martedì 5 marzo 2013

Cassazione: “Risarcire magistrati accusati di perseguitare Berlusconi”.


Ilda Boccassini, il capo della Direzione distrettuale antimafia di Milano


Riconosciuti 100mila euro al procuratore aggiunto Ilda Boccassini accusata dal Giornale di portare avanti "una guerra" contro il leader del Pdl. Tali affermazioni ledono "il cuore della funzione giurisdizionale, come imparziale e indipendente". Nell'articolo si attribuiva alle toghe di Milano essersi assunto "il compito di rivoltare il paese".

Risarcimento danni per i magistrati accusati di portare avanti “una guerra” contro Silvio Berlusconi, perché tali affermazioni ledono “il cuore della funzione giurisdizionale, come imparziale e indipendente”. Lo sottolinea la III sezione penale della Cassazione confermando una sentenza della Corte d’Appello di Brescia, che aveva condannato la Società Europea di Edizioni Spa, in qualità di editrice del quotidiano ‘Il Giornale“, l’allora direttore Mario Cervi e il giornalista Salvatore Scarpino, a pagare un risarcimento di 100mila euro a favore del procuratore aggiunto di Milano Ilda Boccassini, in relazione a un articolo ritenuto diffamatorio del 25 novembre 1999. Nell’articolo ‘incriminato’, intitolato “colpevole a tutti i costi”, si attribuiva “ai magistrati della procura della Repubblica di Milano, tra i quali la Boccassini – si legge nella sentenza depositata oggi – di essersi assunti ‘il compito di rivoltare il Paese e di guidarlo’ di aver ‘selezionato con… criteri politici e ideologici’ l’onorevole Silvio Berlusconi come ‘indagato in pianta stabile’, di seguire ‘rigidi criteri politici e ideologici’” e si affermava che il pm Boccassini “aveva ‘spacciato’ come trascrizione di rituale registrazione ‘un rudimentale… origliare’, per il quale era stata inquisita dal Consiglio Superiore della Magistratura che aveva preferito ‘more solito archiviare’”.
La Suprema Corte ha condiviso in toto le motivazioni dei giudici del merito, i quali avevano rilevato che “i fatti, descritti in termini diffamatori nell’articolo, erano risultati, invece, rispondenti a una doverosa attività dell’ufficio, le cui indagini si erano concluse con severe condanne per reati gravi e con la declaratoria di estinzione del reato per prescrizione nei confronti dell’onorevole Silvio Berlusconi e, non già, con assoluzioni”. La Corte d’Appello – che aveva raddoppiato il risarcimento per il magistrato, quantificato in primo grado in 50mila euro – avevano anche rilevato che, per far diminuire l’entità del risarcimento, “non potevano valere né l’avviso di garanzia inviato all’onorevole Silvio Berlusconi quando presiedeva il vertice di Napoli, seguendo i tempi degli avvisi, le necessità del provvedimento e non le opportunità della politica, né le dichiarazioni dei magistrati della procura di Milano sui progetti di legge, riconducibili a commenti da parte di tecnici”.
Gli ‘ermellini’ hanno rigettato il ricorso dell’editore e dei giornalisti del quotidiano, definendo “congrua” la motivazione della Corte d’Appello, secondo cui “l’attribuzione a un magistrato di comportamenti sleali e incompatibili con la sua funzione (il perseguimento dell’obiettivo di governare il Paese portando avanti una guerra contro l’onorevole Silvio Berlusconi), comportando la negazione dello stesso ruolo istituzionale assegnato al magistrato, colpisce la persona/magistrato negando la sua stessa identità professionale, con aggravamento del pregiudizio sofferto”. Nel caso di specie, conclude la sentenza, si è di fronte a una ‘lesione di una particolare identità professionale che, per altro, trova fondamento, per doveri e guarentigie nel quadro costituzionale”. 

Compravendita senatori, Razzi e Scilipoti indagati a Roma per corruzione


Compravendita senatori, Razzi e Scilipoti indagati a Roma per corruzione


I due "onorevoli" del Pdl sotto indagine per il cambio di casacca in Parlamento del dicembre del 2010 prima della fiducia al governo di B. Loro negano: "Soldi? Al massimo un abbraccio da Berlusconi". La Procura smentisce l'iscrizione dei due parlamentari, confermata da altre fonti giudiziarie.

