giovedì 18 marzo 2010

FERMIAMOLI - Stazione MIR - L'Aquila - Federico D'Orazio




Nella serata di ieri, è arrivata alle nostre orecchie un’agenzia ANSA: dalla mattina di oggi, si sarebbe dato il via alla rimozione delle macerie nel centro storico dell’Aquila, partendo da Piazza Palazzo. Guarda caso.

Domattina,(19Marzo) arriva Bertolaso alla cerimonia di riapertura della Chiesa del Suffragio, meglio nota come Anime Sante (meglio sarebbe dire, riapertura di ciò che ne resta).

Quella stessa che i giornalisti di tutta Italia, per mesi, hanno indicato come Duomo dell’Aquila, sbagliando.
La decisione è presa. Dal 18 Marzo, inizia la pulizia del centro.
Rapidamente una decisione la prendiamo anche noi, e cerchiamo di avvertire chi si può.Alle 9:00, tutti lì a vedere che cosa succede.
Alle 9:00, siamo in 5, ai quattro cantoni.
L’onnipresente DIGOS, ci invita al dialogo, ci dicono di non saperne nulla, eppure i mezzi dei Vigili del Fuoco stanno sfilando davanti a noi in quei minuti.
Decidiamo che parlarne lì, fuori dalla zona rossa, non ha senso.
Si entra. Inutilmente, tentano di convincerci a non farlo.
Chi arriva poco dopo, trova l’Esercito, Polizia e Carabinieri a fare gli onori di casa. Dietro di noi, le porte si sono chiuse. Nessun’altro vedrà quello che succede coi propri occhi, a parte noi 5.
Quando capiscono che siamo intenzionati a salire sul cumulo di macerie, disposti a farci portare via con le ruspe insieme a ciò che resa dell’Aquila, tutto si ferma per qualche minuto.

In breve, arrivano il Commissario Chiodi, e mezz’ora dopo il Sindaco Cialente.
Avevamo chiamato il Gabinetto del Sindaco: dicevano di non saperne nulla.

Chiodi, invece, di cose ne sa. Eccome.
Parte subito un confronto, tra noi e lui. E loro.
Spuntano come funghi due incaricati della Soprintendenza: ci assicurano che i lavori di rimozione prevedono la prima differenziazione sul posto, proprio come noi facciamo con le carriole.
Davanti a noi però, abbiamo però la ruspa dei Vigili del Fuoco, che carica tutto buttandolo nel cassone di un camion.
Vedo scendere in quel cassone, sassi, terra, pezzi di mattoni.
Nessuno ha vagliato quella prima palata di macerie. Eppure la Soprintendenza c’era.

Chiodi e Cialente, ascoltano le nostre domande.
A parole accolgono tutto,si percepisce lo sforzo di far rdisponibilità verso noi, che stamattina abbiamo rinunciato al lavoro ed impegni già presi, per una questione di principio:
se, nelle scorse tre settimane, abbiamo saputo differenziare e movimentare 100 tonnellate di macerie, avviando a discarica cassoni separati di materie pronte al riciclo, e lo abbiamo fatto tutelando elementi architettonici di pregio presenti nel mucchio, senza dunque arrecare un danno irreparabile alla nostra città, allora TUTTI DEVONO USARE LA NOSTRA STESSA SCRUPOLOSITA’.
Non tolleriamo nulla di meno.

Domando a Chiodi se,da parte sua, c’è o meno la volontà POLITICA di far lavorare con le macerie gli Aquilani. Abbiamo intenzione di formare una cooperativa di lavoratori socialmente utili, che potrebbero lavorare nei siti di stoccaggio e nella rimozione-differenziazione dei materiali direttamente sul posto.
Per dare ricchezza agli Aquilani, che finora dal terremoto hanno solo avuto disperazione e miseria.
La risposta, testuale, è : “se ve ne sarà il bisogno, sì”.
Valutate voi.
Domandiamo anche di poter assistere, oggi e nel futuro alle operazioni. Controllare i controllori. Risposte vaghe, ma se fossimo due-tre persone, a distanza di sicurezza, dicono che sarebbe teoricamente possibile. Nella pratica, si vedrà.

Arriva la giornalista del TG3, Daniela Senepa. Noi, nel frattempo siamo già andati via. Il TG2, ha chiesto di intervistare solo gli amministratori. A loro non interessa la nostra preoccupazione, non interessa capirne le ragioni e gli obiettivi. Preparatevi all’idea che da oggi, saremo anche quelli cui non sta bene nemmeno la rimozione delle macerie. Doppiamente ingrati.

