Dice Bossi: quei soldi erano nostri, potevamo farci quel che ci pareva, anche buttarli dalla finestra. Se era un tentativo di migliorare la posizione della Lega agli occhi degli elettori, temo non gli sia riuscito troppo bene. La sua frase rivela semmai lo spirito della Casta e il morbo che ha devastato il rapporto fra partiti e cittadini. Quei soldi, signor Bossi, non sono vostri. Sono nostri. Dei contribuenti che li hanno versati attraverso le tasse, spremendoli dal frutto del proprio lavoro. Sono un prestito che facciamo alla politica e che la politica è tenuta a restituirci con le sue opere e a documentarci con rendiconti precisi. Essendo soldi nostri, non solo ci interessa sapere come li spendete, ma saperlo è un nostro diritto. Altro che buttarli dalla finestra o negli stravizi del Trota. In fondo è la stessa forma di rispetto che pretendiamo dal dipendente pubblico, quando allo sportello ci tratta da postulanti. Ma come si permette? Siamo noi a pagargli lo stipendio, perciò deve mettersi al nostro servizio: persino quando siamo insopportabili (a volte lo siamo anche noi). Così almeno diceva mio padre, impiegato statale. È incredibile, ma forse no, come la Lega abbia mutuato dalla burocrazia di Roma ladrona i difetti che canzonava nei comizi delle origini. La visione proprietaria del bene pubblico e dei fondi della comunità. Quel pensiero molto italiano che ciò che è dello Stato non appartenga a nessuno e quindi chiunque ne possa approfittare. Invece appartiene a tutti: impariamo a difenderlo dai Bossi di oggi e possibilmente anche da quelli di domani. http://www.lastampa.it/_web/cmstp/tmplRubriche/editoriali/hrubrica.asp?ID_blog=41 | |
Un diario, dove annoto tutto ciò che più mi colpisce. Il mio blocco per gli appunti, il mio mondo.
sabato 21 aprile 2012
Soldi nostri. - Massimo Gramellini.
Nuovo partito di centro, l'Udc azzera i vertici. Alfano: "La vera rivoluzione la faremo noi"
Il segretario dell'Udc Lorenzo Cesa (ansa)
Il segretario del Pdl promette grandi sorprese dopo le amministrative: "Io e Berlusconi annunceremo la più grossa novità che cambierà il corso della politica". Primo passo del partito di Casini verso la nascita di una grande formazione moderata: "Superare la frattura tra tecnici e politici".
ROMA - L'Udc cambia pelle e inizia il suo viaggio verso il Partito della nazione. Il segretario Lorenzo Cesa ha lanciato oggi i lavori della costituente di centro chiedendo subito l'azzeramento dei vertici del partito per "creare una struttura snella". "Si chiede un atto di generosità per il bene del Paese", ha detto Cesa. "Abbiamo azzerato i vertici del partito perché occorre dare un esempio e fare un gesto di generosità con l'obiettivo di dare vita a un nuovo contenitore, con i cattolici, i laici, i riformisti, i liberali e per tutte le persone di buon senso che vogliono rimettere al centro della politica le persone". "Questa - ha aggiunto - è un'avventura che faremo insieme al resto del Terzo polo e al mondo dell'associazionismo che è presente nel Paese".
Tra i primi interlocutori individuati dall'Udc per compiere questo nuovo percorso che si dovrebbe concludere con la nuova formazione centrista provvisoriamente chiamata Partito della nazione, l'ex ministro dell'Interno Beppe Pisanu. "E' sulla nostra lunghezza d'onda", e con la sua iniziativa, ha sottolineato Cesa, può risultare interessato al progetto. L'ambizione dei futuri ex Udc è però molto più vasta. "Il Paese - ha sottolineato Cesa - ha bisogno di un grande partito di centro. Subito dopo le elezioni amministrative, probabilmente l'8 o il 9 maggio, l'Udc convocherà una direzione nazionale per sciogliere il partito e farne nascere un altro. E a settembre lanceremo il nuovo soggetto". A giugno, molto probabilmente a Todi, ci sarà un'iniziativa con tutte le forze politiche e della società civile che vogliono partecipare.
"Abbiamo a lungo sfidato l'isolamento, ma, alla fine, i fatti ci hanno dato ragione ed oggi non si tratta di sentirsi appagati ma di attrezzarci ad una impresa più ambiziosa ed alta", ha puntualizzato Pierferdinando Casini. "Un movimento plurale - ha proseguito - che sappia riunire il meglio della società italiana, che superi la frattura tra tecnici e politici, tra sindacalisti e imprenditori, che parli all'Europa un linguaggio nuovo ed esprima agli italiani un'esigenza di pacificazione nazionale".
