Dal blog di Daniele Martinelli.
Nei giorni scorsi ho scritto che al berlusconi day del 5 dicembre non ci sarò.
Lo confermo.
Non ci sarò per impegni inderogabili già presi, non perché io non approvi l’iniziativa.
Avrei preferito esserci a Roma assieme ai 300 mila aderenti all’iniziativa uniti dalla rete, ma quel sabato non posso proprio.
Tuttavia oso non dare così per scontato che il 5 dicembre il puttaniere sarà ancora presidente del consiglio dei piduisti.
Il presidente della Camera Fini è ormai palesemente contro le politiche criminali sull’ingiustizia della coalizione caserma capitanata dal capomandamento di Hardcore.
Schifani parla apertamente di elezioni anticipate.
Il killer pentito Gaspare Spatuzza, per voce del procuratore di Firenze, sta rivelando cose per le quali il puttaniere non dorme più nemmeno la notte: sta dando la sua versione sui mandanti delle stragi in Sicilia e di tutti i primi anni ‘90.
Al vertice carnevalesco della Fao il puttaniere non ha fatto altro che scherzare con Gheddafi e Lula.
Pare abbiano passato la notte con un numero imprecisato di lolite.
Al di là delle boutade questo governo così com’è non potrà durare a lungo.
Alla crisi economica risponde con la privatizzazione dell’acqua.
Al discredito internazionale risponde col processo breve e con la proposta di un lodo alfano varato con legge costituzionale.
Agli appelli del vaticano il governo risponde con le prostitute e i trans.
In questo quadro il no berlusconi day sembra essere la goccia dolce in un mare di guai salati. Spero che l’iniziativa sia l’antipasto a un no berlusconi no stop.
Un diario, dove annoto tutto ciò che più mi colpisce. Il mio blocco per gli appunti, il mio mondo.
mercoledì 18 novembre 2009
martedì 17 novembre 2009
E ora passano alle vie di fatto - Furio Colombo
Se vi capita di svegliarvi verso le quattro o
le cinque del mattino, mentre vi voltate
nel letto in cerca di un po’più di sonno,
pensate che quella è l’ora dei campi nomadi.
A quell’ora centinaia di agenti della polizia
di Stato, carabinieri,guardie forestali, militari
in tenuta da Afghanistan sono impegnati
a smantellare i campi nomadi. Vuol dire sfondare
porte, svegliare famiglie di soprassalto,
terrorizzare bambini, svuotare casupole, distruggere
baracche, rastrellare gli abitanti a
volte per trasferirli, a volte per disperderli nelle
boscaglie o negli squallidi quartieri vicini,
dove si nascondono, come in una guerra.
Questa, infatti, è la guerra degli italiani ai rom,
60 milioni di italiani contro 170 milarom per
metà donne, per metà bambini, per metà cittadini
italiani. Si chiama trasferimento nei
campi attrezzati. Vuol dire: ruspe nel primo
campo disumano; trasferimento in un secondo
campo disumano, lontano, nel cemento, a
filo di un autostrada.
Le operazioni sono guidate dal prefetto Pecoraro,
che è a capo di un quartier generale
detto “emergenze rom”. Non c’è alcuna
emergenza rom, naturalmente; niente a che
fare con la camorra. Ma, attenzione: il prefetto
Pecoraro sta scrupolosamente eseguendo
ordini. Gli ordini sono politici. È la nuova Italia
di Berlusconi-Bossi-Maroni, in cui si aggrediscono
dovunque i deboli.
Ma la persecuzione degli zingari (specialmente
dei bambini zingari) continua. Scrive Repubblica
(11 novembre): “I piccoli rom del
comune di Roma che non conoscono l’italia -
no lo impareranno nel loro campo di appartenenza
e solo dopo potranno andare a scuola”.
Nel ridicolo linguaggio da fureria comunale,
il progetto persecutorio è chiaro: apartheid.