Noi consideriamo una vittoria del nostro movimento collettivo, spontaneo, trasversale, avere riportato all’attenzione un problema come quello della rimozione delle macerie.
Ed è una vittoria per la città, (anche per quella parte della città che non ci ha voluto sostenere) il semplice fatto che se ne parli, e quindi si prendano provvedimenti a riguardo, dopo un anno di assoluta immobilità.
MA QUESTO NON PUO’ PREGIUDICARE LA CORRETTEZZA DELLE OPERAZIONI CHE SI SVOLGONO. ABBIAMO ASPETTATO UN ANNO PER VEDERLE ANDARE VIA, POSSIAMO ASPETTARE QUALCHE SETTIMANA IN PIU’ SE SERVISSE A FARE UN LAVORO RISPETTOSO DEL VALORE DEI MATERIALI CHE Lì SOTTO SI TROVANO.
RISPETTO CHE PURTROPPO, OGGI, E’ ASSENTE INGIUSTIFICATO.

Ne abbiamo la prova quando, intorno alle 12, rientro con la giornalista del TG3 in Piazza Palazzo. Con una telecamera al seguito, nessuno osa fermarci.
LA SORPRESA: gli incaricati della Soprintendenza non ci sono più.
La ruspa, invece, è sempre lì, e carica tutto a più non posso. La differenziazione in loco è solo una farsa. Mattoni, pietre, terriccio, sassi con o senza valore, tutti nei camion.
E chi s’è visto, s’è visto.
Abbiamo filmato tutto, e deciso di farne un esposto alla Procura della Repubblica. Ravvediamo in quell’assenza una negligenza grave. E vogliamo sapere cosa ne pensa la Procura.
La compagna elettorale, per il Governo, è appena iniziata. Per me, è già finita.
E’ tempo di fermare lo scempio. E’ tempo di rialzare la testa. Saper proteggere noi per primi, ciò che è nostro.
FERMIAMOLI.

http://stazionemir.wordpress.com/2010/03/18/fermiamoli/

''Nel nome del padre'': i verbali di Ciancimino Jr in un libro




...il ruolo dei Servizi segreti, l'arresto del Capo dei Capi Totò Riina. Ma anche i grandi misteri d'Italia, da Ustica al delitto Moro, passando per Gladio e per l'omicidio di Piersanti Mattarella.
Sono alcuni dei temi trattati da Massimo Ciancimino, il figlio di don Vito, ex sindaco di Palermo, nel corso dei suoi lunghi interrogatori resi ai magistrati palermitani. I ventitrè verbali, acquisiti al processo che vede imputato il generale dei carabinieri Mario Mori, sono raccolti nel libro “Nel nome del padre”, pubblicato dalla casa editrice siciliana Novantacento e distribuito da Mursia. Il volume, dopo avere inanellato tre edizioni in poco più di un mese in Sicilia, uscirà nelle librerie di tutta Italia dal 20 marzo con una nuova edizione arricchita da testi a corredo dei verbali.

I racconti di Massimo Ciancimino riscrivono quarant’anni di storia italiana e si soffermano anche sugli sfoghi privati e le "lezioni" su mafia e dintorni di Don Vito Ciancimino, il politico corleonese che avrebbe aiutato i carabinieri a scovare Totò Riina. E poi: i rapporti con i servizi segreti e quelli con l'Arma, le tante fughe di notizie, le minacce e i progetti di morte per i politici che avevano "tradito", i rapporti con Marcello Dell'Utri e Silvio Berlusconi. C'è tutto questo e altro ancora nei ventitrè verbali e nella valanga di pizzini che Massimo Ciancimino ha firmato e consegnato ai magistrati della Procura di Palermo. Un'enorme mole di documenti e rivelazioni raccolti nel libro curato dalla redazione del mensile di inchiesta “S”, che contiene anche un'appendice con alcuni dei “pizzini” indirizzati da Bernardo Provenzano a Vito Ciancimino e consegnati dal figlio dell'ex sindaco ai magistrati palermitani.

