lunedì 27 gennaio 2020

Ma mi faccia il piacere. - Marco Travaglio sul Fatto Quotidiano del 27 Gennaio

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I portafortuna. “Matteo si mangia tutto. In padella pure le sardine” (Libero, 19.1). “Il Pd tassa e insulta. Per la Lega aria di vittoria” (Lucia Borgonzoni, Lega, Libero, 20.1). “Cestinato Di Maio (e domenica salta tutto)” (il Giornale, 22.1). “Se vincono, scoppiano. Se perdono, cadono” (Alessandro Sallusti, ibidem). “Ora trema Conte” (il Giornale, 24.1).“Citofonata a Conte. Salvini, Berlusconi e Meloni chiudono insieme la campagna elettorale con un avviso di sfratto” (il Giornale, 25.1). “La Borgonzoni balla, Zingaretti traballa” (Libero, 25.1). “Il centrodestra sente aria di vittoria e serra le fila per sfrattare la Ditta” (La Verità, 25.1). “Salvini: lunedì governo a casa” (Messaggero, 25.1). “Mandiamoli tutti a casa. Il voto è un’occasione per licenziare la sinistra: da Zingaretti alle Sardine, passando per Conte” (il Giornale, 26.1). “Pd, voto a perdere. Comunque vada, Sinistra alla frutta” (Libero, 26.1). “Progressisti morti viventi” (Vittorio Feltri, ibidem). “Se vince ancora il modello Bonaccini i nostri figli apparterranno allo Stato” (Silvana De Mari, ibidem). Bacioni.

L’elogio. “Iole Santelli è una donna con tanti difetti. Pensate che la conosco da 26 anni e non me l’ha mai data” (Silvio Berlusconi, presidente FI, durante un comizio elettorale a Tropea, 23.1). Voleva fare un complimento a lei, invece l’ha fatto a tutte le altre.

Le belle famiglie. “Mezza famiglia del ragazzo tunisino confessa dei problemi con la legge” (La Verità, 24.1). Resta da spiegare come mai Salvini, anziché citofonarle, non l’abbia candidata in blocco.

Alta cultura. “Questo è un governo di criptochecche con fidanzati di copertura, gente a cui piace prenderlo in quel posto e vuole costringere gli italiani a fare la stessa cosa” (Vittorio Sgarbi, deputato e capolista FI in Emilia Romagna, 5.1). E lui in Forza Italia è quello colto.

Il facilitatore. “Sono veramente felice di essere insieme al nostro candidato presidente Daniele Zanichelli” (Danilo Toninelli, deputato M5S, 20.1). Purtroppo il candidato dei 5Stelle a presidente dell’Emilia-Romagna si chiama Simone Benini, mentre quello indicato da Toninelli è il deputato Zanichelli, che per giunta non si chiama Daniele, ma Davide. A questo punto vien da domandarsi se Toninelli si chiami davvero Danilo.

Slurp. “Nei discorsi di Salvini c’è quella pulizia, spontaneità, quel convinto amore per le terre che visita che penso sia impossibile credere che riesca a fare del male…” (Claudio Borghi, deputato Lega, Twitter, 18.1). È un grande segretario, è un apostolo, è un santo!

Spiriti guida. “Craxi è stato un grande statista, un riferimento. Dopo 20 anni possiamo cominciare a includere quella pagina riformista nel nostro percorso” (Davide Faraone, capogruppo Iv al Senato, il Giornale, 17.1). Astenersi incensurati.

Pompe funebri. “Dice bene Ugo Intini a proposito di ‘Hammamet’: I film anticipano sempre il clima nel paese’… Ma il paese ama superarli in fantasia e truculenza. Un regista che volesse catturare oggi lo spirito del tempo cambierebbe il finale. Ci sarebbero Travaglio e Gomez che prendono a mazzate non un’auto di lusso, ma una bara” (Guido Vitiello, il Foglio, 24.1). Ma trascura una scena ancora più pulp: Vitiello che lecca la salma.

Lo scienziato. “Basta con l’incompetenza se vogliamo salvare Roma” (Maurizio Gasparri, senatore FI, Il Messaggero, 25.1). Aridatece Alemanno, Buzzi e Carminati.

