mercoledì 27 marzo 2013

I Ds hanno nascosto 200 milioni di euro. Il Pd: “E che problema c’è? Pagherà lo Stato”, cioè noi. - Stefano Feltri



Il Pd, o meglio, la sua componente ex Ds, è responsabile di un buco di quasi 200 milioni di euro nei bilanci delle principali banche italiane. “E che problema c’è? Pagherà lo Stato”, dice al Fatto l’eterno tesoriere Ds, Ugo Sposetti, appena ricandidato dal Pd.
Il Monte Paschi non c’entra, la questione riguarda quasi tutte le altre grandi banche italiane. Che, dopo anni di trattative e benevola tolleranza, sono passate all’attacco, stimolate dalla crisi: vogliono indietro i soldi. E chiedono di annullare le donazioni con cui i Ds hanno sottratto ai creditori il loro immenso patrimonio immobiliare, superiore al mezzo miliardo di euro, quando sono confluiti nel Pd. Se non riescono a rifarsi su quei beni, scatterà la garanzia dello Stato che copre quasi tutto il debito. Grazie a un apposito provvedimento del governo D’Alema. Nella lunga saga del debito post-comunista si è aggiunta una ulteriore variabile che Sposetti non controlla: un avvocato di Barletta, Antonio Corvasce, che da anni conduce nei tribunali una battaglia per presentarsi alle elezioni con lo storico simbolo dei Ds, la Quercia, di cui rivendica la titolarità.
La nullità delle donazioni La storia è complessa e conviene partire dalla fine. Il 24 giugno 2012 viene notificato ai Ds, che non solo esistono ma hanno ancora una sede a Roma, un decreto ingiuntivo: UniCredit si è stancata di aspettare, vuole indietro i suoi 29 milioni di euro più gli interessi maturati dal 2011 e le spese. Chiede quindi al Tribunale civile di Roma di annullare la donazione di un immobile di Bergamo da parte dei Ds alla Fondazione Gritti Minetti (che ne detiene 58). L’atto è “senz’altro revocabile” perché ha creato “un evidente, grave, pregiudizio alla ingente ragione di credito certa, liquida ed esigibile vantata dalla UniCredit Spa” verso i Ds. Sempre Uni-Credit, per le stesse ragioni, contesta anche la donazione di un appartamento a uso ufficio e di un magazzino a Udine, trasferiti gratis dai Ds alla Fondazione per il Riformismo nel Friuli Venezia Giulia. Anche Efibanca, gruppo Banco Popolare, rivuole i suoi 24 milioni, Intesa i suoi 13, 7 e così via. Fino ad arrivare ai 176 milioni indicati nel bilancio 2011, poi lievitati a causa degli interessi. Le banche, dice sempre il consuntivo 2011, l’ultimo disponibile, hanno già pignorato 30 milioni di rimborsi elettorali ancora da ricevere. E il resto? Niente. Nessuna garanzia o quasi, visto che tutti i beni immobili dei Ds sono stati trasferiti a fondazioni che giuridicamente non hanno alcun legame con il partito. Ugo Sposetti, al Fatto, dice: “Sono beni che erano del partito nazionale, ma che se ne fa l’UniCredit di un piccolo immobile, un circolo dove si riuniscono i lavoratori?”. E ripete la battuta con cui ha tacitato ogni obiezione in questi anni: “Lunga vita ai debitori”.
Tanta sicurezza deriva da una doppia assicurazione: gli immobili sono stati posti fuori dal perimetro del partito, lontano dagli artigli dei creditori. E sul debito una provvidenziale legge del 14 luglio 1998 (governo Prodi), ritoccata da un decreto della Presidenza del Consiglio dei ministri nel febbraio 2000 (quando, guarda caso, a Palazzo Chigi c’era D’Alema): la garanzia statale pensata per i giornali sovvenzionati che dovevano incassare contributi da Palazzo Chigi veniva estesa anche a “soggetti diversi dalle imprese editrici concessionarie”. Se le banche non riescono ad avere indietro gli immobili dei Ds, insomma, i loro debiti li pagheremo noi contribuenti.