Nella prefazione del libro, i cui testi sono curati dal giornalista Riccardo Lo Verso, si legge: “Chi è Massimo Ciancimino? Un testimone inattendibile. Un imputato che ha cercato con le sue dichiarazioni di indirizzare verso un esito a lui favorevole il processo conclusosi con la sua condanna, in primo e secondo grado. Un indagato di reato connesso che sta raccontando un mucchio di falsità. Alcuni pensano questo di lui. A cominciare, naturalmente, dalle persone che Ciancimino jr, difeso da Francesca Russo, ha tirato in ballo e che oggi sono chiamate a difendersi. Eppure ci sono i magistrati che lo interrogano e lo convocano in giro per le procure di mezza Italia. A Palermo i pubblici ministeri si sono messi a cercare, come era ovvio che fosse, riscontri alle sue dichiarazioni. La strada è lunga, ma finora è emersa la sua attendibilità”.

“Nel nome del padre”
pag. 400; euro 12,90
Novantacento edizioni, Palermo



Siete tutti villani - Andrea Scanzi.


Il mondo si divide in due categorie: quelli che sanno cos’è l’alchermes e quelli che non lo sanno. Io lo so, quindi posso parlare. Voi no. Voi siete brutti, frustrati e sfigati. Soprattutto: voi siete villani.

Ve l’ha appena ricordato anche il Premier.

La vostra pochezza è tale che, col Fatto in tasca e il santino di Travaglio tra le mutande, già vi iscrivete al Fan Club di Rocco Carlomagno. “L’unico giornalista che fa domande”, dite. Puah (cit). E’ davvero grande l’esecrabilità che alligna nella vostra cute sovversiva. Carlomagno non è un giornalista. E’ un provocatore, un iscritto al Pd lucano. Uno che aveva già fatto perdere le staffe a Marco Pannella (che notoriamente non alza mai la voce). Uno che sabato scorso, al Pantheon, urlava contro Emma Bonino. Sono questi i vostri eroi. Neanche Brecht avrebbe più parole per descrivervi.

Eppure voi, protetti dai vostri cachemire di pelle di foca albina, già esultate. Per fortuna che c’è Luigi Amicone. Per fortuna che ci sono i Droidi. Per fortuna che ci sono i supporti audio-video, di cui io e solo io posso fare serie esegesi e micragnose elaborazioni strategico-lessicali.
Allora, il video è questo.

Berlusconi disturbato da Carlomagno

C’è Silvio Berlusconi, il nostro Premier, che sta parlando della Polverini. Quindi non sta parlando di niente. E’ una conferenza stampa con giornalisti autorizzati. Quindi è un comizio con un pubblico scelto. Il Premier appare scuro in volto, il cipiglio non è sufficientemente fiero. Imbronciato, ascolta con giusto sdegno la pochezza degli interlocutori. Un provocatore empio (Carlomagno) sta parlando senza microfono.
Ecco l’esegesi.

“(Carlomagno parla, disturba, provoca. Berlusconi gesticola, accigliato e indignato). Scusi lei è f- è fuori ordine (?) attenda arriverà il suo turno (di essere querelato, verosimilmente). PREGO! (ordina di fargli una domanda, indicando alla sua destra – ovviamente -, ma il sovversivo non tace. Berlusconi titilla con una certa lascivia il gambo del microfono. Ma il sovversivo non tace. Berlusconi si sta alterando. Lo percepisco. Si vede dalla cornea irata). Scusi..scusi…la prego (non si sa a chi stia parlando, ma indica sempre a destra, dove forse si è nascosto Minzolini in incognito). Lei non ha in questo momento l’opportunità di intervenire (come quasi tutti gli italiani, peraltro) perché l’intervenire l’intervenire è qua (paraponziponzipà). Allora… (titilla di nuovo il microfono, ora però senza lascivia ma con mera malinconia) Senta oohh ahhh lo potete accompagnare (in Siberia) gentilmente (certo) alla porta il signore (subito spunta Jeeg Robot La Russa, che quando c’è da espellere qualcuno sente odor di giovinezza giovinezza, che si fugge tutta via, manganelli di bellezza) la prego la prego la prego”.

Qui – attenzione – compare un galoppino che gli sussurra: “La prego non esageri, le potrebbero fare queste domande c’è un’agenzia di Fini ghmgh”. Ed è forse sintomatico (?) che un consigliere lo esorti a non trascendere, ma noi siamo certi che il Premier non trascenderà (non lo fa mai). Andiamo avanti.
Prende la parola Giulia Foschini, che fa una domanda innocua. Berlusconi riprende colore, ma il sovversivo continua a cianciare. Mariella Venditti,
Tg3, prende le difese del trotzkista, asserendo – bolscevicamente – che non è democratico allontanare una persona solo perché fa domande (che due palle, questi revanscismi democratici). E qui Berlusconi – che a queste cose gli caricano (cit) – si esalta. Daje Silvio.