E’ vietato ai bambini rom l’accesso alla
scuola perché non sanno l’italiano. È vietato
ai bambini rom di imparare l’italiano, perché
non vanno a scuola. Firmato Gianni Alemanno,
sindaco di Roma.Ma niente è ragionevole
(che non vuol dire buono, ma solo pragmatico
e utile) in una infezione di cattivismo che
dilaga, porta vendetta e vendetta della vendetta.
Per esempio Alba Adriatica. Muore un uomo
in una rissa come in tante tragiche risse italiane.
Ma questa volta il colpevole è un rom.
Dunque distruzione delle case e delle auto
rom, dunque tentativo di linciaggio. Le alternative,
per gli zingari fuggitivi, sono: fame,
schiavitù, arresto, espulsione.
È l’Italia del tardo berlusconismo. Dopo molti
annunci perversi, ora questa tetra Italia passa
alle vie di fatto.
Da "il fatto quotidiano" del 15.11.09.
le cinque del mattino, mentre vi voltate
nel letto in cerca di un po’più di sonno,
pensate che quella è l’ora dei campi nomadi.
A quell’ora centinaia di agenti della polizia
di Stato, carabinieri,guardie forestali, militari
in tenuta da Afghanistan sono impegnati
a smantellare i campi nomadi. Vuol dire sfondare
porte, svegliare famiglie di soprassalto,
terrorizzare bambini, svuotare casupole, distruggere
baracche, rastrellare gli abitanti a
volte per trasferirli, a volte per disperderli nelle
boscaglie o negli squallidi quartieri vicini,
dove si nascondono, come in una guerra.
Questa, infatti, è la guerra degli italiani ai rom,
60 milioni di italiani contro 170 milarom per
metà donne, per metà bambini, per metà cittadini
italiani. Si chiama trasferimento nei
campi attrezzati. Vuol dire: ruspe nel primo
campo disumano; trasferimento in un secondo
campo disumano, lontano, nel cemento, a
filo di un autostrada.
Le operazioni sono guidate dal prefetto Pecoraro,
che è a capo di un quartier generale
detto “emergenze rom”. Non c’è alcuna
emergenza rom, naturalmente; niente a che
fare con la camorra. Ma, attenzione: il prefetto
Pecoraro sta scrupolosamente eseguendo
ordini. Gli ordini sono politici. È la nuova Italia
di Berlusconi-Bossi-Maroni, in cui si aggrediscono
dovunque i deboli.
Ma la persecuzione degli zingari (specialmente
dei bambini zingari) continua. Scrive Repubblica
(11 novembre): “I piccoli rom del
comune di Roma che non conoscono l’italia -
no lo impareranno nel loro campo di appartenenza
e solo dopo potranno andare a scuola”.
Nel ridicolo linguaggio da fureria comunale,
il progetto persecutorio è chiaro: apartheid.
E’ vietato ai bambini rom l’accesso alla
scuola perché non sanno l’italiano. È vietato
ai bambini rom di imparare l’italiano, perché
non vanno a scuola. Firmato Gianni Alemanno,
sindaco di Roma.Ma niente è ragionevole
(che non vuol dire buono, ma solo pragmatico
e utile) in una infezione di cattivismo che
dilaga, porta vendetta e vendetta della vendetta.
Per esempio Alba Adriatica. Muore un uomo
in una rissa come in tante tragiche risse italiane.
Ma questa volta il colpevole è un rom.
Dunque distruzione delle case e delle auto
rom, dunque tentativo di linciaggio. Le alternative,
per gli zingari fuggitivi, sono: fame,
schiavitù, arresto, espulsione.
È l’Italia del tardo berlusconismo. Dopo molti
annunci perversi, ora questa tetra Italia passa
alle vie di fatto.
Da "il fatto quotidiano" del 15.11.09.