Il patrimonio al sicuro C’era una ragione politica per conferire il patrimonio dei Ds alle fondazioni, cioè a organismi territoriali senza scopo di lucro incaricati di tenere viva la tradizione del partito e custodirne la ricchezza: in tanti, sotto la Quercia, pensavano che l’e-sperimento del Partito democratico non sarebbe durato. E allora nel 2007 si è fatto un matrimonio con la Margherita con la separazione dei beni. Casomai si dovesse tornare indietro. Anche perché i Ds erano ricchi sul territorio e poveri a Roma, al contrario dei margheriti. A Roma il partito di Francesco Rutelli poteva contare sul tesoretto dei rimborsi elettorali da gestire e da spartirsi con alcuni dirigenti, anche in quel caso in autonomia, alle spalle del Pd. Sappiamo com’è finita, con il tesoriere Luigi Lusi, ex senatore, in galera.
I Ds sembravano immuni a questo genere di problemi. Anche grazie, forse, al fatto che il debito accumulato dal Pci era stato ristrutturato nel 2003 da Sposetti, Massimo D’Alema (allora presidente dei Ds) e dal banchiere di fiducia del partito, Cesare Geronzi, all’epoca numero uno della Banca di Roma. Istituto che poi è confluito in UniCredit, capofila dei creditori, guidato a lungo da un altro banchiere non certo ostile al Pd, Alessandro Profumo. Quando è subentrato il meno politicamente connotato Federico Ghizzoni, nel 2011, UniCredit ha iniziato a farsi sotto. E la magia di Sposetti si è dissolta.
Le parti e il tutto La tesi di Sposetti è sempre stata che quasi tutto il patrimonio immobiliare non era a disposizione del partito centrale, visto che si è accumulato in gran parte grazie ai lasciti di militanti che, morendo, affidavano i propri beni ai segretari di federazione, sul territorio: “Non è che perché si chiamano uguale sono la stessa cosa”, dice. Però le banche si sono stancate di credere a questa versione in cui la testa era indipendente dal corpo. Anche perché l’unitarietà del partito traspare facilmente. Per esempio nel settembre 2009, quando l’inclusione dei Ds nel Pd è ormai compiuta, Sposetti scrive a tutti i tesorieri locali e ordina loro di chiudere i conti correnti e trasferire i soldi su un conto romano, cioè al partito centrale. Basta che venga dichiarato nullo un singolo atto di donazione e tutta la costruzione di Sposetti crollerà. Con un potenziale effetto politico interessante: se le donazioni vengono annullate, chi metterà le mani sugli immobili rimanenti, una volta soddisfatte le banche? Tutto il Pd? O se ne occuperanno di nuovo gli ex Ds, Pier Luigi Bersani incluso? Chissà.
Gli altri Ds Le banche hanno un alleato imprevisto nel tentativo di dimostrare che nel 2007 Fassino, Sposetti e la dirigenza dei Ds (c’erano D’Alema e Bersani) hanno fatto cose che non potevano fare, sottraendo gli immobili ai creditori. Si chiama Antonio Corvasce, un avvocato di Barletta che sostiene di essere l’autentico presidente dei Ds, o meglio, del “Partito dei democratici di sinistra, nuova denominazione del Partito democratico della sinistra”. Nel 2008, da consigliere comunale di Barletta eletto nelle file dei Ds, ha annunciato di non aderire al Pd e di rimanere Ds: chi ha partecipato alle primarie democratiche (questa è la sua tesi) ha perso