duce“No un giornalista che… (pausa satura di livore)… in-ter-rom-pe (scandito a mo’ di Piazza Venezia) le domande in maniera inopportuna e sgarbata nei confronti dei suoi colleghi (cioè Berlusconi difende i giornalisti. Ma il sovversivo riparte) nei confronti del.. non abbiamo precofenzionato nulla (e chi va mai a pensare una cosa del genere, a parte Santoro?) ueghm… LEI E’ UN VILLANO (“villano”. Una parola che in tivù aveva usato fino ad oggi solo Franco Melli al Processo di Biscardi. Del resto Berlusconi è quello di “cribbio”, “insufflato”, “criminoso”. Le parole gli escono così, come se avesse ingoiato un Devoto-Oli in aramaico desueto). (Nel frattempo è rispuntato La Russa, il Ministro Buttafuori, a cui prudono orgiasticamente le mani. Egli, novello Italo Balbo, Balilla de mi corazon, si dirige verso il trotzkista, speranzoso di farlo finire come Bakunin). E i villani meriterebbero ben altra cortesia rispetto a quella che sto praticando nei suoi confronti (cioè cacciarlo via: una graaaande cortesia). Si VERGOGNI!” (chiosa buona per ogni occasione).

Sono passati alcuni minuti. Al Premier dicono che “quel signore non è un giornalista” (cosa verissima).

“Ah. E’ un provocatore. Tutto qui. Va bene ahhh va bene. Agghhhh. A ene a ene (nel frattempo sono cadute le iniziali, forse è un codice Morse). (Il trotzkista parla, e La Russa – che gli è accanto con fare sgherro – lo ammonisce con la saggezza dei giusti: “Nooo non sei pubblicista!”). E’ solo un villano. PREGO! (ordina di nuovo a una giornalista di fargli una domanda GIUSTA, ma ormai il marasma regna). Pronto (è convinto di essere al telefono, siamo al delirio assoluto. E’ leggenda. Menomale che Silvio c’è)”.

Passano alcuni minuti. Berlusconi è sempre più nero (non solo nel senso delle simpatie politiche).

il_premier_berlusconi“E c’è e c’è (una filastrocca?) sììììì (il trotzkista riparte). Lei si sta rendendo non solo volgare ma anche ridicolo (e un po’ è vero). Lei si sta arighre (narghilè?) ma visto eeheh uuu no no (sì, è un linguaggio Morse, infatti la Russa annuisce e riparte fascistissimo verso il reprobo. Carlomagno dirà di avere ricevuto due pugni dal Ministro Buttafuori, ma senz’altro mente)”.

Attenti, qui arriva la battutona di Berlusconi. Quando è in difficoltà, il Premier suole tratteggiarsi come uomo fascinoso e fatale, lasciando intendere che chi lo odia lo fa solo per invidia. E perché fisicamente è brutto incancrenito (a differenza di Berlusconi, conclamato Adone). E’ una tattica usata anche con Renato Soru. Qui il Premier concede il bis (e noi ne godiamo).

“Io capisco che lei sia così arrabbiato, e sa perché? Perché penso che tutta la mattina se va a pettinarsi (Carlomagno è pelato, mentre come noto il Premier ha la criniera di Robert Plant) davanti allo specchio si vede e si è già rovinato la giornata (ahahahahahahahah, che mattacchione). Va bene eheheh (eh eh eh)”.

La conferenza stampa (?) volge al termine, qualcuno si alza ma c’è chi grida con tono imperioso: “SEDUTI!” (e chi non si siede lo fucilano).

“Questa è una conferenza stampa per i giornalisti e non per gli individui come lei” (Berlusconi c’è rimasto male. Ride, ma c’è rimasto male. Perché lo odiate così tanto?). Buon lavoro a tutti e grazie! (la gente si alza di nuovo, ma da dietro gridano tutti “SEDUTI!”. Un po’ sono i fotografi – pallosissimi -, un po’ dev’essere Himmler che si è infilato di straforo nel consesso).

La cosa poteva finire qua, ma Berlusconi – che ha ora alla sua destra la fiera Polverini – non ce la fa a trattenersi. Deve tornare sulla vicenda. Ascoltiamolo.