I giureconsulti. “Prescrizione, ecco il lodo Conte. Ira renziana: ‘Incostituzionale’” (il Giornale, 22.1). Comunque vada il lodo Conte, un merito l’ha già avuto: i renziani hanno scoperto la Costituzione.

La Salvinistra. “Contro il proporzionale” (Giovanni Orsina, l’Espresso, 26.1). Evviva, è rinata la Padania!

Cazzullate. “Triste spettacolo: il Pd festeggia il proporzionale” (Aldo Cazzullo, Corriere della sera, 21.1). Per una volta che ne fa una giusta.

Il titolo della settimana/1. “Di Maio addio, ci toccherà rimpiangerlo. Ora il capo è Travaglio” (Piero Sansonetti, il Riformista, 23.1). Uahahahahahah.

Il titolo della settimana/2. “Non si può più nemmeno intervistare Salvini” (Libero, 24.1). Povera stella, oscurato da tutti i media.

Il titolo della settimana/3. “Un’altra sinistra è possibile” (Giorgio Gori, Il Foglio, 20.1). A destra.

Il titolo della settimana/4. “Giorgio Gori, il figlio del Biscione che salverà la sinistra” (Il Riformista, 25.1). Per un nuovo miracolo italiano.

Andrea Scanzi: “Riflessioni sul voto”.

Risultato immagini per emilia alla sinistra

Mercoledì, dopo il sold out del Cazzaro Verde a Bologna, ho parlato a lungo con Bonaccini. Era molto carico e speranzoso, ma anche preoccupato. Giustamente: i sondaggi presagivano gasparri & sgarbi. Ho poi capito Salvini avrebbe fatto una figura da senaldi quando ieri ho visto l’affluenza altissima. L'Emilia Romagna si è fatta desta. Lo avevo intuito anche dalla data di Bologna. C’era un'aria buona, come due anni fa quando riempivo i teatri con Renzusconi, e il teatro non mente mai.

- Salvini ha perso anzitutto per colpa di baracconate tipi la citofonata vile al tunisino o la smargiassata eunuca di Nicola Lodi, il vicesceriffo di Ferrara. Ha esasperato troppo, generando un boomerang che gli è arrivato in faccia. È rimasto così sulle palle a tutti che ha compattato gli oppositori, come Renzi nel 2016. Alzando oltremodo i toni, lui e i suoi hanno terrorizzato anche i “neutrali”, che sono accorsi in massa a votare Bonaccini pur di non votare la Lega e certi squadristi.

- Salvini, ieri sera, ha parlato subito alla plebe per fingersi democratico. Ha pure avuto il coraggio di ricitare Gaber, peraltro male, e nulla mi toglie dalla testa che lo faccia anche per provocarmi (stai fresco, pinolo). E’ stato anche bravino, nella conferenza stampa delle 23.45: vale 40 volte Renzi. Ma non fatevi fregare: era praticamente sicuro di vincere e adesso, come tutti i furbini di successo, giocherà per un po' al De Coubertin e per un po’ alla volpe che non raggiunse l’uva. In realtà sta bestemmiando.

- Salvini ha fatto lo stesso errore che fece Grillo nel 2014, quando per le Europee del #vinciamonoi (sic) alzò a caso i toni e tutti votarono Renzi (no, dico: Renzi...) pur di non avere i “populisti”. Stavolta è scattato lo stesso meccanismo. Se fossi Bonaccini, pagherei da bere a gente come Nicola Lodi. Gli hanno tirato ancor più la volata.

- Sempre a proposito di Nicola Lodi. Tre giorni fa, in una diretta delirante, 'sto fenomeno ha detto: “Vi faremo un culo così. Vi farò male, vi colpirò politicamente. Da lunedì sparirete, tornerete nei meandri da cui siete venuti". Oh, Lodi: detto che con quel fisico da lottatore bonsai di sumo moscio puoi far paura giusto a una cimice morta, mi sa che l’unica cosa a cui continuerai a fare paura sarà lo specchio.

- Le spoglie mortali di sgarbi hanno perso anche questa. Non ne indovina una dalla conferenza di Yalta. Daje!