ogni diritto sullo storico simbolo e anche sul patrimonio del partito. “Lo statuto dei Ds vieta la doppia tessera, chi si iscrive a un altro partito si mette fuori”, spiega Corvasce. Che ha riunito un comitato di base e nel 2008 ha convocato un congresso “per la continuità”, sostenendo che i veri di Ds sono quelli che lui guida ancora oggi. Finora quasi tutti i giudici hanno dato ragione a Sposetti e Fassino. Ma Corvasce insiste e, assieme al rappresentante legale del suo partito, il tesoriere Vito D’Aprile, chiede a Sposetti e Fassino di produrre in tribunale documenti per dimostrare che nel 2008 la gestione del patrimonio è stata regolare.
Il verbale misterioso La linea di Fassino e Sposetti si fonda sull’assemblea dei Ds del 26 giugno 2008, la prima dopo la nascita del Pd, decisiva per far proseguire l’esistenza del partito (e assicurarsi così i rimborsi elettorali). Quell’assemblea serve a dimostrare che c’è stata continuità, che Corvasce non può prendersi il simbolo. Fassino e Sposetti producono, nella causa civile contro Corvasce, D’Aprile e i “nuovi” Ds, il verbale di quell’assemblea. Corvasce presenta querela di falso: sostiene che quell’assemblea non c’è mai stata, che Fassino, Sposetti e gli altri hanno gestito i beni del partito come fossero cosa loro violando lo statuto. Il giudice dovrà pronunciarsi.
Ma alcuni dati sono oggettivi: allegata al verbale c’è una lettera di Fassino che, da segretario, annuncia l’apertura del tesseramento nazionale per i Ds il 16 giugno 2008 (quando già c’era il Pd). Dieci giorni dopo il tesseramento è già finito e gli iscritti si trovano all’Hotel Artemide di Roma. Nel verbale si legge che “l’assemblea è costituita in forma totalitaria essendo presenti tutti gli iscritti”. Peccato che poi, nel foglio delle firme, ci siano molti dirigenti che non hanno firmato (i veltroniani Tonini e Bettini, per esempio). Tra quelli che risultano presenti ci sono Pier Luigi Bersani, Antonio Bassolino, Massimo D’Alema. C’è anche la firma di Vincenzo Vita, senatore uscente Pd, che oggi al Fatto dice: “Ho un vago ricordo di quella riunione”. Ma c’era stato davvero un nuovo tesseramento Ds dopo la nascita del Pd? “No, ma quale tesseramento? I Ds hanno continuato a esistere come entità amministrativa, non c’è più stata alcuna attività politica”. Altri dettagli: Fassino e Sposetti producono in tribunale una prima versione del verbale in cui i fogli delle firme non sono autenticati dal notaio. Corvasce protesta ed ecco che appaiono i timbri notarili, ma l’autentica è di due anni dopo, 2010. Sposetti allega anche un video dell’assemblea, in cui Fassino esordisce dicendo che, visto che i Ds non hanno più iscritti, è ora di liquidarne il patrimonio. Il contrario di quanto afferma per iscritto.
Berlinguer sfratta Gramsci Le banche creditrici saranno ben felici di sfruttare queste informazioni per sostenere che le donazioni immobiliari sono nulle. E che le fondazioni locali servono solo a tenere i beni al riparo dal pignoramento (non si registra praticamente alcuna loro attività politica). Nella maggior parte dei casi si limitano ad affittare i locali al Pd. Che paga l’affitto. E se non lo fa viene sfrattato come a Sestu, in Sardegna: Enrico Berlinguer (la fondazione) ha sfrattato Antonio Gramsci (il partito). Uno dei tanti paradossi dovuti alle contorsioni con cui i Ds hanno cercato di far sparire i loro debiti milionari. Senza riuscirci.