“Vorrei vorrei (vorrei la pelle nera) fare un’ultima osservazione (vai Silvio, vai). Vede alha (eia eia alalà) a nessuno di noi passerebbe neppure per la testa di andare a disturbare una conferenza stampa di un leader della sinistra in un momento come questo (perché loro sono il Partito dell’Amore, e Gasparri è lì a dimostrarlo). Questo dimostra la sua assoluta antidemocraticità (e lui se ne intende) e liberalità, e per questo mi sono permesso di dirle: “SI VERGOGNI!”. Glielo ripeto con convinzione (parte qualche applauso: sì, c’era anche Minzolini).

Ora. Questo finale poteva anche reggere. Di per sé non è male. Se ti interrompono, tu giustamente ti incazzi. Però così era un finale troppo morbido. Inaccettabile. E allora il Premier deborda e sciaborda.

“Questa è la sinistra! (la Polverini ride. Forse pensava alla sua carriera). Questa è la sinistra con cui abbiamo a che fare! Bravo! (e poi sorride per i fotografi, ma è un sorriso triste, a me un po’ ha commosso)”.

Riassumendo. La sinistra è tutta come Carlomagno. La destra è tutta come Carlo Magno. Vedi tu come cambia la vita, aggiungendo un semplice spazio tra nome e cognome.

http://scanzi-micromega.blogautore.espresso.repubblica.it/2010/03/10/siete-tutti-villani/

Il comizio-zeppa del droide Burro -Andrea Scanzi.




Mettete davvero tristezza. Vi siete ridotti a inventare le inchieste a Trani (a go-gò, cit) pur di agitare lo spauracchio del bolscevismo nella intonsa democrazia italiana. Avete chiesto a qualche sgherro sfigato del Fatto di confezionare un finto scoop sul nulla. Avete inventato intercettazioni e retroscena che esistono solo nelle vostre teste capaci solo di odiare.
396_cop_intSfortunatamente per voi, il Doppiamente Fallico Capezzone vi ha scoperto. E adesso vi struggete, satolli del vostro nulla ideologico (nonché esistenziale).
Siete sconfitti dalla storia. Empi ed irrecuperabili. Ve lo ha nuovamente ricordato il mio maestro, il Droide Burro aka Angusto Minzolini.

Il suo ultimo editoriale mi ha elettrizzato come un assolo di Duane Allman (lo so, voi non sapete chi era Duane Allmann: siete troppo impegnati ad ascoltare le sbobbe trotzkiste di Vecchioni e a leggere le cazzate seriali di Travaglio). Minzio-Droide vi ha sbertucciato, come lui solo sa.
Ne sia quindi fatta una seria esegesi. Il Minzio-Droide
gni ha dato bragia(dall’aretino chianino: “ha dato gas in curva”, “ha messo grinta”, insomma vi ha fatto il culo). Eravate convinti che fosse sotto inchiesta: non lo era. Egli è super partes, uno e trino. Bello come il burro, virile come il Proctolyn, erotico come Lendl.
Ecco come vi ha messo spalle al muro, di fronte alla vostra pochezza, con fare sicuro e lessico scistoso (?)

Il comizio-zeppa del Minzio-Droide

E’ il Tg1 serale del 13 marzo. Ovviamente il Minzio-Droide usa il mezzo televisivo (perdonate l’arcaismo: mi piace sentirmi Foscolo) come fosse casa sua (e infatti lo è).
Minchiolini compare in video a mezzobusto. Il volto è quello di Michael Stipe dopo aver scritto
Luca era gay, la postura vagamente infelice con l’avambraccio sinistro vanamente retrattile. Alle sue spalle troneggia una biblioteca (c’è anche la raccolta completa della Pimpa, rilegata in pelle di gnu).
Il Minzio-Droide ci parla. Ascoltiamolo.