- La Calabria è riuscita a regalare un mezzo plebiscito a un partito morto come Forza Italia, che in natura non esiste e che in Emilia Romagna ha superato a fatica il 2% (c'mon Sgarbi). Ma quando vi svegliate, ragazzi? Anche l’affluenza non è stata certo all’altezza dell’appuntamento. Purtroppo, in quella splendida regione, coloro che vogliono bene a Gratteri e sognano una politica diversa sono assai attivi sui social, ma nella Calabria reale sono una minoranza sparuta. Game over.

- Sono mesi che dico (potete controllare) nelle dirette Facebook: “I 5 Stelle in Emilia Romagna non vedranno mai il 10% ed è un miracolo per loro se supereranno il 5%”. E giù insulti dai disagiati neuronali. Poveracci. In realtà (tanto per cambiare) non ho che predetto quanto sarebbe accaduto: è un mio vezzo. Esimi 5 Stelle, finché darete retta a quelle seghe mosce che vivono su Facebook e fanno i talebani di questa fava, non andrete da nessuna parte. Dovevate stare fermi un giro (pietosi anche in Calabria) e non presentarvi, ma avete preferito farvi ammazzare seguendo il diktat di di quattro invasati che votano su Rousseau (gli stessi che salvarono Salvini sulla Diciotti) Al netto del fatto che nelle Regionali i 5 Stelle sono forti quanto Mazzarri con l’Atalanta, allo stato attuale il M5S si sta auto-condannando all’irrilevanza anonima.

- Quella in Emilia Romagna è la prima sconfitta pesante di Salvini dal 2018 a oggi. Il cazzaro verde resta forte, ma se il governo Conte 2 (aka Mazinga) bene operasse, Salvini durerebbe meno dei tre capelli rimasti in croce sulla testa di Marattin.

- La Bergonzoni era un candidato forte come Seppi nelle volée.

- Potere al Popolo, in Emilia Romagna (cioè la sua regione teoricamente elettiva), ha preso lo 0.3/0.4%: la finiamo di fingersi stocazzo, compagne & compagni, e ammettiamo una volta per tutte che nel mondo reale non c'è il proletariato che vi aspetta? E basta, su.

- Il governo ora è più forte. Molto più forte. E se non si suicida può operare bene. Quindi si suiciderà, e la cicuta avrà le fattezze inaccettabili della Diversamente Lince di Rignano.

- Bonaccini, dopo la vittoria, ieri (anzi stanotte) mi ha citato sia su La7 che a Rete4 per il mio appello al voto disgiunto (che è stato messo in atto: lo dicono i numeri). Lo ringrazio. Sintetizzando i commenti/battuta di compagna, amici e tanti lettori: “Le sardine, tu e Marco avete salvato il governo”. Troppa responsabilità, bimbi: aiuto!

- Non lo nascondo: è una vittoria che un po’ sento anche mia. Ho scritto il Cazzaro Verde, ci ho messo la faccia, ho fatto lo spettacolo a Bologna quattro giorni prima del voto, mi sono speso per il voto disgiunto. Ho rischiato. Ho preso e prenderò ancora una vagonata di insulti dagli smandruppati che per Salvini han pure digiunato (ahahahahah), ma ne vado fiero: la pavidità la lascio ai senza talento. E visto che porta bene, il Cazzaro Verde cercherò di portarlo a teatro a ridosso del voto – ove sarà possibile – anche nelle regioni dove si voterà a maggio. Viva!

- Perdonate il finale triste, ma tra me e voi il patto è quello della sincerità più brutale. E sia: le elezioni in Emilia Romagna (in Calabria l’esito era scontato da mesi) le sentivo tantissimo. Tantissimo. Poi ho appreso della morte di Kobe Bryant e di sua figlia. E ho capito una volta di più le priorità della vita, nonché il fatto che contiamo molto meno di niente.


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Strage di Viareggio, sul processo incombe la prescrizione. I familiari delle vittime: “Perché indagare allora?” - Ilaria Lonigro

Strage di Viareggio, sul processo incombe la prescrizione. I familiari delle vittime: “Perché indagare allora?”