Riforme, altolà di Fini: ''Le regole non si riscrivono a piacimento della maggioranza''
ultimo aggiornamento: 16 novembre, ore 18:38
Prato - (Adnkronos) - Il presidente della Camera: "Non si deve far passare il principio che in una democrazia dell'alternanza ogni maggioranza modifica a proprio piacimento quelle che sono le regole di convivenza civile". Il presidente del Senato Schifani: ''E' gia' passato un anno e mezzo di legislatura e non si è fatto nulla''. Fini: ''Delirio parlare di complotto. Lodo Alfano? Si se costituzionale". Il ddl sul processo breve presentato al Senato
Prato, 16 nov. (Adnkronos) - "Sarebbe certamente un momento difficile per il nostro paese quello in cui dovesse affermarsi il principio che in una democrazia dell'alternanza ogni maggioranza modifica a proprio piacimento quelle che sono le regole del vivere civile, le regole che devono impegnare tutti gli italiani". Lo ha detto il presidente della Camera Gianfranco Fini, in un passaggio del suo intervento alla seduta straordinaria del consiglio comunale di Prato, in occasione dei 720 anni della realizzazione della sala consiliare.
"Riscrivere le regole -ha sottolineato Fini- deve necessariamente comportare l'impegno per una riscrittura che sia quanto piu' possibile condivisa. Perche' le regole riguardano tutti, perche' le istituzioni della Repubblica sono le istituzioni di ogni italiano". Secondo il presidente della Camera "e' proprio la nostra Costituzione ad indicare con chiarezza le modalita' attraverso le quali e' possibile modificare la Costituzione -ha osservato Fini- E' certamente possibile farlo avvalendosi di maggioranze ordinarie, ma in quel caso si e' sottoposti all'assenso dell'unico soggetto che in una democrazia e' sovrano: il corpo elettorale".
"L'esperienza recente -ha sottolineato Fini- deve insegnare a tutti che se vogliamo riforme condivise in grado di gettare solide basi di credibilita' delle istituzioni per il prossimo futuro, non ci si deve stancare di cercare di cercare il confronto ed evidenziare positivamente quello che puo' unire, mettendo in disparte o in secondo piano cio' che puo' dividere".
Passando poi dal tema delle riforme istituzionali a quello delle riforme strutturali, il presidente della Camera ha osservato infine che "il Paese non puo' continuare a dilaniarsi come in una perenne campagna elettorale".
In un passaggio del suo discorso, poi, Fini ha parlato di immigrazione: "Non ci puo' essere integrazione senza legalita': ci si integra solo se si e' disposti a vivere in condizioni di rispetto della legalita'". "Se e' doveroso da parte dell'Italia -ha proseguito Fini- rispettare la cultura di origine e l'identita' degli uomini e delle donne che vengono a partecipare con il loro lavoro alla crescita della nostra societa', dobbiamo anche chiedere loro di rispettare le nostre leggi, di parlare la nostra lingua, di mandare i loro figli nelle nostre scuole, e di fare proprio il valore della dignita' della persona, che e' alla base della nostra cultura, non si possono reclamare solo diritti senza essere pronti ad adempiere ad altrettanti precisi doveri".
Per Fini "integrazione non puo' significare chiudere gli occhi di fronte ad autentiche enclaves in cui non si rispettano le leggi e i diritti, non si parla la lingua italiana e non si chiede l'integrazione. Serve quindi -e' stato l'invito del presidente della Camera- un impegno delle istituzioni tutte, della politica e dei cittadini, per rendere possibile un nuovo patto di cittadinanza. L'Italia deve essere di tutti coloro che la sentono come patria, anche se per alcuni non e' la terra dei loro padri".
Sull'argomento della riforme è intervenuto in serata anche il presidente del Senato Renato Schifani. "E' sempre auspicabile" che le riforme siano condivise, "ritengo comunque che si stia perdendo del tempo prezioso. E' gia' passato un anno e mezzo di legislatura e non si e' fatto nulla", ha detto da Palermo dove si trovava per il decennale dell'Universita' Lumsa.