Tares, Irap e Irpef: le scadenze fiscali dell’estate torrida.



Tutte le scadenze fiscali di giugno e luglio 2013: per le piccole medie imprese sarà un salasso

L’estate 2013, e in modo particolare il mese di giugno, si preannunciano molto calde, almeno dal punto di vista fiscale. Tares, Irap e Irpef si accumulano in pochi giorni: le scadenze fiscali ravvicinate e pesanti quantitativamente, rappresentano un vero e proprio salasso per lavoratori autonomi e piccoli imprenditori.

Le simulazioni realizzate presso l’ Ufficio studi della Cgia di Mestre parla di cifre preoccupanti: tra versamenti Inps, tassa annuale di iscrizione alla Camera di Commercio, saldo della prima rata Imu 2013, pagamento della nuova Tares (tassa rifiuti), autoliquidazione Irpef (con saldo 2012 e acconto 2013) si rischia di arrivare fino a 25.700 euro circa (per le società di media grandezza con 2 soci e 10 dipendenti).

In base alle stime della Cgia di Mestre, realizzate sulla base di quattro differenti tipologie di attività, “un commerciante pagherà tra i 4.452 e i 4.676 euro; un artigiano tra i 6.948 e i 7.206 euro; una società di persone con 2 soci e 4 dipendenti tra i 17.733 e i 18.409 euro; una società di capitali con 2 soci e 10 dipendenti tra i 25.401 e i 25.737 euro”. La forbice è rappresentata dall’applicazione di due scenari diversi:

“Nel primo sono state utilizzate le aliquote medie dell’Imu e delle addizionali Irpef, nonché la maggiorazione della Tares pari a 0,3 euro al metro quadrato. Nel secondo, invece, si è immaginato uno scenario più pessimistico rispetto al precedente, ipotizzando che le Regioni e gli Enti locali elevino sino al valore massimo consentito le aliquote dei tributi interessati da questa scadenza e che la maggiorazione della Tares si attesti a 0,4 euro al metro quadrato”.

Secondo i calcoli dei sindacati Cgil, Cisl e Uil tra giugno e luglio, lo Stato incasserà 11,6 miliardi di acconto Imu, 14,4 miliardi di saldo Irpef, 4 miliardi di acconto Tares e 1,8 miliardi ottenuti dall’aumento dell’Iva.

Acconto Irpef 2013: deducibilità al 20%

Per il periodo di imposta 2013 la deducibilità ai fini Irpef è passata dal 40% al 20%. La misura si applica anche per gli acconti 2013 (Aliquote Irpef 2013, ecco quali sono: http://www.investireoggi.it/fisco/aliquote-irpef-2013-ecco-quali-sono/).

Agevolazioni Irap per chi assume giovani e donne

Il DL “Salva Italia” ha introdotto la deducibilità dell’Irap relativa al costo del lavoro compensando quindi, anche se solo parzialmente, il taglio della percentuale Irpef deducibile. In particolare le aziende che assumono donne o giovani sotto i 35 anni possono usufruire della deduzione fino a a 10.600 euro (fino a 15.200 per le imprese collocate nei territori del Sud e delle Isole) (Agevolazioni Imprese: deduzione Irap nel Decreto Salva Italia: http://www.investireoggi.it/fisco/agevolazioni-imprese-deduzione-irap-nel-decreto-salva-italia/).

Contributi Inps: aumenti fino al 2018 per artigiani e commercianti

Per il 2013 aumentano anche i contributi Inps. Artigiani e commercianti pagheranno l’0,45% annuo in più. L’aumento continuerà in maniera progressiva fino al 2018: gli obiettivi sono, rispettivamente, il 24% e il 24,09%.

Nuova Tares: calcolo e rate

Nell’anno in corso, come noto, la Tares ha preso il posto della vecchia Tarsu. Le rate Tares non saranno più quattro, come inizialmente previsto, ma due. Dovendo assicurare la copertura totale del costo dello smaltimento dei rifiuti, la nuova imposta risulta più pesante. A questo si aggiunge una maggiorazione di 0,3 euro al metro quadrato (che, a discrezione del Comune, può essere elevato di un ulteriore 0,1 cent). Il pagamento della prima rata Tares è in programma proprio per il mese di luglio (Tares: tenere conto delle esigenze dei contribuenti: http://www.investireoggi.it/attualita/tares-tenere-conto-delle-esigenze-dei-contribuenti/).

Imu 2013: si paga di più per i capannoni

Quello che preoccupa maggiormente i contribuenti è il saldo della prima rata Imu 2013. Per quanto riguarda piccoli e medi imprenditori peraltro è previsto un aumento dell’imposta sui capannoni dovuto all’inasprimento del coefficiente per la determinazione della base imponibile (che passa da 60 a 65) (Imu 2013, tutte le novità in vigore da quest’anno: http://www.investireoggi.it/fisco/imu-2013-tutte-le-novita-in-vigore-da-questanno/).

Chiusura piccole medie imprese: come evitare il fallimento

Giuseppe Bortolussi, segretario della Cgia, pronostica che, allo stato dei fatti, l’inizio della stagione estiva potrebbe costringere alla chiusura delle aziende, stressate dagli oneri fiscali e senza liquidità.