Già cancellati i reati di incendio e lesioni colpose gravi e gravissime. Su quelli di disastro ferroviario e omicidio colposo plurimo è attesa, entro l'estate, la Cassazione. Ma se cadesse l'aggravante dell'incidente sul lavoro, anche questi ultimi sarebbero prescritti. Lasciando 32 vittime e le loro famiglie senza giustizia, dopo sette anni di udienze.
La strage di Viareggio potrebbe rimanere senza colpevoli, cancellati dalla prescrizione. Dopo 4 anni di indagini internazionali e 7 anni di udienze, per l’estate è atteso il passaggio in Cassazione, ma potrebbe rimanere senza colpevoli accertati il processo per la morte di 32 persone, tra cui 3 bambini, che persero la vita in seguito all’incendio del 29 giugno 2009, quando un treno carico di gpl deragliò alla stazione versiliese intorno alla mezzanotte e le fiamme avvolsero le strade intorno alla ferrovia. Secondo i giudici della Corte d’Appello di Firenze ci furono omissioni e inadempienze a vari livelli e mancava una valutazione complessiva dei rischi.
La prescrizione ha già cancellato i reati di incendio e lesioni colpose gravi e gravissime. Gli unici capi d’imputazione rimasti, ovvero il disastro ferroviario e l’omicidio colposo plurimo, sono legati al filo dell’aggravante dell’incidente sul lavoro. “L’omicidio colposo sarebbe già prescritto dopo 7 anni e mezzo, ma con l’aggravante dell’incidente sul lavoro si prescriverà il 29 dicembre del 2026. Il disastro ferroviario, invece, il 29 dicembre del 2021″, spiega a ilfattoquotidiano.it l’avvocato Tiziano Nicoletti, tra i legali dei familiari delle vittime. In estate è probabilmente atteso il passaggio in Cassazione ma, se la Suprema Corte non riconoscesse l’aggravante, il processo finirebbe prescritto.
A contestare l’esistenza dell’aggravante ci sono gli avvocati dei condannati, tra i quali anche l’ex amministratore delegato di Ferrovie e Rfi Mauro MorettiMichele Mario Elia (ex ad di Rfi) e Vincenzo Soprano (ex ad di Trenitalia). “Loro – spiega a ilfattoquotidiano.it Gabriele Dalle Luche, uno dei legali dei familiari delle vittime – hanno sempre sostenuto che non si è trattato di un incidente sul lavoro, invece è un principio cardine di questo processo”. Insieme ai tagli alla sicurezza. “La sentenza di appello ha riconosciuto che, nel trasporto di merci pericolose, ci fu un taglio progressivo degli investimenti in tecnologie per la sicurezza, passati da essere 85,6 milioni nel 2006, a 16 milioni nel 2009”, spiega Dalle Luche.
Piagentini: “Se questa è la giustizia, allora meglio non farli i processi.”
“Ancora una volta, la prescrizione diventa non un modo per dettare tempi corretti del processo, ma un colpo di spugna che cancella tutto. Pensiamo al processo anche da un punto di vista economico, se vogliamo vederla così: 10 anni tra indagini e processo; per i 3 anni e mezzo del primo grado è stato prenotato un polo fieristico; poi avvocati, magistrati, periti, tribunali impiegati, e alla fine si dice “signori miei tutti a casa, perché si prescrive”. Se questa è la giustizia, allora meglio non farli i processi”, commenta Marco Piagentini, presidente del Mondo che Vorrei, l’associazione dei familiari delle vittime.
“Sono l’unico agli arresti domiciliari.”
Oltre ad aver perso la moglie Stefania Maccioni e due dei suoi tre figli, Luca e Lorenzo, di 4 e 2 anni, quella notte l’uomo riportò ustioni sul 98 per cento del corpo. Ma il reato di lesioni colpose plurime gravi e gravissime è caduto in prescrizione, proprio come l’incendio colposo. “L’ustione non è una frattura che guarisce, purtroppo. Ad oggi ci sono delle lacerazioni che permangono. Io in quel processo sono l’unico che è agli arresti domiciliari: l’estate la passo così. Non avendo più il derma normale, se mi espongo alla luce del sole rischio tumori alla pelle. Ma se pure l’incendio è andato prescritto, 32 persone di cosa sono morte?”, chiede Marco Piagentini.
Il Comitato Nazionale: “La prescrizione si fermi alla fine delle indagini.”
L’Aquila, Thyssenkrupp, San Giuliano di Puglia, Moby Prince, Viareggio, Ilva: sono alcuni dei disastri rappresentati nel Comitato Nazionale “Noi non dimentichiamo”, che chiede che la prescrizione termini alla fine delle indagini, in caso di disastri colposi. “La prescrizione è giusto che intervenga nei reati che non interessano la pubblica società. Ma nei disastri colposi è nell’interesse di tutti sapere la verità e i processi devono essere celebrati. Come nel processo Eternit, un esempio clamoroso: il picco di morte – ricorda Piagentini – arriverà forse tra qualche anno e noi abbiamo già la prescrizione intervenuta, una cosa assurda. Viareggio, Rigopiano, ponte Morandi: che li iniziamo a fare i processi?”.
La prescrizione va abolita definitivamente, serve solo ad allungare i processi e lasciare i colpevoli in libertà.
E' una vergogna legalizzata.
C.