"Le nuove regole - ha detto Schifani- sono note da piu' anni. Se ne parla dai tempi della bicamerale. Ritengo che tutti i partiti debbano avere un sussulto di volonta' politica per mettersi attorno a un tavolo e fare presto nell'interesse del Paese".
http://www.adnkronos.com/IGN/News/Politica/Riforme-altola-di-Fini-Le-regole-non-si-riscrivono-a-piacimento-della-maggioranza_3999924547.html
Prato - (Adnkronos) - Il presidente della Camera: "Non si deve far passare il principio che in una democrazia dell'alternanza ogni maggioranza modifica a proprio piacimento quelle che sono le regole di convivenza civile". Il presidente del Senato Schifani: ''E' gia' passato un anno e mezzo di legislatura e non si è fatto nulla''. Fini: ''Delirio parlare di complotto. Lodo Alfano? Si se costituzionale". Il ddl sul processo breve presentato al Senato
Prato, 16 nov. (Adnkronos) - "Sarebbe certamente un momento difficile per il nostro paese quello in cui dovesse affermarsi il principio che in una democrazia dell'alternanza ogni maggioranza modifica a proprio piacimento quelle che sono le regole del vivere civile, le regole che devono impegnare tutti gli italiani". Lo ha detto il presidente della Camera Gianfranco Fini, in un passaggio del suo intervento alla seduta straordinaria del consiglio comunale di Prato, in occasione dei 720 anni della realizzazione della sala consiliare.
"Riscrivere le regole -ha sottolineato Fini- deve necessariamente comportare l'impegno per una riscrittura che sia quanto piu' possibile condivisa. Perche' le regole riguardano tutti, perche' le istituzioni della Repubblica sono le istituzioni di ogni italiano". Secondo il presidente della Camera "e' proprio la nostra Costituzione ad indicare con chiarezza le modalita' attraverso le quali e' possibile modificare la Costituzione -ha osservato Fini- E' certamente possibile farlo avvalendosi di maggioranze ordinarie, ma in quel caso si e' sottoposti all'assenso dell'unico soggetto che in una democrazia e' sovrano: il corpo elettorale".
"L'esperienza recente -ha sottolineato Fini- deve insegnare a tutti che se vogliamo riforme condivise in grado di gettare solide basi di credibilita' delle istituzioni per il prossimo futuro, non ci si deve stancare di cercare di cercare il confronto ed evidenziare positivamente quello che puo' unire, mettendo in disparte o in secondo piano cio' che puo' dividere".
Passando poi dal tema delle riforme istituzionali a quello delle riforme strutturali, il presidente della Camera ha osservato infine che "il Paese non puo' continuare a dilaniarsi come in una perenne campagna elettorale".
In un passaggio del suo discorso, poi, Fini ha parlato di immigrazione: "Non ci puo' essere integrazione senza legalita': ci si integra solo se si e' disposti a vivere in condizioni di rispetto della legalita'". "Se e' doveroso da parte dell'Italia -ha proseguito Fini- rispettare la cultura di origine e l'identita' degli uomini e delle donne che vengono a partecipare con il loro lavoro alla crescita della nostra societa', dobbiamo anche chiedere loro di rispettare le nostre leggi, di parlare la nostra lingua, di mandare i loro figli nelle nostre scuole, e di fare proprio il valore della dignita' della persona, che e' alla base della nostra cultura, non si possono reclamare solo diritti senza essere pronti ad adempiere ad altrettanti precisi doveri".
Per Fini "integrazione non puo' significare chiudere gli occhi di fronte ad autentiche enclaves in cui non si rispettano le leggi e i diritti, non si parla la lingua italiana e non si chiede l'integrazione. Serve quindi -e' stato l'invito del presidente della Camera- un impegno delle istituzioni tutte, della politica e dei cittadini, per rendere possibile un nuovo patto di cittadinanza. L'Italia deve essere di tutti coloro che la sentono come patria, anche se per alcuni non e' la terra dei loro padri".
Sull'argomento della riforme è intervenuto in serata anche il presidente del Senato Renato Schifani. "E' sempre auspicabile" che le riforme siano condivise, "ritengo comunque che si stia perdendo del tempo prezioso. E' gia' passato un anno e mezzo di legislatura e non si e' fatto nulla", ha detto da Palermo dove si trovava per il decennale dell'Universita' Lumsa.