I parlamentari Antonio Razzi e Domenico Scilipoti sarebbero stati iscritti nel registro degli indagati della Procura di Roma nell’indagine sul cambio di casacca avvenuto in Parlamento nel dicembre del 2010. La notizia diffusa in mattinata è stata smentita in serata dalla Procura di Roma, ma altre fonti giudiziarie confermano che i due parlamentari sono iscritti nel registro degli indagati. Nei loro confronti si ipotizzerebbe il reato di corruzione, in un procedimento è stato avviato dal procuratore aggiunto Francesco Caporale.
Razzi e Scilipoti erano citati in alcune denunce presentate dal leader dell’Idv, Antonio Di Pietro, dopo che questi stessi parlamentari avevano abbandonato il suo partito nel dicembre 2010 in coincidenza con un voto di fiducia fondamentale per la sopravvivenza del governo Berlusconi. Scilipoti e Razzi potrebbero essere interrogati nei prossimi giorni dai pm capitolini.
”Eh, che ho rubato una mela?”. Si dichiara “esterrefatto” Antonio Razzi, appena eletto senatore nelle liste del Pdl in Abruzzo alla notizia ricevuta sulla sua iscrizione sul registro degli indagati a Roma per corruzione. “Ancora con questa c… – ha poi proseguito – questo succede – continua riferendosi a Di Pietro – quando non si sa perdere, bisogna essere sportivi, ma dal magistrato ci vado quando vuole”, ha detto Razzi, che in queste ore è in Svizzera. ”Ma quando mai? Io soldi? La verità è che la gente è invidiosa, quando uno entra in politica. Io non ho ricevuto niente, non so di cosa possa essere accusato. Andrò a parlare. E mi consulterò con un avvocato, perché farò anche denunce per diffamazione…”, ha sottolineato Razzi, al microfono di Radio Radicale. “Io – dice – non ho preso niente. Lo posso giurare. Il Signore sta in cielo, vede e provvede”. “Io ho deciso di passare al Pdl per l’impossibilità perfino di parlare con Di Pietro. Me ne sono andato per la disperazione. Sarei andato via anche con il diavolo, perché non ce la facevo più”, ha detto Razzi. E perché Di Pietro non lo salutava più? “E che ne so? Gli ho scritto una lettera per sapere . Persino gli auguri di Natale non ho ricevuto da lui”, ha detto Razzi. Su Scilipoti: “Prima del 2008 non sapevo neppure chi fosse, l’ho conosciuto alla mia seconda legislatura”. Quanto a De Gregorio, “non so se abbia preso dei soldi. Ho sentito di tre milioni di euro, ma non credo… Non si guadagna una cosa del genere. Credo sia impossibile che il presidente Berlusconi abbia pagato quella somma. Però… Questo solo il Signore lo può sapere”. “Io so, per me, che non ho preso neppure un centesimoL’unica cosa che ho preso è un abbraccio e l’amicizia del presidente Berlusconi, quella che mi è mancata quando stavo con Di Pietro”, ha concluso Razzi.
Per quanto riguarda la compravendita autodenunciata dal senatore Sergio De Gregorio è arrivata la presa di posizione del coordinatore del Pdl Sandro Bondi: ”Nella mia qualità di coordinatore nazionale di Forza Italia firmai un accordo federativo con “Italiani nel mondo”, in base al quale riconoscevamo al movimento rappresentato dal senatore De Gregorio un contributo economico necessario per sostenerne le iniziative politiche in Italia e fra gli italiani residenti all’estero”. Non solo. L’ex ministro della Cultura ha anche precisato che “da allora in poi, da Forza Italia fino al Pdl, tutti i rapporti con De Gregorio sono stati improntati ad un leale e trasparente rapporto di collaborazione politica. Anche l’adesione e l’impegno del senatore. De Gregorio all’interno del gruppo parlamentare del Pdl non ha mai segnato dissensi di carattere politico, come è rivelato anche dal discorso che il sen. De Gregorio pronunciò in occasione della decisione del Senato di autorizzare o meno il suo arresto chiesto dalla procura di Napoli”.
Intanto la procura di Napoli ha rigettato la richiesta di legittimo impedimento avanzata dalla difesa di Silvio Berlusconi. Secondo i legali Niccolò Ghedini e Michele Cerabona, l’ex premier non avrebbe potuto presenziare all’interrogatorio per impegni legati alla sua attività politica e a una udienza del processo in corso a Milano riuscendo a liberarsi solo dopo il 15 marzo. La richiesta è stata rigettata dalla procura che ha indicato nuove date.

Napoli, incendio devasta la Città della Scienza. Possibile origine dolosa.


Napoli, incendio devasta la Città della Scienza. Possibile origine dolosa


Non si conoscono ancora le cause, ma dalle dimensioni del rogo, le operazioni di spegnimento si preannunciano lunghe. Il complesso è stato aperto negli anni '90 dalla Fondazione Idis nell'ex area Italsider di Bagnoli.

Napoli perde uno dei suoi gioielli. Un vastissimo incendio ha praticamente distrutto, ieri sera, Città della scienza, il museo interattivo considerato uno dei più validi attrattori turistici della città, con una media di 350mila visitatori l’anno. Ancora ignote le cause: unica certezza, al momento, è che all’interno della struttura non c’erano persone, grazie anche alla chiusura settimanale del lunedì. Gli investigatori stanno indagando se l’origine delle fiamme sia dolosa oppure accidentale. I danni sono enormi: sopravvivono solo i muri perimetrali, l’interno dei padiglioni è devastato. Il fronte del fuoco è lungo più di un centinaio di metri, e dal rogo si alza una colonna di fumo visibile da buona parte della città. Sul posto decine di vigili del fuoco, con le forze dell’ordine che hanno chiuso al traffico via Coroglio, di fronte al mare di Bagnoli, dove sorgeva la struttura.
Dei numerosi padiglioni che componevano lo ‘science center’, solo uno è stato risparmiato dalle fiamme. Le testimonianze riferiscono di una estensione rapidissima dell’incendio, complice la gran presenza di legno e altri materiali infiammabili. E così in pochi minuti è andato in fumo un polo – nato dall’intuizione di Vittorio Silvestrini, presidente della fondazione Idis – che in una dozzina d’anni aveva guadagnato consensi e credibilità, non solo come luogo dove apprendere praticamente le leggi della scienza, grazie a decine di esperimenti pratici e dimostrazioni dal vivo, ma anche come centro congressi, centro di alta formazione, incubatore di imprese.
Il primo embrione del progetto risale agli anni Novanta; nel 2001 l’inaugurazione del vero e proprio museo interattivo, man mano ampliato da successive realizzazioni. Il tutto nello scenario di Bagnoli, il quartiere ex industriale che, conclusa l’era dell’acciaio e dell’Italsider, aveva visto proprio in Città della scienza il primo simbolo concreto di un progetto di bonifica e di rinascita del quartiere. Con Città della scienza è come se fossero bruciate stasera anche quelle speranze. Fuori del museo ci sono quasi tutti i 160 dipendenti, angosciati per il loro futuro occupazionale; gli stessi timori coinvolgono i tanti che lavoravano nell’indotto creato dal museo, giunti in via Coroglio dopo aver appreso dell’incendio.
L’area distrutta dalle fiamme è stimata in 10-12mila metri quadrati, praticamente l’intero centro, a eccezione del “teatro delle Nuvole”, un corpo separato che ospitava rappresentazioni. Il custode racconta di aver visto una colonna di fumo, e di aver dato subito l’allarme: ma in pochi minuti il fuoco ha divorato i padiglioni dall’interno, diventando indomabile. Sono state ore di sgomento anche per tutti gli abitanti di Bagnoli, che temevano di rimanere intossicati dal fumo denso e nero, poi invece sospinto.

