milioni di euro il conto finale dei vantaggi economici ottenuti dal Celeste.
Al vaglio degli inquirenti ci sarebbero anche alcune delibere varate dalla Giunta regionale nel corso degli anni “nell’interesse” della Fondazione Maugeri alla base delle accuse mosse dalla Procura al presidente Formigoni. In particolare i pm milanesi sono arrivati ad ipotizzare nei confronti del governatore la corruzione anche analizzando una serie di provvedimenti “complessi” che hanno ritoccato al rialzo i cosiddetti “drg”, acronimo che sta per “Raggruppamenti omogenei di diagnosi” con il quale si indica il sistema di retribuzione degli ospedali per l’attività di cura, introdotto in Italia nel 1995. Tra i beneficiari di questi rialzi, tra varie strutture sanitarie, rientrava proprio la Fondazione Maugeri. Per gli inquirenti, questa è l’ipotesi, tali delibere di giunta sulla maggiorazione dei rimborsi sarebbero state la contropartita dei benefit di lusso, come i viaggi esotici e le vacanze su mega yachte di “altre utilità” pagate da Daccò, come da lui stesso messo a verbale, a Formigoni e al suo entourage senza ricevere un euro di rimborso. Vacanze, viaggi e altro di cui Formigoni non ha mai mostrato le ricevute che diceva di avere. Senza dimenticare le dichiarazioni dell’amico Simone che nel corso di un interrogatorio aveva affermato di essere lui lo sponsor della legge regionale del 2005. I provvedimenti approvati dalla giunta Formigoni hanno cominciato ad essere affrontati negli ultimi interrogatori e, in particolare, in quelli resi da Passerino, arrestato il 13 aprile insieme agli protagonisti dell’inchiesta.
E’ probabile che proprio le parole di Daccò, finito in carcere anche per l’inchiesta San Raffaele, aveva smentito di avere avuto i rimborsi dei benefit. Ma non solo aveva spiegato agli inquirenti che per “aprire le porte in Regione Lombardia” sfruttava “la mia conoscenza personale con Formigoni per accreditarmi presso i miei clienti”. Durante l’inchiesta, nata come costola del crac dell’istituto San Raffaele, sono state arrestate finora sette persone,  (Maugeri Passerino Simone tra gli altri) per associazione a delinquere aggravata dal carattere transazionale e finalizzata al riciclaggio, appropriazioni indebite pluriaggravate, frode fiscale ed emissione di fatture per operazioni inesistenti. Il presidente Formigoni, che ha annunciato querele richieste di risarcimento danni anche nei confronti del Fatto, ha più volte respinto qualsiasi ipotesi di coinvolgimento nelle vicende giudiziarie che hanno travolto la sanità della Lombardia e che non era indagato perché non aveva ricevuto l’avviso di garanzia. Ma questo valeva fino a oggi. 
“La Regione non ha nessuna responsabilità sul controllo dei bilanci delle fondazioni San Raffaele e Maugeri – dice Formigoni durante un’audizione al Senato – Bisogna tener presente che questi sono Irccs, enti a rilevanza nazionale. La vigilanza sui loro bilanci spetta al ministero della Salute. Sul mio conto ci sono state informazioni sbagliate, con un chiaro intento politico se in questi mesi avessi chiesto al S.Raffaele di farmi vedere i bilanci, avrebbero risposto di stare a casa mia, perché questi enti rispondono solo al ministero della Salute e alle prefetture. Un ulteriore controllo è esercitato dai revisori dei conti, che in questi anni hanno sempre approvato i bilanci.La Fondazione Maugeri e il San Raffaele sono Irccs, enti a rilevanza nazionale, con autonomia e personalità giuridica. La vigilanza sui bilanci spetta al ministero della Salute e non alle Regioni”. 

In Sicilia si muore sulle strade ma 2 miliardi di euro restano nei cassetti dell’Anas. - Fedro


Viaggiare per le strade, e purtroppo, anche per le autostrade siciliane, si sa, è paragonabile ad un’autentica passeggiata di salute.
Strade strette ed anguste, voragini degne di un palcoscenico di guerra, autostrade, se tali possiamo chiamarle senza che le autostrade vere si offendano, composte da sporadici nastri d’asfalto tra un’interruzione e l’altra; questo dove le strade ci sono, visto che in Sicilia accade anche che intere contrade, luoghi abitati e perfino opifici, siano pressoché irraggiungibili per la mancanza di strade degne di questo nome.
Purtroppo non ci sono soldi, direte Voi, abituandovi ad accettare per buone le giustificazioni, peraltro poco originali, dei governi di turno, oramai abituati ad un ritornello che dovrebbe, a loro modo di pensare, giustificare anni di arretramento ed isolamento infrastrutturale nell’Isola.
Ed invece ecco dal cilindro la sorpresa: grazie alla Cgil scopriamo che l’Anas ha in cassa ben 2.170 milioni di euro ( avete capito bene: duemila e rotti milioni di euro!) per interventi sul sistema stradale siciliano e non li utilizza perché preferisce tenerli chiusi nei cassetti, agevolata dall’insipienza di questa classe dirigente.
Volete qualche esempio? 339 milioni di euro per la Siracusa- Gela, 477 per la Camastra- Gela, 57 milioni per la manutenzione delle autostrade siciliane, addirittura 815 milioni per la Ragusa- Catania, 222 per la Bolognetta-Lercara e 150 per la Mazara del Vallo- Trapani. E ci fermiamo qua solo per ragioni di spazio.
All’Anas hanno fatto di un vecchio adagio della prima repubblica la loro stella polare: “mai abituare male i cittadini facendo capire che i soldi per realizzare le opere ci sono, altrimenti quando ne facciamo una non l’apprezzano perché gli sembra una cosa facile o, addirittura, dovuta.”
Ed allora meglio tenerli in cassa i soldi, in attesa di qualche campagna elettorale o del rinnovo del consiglio d’amministrazione; pazienza se nel frattempo decine di persone in quelle strade ci muoiono, con la stessa frequenza dei coloni nella Striscia di Gaza, tanto chi dovrebbe difenderli e sostenerne le ragioni è in tutte altre faccende affaccendato.
Per queste ragioni, e non per incontri di cortesia o per sterili proteste,  Lombardo ed i suoi autonomisti dovrebbero andare a Roma: per mettere a ferro e fuoco l’Anas, per costringerli a costruire e manutenere le nostre strade, per farci restituire quello che, impropriamente ed indebitamente trattengono. E poi se resta tempo per chiedere conto e ragione ai parlamentari  siciliani perché hanno venduto la loro terra.