Verona come la “Terra dei Fuochi”, rifiuti sepolti sotto le coltivazioni di frutta e ortaggi: il servizio del TGR Veneto.



Rifiuti sepolti sotto le coltivazioni di frutta e ortaggi. Succede nelle campagne del Veronese dove, nei territori di quattro Comuni, migliaia di metri quadrati di terreno sono finiti sotto sequestro. L’amministrazione provinciale ha invitato i cittadini a denunciare ogni eventuale caso di smaltimento illecito. A rischio ci sono le falde acquifere. Nel servizio del TgR Veneto dedicato a questo nuovo caso di “terra dei fuochi“, l’intervista ad Andrea Girardi, sindaco di Minerbe (VR) ed a Damiano Cappellari, vicecomandante della polizia provinciale di Verona.

https://www.onb.it/2020/01/23/verona-come-la-terra-dei-fuochi-rifiuti-sotterrati-sotto-le-coltivazioni-di-frutta-e-ortaggi-il-servizio-del-tgr-veneto/?fbclid=IwAR09mOR7GaK3njglzYprX8P0FJZPA7M51qB0oauQaLutz7KUQBc821MJ-eY

Conte: “Battuti Salvini e l’assalto al governo. Ora avanti per 3 anni”. - Luca De Carolis



Il premier: “Vince chi amministra bene come il governatore. E come i giallorosa, se faremo riforme serie senza sabotaggi”.