domenica 3 marzo 2013

La vera perdente? L'Europa anti-nazionale. - Ida Magli



queste elezioni è stato presente un Convitato di pietra, un convitato che ha subìto, in silenzio, una grave sconfitta: l’Europa. Nessuno ne ha parlato, ma il risultato della lista Monti lo grida a gran voce. Monti è il fiduciario dell’Ue, è stato mandato (o chiamato, come si preferisce dire) esplicitamente a mettere in riga l’Italia, in apparenza per la questione del bilancio, ma in realtà perché l’Europa è diventata, con la crisi dell’euro, sempre più dubbiosa sulla fattibilità dell’unificazione e teme che da un giorno all’altro qualcuno degli Stati in difficoltà possa abbandonarla. L’Italia è uno Stato cardine dell’Unione, tanto sul piano concreto quanto su quello simbolico: nessuna Europa unita è possibile senza l’Italia. Tutta l’area del Mediterraneo sarebbe messa in forse da un’eventuale uscita dell’Italia e sicuramente molti Stati a quel punto ne seguirebbero l’esempio.

  Tutti discorsi ovvi, è chiaro, ma il problema è che nessuno, né politici né giornalisti, come sempre per quanto riguarda l’Europa, ha affrontato e affronta il discorso. Le analisi sui risultati delle elezioni mancano perciò di una riflessione determinante e in definitiva risultano false.
Sicuramente molti dei voti che Bersani si aspettava e che sono mancati all’appello, sono andati per quest’unico motivo al movimento di Grillo. L’appoggio incondizionato del Pd a Monti ha convinto i suoi elettori che il partito era schiacciato sull’Europa e che, di conseguenza, anche se fosse andato al governo, non sarebbe stato libero di prendere nessuna iniziativa. D’altra parte è chiaro che non si può rappresentare il partito dei lavoratori, degli operai, e affiancarsi alla grande finanza che governa l’Europa. Il partito che oggi si chiama Pd ha una lunga storia alle spalle durante la quale i suoi elettori sono stati sempre fedelissimi, e molti avevano sopportato perfino il terribile 2012 del governo Monti, con i suoi quarantacinque suicidi di piccoli imprenditori e le centinaia di migliaia di disoccupati messi in cassa integrazione o del tutto sul lastrico, ritenendo che si trattasse di stringere i denti in un momento di crisi. La creazione della lista Monti ha fatto capire a tutti (e non soltanto agli elettori del Pd) che erano stati ingannati, che il potere europeo si era installato definitivamente in Italia e che non avrebbe più lasciato la presa.

Non parlare chiaramente del rapporto con l’Ue è stato anche il più grave errore di Berlusconi. Molti dei silenziosi antieuropeisti che bivaccavano nel Pdl se ne sono andati qua e là nelle piccole liste createsi durante il periodo di disintegrazione del partito, ma sarebbero tornati a votare per il Pdl se Berlusconi avesse fatto chiaramente una scelta antieuropeista. L’annullamento del partito di Fini, con la sua scomparsa dal parlamento, la scomparsa dei radicali con la fuoriuscita perfino di Pannella e di Bonino, il quasi annullamento del partito di Casini, sono tutti dovuti al loro dichiarato europeismo e all’abbraccio montiano. La situazione della Lega è più complessa perché le cause che hanno provocato il suo declino sono molteplici, dall’oscuramento della figura di Bossi agli scandali finanziari, ma è indubbio che il vecchio slogan della secessione è diventato con il passare del tempo sempre più logoro perché la presenza dell’Europa ha spinto tutti i cittadini, compresi quelli del nord, a riscoprire l’amore per l’Italia, o perlomeno a preferire lo Stato italiano piuttosto che l’annullamento dell’identità e dell’indipendenza nell’immenso buco nero dell’Europa.