L’invito ai leader politici è quello di costituire in tempi brevi il nuovo governo e affrontare immediatamente questa intervenendo in via preferenziale sull’alleggerimento dell’impatto della nuova tassa sui rifiuti (Tares) e sul ventilato aumento dell’Imu sui capannoni ma soprattutto impedendo l’aumento Iva al 22% in calendario dal primo luglio. Altre misure per impedire il fallimento delle piccole imprese riguardano la liquidità e si concretizzano nell’agevolazione dell’accesso al credito e nello sblocco immediato dei crediti che le aziende vantano nei confronti della Pubblica amministrazione (e che ammontano a circa 70 miliardi).

Fonte: http://www.investireoggi.it/fisco/tares-irap-e-irpef-le-scadenze-fiscali-dellestate-torrida/


Un gioco al massacro!

martedì 26 marzo 2013

Chi ci aiuta a ritrovarla?



Pietro è un caro amico a cui hanno rubato la macchina dal suo box. 
Il suo messaggio:

"Cari amici miei io sono stato danneggiato con il furto di questa macchina VI CHIEDO un piccolo favore se vedrete questa macchina chiamate alle Autorità è di condividerlo con i Vostri amici, c'è un segno particolare nella macchina che è un graffio sulla parabrezza di davanti sopra lo stemma FIAT, io sarò grato se mi potete aiutare GRAZIE."

Un grazie anche da parte mia, Cetta.


Bocydium globulare.



Membracidae Rafinesque1815, è una famiglia cosmopolita di insetti appartenente all'ordine dei RincotiOmotteri, superfamiglia dei Membracoidea. Questa famiglia rappresentano senza dubbio uno dei raggruppamenti più interessanti, nell'ambito degli Insetti, per la spettacolarità della loro morfologia che, malgrado le piccole dimensioni, non ha nulla da invidiare a quella dei più conosciuti Coleotteri.

Emblematico è il caso della specie brasiliana Bocydium globulare: in questo membracide, lungo appena 4 mm[1], al centro del pronoto si eleva un breve processo verticale che termina con una scultura singolare: davanti una serie di 4 sfere, disposte sullo stesso piano ai vertici di un trapezio, posteriormente un processo spiniforme, leggermente ricurvo verso il basso, che arriva fino all'altezza del vertice del clavo; l'intera scultura è irta di setole.
La singolarità del processo dorsale del Bocydium è tale che spesso è raffigurato come esempio. Il medico ed entomologo brasiliano MOREIRA DA COSTA LIMA (1887-1964) usò una rappresentazione del Bocydium nel frontespizio del terzo volume, dedicato agli Omotteri, del suo libro Insetos do Brazil, riproponendola come figura illustrativa nel paragrafo dedicato ai Membracoidea[2]. Nel paragrafo relativo a questa famiglia, TREMBLAY inserisce nel suo libro, come esempio di membracidi esotici "dalle strane forme", un'altra rappresentazione del Bocydium, in una figura comprendente anche un Membracis, lo Sphongophorus latifrons e lo Sphongophorus inflatus[3].
Conformazioni altrettanto bizzarre assumono i processi sviluppati dalle specie dei generi SphongophorusHypsaucheniaSmerdaleaHypsoprora,Pterygia, ecc. Alcune di queste specie sono ritratte nelle tavole seguenti, pubblicate nel 1915 da Edwin Wilson Cambridge, e fanno riferimento a membracidi dell'America centrale. La tavola 4 riporta anche i disegni di specie oggi classificate all'interno della famiglia Aetalionidae.

Il pesce con le ali. - Federica Ceccherini



Forse è più facile vederlo su una pirofila da forno, che nel suo habitat naturale. Questo esemplare di gallinella (Trigal lucerna), molto pescata nel Mediterraneo, si trova qui invece in una riserva marina in Corsica. Le “ali” altro non sono che pinne pettorali molto ampie che il pesce usa anche per muoversi sui fondali sabbiosi. Per “camminare” utilizza solo una parte di queste pinne a ventaglio, i primi tre raggi, infatti, sono liberi e fungono da arti. Fornite inoltre di papille gustative, le estremità mobili servono anche per sondare il terreno alla ricerca di gustosi molluschi e crostacei.
E se si sente minacciata la gallinella con la pinna caudale alza la sabbia facendosi completamente ricoprire, per nascondersi da eventuali predatori. 


http://www.focus.it/ambiente/animali/Il_pesce_con_le_ali_C38.aspx

Caselli al Csm: “Chiedo tutela da accuse Grasso”.