"Le nuove regole - ha detto Schifani- sono note da piu' anni. Se ne parla dai tempi della bicamerale. Ritengo che tutti i partiti debbano avere un sussulto di volonta' politica per mettersi attorno a un tavolo e fare presto nell'interesse del Paese".
http://www.adnkronos.com/IGN/News/Politica/Riforme-altola-di-Fini-Le-regole-non-si-riscrivono-a-piacimento-della-maggioranza_3999924547.html
lunedì 16 novembre 2009
Democrazia stuprata. Giornalisti guitti o distratti
Editoriale di Alessandro Cardulli
Democrazia: dal greco demos (popolo) e kratos (potere). Tradotto: governo popolare di cui parla Erodoto, già nel V secolo avanti Cristo. Sarà poi Aristotele a individuare e distinguere tre forme di governo: la monarchia, il governo di uno; l’aristocrazia, il governo dei migliori dal punto di vista del censo e della collocazione sociale, se così si può dire;la democrazia, governo del popolo, dei cittadini, appunto.
Un’altra parola che interessa la democrazia :guitto. Nei dizionari si trovano come sinonimi: gretto, meschino,misero,privo di dignità,, sordito, sporco, sudicio in senso morale e non per quante volte si lava. Una terza parola è :distratto. Sempre dai vocabolari il significato: disattento,sbadato, che ha la mente altrove. Ci dicono i fatti anche di questi ultimi giorni, che viviamo in un regime di democrazia stuprata da continue violenze dalla destra che governa e dai media, dalla carta stampata, alla tv, alla radio dove pullulano i giornalisti guitti e quelli distratti.
Squallidi esponenti della maggioranza di governo si affannano a dire che la “ legge vergogna” presentata per salvare il capoccia dai processi incombenti è un specie di dovere perché Berlusconi ha il consenso del popolo italiano, qualcuno si limita a dire della maggioranza del popolo, e quindi il diritto di governare. Berlusconi stesso ogni giorno ripete che lo ha scelto il popolo. Anche Gianfranco Fini conversando con la Annunziata ha espresso questa convinzione, certo negando che ci sia un complotto contro il premier. Si tratta di una colossale bugia. Intanto sempre meno siamo in presenza di un “governo del popolo”. I cittadini non hanno voce in capitolo, ormai neppure “in basso”, dai municipi, ai comuni, alle Regioni, al Parlamento. Le istituzioni si governano in regime, per richiamare Aristotele, di “aristocrazia”. Ma non nel senso aristotelico perché i governanti vengono scelti da ristretti gruppi alla testa dei partiti, per il Pdl dal “monarca” di Arcore.
Berlusconi non ha il sostegno del popolo
Ma la colossale bugia riguarda soprattutto il fatto che il partito di Berlusconi abbia avuto un voto plebiscitario.Alle elezioni dell’aprile scorso ha riportato il 37,38% dei voti. Con la Lega e l’Mpa si è arrivati ad una maggioranza di governo poco sotto al 48%. Questa percentuale è calcolata sui voti validi e cioè su 36 milioni. I cittadini che avevano diritto al voto erano 47 milioni. Basta un piccolo calcolo: Berlusconi è sostenuto dal voto di circa 17 milioni di elettori su 47 milioni, neppure un cittadino su tre .Distratto Fini, distratta l’Annunziata. Altra distrazione sempre nel corso di “1/2 h”.Dice Fini che la Corte Costituzionale quando ha bocciato il Lodo Alfano ha dato una motivazione diversa rispetto alla precedente bocciatura, chiedendo di fatto, una diversa procedura perché riguarda un mutamento della Costituzione. Ai due distratti sarà utile ricordare che la Consulta ha bocciato il Lodo Alfano non solo perché è stato fatto con legge ordinaria ma, soprattutto, perché violava l’articolo 3 della Costituzione, il principio dell’uguaglianza dei cittadini di fronte alla legge. Il politico distratto e il giornalista distratto non hanno contribuito a produrre conoscenza che è il sale della democrazia.