Niente baratro, niente “barbari” alla porta a urlare al governo di sloggiare, di arrendersi all’alluvione sovranista. Nella notte dall’Emilia Romagna piovono solo i numeri della vittoria del governatore dem Stefano Bonaccini e Matteo Salvini ha un volto che è un sudario di delusione. Così il presidente del Consiglio Giuseppe Conte può sbattere in faccia la sconfitta al suo primo nemico: “Esce sconfitto chi, come Salvini, ha pensato di strumentalizzare il voto regionale pur di pregiudicare il percorso del governo nazionale”. Il premier rivendica il suo ruolo, il suo lavoro, ed è un altro affondo contro il leghista: “Il risultato conferma che la via maestra per avere la fiducia dei cittadini sono le buone pratiche di governo e non gli slogan e le declamazioni sui social”. A brevissimo, Conte sfornerà anche un post contro il Salvini che se ne è andato a fare campagna parlando ai citofoni, “un fatto indegno”. Ma nell’attesa rilancia “il confronto con le forze di governo sull’agenda”, cioè il cronoprogramma. E insiste: “La strada è lavorare per i prossimi tre anni sulle riforme, senza sabotaggi”
Però il Pd in Emilia Romagna sta sopra il 30 per cento, come nelle Europee, e già dicono che i dem si preparino a chiedere un “riequilibrio” ai Cinque Stelle, cioè un rimpasto. Perché invece il M5S veleggia poco sopra il 5 per cento: meglio del 2-3 per cento raccontato da certi sondaggi, ma comunque un disastro. Lo sa benissimo Conte, pronto a lavorare come al solito di mediazione, e come lui tanti 5Stelle di governo. Pronti a difendersi rivendicando il voto disgiunto del Movimento in favore di Bonaccini, di cui si possono solo intuire le dimensioni, con il candidato del M5S Simone Benini che affonda dalle parti del 4 per cento. Più giù della sua lista, quindi un po’ di grillini hanno votato sicuramente per il governatore dem uscente.
Ma per i 5Stelle resta un tonfo annunciato. “Fare questa lista era una scelta priva di senso” picchia in nottata il veterano bolognese Max Bugani. Mentre tace Luigi Di Maio, ministro degli Esteri e capo politico dimessosi mercoledì scorso. Lui non vuole andare oltre l’alleanza di governo, e prima di lasciare il timone ha chiuso ad accordi in altre regioni (le Marche). Ma la vittoria di Bonaccini riapre i giochi, ridà fiato ai 5Stelle pro intesa, innanzitutto in Campania e Liguria. E comunque prima delle trattative ci sono tante partite dentro e a margine del governo. C’è la giornata di domani, un martedì disseminato di trappole, perché alla Camera si vota sulla proposta di legge del forzista Costa che vuole uccidere la riforma della prescrizione del Guardasigilli del M5S, Alfonso Bonafede.
E in Parlamento ci sarà anche lui, Bonafede, a raccontare le sue linee guida sulla giustizia a Montecitorio e in Senato. Seguirà un voto sulle relative risoluzioni, e mette già ansia. Ma la stessa votazione sulla pdl Costa resta una nube nera sopra l’esecutivo. E in entrambi i casi il pericolo arriva da Matteo Renzi e dalla sua Italia Viva, che non ha mai rinunciato alla minaccia di partenza, quella di votare la proposta di Fi. Per questo, la prima speranza di Conte e di diversi ministri grillini è che la vittoria di Bonaccini spenga la voglia di baruffa del fu rottamatore.
Nell’incertezza per evitare guai, soprattutto sugli emendamenti con voto segreto, la maggioranza potrebbe rispedire la pdl Costa in commissione. Ma le votazioni sulla relazione di Bonafede restano. D’altronde sempre martedì nelle commissioni si cominceranno a votare gli emendamenti al decreto milleproroghe. E sempre i renziani erano pronti a fare muro contro la revisione delle norme sulle concessioni autostradali. Ergo, è presto per rilassarsi. Ma sorridere un po’, si può: almeno di Salvini.


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domenica 26 gennaio 2020

Bonafede e malafede. - Marco Travaglio sul Fatto Quotidiano del 26 Gennaio

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Anzitutto una rettifica importante col capo cosparso di cenere. Ieri ho scritto che chi non vuol regalare a Salvini anche l’Emilia Romagna e la Calabria, e prossimamente tutta l’Italia, può usare il voto disgiunto: votare la lista che preferisce e poi barrare il nome del candidato governatore che ha più chance di battere quello di centrodestra. Cioè Bonaccini in Emilia Romagna e Callipo in Calabria. Lo confermo per l’Emilia Romagna, ma non per la Calabria, la cui legge elettorale non consente il voto disgiunto: lì chi lo pratica annulla la scheda. In Calabria, chi vuol votare Callipo deve scegliere una lista a lui collegata e non, per esempio, quelle dei 5Stelle.

Ora, corretto il mio errore, vorrei occuparmi di quello commesso dal ministro della Giustizia Alfonso Bonafede l’altra sera a Otto e mezzo. Una giornalista di Repubblica, ignara di vent’anni di battaglie del suo giornale per bloccare la prescrizione, contestava la legge che blocca la prescrizione: “Lei non pensa agli innocenti che finiscono in carcere?”.


Argomento demenziale, visto che la blocca-prescrizione non cambia di una virgola la sorte degli eventuali innocenti in carcere. I quali non possono essere i detenuti che espiano la pena, cioè i condannati in via definitiva, per definizione colpevoli. Ma i detenuti in custodia cautelare (arrestati prima della sentenza in base a “gravi indizi di colpevolezza” per evitare che fuggano o inquinino le prove o reiterino il reato): che però, per la nostra Costituzione, sono già “presunti innocenti”.


Quindi non c’è nulla di scandaloso se un “presunto innocente” è in carcere: è la legge che lo prevede. Solo la sentenza definitiva dirà se era colpevole o innocente. Nel frattempo anche chi è stato colto in flagrante, o ha confessato, o è stato fotografato o filmato o intercettato mentre commetteva il reato, resta “presunto innocente”. Ma, se viene arrestato, la durata della custodia cautelare non dipende dal sistema di prescrizione, bensì dai termini fissati dalla legge per ogni fase e grado del processo. Se il processo dura troppo, l’imputato uscirà anche in futuro per decorrenza dei termini (che la legge Bonafede non sfiora neppure).