  Tutti hanno capito ormai, non soltanto gli Italiani, che nell’Ue gli Stati devono annullarsi e che i governi nazionali diventerebbero, nel momento in cui l’Unione europea riuscisse a formare una vera unione politica, puri fantocci agli ordini di Bruxelles e dell’alta finanza europea e mondiale. La Borsa scende? Ma certo: a chi gioca in Borsa non importa nulla di chi sia a governare uno Stato, ma che ci sia l’occasione per giustificare un po’ di movimento e vendere oggi per ricomprare domani a minor prezzo. Il ministero del Tesoro ha contemporaneamente collocato tutti i titoli emessi: il rischio del “fallimento” degli Stati è una delle più grosse fole messe in circolazione dai mercanti, bugiardi di professione cui da che mondo è mondo è da imbecilli credere.

  Sono passati settant’anni da quando è stata progettata l’Ue, con la motivazione di non farsi la guerra. I giovani, tutti i giovani, non soltanto quelli di Grillo, non soltanto quelli italiani, trovano perfino ridicola, assurda un’idea del genere. La guerra? La guerra per conquistare un impero? Il nazismo, il fascismo appartengono alla storia. E la storia è passata sulla testa dei giovani di oggi. È questa la forza degli uomini.

Ida Magli
26 Febbraio 2013 


http://www.italianiliberi.it/Edito13/la-vera-perdente-l-europa-antinazionale.html

"Bersani deve fare un passo avanti". E' la strada verso la governabilità. - Sergio Di Cori Modigliani



Non c’è niente da fare: non capiscono. Davvero non si rendono conto. Tant’è vero che l’unica idea che finora si sta manifestando sui social networks e sul web (a dichiarata firma PD con qualche complicità PDL) consiste in una neo-moda di squadrismo mediatico, basata sull’insulto, sulla calunnia, sul falso, sulla pubblicazione di dati e affermazioni false, e siamo ormai al record surrealista di persone intelligenti che attribuiscono al M5s e a Beppe Grillo addirittura la responsabilità dell’attuale crisi e della cosiddetta ingovernabilità. Si cerca di rovesciare le carte, quindi è necessario rispedire la palla sul loro campo, perché stanno tentando abilmente (mica tanto poi) di annebbiare la mente di chi legge e ascolta per costruire l’ennesimo falso.
Per due anni di seguito, il PD ha detto solo e soltanto una cosa: “Berlusconi deve fare un passo indietro” senza mai parlare del loro programma. Il Berlusca lo ha fatto e per un anno ci hanno spiegato che era necessario appoggiare Monti insieme a Berlusconi senza mai parlare del loro programma.
Adesso, invece, non è più possibile.
Questo è il punto. Soltanto questo.
Qual è il programma del PD? Sono a favore dell’abolizione del finanziamento ai partiti? Il M5s ha già dichiarato che non prenderanno il contributo rinunciando a 35 milioni di euro.  Quali sono i punti essenziali del programma del PD in materia di spesa, lavoro, occupazione, legalità?
Il corriere della sera è andato a chiederlo a Massimo D’Alema, uno degli esponenti di punta della vecchia guardia piddina, D’Alema ha “bypassato” la risposta come se la domanda non fosse stata fatta e ha dato la sua soluzione all’attuale fase in atto. Ecco che cosa ha detto D’Alema:

La strada è chiara: la presidenza della Camera al M5s con un governo presieduto da Bersani…è necessaria un’assunzione di responsabilità da parte delle forze principali…nessuno può avere interesse a precipitare il paese verso nuove elezioni che sarebbero un drammatico choc. Neanche il Movimento 5 stelle che ha ottenuto un successo e che ragionevolmente credo voglia dimostrare la capacità di generare cambiamenti positivi per l’Italia….quindi al centrodestra vada la presidenza del senato e al movimento 5 stelle la presidenza della camera, ovviamente sulla base della proposta di personalità che siano adeguate a ruoli istituzionali di garanzia….”.

Per D’Alema è fatta, lui non vede neppure il problema. E’ convinto che si risolva dando come regalo qualche presidenza. Come era accaduto con la Lega.
Si tratta, per il momento, di uno scontro tra due idee esistenziali e politiche che sono davvero incompatibili.
A mio avviso, invece, per poter cominciare a trattare, è assolutamente necessario “che Bersani faccia un passo avanti”.
Per quale motivo noi elettori e anche il gruppo parlamentare del M5s dovremmo credere a un ipotetico cambiamento dato che le persone e le personalità sono ancora le stesse?
Quindi, la prima mossa spetta al presidente del consiglio incaricato in pectore  che deve  invitare l’attuale segreteria a dimettersi ( nell’interesse del suo partito) sostituendo coloro che non hanno fatto negli ultimi vent’anni ciò che oggi sostengono di essere disponibili a fare e consentire alla nuova segreteria di avanzare un piano programmatico di legislatura, con scadenze specifiche indicate, che accolga istanze portate avanti dal M5s e che non è difficile ricavare anche dal risultato elettorale (astensione e calo del bacino elettorale dei due maggiori partiti): dall’immediato abbattimento dei costi della politica alla immediata legge sul conflitto d’interesse; dalla riduzione del numero dei parlamentari all’abolizione di privilegi parlamentari inutilmente costosissimi (benefits, auto blu, consulenze a pioggia, ecc.); dall’introduzione del concetto di reddito di cittadinanza (per far fronte immediato al disagio dei ceti sociali più colpiti) alla suddivisione finanziaria “legale” tra banche d’affari speculative e banche che gestiscono il risparmio dei correntisti, mettendo a disposizione linee di credito alle imprese medio-piccole in difficoltà, per dare inizio alla ripresa economica e così via.
Se Bersani fa un passo avanti e, con una rinnovata dirigenza, immette nel suo programma di governo questi punti, penso che i neo-eletti di M5s troverebbero naturale dargli la fiducia, rinunciando –per il momento- a portare avanti altre istanze che vengono –di comune accordo- rimandate. Ma solo in un contesto che mostri che il PD ha raccolto la richiesta di rinnovamento proveniente dall’esito elettorale. Come si fa a dare la fiducia a chi ha già dimostrato “sul campo” di essere inaffidabile?
Che ci fa il M5s con la presidenza della camera? La foto ricordo?
Allora, che facciamo?
Andrea Scanzi ben sintetizza l’attuale fase di oggi nel seguente modo:

Grillo, anzitutto, si toglie i sassolini dalle scarpe e giustamente ricorda la badilata di cazzate empie piovute addosso ai 5 Stelle da parte dell'intellighenzia stinta del Pd (fassisti del web, qualunquisti, Casa Pound, bla bla bla). Non puoi prima darmi del criminale e il giorno dopo chiedermi di salvarti la vita perché altrimenti muori: troppo facile, dovevi pensarci prima. Grillo, oltretutto, è un vendicativo permaloso. Figuriamoci se non reagisce a uno schiaffo con un calcio sulle palle: è fatto così. Una volta superata la soddisfazione di infierire sulla boria patetica di chi credeva di avere già vinto e ha sbagliato pure questa, il punto è un altro (ed è dirimente): che facciamo? Non c'è nessuna base spaccata (i giornalisti stanno perdendo la testa, è bellissimo). La stragrande maggioranza dei grillini detesta il Pd, perché lo conoscono benissimo. C'è solo chi è possibilista e chi no. Per ora siamo alle scaramucce. La mia sensazione è che il centrosinistra stia cercando ogni scusa per giustificare l'inciucione (tipo: "Visto? Grillo ci ha detto no, quindi tubiamo con Berlusconi". E' la linea D'Alema, cioè la linea-nulla). La mia paura è che Grillo possa peccare in orgoglio. Tradotto: occorre aspettare i punti del programma governativo di Bersani. In 20 anni non hanno fatto né il conflitto di interessi, né opposizione, né progetti seri per abbattere i costi della politica: dubito che se ne ricordino adesso. Se lo faranno, poiché costretti dall'acqua alla gola, il M5S dovrà appoggiarli (a costo di dare la fiducia: non facciamo i puristi del nulla, su). Se sarà invece la solita aria fritta, avremo per un po' (sei mesi, un anno) il governissimo e di lì a poco le elezioni anticipate. Filippo Petardo Facci (chi?) dice che la prossima volta il M5S non prenderà più voti, come accaduto in Grecia coi movimenti di protesta. Quindi il M5S farà un botto ulteriore. E la Casta lo sa. Per questo, in ogni modo, cercherà di barcamenarsi. Trincerandosi in Parlamento e tirando a campare”.

Sono d’accordo con questa  analisi.
Stanno giocando, come al solito, con carte truccate. Si rifiutano di parlare del programma e propongono come novità governativa le solite facce. Come si fa a ragionare in questi termini? Perché il M5s dovrebbe dare la fiducia a coloro contro i quali è andato per tutta la campagna elettorale?
Bersani deve fare un passo avanti.
Tutto qui.
Cambi il suo management, legga le voci del suo programma alla nazione e abbia il coraggio di sfidare il M5s a un dibattito pubblico su ogni singolo punto del programma, in modo tale da consentire al paese di “sentire” che davvero stiamo andando verso la trasparenza pragmatica delle istituzioni, e non verso la consueta, vecchia, ammuffita compravendita di presidenze, così come viene presentata da Massimo D’Alema, l’ennesimo genio della politica che dimostra di non aver capito affatto che cosa sta accadendo nel paese.
La governabilità c’è eccome!
Ma sui programmi e sulla sostanza.
Non sulla qualità e sulla quantità delle presidenze di camera, fondazioni bancarie, commissioni clientelari.
Tutto il resto è fumo negli occhi.
Come ha detto il premio Nobel Dario Fo, regalando un solido consiglio esistenziale a Pierluigi Bersani, quando la Gruber lo ha intervistato:  “Buttati, dai, fai un bel salto e sono certo che il M5s voterà a favore”.
Altrimenti, che si prepari ad essere testimone della propria estinzione per incapacità politica, per incompetenza manageriale, per mancanza di creatività e scarsa propensione all’assunzione di responsabilità individuale davanti alla collettività.
Altrimenti, dato che è il primo partito alla camera, c’è sempre il M5s che può assumere l’incarico di formare un governo, presentare un programma e vediamo chi lo vota in parlamento.
Così vediamo chi non vota per l’abolizione delle province, chi non vota per l’abolizione dei cosiddetti rimborsi elettorali, chi non vota per una vera legge anticorruzione, chi non vota per una nuova legge elettorale, chi non vota per misure che rilanciano la piccola e media impresa, chi non vota per l’abolizione del finanziamento pubblico all’editoria, chi non vota per il reddito di cittadinanza, chi non vota per la legge sul conflitto di interesse, chi non vota per la cancellazione degli enti inutili, chi non vota per l’annullamento delle fondazioni bancarie, chi non vota per l’abolizione deiprivilegi parlamentari, chi non vota per la decurtazione del numero dei deputati, ecc.,ecc…..