Contro i magistrati si inventano di tutto
Ma in questi giorni disgraziati per la nostra Repubblica, illuminati dalla forza degli appelli contro le sciagurate leggi per salvare Berlusconi e dai centomila che sono scesi in piazza sabato saldando lavoro e democrazia, sono stati i guitti, in giornalisti della corte berlusconiana a giocarsela alla grande, a spargere veleno e bugie, raccontando bugie sul lavoro dei magistrati, novelli fannulloni per usare la terminologia breve del ministro Brunetta, pensate non fanno processi al pomeriggio, lavorano solo quattro ore al giorno quando ve bene. Si inventano cancellieri che non ci sono, i giudici diventano semplici impiegati dello stato che devono solo obbedir tacendo; non sanno, ignoranti o in malafede, che alla magistratura spetta l'esercizio del potere giudiziario, uno dei tre poteri dello stato di diritto nella teoria classica di Montesquieu.
Ci illustrano, i guitti, attraverso gli schermi televisivi, che Berlusconi è talmente minacciato nella sua sicurezza dai brigatisti, ci manca dicano che sono comunisti, tanto da dover lasciare la sua residenza che tanto ama, dove trascorre notti movimentate non dalla br. Si trasferisce per qualche notte a Palazzo Chigi che lui, ci dicono i guitti, non gradisce perché gli ricorda il teatrino della politica. Dice il presidente della Camera, sempre nella intervista della Annunziata, che non gli risulta che ci siano questi pericoli per Berlusconi. Non risulta neppure ai servizi, ma i guitti devono fare il loro mestiere di violentatori della democrazia. Così come battono la gran cassa sul fatto che la crisi è superata e il Pil( prodotto interno lordo) ha preso un brodino, ma solo per un mese. La produzione industriale è di nuovo calata pesantemente, l’occupazione falcidiata, la cassa integrazione alle stelle, i conti pubblici sforano ogni limite, le entrate sono crollate,l’avanzo netto ce lo siamo mangiati .
I guitti non battono ciglio, elogiano perfino la Finanziaria approvata dal Senato con il governo che è andato sotto più volte, la stessa maggioranza divisa. E ai guitti si aggiungono anche molti distratti. Può continuare così? Firme, appelli, assemblee, manifestazioni, tutto si può mettere in campo. Se la società civile esiste ancora batta un colpo, si faccia sentire, diventi opposizione vera, forte e unita. Torni a far politica, spinga i partiti perché escano dalle casematte, dai fortini sbrecciati. Demos e Kratos: la democrazia è questa.
Democrazia: dal greco demos (popolo) e kratos (potere). Tradotto: governo popolare di cui parla Erodoto, già nel V secolo avanti Cristo. Sarà poi Aristotele a individuare e distinguere tre forme di governo: la monarchia, il governo di uno; l’aristocrazia, il governo dei migliori dal punto di vista del censo e della collocazione sociale, se così si può dire;la democrazia, governo del popolo, dei cittadini, appunto.
Un’altra parola che interessa la democrazia :guitto. Nei dizionari si trovano come sinonimi: gretto, meschino,misero,privo di dignità,, sordito, sporco, sudicio in senso morale e non per quante volte si lava. Una terza parola è :distratto. Sempre dai vocabolari il significato: disattento,sbadato, che ha la mente altrove. Ci dicono i fatti anche di questi ultimi giorni, che viviamo in un regime di democrazia stuprata da continue violenze dalla destra che governa e dai media, dalla carta stampata, alla tv, alla radio dove pullulano i giornalisti guitti e quelli distratti.
Squallidi esponenti della maggioranza di governo si affannano a dire che la “ legge vergogna” presentata per salvare il capoccia dai processi incombenti è un specie di dovere perché Berlusconi ha il consenso del popolo italiano, qualcuno si limita a dire della maggioranza del popolo, e quindi il diritto di governare. Berlusconi stesso ogni giorno ripete che lo ha scelto il popolo. Anche Gianfranco Fini conversando con la Annunziata ha espresso questa convinzione, certo negando che ci sia un complotto contro il premier. Si tratta di una colossale bugia. Intanto sempre meno siamo in presenza di un “governo del popolo”. I cittadini non hanno voce in capitolo, ormai neppure “in basso”, dai municipi, ai comuni, alle Regioni, al Parlamento. Le istituzioni si governano in regime, per richiamare Aristotele, di “aristocrazia”. Ma non nel senso aristotelico perché i governanti vengono scelti da ristretti gruppi alla testa dei partiti, per il Pdl dal “monarca” di Arcore.