Quanto al congresso, Cesa ha chiarito che sarà la direzione di maggio a decidere la data: "Io spero che il congresso sia il prima possibile, magari anche a giugno". Quanto al nome, fa capire che partito della nazione non è quello definitivo. "Decideremo insieme" alle altre forze del terzo polo, ossia fli ed api: "quando si mette su una squadra si decide tutti insieme". Quanto ai soggetti che potrebbero aderire, il segretario Udc ha spiegato: "Siamo aperti a tutte le forze moderate, cattoliche, liberali, riformiste e laiche. Metteremo insieme tutte le persone di buonsenso per rimettere al centro della politica la persona". La chiamata, ha concluso, è "per il Pdl, il Pd e tutto il mondo dell'associazionismo del paese".
Il Popolo della Libertà al momento non sembra interessato, o quanto meno non lo è il suo attuale vertice. "Se il destino dei moderati italiani dovesse dipendere dall'incontro tra Fini, Casini e Rutelli, riuniti nella stanza del presidente della Camera, non credo sarebbe un grande destino", commenta con sarcasmo il segretario Angelino Alfano. "Una stanza - dice ancora Alfano - che non profuma di aria fresca, ma sa di naftalina lontano un miglio". "Subito dopo il balllottaggio delle amministrative - promette invece il segretario del Pdl - io e Berlusconi annunceremo la più grossa novità della politica italiana che cambierà il corso della politica italiana nei prossimi anni e sarà accompagnata dalla più innovativa campagna elettorale che la politica italiana abbia avuto dalla discesa in campo di Berlusconi del 1994".
Resta invece in sospeso il destino di Luca Cordero di Montezemolo. Indicato a lungo come il vero animatore del nuovo centro moderato, indiscrezioni trapelate ieri danno invece l'ex presidente dei Confindustria in approdo al Pdl. "Speriamo che arrivi in politica, sarebbe un segno positivo", replica Cesa. "Se vuole stare con Berlusconi o con noi lo deciderà lui".
Tra i primi interlocutori individuati dall'Udc per compiere questo nuovo percorso che si dovrebbe concludere con la nuova formazione centrista provvisoriamente chiamata Partito della nazione, l'ex ministro dell'Interno Beppe Pisanu. "E' sulla nostra lunghezza d'onda", e con la sua iniziativa, ha sottolineato Cesa, può risultare interessato al progetto. L'ambizione dei futuri ex Udc è però molto più vasta. "Il Paese - ha sottolineato Cesa - ha bisogno di un grande partito di centro. Subito dopo le elezioni amministrative, probabilmente l'8 o il 9 maggio, l'Udc convocherà una direzione nazionale per sciogliere il partito e farne nascere un altro. E a settembre lanceremo il nuovo soggetto". A giugno, molto probabilmente a Todi, ci sarà un'iniziativa con tutte le forze politiche e della società civile che vogliono partecipare.
"Abbiamo a lungo sfidato l'isolamento, ma, alla fine, i fatti ci hanno dato ragione ed oggi non si tratta di sentirsi appagati ma di attrezzarci ad una impresa più ambiziosa ed alta", ha puntualizzato Pierferdinando Casini. "Un movimento plurale - ha proseguito - che sappia riunire il meglio della società italiana, che superi la frattura tra tecnici e politici, tra sindacalisti e imprenditori, che parli all'Europa un linguaggio nuovo ed esprima agli italiani un'esigenza di pacificazione nazionale".
Quanto al congresso, Cesa ha chiarito che sarà la direzione di maggio a decidere la data: "Io spero che il congresso sia il prima possibile, magari anche a giugno". Quanto al nome, fa capire che partito della nazione non è quello definitivo. "Decideremo insieme" alle altre forze del terzo polo, ossia fli ed api: "quando si mette su una squadra si decide tutti insieme". Quanto ai soggetti che potrebbero aderire, il segretario Udc ha spiegato: "Siamo aperti a tutte le forze moderate, cattoliche, liberali, riformiste e laiche. Metteremo insieme tutte le persone di buonsenso per rimettere al centro della politica la persona". La chiamata, ha concluso, è "per il Pdl, il Pd e tutto il mondo dell'associazionismo del paese".