Grillini, il primo summit in albergo a Roma Beppe: "In Parlamento circonvenzione di elettore".



Albergo blindato: Grillo non c'è. Dovrebbe arrivare domani con Casaleggio. Code alla Camera dopo l'invito dei Grillini del Lazio a visitare il Parlamento. "Grillo come Stalin": l'ex comico querela Libero. Gli eleti M5S alla stampa: "Decide Casaleggio, ne sa più di noi". Deputati e senatori si scambieranno informazioni attraverso una mailing list su Google group.

Roma, 3 marzo 2013 - Summit dei neoeletti grillini all'Hotel Saint John di Roma senza Grillo. Obiettivo del meeting per ora e' conoscersi. La presenza di Grillo e Casaleggio e' attesa per domani. L'albergo è praticamente blindato per la stampa (solo alcuni cronisti sono riusciti ad entrare).
Grillo è rimasto nella sua  villla a Marina di Bibbona.  L'ex comico rifugge la stampa italiana mentre continua arilasciare interviste a quella straniera. Ma si fa vivo come sempre sul blog. Stavolta dice: ''L'articolo 67 della Costituzione recita: 'Ogni membro del Parlamento rappresenta la Nazione ed esercita le sue funzioni senza vincolo di mandato'. Questo consente la liberta' piu' assoluta ai parlamentari che non sono vincolati ne' verso il partito in cui si sono candidati, ne' verso il programma elettorale, ne' verso gli elettori. Insomma, l'eletto puo' fare, usando un eufemismo, il cazzo che gli pare senza rispondere a nessuno''. Il pezzo è titolato ''Circonvenzione di elettore'' ed è un attacco all'istitutzione parlamento. Per Grillo bisognerebbe "cacciare a calci" i parlamentari che cambiano casacca.