Berlusconi non ha il sostegno del popolo
Ma la colossale bugia riguarda soprattutto il fatto che il partito di Berlusconi abbia avuto un voto plebiscitario.Alle elezioni dell’aprile scorso ha riportato il 37,38% dei voti. Con la Lega e l’Mpa si è arrivati ad una maggioranza di governo poco sotto al 48%. Questa percentuale è calcolata sui voti validi e cioè su 36 milioni. I cittadini che avevano diritto al voto erano 47 milioni. Basta un piccolo calcolo: Berlusconi è sostenuto dal voto di circa 17 milioni di elettori su 47 milioni, neppure un cittadino su tre .Distratto Fini, distratta l’Annunziata. Altra distrazione sempre nel corso di “1/2 h”.Dice Fini che la Corte Costituzionale quando ha bocciato il Lodo Alfano ha dato una motivazione diversa rispetto alla precedente bocciatura, chiedendo di fatto, una diversa procedura perché riguarda un mutamento della Costituzione. Ai due distratti sarà utile ricordare che la Consulta ha bocciato il Lodo Alfano non solo perché è stato fatto con legge ordinaria ma, soprattutto, perché violava l’articolo 3 della Costituzione, il principio dell’uguaglianza dei cittadini di fronte alla legge. Il politico distratto e il giornalista distratto non hanno contribuito a produrre conoscenza che è il sale della democrazia.
Contro i magistrati si inventano di tutto
Ma in questi giorni disgraziati per la nostra Repubblica, illuminati dalla forza degli appelli contro le sciagurate leggi per salvare Berlusconi e dai centomila che sono scesi in piazza sabato saldando lavoro e democrazia, sono stati i guitti, in giornalisti della corte berlusconiana a giocarsela alla grande, a spargere veleno e bugie, raccontando bugie sul lavoro dei magistrati, novelli fannulloni per usare la terminologia breve del ministro Brunetta, pensate non fanno processi al pomeriggio, lavorano solo quattro ore al giorno quando ve bene. Si inventano cancellieri che non ci sono, i giudici diventano semplici impiegati dello stato che devono solo obbedir tacendo; non sanno, ignoranti o in malafede, che alla magistratura spetta l'esercizio del potere giudiziario, uno dei tre poteri dello stato di diritto nella teoria classica di Montesquieu.
Ci illustrano, i guitti, attraverso gli schermi televisivi, che Berlusconi è talmente minacciato nella sua sicurezza dai brigatisti, ci manca dicano che sono comunisti, tanto da dover lasciare la sua residenza che tanto ama, dove trascorre notti movimentate non dalla br. Si trasferisce per qualche notte a Palazzo Chigi che lui, ci dicono i guitti, non gradisce perché gli ricorda il teatrino della politica. Dice il presidente della Camera, sempre nella intervista della Annunziata, che non gli risulta che ci siano questi pericoli per Berlusconi. Non risulta neppure ai servizi, ma i guitti devono fare il loro mestiere di violentatori della democrazia. Così come battono la gran cassa sul fatto che la crisi è superata e il Pil( prodotto interno lordo) ha preso un brodino, ma solo per un mese. La produzione industriale è di nuovo calata pesantemente, l’occupazione falcidiata, la cassa integrazione alle stelle, i conti pubblici sforano ogni limite, le entrate sono crollate,l’avanzo netto ce lo siamo mangiati .
I guitti non battono ciglio, elogiano perfino la Finanziaria approvata dal Senato con il governo che è andato sotto più volte, la stessa maggioranza divisa. E ai guitti si aggiungono anche molti distratti. Può continuare così? Firme, appelli, assemblee, manifestazioni, tutto si può mettere in campo. Se la società civile esiste ancora batta un colpo, si faccia sentire, diventi opposizione vera, forte e unita. Torni a far politica, spinga i partiti perché escano dalle casematte, dai fortini sbrecciati. Demos e Kratos: la democrazia è questa.
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