Il Popolo della Libertà al momento non sembra interessato, o quanto meno non lo è il suo attuale vertice. "Se il destino dei moderati italiani dovesse dipendere dall'incontro tra Fini, Casini e Rutelli, riuniti nella stanza del presidente della Camera, non credo sarebbe un grande destino", commenta con sarcasmo il segretario Angelino Alfano. "Una stanza - dice ancora Alfano - che non profuma di aria fresca, ma sa di naftalina lontano un miglio". "Subito dopo il balllottaggio delle amministrative - promette invece il segretario del Pdl - io e Berlusconi annunceremo la più grossa novità della politica italiana che cambierà il corso della politica italiana nei prossimi anni e sarà accompagnata dalla più innovativa campagna elettorale che la politica italiana abbia avuto dalla discesa in campo di Berlusconi del 1994".
Resta invece in sospeso il destino di Luca Cordero di Montezemolo. Indicato a lungo come il vero animatore del nuovo centro moderato, indiscrezioni trapelate ieri danno invece l'ex presidente dei Confindustria in approdo al Pdl. "Speriamo che arrivi in politica, sarebbe un segno positivo", replica Cesa. "Se vuole stare con Berlusconi o con noi lo deciderà lui".
Genova, i 5 Stelle possono costare cari a Doria. Scontro sul fronte delle grandi opere. - di Matteo Muzio
L'outsider uscito vincitore dalle primarie del centrosinistra è favorito, ma i grillini conterebbero su un 5 per cento determinante sull'esito del primo turno. L'opposizione alla Gronda autostradale e al Terzo valico ferroviario potrebbe favorirli.
La campagna elettorale del capoluogo ligure fino a questo punto è stata sonnacchiosa. Come se i contendenti fossero rassegnati all’elezione di Marco Doria, favorito da un centrodestra diviso tra più candidati. Ma per lui potrebbe esserci una difficoltà in più. Un ostacolo che diventa ogni giorno più serio: il Movimento 5 Stelle. Ne sanno qualcosa Giuliano Pisapia e Mercedes Bresso: se il primo, costretto al ballottaggio ma infine vittorioso, è stato fortunato, lo stesso non si può dire della presidente piemontese sconfitta per pochi voti da Roberto Cota. E anche Doria adesso rischia molto per la questione delle grandi opere, il Terzo Valico ferroviario e la Gronda autostradale di Ponente.
Partito da una posizione di totale contrarietà alla Gronda, tanto da dire “per l’opera bisogna pensare all’opzione zero” durante la campagna per le primarie in gennaio, adesso la sua posizione, su pressione di un Pd fortemente favorevole, è diventata più sfumata e nel programma definitivo si dice: “Valuteremo se ci sono le condizioni per considerare l’opera opportuna e compatibile e questo lo si potrà dire solo sulla base degli elementi certi che avremo rispetto alle esigenze della mobilità della città”.
Per Paolo Putti, educatore presso una cooperativa, ex leader dei No Gronda residente nel quartiere di Murta, zona interessata da entrambi i cantieri, quest’affermazione non è affatto una garanzia: “Non dubito della buona fede di Doria, ma con la coalizione che lo supporta, anche un’eventuale sua opposizione verrebbe ribaltata dal consiglio comunale, con un voto favorevole di Pd e Pdl. Noi non abbiamo di questi problemi, dato che diciamo chiaramente che sia la Gronda che il Terzo Valico sono opere inutili e dannose e che farebbero passare 500 camion al giorno in Val Polcevera pieni di materiale di risulta”.
I soldi, continua Putti, potrebbero essere spesi molto più proficuamente per la mobilità e il trasporto pubblico, soprattutto in Val Polcevera: “I pendolari in questi anni hanno subito dei tagli notevoli e con i soldi che si spenderebbero per le due infrastrutture si finanzierebbero non solo autobus e treni per i pendolari, ma anche un miglioramento delle strutture sanitarie, di cui il Ponente ha molto bisogno, avendo al momento pochissimi presidi sanitari e s’introdurrebbe la raccolta differenziata porta a porta”.
Beppe Grillo, durante il suo comizio elettorale in Piazza San Lorenzo, è stato più tranchant, partendo con un chiaro riferimento: “La Gronda la facciamo sì, ma ecologica. Il Terzo Valico lo facciamo sì, ma non si vede”. E se dopo lo spettacolo ha aggiunto: “Doria è una persona seria e perbene, sì, non discuto di questo. Ma non ha un progetto. La prima cosa che ha detto dopo la sua candidatura è: sono contro l’antipolitica. Ma chi te l’ha chiesto?”. Nell’ultimo sondaggio, pubblicato dal candidato del Terzo Polo Enrico Musso, Doria è al 47% e Musso al 23%. Il Movimento 5 Stelle è al 5%, a un’incollatura dal candidato leghista Edoardo Rixi, fermo al 5,4%. E, c’è da scommetterci, la maggior parte dei voti arriverranno dalla Val Polcevera, la zona di Genova interessata dai due cantieri e storico feudo del centrosinistra. Fino ad oggi, perlomeno.