Caselli al Csm: “Chiedo tutela da accuse Grasso”


L'attuale procuratore di Torino si riferisce all'intervento del presidente del Senato Grasso nella trasmissione tv "Piazzapulita" del 25 marzo in cui, scrive, il presidente “si è prodotto in un lunghissimo monologo, a mio giudizio contenente accuse e distorsioni suggestive, con il risultato di prospettare in maniera distorta vari fatti e circostanze afferenti la mia attività di magistrato”.

Non si fermano le polemiche sul neo presidente del Senato, Pietro Grasso. Dopo l’intervento nella trasmissione “Piazzapulita” su La7 - per rispondere alle critiche rivoltegli dal vice direttore del Fatto Quotidiano Marco Travaglio - a reagire questa volta è Gian Carlo Caselli, ex procuratore di Palermo e ora responsabile della Procura di Torino. Dall’ex collega, ora a Palazzo Madama, sono arrivate “accuse e allusioni suggestive” che hanno presentato “in maniera distorta vari fatti e circostanze afferenti la mia attività di magistrato”. E così Caselli ha scritto al Csm di “essere adeguatamente tutelato”.
Caselli si riferisce proprio all’intervento di Grasso nella trasmissione tv del 25 marzo in cui, scrive, il presidente “si è prodotto in un lunghissimo monologo, a mio giudizio contenente accuse e distorsioni suggestive, con il risultato di prospettare in maniera distorta vari fatti e circostanze afferenti la mia attività di magistrato”. Nella lettera, indirizzata al vicepresidente del Csm, Michele Vietti, il magistrato rimprovera a Grasso un “comportamento” che  ”mi appare innanzitutto per nulla rispettoso dei principi costituzionali che presidiano la separazione dei poteri e tutelano l’indipendenza della magistratura rispetto ad ogni forma (diretta o indiretta) di condizionamento ed ingerenza del potere politico, specie se tale potere corrisponde ad una delle massime cariche dello Stato. Ritengo inoltre detto comportamento profondamente lesivo dei miei diritti e della mia immagine in particolare là dove si insinua che il mio operato sarebbe stato caratterizzato dalla tendenza a promuovere e gestire processi che diventano gogne mediatiche ma restano senza esiti mentre tutta la mia esperienza professionale si è sempre e soltanto ispirata all’osservanza della legge, al rispetto dei presupposti in fatto e in diritto necessari per poter intervenire e alla rigorosa valutazione della prova”. Un comportamento “ancor più delegittimante nei miei confronti” se si pensa – osserva il magistrato torinese – che si è tenuto “nel giorno stesso in cui veniva pronunciata dalla Corte d’Appello di Palermo sentenza di condanna nei confronti di Marcello Dell’Utri, sentenza relativa a un procedimento avviato dalla procura di Palermo quando il sottoscritto ne era a capo”. Caselli chiede al Csm di “essere adeguatamente tutelato” e annuncia di riservarsi “ogni iniziativa al riguardo”. 
L’ex procuratore nazionale Antimafia ha più volte sottolineato le differenza di metodologia con Caselli dopo aver affermato che “ci sono stati molti processi spettacolari che hanno portato ad assoluzioni. Ma non faccio nomi, non sarebbe elegante…’’. ‘’Ho avuto dei buoni maestri come Caponnetto – ha detto Grasso – che in un suo libro rispondeva alle accuse di non aver proceduto contro l’ex sindaco di Palermo dicendo che questo tipo di processi sarebbe stato sbagliato perché seppur spettacolari sono quelli che portano alle controriforme contro i magistrati, con ritorsioni che danneggiano il funzionamento della giustizia. Pensare ad inchieste come una gogna pubblica, efficace perché distrugge un carriera politica, è una deviazione della funzione delle indagini – ha sottolineato – è anticostituzionale perché la Costituzione dà il potere al magistrato di indagare in funzione del processo. Questi sono i miei maestri – sottolinea – e ho seguito il loro esempio’’.

Carciofi: proprieta', usi e benefici. - Marta Albè

carciofi

Il carciofo è un ortaggio coltivato sia a scopo alimentare che per via delle relative proprietà benefiche, oggetto di attenzione da parte della medicina naturale. 