''L'elettore, al momento del voto, crede in buona fede alle dichiarazioni di Tizio o Caio, di Scilipoti o De Gregorio - prosegue - lo sceglie per la linea politica espressa dal suo partito e per il programma. Gli affida un mandato di un lustro, un tempo lunghissimo, per rappresentarlo in Parlamento e per attuare i punti del programma. Gli paga lo stipendio attraverso le sue tasse perche' mantenga le sue promesse. Il voto e' un contratto tra elettore ed eletto ed e' piu' importante di un contratto commerciale, riguarda infatti la gestione dello Stato. Se chi disattende un contratto commerciale puo' essere denunciato, chi ignora un contratto elettorale non rischia nulla, anzi di solito ci guadagna''.
IL SUMMIT - Intanto i primi neo eletti dei grillini sono arrivati a Roma. I primi ad arrivare in un albergo nel centro della capitale sono i siciliani Fabrizio Bocchino, Francesco Campanella e Azzurra Cancelleri. ''Come si svolgera' l'incontro? Non ve lo possiamo dire'', rispondono con gentilezza. Provenienti da tutta Italia si sono organizzati ognuno alla sua maniera per raggiungere Roma. ''Io sono venuta in aereo anche se sono contro l'aereo perche' inquina troppo. Ma costava meno del treno'', dice Laura Castelli, 26 anni, giunta da Torino.
Abbigliamento informale, jeans o tuta, zainetti con il logo del Movimento a sostituire le valigie. Cosi' si presentano i neo-eletti. In queste giornate romane dovranno decidere la linea da tenere in Aula, ma anche conoscersi e iniziare a organizzarsi per la vita da parlamentari.
''Non ho ancora trovato casa. Spero di avere il tempo di farlo in questi giorni'', dice uno di loro che vuole restare nell'anonimato. Intanto nell'attesa che arrivino gli altri colleghi e prenda il via l'incontro, i primi arrivati vanno insieme a pranzo: niente ristoranti, ma un forno dove ordinano panini e tranci di pizza. ''Siamo in silenzio stampa'', ripetono deputati e senatori eletti ai giornalisti. La consegna e' massimo riserbo.
COMUNICAZIONE ESTERNA: DECIDE CASALEGGIO - Riunione per decidere la comunicazione interna oggi a Roma tra gli eletti del Movimento Cinque Stelle. Nell’incontro, cui alcuni cronisti sono riusciti ad avere accesso, si è stabilito di demandare a domani ogni decisione sulla comunicazione verso l’esterno, quando ci sarà l’incontro con Beppe Grillo e Gianroberto Casaleggio. “Deciderà lo staff”, ha spiegato un eletto, e poi, ha ricordato un parlamentare siciliano, “Casaleggio ne sa più di noi, ha fatto un impero, parliamone con lui”.
COMUNICAZIONE INTERNA - Quanto alla comunicazione interna la fa da padrone Internet. Votata a maggioranza all'assemblea dei parlamentari Cinque Stelle a Roma la comunicazione interna tra gli eletti. Durante l'incontro riservato in un albergo romano, al quale sono riusciti ad avere accesso alcuni cronisti, si e' deciso che deputati e senatori si scambieranno le informazioni attraverso una mailing list su un Google group. Sara' invece creato un forum organizzativo per la logistica, dai curricula degli assistenti parlamentari alle possibilita' di case in affitto a Roma.  Si e' poi deciso che i gruppi di Camera e Senato terranno una riunione congiunta una volta a settimana. Domani, durante la riunione con Beppe Grillo, si decidera' sui forum tematici e la comunicazione esterna.
IMPRENDIBILE - Dal canto suo l'ex comico, in mattinata, ha continuato a seminare i cronisti in Toscana. Malgrado gli siano corsi dietro per quasi un chilometro, i giornalisti che ne presidiano la casa dove si trova da qualche giorno con la moglie ed alcuni fedelissimi non sono riusciti a strappargli neppure una parola. Anche stamani Grillo è uscito dalla sua casa al mare incappucciato, come aveva fatto ieri, per ingannare i media, in compagnia di un amico del posto. Voleva fare una corsetta, ma non aveva calcolato che i fotografi lo attendevano ‘al varco’. I giornalisti lo hanno raggiunto e tempestato di domande, ma senza ottenerne alcuna risposta. Stufo del ‘pressing’, il comico ha trovato rifugio in uno stabilimento balneare da dove, a bordo di un’auto, e’ tornato a casa.
GRILLO QUERELA LIBERO - Non piace a Beppe Grillo essere accostato a Stalin. Il leader di Cinque Stelle ha querelato Maurizio Belpietro, direttore di Libero, per diffamazione dopo che, in seguito all’esclusione di Federica Salsi dalla lista dei candidati, sulla versione on-line del quotidiano erano stati pubblicati occhiello e titolo: “Per me sei fuori - Beppe Grillo in versione Stalin: via la Salsi dalla lista degli eletti, blocca la Vento e fa il censore”. La procura di Genova, presso cui il legale del leader del M5S, l’avvocato Enrico Grillo, ha depositato la querela, ha aperto un fascicolo a carico di Belpietro, del responsabile del sito “LiberoQuotidiano.it” su cui è apparso l’articolo e dei dirigenti del consiglio di amministrazione di “Libero” ipotizzando, appunto, il reato di diffamazione. Si tratta del primo atto giudiziario di Grillo dopo il clamoroso esito elettorale alle politiche. Il legale di Grillo spiega: “Quella notizia è stata per molto tempo visibile sul sito “LiberoQuotidiano.it”. Abbiamo trovato quell’accostamento troppo forte, decisamente. Abbiamo deciso di attendere che le elezioni si svolgessero per procedere, così da evitare polemiche ed eventuali strumentalizzazioni”. Il fascicolo dovrebbe essere trasferito in breve a Milano, competente per territorio.
CODE ALLA CAMERA - Centinaia di persone sono state in fila davanti all’ingresso principale della Camera dei deputati, in Piazza Montecitorio a Roma, per la visita periodica guidata del palazzo. IlMovimento 5 Stelle del Lazio ieri aveva lanciato online l’invito a tutti i cittadini a partecipare con lo slogan: ‘Tutti in Parlamento, la casa dei cittadini!’.
Alcuni attivisti 5Stelle sono stati circondati dalle telecamere appena individuati. ‘’Abbiamo invitato i cittadini a visitare Montecitorio per far conoscere a tutti il posto dove entreranno gli eletti a 5 Stelle - ha detto Roberto - Là dentro entreranno i rappresentanti dei cittadini e noi li accompagneremo fino alla porta’’. Secondo un altro grillino doc, che non ha voluto dire il suo nome, ‘’il momento politico è delicato per noi e per l’Italia. Tutti i candidati si incontreranno e uscirà fuori la posizione ufficiale dei 5 Stelle, che poi andra’ messa ai voti online’’. Un uomo che era in fila accanto a lui, dichiaratosi elettore di Grillo, ha chiesto all’attivista come si spiega l’elezione a Latina di madre e figlio al Senato e alla Camera per M5S. ‘’Se sono due persone valide - è stata la risposta - non vedo perche’ no. Non devono mica farsi i favori a vicenda’’. La fila davanti alla Camera continua a crescere di minuto in minuto ed è già arrivata ai margini della piazza.
Secondo i funzionari di polizia sul posto, l’afflusso di visitatori, infatti, è superiore alla media. Probabile che l’invito dei grillini sia stato accolto. Fonti del palazzo prevedono, a fine giornata, oltre 5.000 presenze rispetto alle normali 1.800. Per questo motivo e’ stato anche posticipato l’ultimo turno di visita dalle 15.30 alle 16.30.

DAI SERVIZI SEGRETI ALLA CHIESA, IL PARTITO DEL "GOVERNISSIMO" VUOLE AMATO E DE GENNARO. - Marco Lillo


Amato e De Gennaro

Sembra che americani, massoneria e Vaticano siano favorevoli all'inciucio e alle larghe intese e tremino all'idea di un accordo Bersani-Grillo. In caso di alleanza Pd-Pdl sarebbe probabile l'ex premier al Quirinale e l'ex capo della Polizia ai vertici di Finmeccanica

C’è un partito più potente dei partiti che tifa per le larghe intese tra il Pd e il Pdl . Sono i politici trasversali di lungo corso, i manager di stato e i burocrati sopravvissuti a mille ribaltoni che tremano ogni volta che sentono parlare di accordo tra Beppe Grillo e Pier Luigi Bersani.
Il partito del governissimo si muove nel silenzio, non appare in tv, ma ha le idee molto chiare sugli uomini giusti per costruire una diga morbida e assorbente all’urto della nuova politica. Istituzioni secolari come la Chiesa e la massoneria vedono come il fumo negli occhi il governo di scopo. E sperano che Bersani non riesca nella missione impossibile di strappare al Movimento 5 stelle la fiducia al senato.