Certo, senza prescrizione in appello, chi prima poteva farla franca dopo la prima condanna, ora potrà tornare dentro fino a sentenza definitiva e, se condannato, restarci per espiare la pena. Ma è tutto fuorché innocente. Per la custodia occorrono “gravi indizi di colpevolezza”. E i giudici dichiarano prescritto il reato solo se ritengono che l’imputato non sia innocente: altrimenti, per legge, devono assolverlo, non avendo un bel nulla da prescrivere.


La prescrizione durante il processo è riservata ai colpevoli. Infatti chi si ritiene innocente può rinunciarvi per farsi assolvere oltre i termini e, se viene dichiarata dal giudice, può impugnarla per chiedere l’assoluzione. Quindi l’argomento “innocenti in carcere” non c’entra nulla con la blocca-prescrizione, che non manda in carcere nessun innocente. Serve solo a buttarla in caciara, come quando si parlava degli scandali di B. e i suoi servi strillavano: “E le foibe? E Cuba? E Stalin? E Pol Pot?”.


Stupefatto da un’obiezione così strampalata, Bonafede risponde: “Cosa c’entrano gli innocenti che finiscono in carcere? Gli innocenti non finiscono in carcere…”. Senza aggiungere ciò che la sua frase sottintende: “…con la blocca-prescrizione”. Quando poi la giornalista gli ricorda i detenuti risarciti, scioglie subito il quiproquo: “Ah ok, quella è un’altra questione e infatti sono il ministro che più di tutti ha inviato gli ispettori per verificare i casi di ingiusta detenzione”.


Se il dibattito fosse fra persone competenti e in buona fede, l’equivoco si chiuderebbe lì. Invece si scatena la solita canea politico-mediatica sulla presunta “gaffe” del ministro ignorante, manettaro e giustizialista, mentre le lobby avvocatesche chiedono la sua testa e i giuristi per caso lo sbeffeggiano sui giornaloni tirando in ballo Enzo Tortora, cioè fingendo di non capire o non capendo proprio.


A questo punto è forse il caso di chiarire una volta per tutte il concetto di innocente/colpevole. Che non equivale affatto a condannato/assolto. L’innocente è chi non ha commesso il reato, il colpevole colui che l’ha commesso. Ma, se uno è innocente o colpevole, lo sa soltanto lui, che però non può giudicarsi da solo. Così, da che mondo è mondo, si delegano dei giudici a valutare eventuali testimonianze e prove, regolate da limiti precisi.


La loro sentenza (assoluzione, o condanna, o prescrizione) è una pura convenzione: salvo rarissimi casi, non potrà mai fotografare l’intera “verità storica”, ma solo analizzare gli elementi utilizzabili raccolti, cioè la “verità giudiziaria”. In questa convenzione, da tutti accettata per evitare che le vittime si facciano giustizia da sole, è previsto che un probabilissimo colpevole venga assolto perché le prove non bastano al giudice per condannarlo. E, in Italia, che un sicuro colpevole non sia condannato perché è passato troppo tempo.


Per la Costituzione, anche chi sa di essere colpevole e di averla fatta franca per mancanza di prove (che è stato bravo a nascondere) o per prescrizione (che è stato bravo a far scattare, facendosi scoprire dopo anni o facendo durare il processo all’infinito), è “innocente”. Il che non vuol dire che abbia subito una “ingiusta detenzione”, o che il suo processo sia un “errore giudiziario”, o che chi l’ha visto delinquere abbia sbagliato persona. Il mondo e soprattutto l’Italia sono pieni di innocenti per legge ma colpevoli nei fatti, e nessuno lo sa meglio di loro. Gli errori giudiziari più diffusi non sono gli arresti e le condanne di innocenti (sempre possibili, nella fallibile giustizia umana): sono le scarcerazioni e le assoluzioni dei colpevoli.