“Comeavetesentito (il Minzio-Droide suole non prendere mai fiato) alle zedizidiozgi (alle tredici di oggi) fontigiudiziariedellaprocuraditrani (scrolla la testa come se dovesse spostarsi dagli occhi il ciuffo: riflesso incondizionato, in un’altra vita era il bassista dei Cugini di Campagna) hannosmentitolanotiziachefossiindagato (e qui scrolla un po’ la testa, con fare tronfio, genere “ve l’ho messa in quel posto, cazzoni giustizialisti”)…. (qui riprende fiato)… ummmm (accesso di sincope: si teme il peggio) Per un giorno però il mio nome è entrato nel frullatore delle intercettazioni (anche il suo cervello è forse entrato in un minzolini-23frullatore, ma deve essere accaduto molto tempo fa) ed ha riempito i notiziari tivù e le pagine dei giornali (ci guarda in tralice, con fare vagamente erotico: un po’ mi eccita, devo dirlo)…. Uooooohhh (sincope)… Ho provato in prima persona la cosiddetta gogna mediatico-giudiziaria (“gogna mediatica” era un’immagine vecchia da prima ancora che esistessero i media )… ehhhhh (sincope)…. Francamente mi ero ripropozzodinonintervenire (ed era una buona idea, anche se si dice “riproposto”: non “ripropozzo”. Ogni tanto il Minzio-Droide parla come i Muccino Bros) al Tg in questa fase di campagna elettorale (estenderei tale nobile intento a ogni momento della sua esistenza) ma questa vicenda non tocca solo la mia persona (è vero: tocca anche Berlusconi) quanto il rapporto di trasparenza (e qui smuove la testa, forse per prendere giustamente le distanze da se stesso) con voi… (qui va in frame: fermo immagine di mezzo secondo, è una sorta di effetto-strobo: dai, tutti a ballare in pista l’ultima di Lady Gaga!) telespettatori del Tg1”.

Chili di ghiaino in bocca (e plessi solari formattati)

Lo capite bene (almeno spero, tonti come siete): è un grande momento di televisione. Il Minzio-Droide è spontaneo come Nicoletta Braschi ed espressivo come un monolite morto (o forse era il contrario). Il Minzo è un uomo vero. Mica come la Bindi.

“Hngalequindinariflessione (“Vale quindi una riflessione”: ogni tanto al Minzio-Droide gli entra in bocca il ghiaino). L’inchiesta di minzoliniTrani (guarda in alto, come se colpito da misticismo improvviso, o più verosimilmente da un meteorite salvifico) nasce all’inizio sull’ipotesi che ci sia stata una pressione su alcuni mezzi d’informazione televisiva (qui cambia tono: il Minzio-Droide è l’unico al mondo a parlare come se fosse sotto formattazione random. Lui parla sotto punteggiatura, per ogni virgola scrolla la testa e per ogni punto fa lo sguardo assente – che gli viene benissimo. Non oso dirvi cosa faccia quanto apre una parentesi) compreso il Tg1 (notoriamente libero) perindurliatrsascurareunindaginesullamericanexpress (mi è riandato in ansia e sono saltati di nuovo gli spazi, porca di una miseria. Quando si agita, il Minzio-Droide non mi rende). …. (pausa senza sincope) Alla fine si scopre però… (pausa teatrale: ora ci stupisce) che l’unico tiggì che ha riportatolanotiziainquestione è stato proprio il Tg1… (pausa teatrale e schiocco di lingua: la sorpresa era questa. Vi ha stupito? ‘Nzomma. Poteva fare di meglio. Però il Minzio-Droide ci guarda dal basso, in tralice: sì, è proprio erotico. Quasi quanto Luigi Amicone quando balla Povia in tutù). Allora tutto chiarito? (quando cominciano a farsi le domande da soli, toccati che baturla, cit – “toccati che tuona”). NO! (addio, è partito il woofer) perché nel frattempo (torna l’avambraccio inutilmente prensile) le intercettazioni compiute nell’ambito dell’indagine spuntaghngh (spuntano) anche qualche telefonata del Presidente del Consiglio. A quel punto il meccanismo perverso (di cui lui s’intende) si mette in moto… (sospiro sconsolato, ma studiato, da gran teatrante: ricorda Gassman quando non sembrava Gassman)… si apre un altro filone dell’indagine (il capo pende di colpo verso destra e si sfiora la tragedia)… trapela qualche buzzicone (? E chi sei, Er Monnezza? Enzo Salvi? Er Patata? Buzzicone… Mah) di intercettazione e – a quanto pare – (i trattini, nel linguaggio Minzio-Droide, sono decrittabili mediante un complesso sistema di retro-olfazione audio-nasale. Tutta questione di plesso solare) ci si inventa anche un avviso di garanzia sul Direttore del Tg1 (ora il corpo, augusto, è reclinato verso sinistra, con fare ammiccante: lo spettatore del Tg1 è ormai eccitato al parossismo)”.

Penne a sfera eccitate (come tutti noi)

Vi è grande pathos. L’arringa continua.