Un Governo Bersani appoggiato da Grillo che si impegni a realizzare pochi punti come il taglio dei costi della politica e la lotta al conflitto di interessi è uno scenario antitetico a un governo Bersani appoggiato da Berlusconi. E nei palazzi romani gode di maggior credito e popolarità la seconda ipotesi.

I grandi quotidiani dedicano paginate all’Europa in ansia e ai mercati in fibrillazione e sembrano quasi auspicare un clima da solidarietà nazionale. L’architrave di questa stagione sarà la nomina del presidente della Repubblica. In caso di larghe intese, il primo nome sul campo è quello di Giuliano Amato. L’ex consigliere di Bettino Craxi che i grillini vedono come il fumo negli occhi per la sua pensione d’oro, potrebbe essere il Capo di Stato migliore (quasi scontato) per mettere d’accordo Pd e Pdl. Il Cavaliere potrebbe sancire l’inciucio accettando la presidenza del senato e la nomina di Amato al Quirinale sarebbe la cornice per il riordino del settore della sicurezza e della difesa. Il sottosegretario con delega ai servizi segreti, Gianni De Gennaro, potrebbe essere il nuovo presidente di Finmeccanica dove verrebbe confermato nel ruolo di amministratore delegato Alessandro Pansa, un manager recentemente al centro delle cronache per i favori chiesti a Mediobanca a beneficio della ex moglie del ministro Vittorio Grilli nel 2007. Pansa rischierebbe di saltare in caso di accordo Grillo-Bersani, con grande dispiacere di Ignazio Moncada. Molti lettori non conosceranno neanche il nome di questo 64enne torinese, in ottimi rapporti con Pansa, formalmente presidente di una controllata periferica del gruppo Finmeccanica, la Fata, ma meglio noto come il “grande burattinaio”. Così lo definiva l’ex presidente della banca del Vaticano, lo Ior, Ettore Gotti Tedeschi nella conversazione con l’ex presidente di Finmeccanica Giuseppe Orsi, intercettata dai Carabinieri nel ristorante Rinaldi al Quirinale nel maggio del 2012. Moncada, oltre a essere molto amico del capo dei servizi segreti del Dis, cioé del Dipartimento Informazione e Sicurezza, Giampiero Massolo, è in buoni rapporti sia con gli ex socialisti, come Giuliano Amato e Giulio Tremonti, che con gli ex Ds, come il torinese Piero Fassino.
Quanto a De Gennaro, se anche non riuscisse a raggiungere la presidenza di Finmeccanica (anche il ministro della difesa Giampaolo Di Paola potrebbe aspirare a quella carica, nonostante il divieto di porte girevoli con la Difesa) il sottosegretario non finirebbe ai giardinetti. Per lui, in caso di larghe intese e di presidenza Amato, potrebbe liberarsi la poltrona di segretario generale del Quirinale. Proprio Amato lo promosse a capo della Polizia nel 2000 e poi lo portò con sé al ministero nel 2007 quando Antonio Manganelli divenne Capo della Polizia nel solco della continuità. Una poltrona che, sempre se prevalessero le larghe intese, potrebbe finire a un altro uomo fidato di Gianni De Gennaro: l’attuale numero due del Dis Pasquale Piscitelli, prefetto dal 2003 e poi capo della segreteria di De Gennaro al Dipartimento della Pubblica sicurezza prima di diventare suo numero due al Dis. Piscitelli sarebbe il capo della polizia ideale per un governo trasversale mentre in un Governo di sinistra appoggiato dal Movimento 5 stelle risalirebbero le quotazioni dell’attuale Capo della Protezione Civile, Franco Gabrielli, già capo del servizio segreto civile con il Governo Prodi.
In questo valzer, secondo gli osservatori più attenti, rientrerebbe anche il passaggio del prefetto di Perugia Vincenzo Cardellicchio alla Presidenza del Consiglio. Un passaggio decretato il 26 febbraio dal Consiglio dei ministri presieduto da Monti nonostante fosse stato nominato a Perugia solo nel maggio 2012. Anche Cardellicchio è considerato vicino a Gianni De Gennaro e potrebbe essere nominato al Dis dopo l’eventuale spostamento di Piscitelli al vertice della Polizia.
Dal Quirinale al Viminale, insomma, la filiera Amato-De Gennaro, blinderebbe gli apparati di sicurezza nel segno della continuità e della fedeltà atlantica. Sempre che prevalgano quelle larghe intese che tanto piacciono anche Oltreoceano. Un po’ come accadde nel 1996 quando Antonio Maccanico tentò di dare vita a un governo che andasse da D’Alema a Berlusconi prima delle elezioni che propiziarono la nascita del primo Governo Prodi sostenuto da Rifondazione Comunista. Allora i poteri forti, gli americani, la massoneria e il Vaticano erano favorevoli all’inciucio. La sensazione è che anche stavolta sia così.

http://www.ilfattoquotidiano.it/2013/03/01/dai-servizi-segreti-alla-chiesa-partito-del-governissimo-vuole-amato-e-di-gennaro/516626/