Viaggiare per le strade, e purtroppo, anche per le autostrade siciliane, si sa, è paragonabile ad un’autentica passeggiata di salute.
Strade strette ed anguste, voragini degne di un palcoscenico di guerra, autostrade, se tali possiamo chiamarle senza che le autostrade vere si offendano, composte da sporadici nastri d’asfalto tra un’interruzione e l’altra; questo dove le strade ci sono, visto che in Sicilia accade anche che intere contrade, luoghi abitati e perfino opifici, siano pressoché irraggiungibili per la mancanza di strade degne di questo nome.
Purtroppo non ci sono soldi, direte Voi, abituandovi ad accettare per buone le giustificazioni, peraltro poco originali, dei governi di turno, oramai abituati ad un ritornello che dovrebbe, a loro modo di pensare, giustificare anni di arretramento ed isolamento infrastrutturale nell’Isola.
Ed invece ecco dal cilindro la sorpresa: grazie alla Cgil scopriamo che l’Anas ha in cassa ben 2.170 milioni di euro ( avete capito bene: duemila e rotti milioni di euro!) per interventi sul sistema stradale siciliano e non li utilizza perché preferisce tenerli chiusi nei cassetti, agevolata dall’insipienza di questa classe dirigente.
Volete qualche esempio? 339 milioni di euro per la Siracusa- Gela, 477 per la Camastra- Gela, 57 milioni per la manutenzione delle autostrade siciliane, addirittura 815 milioni per la Ragusa- Catania, 222 per la Bolognetta-Lercara e 150 per la Mazara del Vallo- Trapani. E ci fermiamo qua solo per ragioni di spazio.
All’Anas hanno fatto di un vecchio adagio della prima repubblica la loro stella polare: “mai abituare male i cittadini facendo capire che i soldi per realizzare le opere ci sono, altrimenti quando ne facciamo una non l’apprezzano perché gli sembra una cosa facile o, addirittura, dovuta.”
Ed allora meglio tenerli in cassa i soldi, in attesa di qualche campagna elettorale o del rinnovo del consiglio d’amministrazione; pazienza se nel frattempo decine di persone in quelle strade ci muoiono, con la stessa frequenza dei coloni nella Striscia di Gaza, tanto chi dovrebbe difenderli e sostenerne le ragioni è in tutte altre faccende affaccendato.
Per queste ragioni, e non per incontri di cortesia o per sterili proteste, Lombardo ed i suoi autonomisti dovrebbero andare a Roma: per mettere a ferro e fuoco l’Anas, per costringerli a costruire e manutenere le nostre strade, per farci restituire quello che, impropriamente ed indebitamente trattengono. E poi se resta tempo per chiedere conto e ragione ai parlamentari siciliani perché hanno venduto la loro terra.
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