“La sua colpa? (a parte nascere, intende dire) Aver parlato con il presidente Berlusconi (strizza l’occhio: forse gli acari). Ora: un direttore è innanzitutto un giornalista (dipende: non userei queste parole forti) per cui non solo parla con il Premier (nella foga si spinge in avanti e per alcuni secondi va a puttane il microfono: errore che non fanno neanche a Telenova) ma anche con tutti i politizi (la zeppa ogni tanto gli torna: è un problema, ragazzi. La zeppa, al giorno d’oggi, è un problema. A meno che non si balli sopra un cubo) che vogliono interloquire (INTERLOQUIRE??? Diffidate di chi abusa di parole desuete: quasi sempre è una persona a corto di idee. Sue) con lui. Lo faccio io (nel frattempo pratica un leggero onanismo, disinvolto, a una penna a sfera, prossima – anche lei – all’orgasmo dittatoriale) come lo hanno fatto prima di me – al netto di ogni ipocrisia – (se state con una donna che dice “al netto di ogni ipocrisia”, lasciatela: è pericolosa e sicuramente indossa le Superga) tutti i direttori del Tg1. Quindi dov’è il reato? (a parte essere nati e aver deciso di fare il giornalista). Dov’è lo scandalo? (Se si fa un’altra domanda da solo, giuro che bestemmio come quando vince Seppi). La realtà è che qualcunovorrebbeundirettorechenondeveparlareconnessuno (non credo sia questo il problema, comunque se parla senza spazi io non lo capisco)”.

Il direttore dimezzato (e il servilismo rampante) *

Attenti, siamo all’acme della foga minzionica. Minzolini RuleZ.

“E magari non dare indicazioni a nessuno (eh, magari: essendo un Direttore di telegiornale, non sarebbe male come idea). Né dire minzolini2la sua in tivù (no: non dirla dentro un telegiornale, che è cosa diversa. Ma non stiamo qui a sottilizzare, non siamo Padellaro e non viviamo in una democrazia. Quindi poche seghe). Dev’essere muto e sordo (e non poco bruttino: in questo senso, Minzolini è un direttore monumentale). E se non sta al gioco, per ess (cancella) per usare un’espressione di qualcuno (quel mona di Di Pietro), dev’essere cacciato a pedate (nel frattempo l’hand job rivolto alla penna a sfera si è fatto compulsivo: l’inchiostro sta per eiaculare). Il linguaggio usato da Mussolini con Giovanni Amendola (cioè Di Pietro è Mussolini e Minzolini è Amendola: ahahahahahahaaahhahahahahhahahahah). C’è chi vuole un direttore dimezzato (e c’è chi dice no: io sono un uomo, cit). Solo che io non sarò mai un direttore dimezzato (se si fermava a “direttore”, era la frase del secolo. Peccato) per rispetto verso la mia storia professionale (che in effetti un po’ di rispetto lo meritava), per rispetto del Tg1 e della sua redazione prestigiosa (che non lo sopporta) ma soprattutto per offrire a voi (grazie Droide-Minzio) un’informazione il più possibile approfondita (ahahahahah), obiettiva (ahahahahahahah) e libera (ahahahahhahahahahhahahahhahahahahahhahah).

Il Minzio-Droide ha finito. Egli, ora, ci osserva di sottecchi (mai saputo cosa volesse dire, “sottecchi”. Però è carina come parola). Il Droide Burro ha lo sguardo di chi sta corteggiando una cernia con fare languido da triglia presbite. Amo questo paese. E lo amo soprattutto dopo momenti simili. Ci si sente tutti più buoni. Que viva Minzio.
E ora, scusate, vado a farmi un’endovena di Pringles aromatizzate allo struzzo misantropo.

P.S. In questo passaggio (*) parodiavo due celebri titoli di Italo Calvino. A voi tocca spiegarvi tutto. Come quando spiego la trama di 24 alla Ravetto.

mercoledì 17 marzo 2010

Il premier sapeva dell’inchiesta: “Stai attento a parlare... ” - Peter Gomez




A PROPOSITO DI FUGHE DI NOTIZIE: IL CAVALIERE AVVERTE INNOCENZI CHE IL PRESIDENTE DELL’AGCOM CALABRÒ SAREBBE INTERCETTATO.

A desso a Roma, nelle fila del centrodestra, è tutto un gridare alla fuga di notizie.

È una caccia continua alle fonti che hanno permesso a Il Fatto Quotidiano di ricostruire parte dei contenuti dell’indagine di Trani sulle pressioni e le minacce del premier, Silvio Berlusconi, all’Agcom.

Il ministro della Giustizia, Angelino Alfano, ha sguinzagliato i suoi ispettori.