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Il Conte2 rischia: la mina di Renzi arriverà martedì. - Luca De Carolis e Fabrizio d’Esposito

Il Conte2 rischia: la mina di Renzi arriverà martedì

A Palazzo Madama il “verdetto” sulla prescrizione e le linee guida di Bonafede: clima “pesante”.
La tentazione è lì, pronta a esplodere martedì quando Camera e Senato dovranno approvare le linee guida sulla giustizia del Guardasigilli Alfonso Bonafede. Ed è a Palazzo Madama che il manipolo di renziani italo-viventi proverà a far ballare la maggioranza, proprio nel giorno in cui alla Camera si voterà sulla pdl del forzista Costa sulla prescrizione. Ma come voteranno i renziani in Senato? In pratica, è la domanda e quindi il segnale che conferma l’agitazione del leader di Iv in questi giorni, con gli spin che arrivano numerosi alle redazioni sulle manovre per far sloggiare Giuseppe Conte da Palazzo Chigi. Anche nel caso di vittoria del centrosinistra in Emilia-Romagna, sia chiaro. L’allarme è arrivato soprattutto ai piani alti del governo dove ci si limita a dire che “c’è uno strano clima”.
Ed è per questo che a poche ora dal decisivo voto regionale di oggi c’è una crescente ansia nel Palazzo. Al punto che resuscita l’antica formula dell’unità nazionale. Ieri due esponenti molto diversi tra di loro, Maurizio Lupi da destra e l’ex grillino Lorenzo Fioramonti da sinistra, hanno rilasciato due interviste per invocare un nuovo governo qualora il Conte II dovesse cadere. Insomma lo spettro che s’aggira è quello delle elezioni anticipate, e che fa paura anche a Silvio Berlusconi, in teoria uno dei capi del centrodestra che domani dovrebbe andare a citofonare Mattarella per chiedere le urne in caso di sconfitta emiliana del Pd.
Ma davvero il quadro politico è così in fibrillazione? Sì e no allo stesso tempo. È vero che Renzi minaccia e provoca i giallorossi sul tema della giustizia e in particolare sulla prescrizione (la prossima settimana ci sarà pure l’ennesimo vertice di maggioranza in merito), con Dario Franceschini che sarebbe pronto a incunearsi come aspirante premier in un’eventuale crisi di governo. Epperò è impossibile prevedere cosa succederà se Matteo Salvini dovesse conquistare la più importante roccaforte rossa dal Dopoguerra in poi, l’Emilia-Romagna. Si possono tracciare scenari a iosa ma bisogna attenersi anche alle dichiarazioni rassicuranti del premier e del segretario dem sulla prosecuzione di questo esecutivo a prescindere dal risultato.
Senza dimenticare che il pessimismo di queste ultimissime ore appare irrazionale per un semplice motivo: nessun sondaggista può calcolare quanto sarà l’affluenza, la vera incognita elettorale. Al Nazareno confidano che un numero alto di elettori soprattutto a Bologna, Reggio Emilia e Modena (e in alcuni casi c’è stata la fila per ritirare il certificato elettorale a differenza di cinque anni fa quando l’astensionismo superò il 60 per cento) possa trainare al successo Bonaccini. Vedremo.
Nel frattempo, il post-voto emiliano-romagnolo (e calabrese, ma qui la vittoria del centrodestra appare scontata) partorirà la data chiave del referendum sul taglio dei parlamentari. Forse il consiglio dei ministri la fisserà già la prossima settimana. Si parla di una delle quattro domeniche tra l’ultima decade di marzo e la prima di aprile. Un modo ulteriore per blindare la legislatura. Con le urne referendarie fissate e in caso di crisi, Mattarella dovrebbe assumersi la responsabilità di sospendere il referendum e consentire il voto politico. Il quale potrebbe anche slittare in autunno, invece, per fare il referendum in primavera.
Scenari, appunto. Che devono tenere conto, poi, del fatto non secondario che nessuno, tranne Matteo Salvini, vuole andare al voto. Certo, Renzi potrebbe essere tentato dal voto anticipato per congelare il Parlamento attuale (945 componenti al posto di 600) e il Rosatellum, ma il suo sembra più un bluff che altro. Non c’è nulla da fare, bisogna aspettare le urne. In un’atmosfera di grande paura giallorossa.