L'Italia è il Paese europeo in cui i carciofi vengono maggiormente coltivati ed un vero e proprio primato spetta a regioni come la Sardegna, la Sicilia e la Puglia.

Proprieta' e benefici dei carciofi

Come gran parte degli ortaggi, i carciofi sono costituiti principalmente da acqua e fibre vegetali, utili per stimolare il buon funzionamento dell'intestino. Essi rappresentano una fonte importante di preziosi sali minerali, tra i quali troviamo sodio, potassio, fosforo e calcio. I carciofi contengono inoltre vitamina C, e vitamine del gruppo B, con particolare riferimento alla vitamina B1 ed alla vitamina B3. Contengono inoltre vitamina K, ritenuta utile nella prevenzione dell'osteoporosi. Essi rappresentano una fonte di ferro e di rame, elementi impiegati dal nostro organismo nella produzione delle cellule del sangue. Sono inoltre una fonte di betacarotene e luteina, preziosa per proteggere la vista.
Tra i componenti che rendono interessanti i carciofi dal punto di vista curativo vi sono i flavonoidi, tra i quali spicca la rutina, derivati dell'acido caffeico e metaboliti secondari che permettono l'attività farmacologica degli estratti di carciofo. Tra di essi troviamo la cinarina, connsiderata utile in caso di disturbi del fegato. I derivati dell'acido caffeico garantiscono effetti antiossidanti ed epatoprotettivi.
Cinanina è il nome di un composto presente nei carciofi, in grado di renderli un alimento che può contribuire all'inibizione dell'ossidazione del colesterolo LDL e la biosintesi del colesterolo stesso. Possiede inoltre spiccate proprietà depurative e contribuisce all'eliminazione delle tossine da parte dell'organismo.
Un carciofo può contenere fino ad un quarto delle fibre vegetali richieste da parte del nostro organismo giornalmente. I carciofi contribuiscono a migliorare la digestione, rappresentano un diuretico naturale e migliorano la produzione dei succhi digestivi. Gli effetti positivi delle foglie di carciofo sul fegato e sulla riduzione del colesterolo sono stati studiati dal punto di vista scientifico, con buoni risultati. Oltre ad alleggerire il lavoro del fegato, i carciofi risultano benefici per i reni e per la cistifellea, che si troveranno a dover affrontare un minor carico di tossine.

Utilizzi dei carciofi

La medicina naturale e la fitoterapia utilizzano il carciofo soprattutto in caso di disturbi della cistifellea a e del fegato, oltre che in caso di sindrome del colon irritabile. I suoi estratti possono risultare utili in caso di nausea, vomito ed intossicazioni alimentari, per via delle proprietà depurative tipiche del carciofo. Le foglie di carciofo vengono impiegate per ricavare estratti fitoterapici utili nel trattamento di indigestione e dispepsia, oltre che per stimolare la produzione della bile. Gli estratti di foglie di carciofo permettono di mantenere un equilibrio dei nutrienti essenziali al nostro organismo, oltre a migliorare la salute di unghie e capelli, rendendoli più forti e splendenti.
Per quanto riguarda gli utilizzi culinari del carciofo, essi portano immediatamente alle ricette tipiche della cucina regionale italiana. In Liguria i carciofi sono tra gli ingredienti impiegati per la preparazione della torta pasqualina. I carciofi alla romana sono una preparazione tipica di questo ortaggio, che precede che esso venga stufato con prezzemolo, olio extravergine d'oliva, aglio e mentuccia.
I carciofi possono essere utilizzati crudi per la preparazione di insalate, dopo essere stati affettati a lamelle. Essi possono inoltre rappresentare un ottimo ingrediente per la preparazione di salse per il condimento della pasta, dopo essere stati stufati e frullati. Tra i condimenti ideali per i carciofi, oltre all'olio extravergine d'oliva, troviamo il succo di limone, utile per evitare che i carciofi anneriscano dopo essere stati tagliati. Essi possono essere inoltre preparati al forno e gratinati utilizzando pane secco casereccio grattugiato e pinoli.
Sono infine i protagonisti di ricette culinarie molto antiche, entrate nel corso dei secoli ad essere parte della tradizione nazionale.
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