Il vicepresidente dei senatori del Pdl, Domenico Nania, parla di un “disegno politico”.

L’avvocato-deputato Niccolò Ghedini denuncia la “violazione del segreto istruttorio”.

Il presidente del Senato, l’avvocato Renato Schifani, chiede che venga approvata in fretta la legge mordacchia sugli ascolti telefonici “per porre i cittadini al riparo da pubblicazioni che riguardano la loro vita privata e fatti non penalmente rilevanti”, dimenticando che ben poco (anzi niente) di ciò che è finora è finito sulle pagine dei giornali riguarda la privacy del cittadino presidente del Consiglio.

Come è doveroso, comunque, la Procura di Trani indaga.

Anche se, a ben vedere, la fuga di notizie più misteriosa di tutta l’inchiesta sull’Agcom non riguarda tanto Il Fatto Quotidiano che, per dovere di cronaca, è tenuto a pubblicare quanto sa (e riesce a verificare) sui lati oscuri del potere.
Lo spiffero più inquietante riguarda invece sempre lui: Silvio Berlusconi.
Il premier, infatti, almeno dai primi di dicembre era a conoscenza dell’esistenza di un’inchiesta sull’Autorità garante delle Comunicazioni.

Pochi giorni prima delle deposizioni, ancora nelle vesti di testimoni, del direttore del Tg1, Augusto Minzolini , e del membro dell’Agcom, Giancarlo Innocenzi, messe in calendario dalla procura per il 17 dicembre (filone carte di credito revolving), il leader del Pdl esterna le sue preoccupazioni proprio a Innocenzi.
Siamo nella settimana calda della puntata di Annozero dedicata alla presunta trattativa Stato-mafia e alle dichiarazioni del pentito Gaspare Spatuzza su Marcello Dell’Utri e lo stesso Berlusconi.
Il presidente del Consiglio, come sempre, vorrebbe che non andasse in onda.
Negli uffici dell’Authority sono in corso le grandi manovre tra i membri, in teoria indipendenti,
dell’Autorità di garanzia.
Ma il problema è sempre il solito.

Il presidente Corrado Calabrò, resta sulla sua linea.
L’Agcom può eventualmente sanzionare ciò che accade in una trasmissione televisiva solo dopo che è andata in onda, non prima.

Berlusconi e Innocenzi, comunque, ci riprovano.
Sperano che durante la riunione del consiglio, Calabrò finisca per cambiare idea e che voti con i membri legati al centrodestra “un provvedimento d’urgenza ”.
Per questo Innocenzi spiega che sta per telefonare al Garante.
Ma il premier lo invita alla prudenza: “Stai attento a parlare col presidente”, ammonisce,
“ci sono voci, non so se fondate che dicono che abbia il telefono sotto controllo ”.

L’informazione è (quasi) esatta.

Davvero l’Agcom è sotto inchiesta. Solo che nel mirino degli investigatori non c’è Calabrò,
ma Innocenzi.
Insomma qualcuno ha parlato.
Ma chi?
Gli accertamenti finora non hanno permesso di stabilirlo.
È noto che, nel recente passato, il premier si è reso protagonista di memorabili sfuriate nei confronti dei vertici dei Servizi segreti e di varie forze di polizia colpevoli, a suo avviso, di non averlo messo in guardia dal frequentare personaggi, come il giovane imprenditore barese Giampaolo Tarantini (caso Escort), che erano in quel momento nel mirino dei detective.

Ma le indagini di Trani sulle eventuali fughe di notizie istituzionali non hanno portato a nessuna certezza e hanno finito solo per mettere in luce solo i timori di Innocenzi.
Anche l’ex manager Fininvest ha infatti dei sospetti.
A Berlusconi confida di aver trovato sul display del suo apparecchio portatile un numero che, una volta richiamato, è risultato inesistente.
Uno dei tecnici dell’Authority gli ha pure spiegato che quello poteva essere un sistema per ascoltargli le telefonate. Per questo vuole disporre altri controlli.

All’improvviso il premier si fa così laconico e pensieroso.
Dopo poche frasi chiude la conversazione.
Forse ha un presentimento.
Ma ormai è tardi.
Maledettamente tardi.
Quello che ha detto e fatto contro la libertà d’informazione è lì, inciso nelle memorie dei
computer della Guardia di finanza.
E non può più essere cancellato.

Già dai primi di dicembre era a conoscenza dell’inchiesta sull’Authority. Chi l’ha informato?

Il fatto quotidiano del 17 marzo 2010.