Partito da una posizione di totale contrarietà alla Gronda, tanto da dire “per l’opera bisogna pensare all’opzione zero” durante la campagna per le primarie in gennaio, adesso la sua posizione, su pressione di un Pd fortemente favorevole, è diventata più sfumata e nel programma definitivo si dice: “Valuteremo se ci sono le condizioni per considerare l’opera opportuna e compatibile e questo lo si potrà dire solo sulla base degli elementi certi che avremo rispetto alle esigenze della mobilità della città”.
Per Paolo Putti, educatore presso una cooperativa, ex leader dei No Gronda residente nel quartiere di Murta, zona interessata da entrambi i cantieri, quest’affermazione non è affatto una garanzia: “Non dubito della buona fede di Doria, ma con la coalizione che lo supporta, anche un’eventuale sua opposizione verrebbe ribaltata dal consiglio comunale, con un voto favorevole di Pd e Pdl. Noi non abbiamo di questi problemi, dato che diciamo chiaramente che sia la Gronda che il Terzo Valico sono opere inutili e dannose e che farebbero passare 500 camion al giorno in Val Polcevera pieni di materiale di risulta”.
I soldi, continua Putti, potrebbero essere spesi molto più proficuamente per la mobilità e il trasporto pubblico, soprattutto in Val Polcevera: “I pendolari in questi anni hanno subito dei tagli notevoli e con i soldi che si spenderebbero per le due infrastrutture si finanzierebbero non solo autobus e treni per i pendolari, ma anche un miglioramento delle strutture sanitarie, di cui il Ponente ha molto bisogno, avendo al momento pochissimi presidi sanitari e s’introdurrebbe la raccolta differenziata porta a porta”.
Beppe Grillo, durante il suo comizio elettorale in Piazza San Lorenzo, è stato più tranchant, partendo con un chiaro riferimento: “La Gronda la facciamo sì, ma ecologica. Il Terzo Valico lo facciamo sì, ma non si vede”. E se dopo lo spettacolo ha aggiunto: “Doria è una persona seria e perbene, sì, non discuto di questo. Ma non ha un progetto. La prima cosa che ha detto dopo la sua candidatura è: sono contro l’antipolitica. Ma chi te l’ha chiesto?”. Nell’ultimo sondaggio, pubblicato dal candidato del Terzo Polo Enrico Musso, Doria è al 47% e Musso al 23%. Il Movimento 5 Stelle è al 5%, a un’incollatura dal candidato leghista Edoardo Rixi, fermo al 5,4%. E, c’è da scommetterci, la maggior parte dei voti arriverranno dalla Val Polcevera, la zona di Genova interessata dai due cantieri e storico feudo del centrosinistra. Fino ad oggi, perlomeno.
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Leggi anche il commento a caldo su FB di Giuseppe Bruzzone.
Genova - Oltre 250 mila genovesi rischiano di respirare polveri di amianto a causa dei lavori della Gronda autostradale di Ponente. La denuncia arriva dal comitato “No Gronda” nel ricorso al Tar presentato questa mattina a Genova nello studio dell’avvocato Daniele Granara.
La prevista costruzione da parte di Società Autostrade della galleria autostradale, dal diametro di scavo più grande al mondo, secondo il comitato, « porterebbe in superficie 18 milioni di tonnellate di rocce potenzialmente amiantifere».
«Un rischio di inquinamento atmosferico enorme per otto anni di lavori ipotizzati», denuncia il comitato, secondo cui «la zona più a rischio sarebbe il quartiere di Genova Bolzaneto, dove sono previsti un impianto e un’area di classificazione e stoccaggio delle rocce scavate».
Aggiungo una puntualizzazione della mia amica Rosita . Precisiamo. 250.000 un accidenti, se consideriamo che nella Val Polcevera vengono tutti a sollazzarsi all'Ikea ed alla Fiumara per non parlar del resto, che la centrale del latte è piazzata in mezzo ai cantieri e che il mercato ortofrutticolo ne è addirittura circondato. A questo aggiungi che i camions circoleranno per tutta la città fino a Sori per depositare i veleni prelevati dalle montagne amiantifere che hanno deciso di stuprare, che chi lavora in Valpolcevera porterà a casa la polverina micidiale depositata su auto ed abiti. Vogliamo invitare le vittime passate presenti e future di Casale Monferrato o ce la facciamo a documentarci da soli?
La prevista costruzione da parte di Società Autostrade della galleria autostradale, dal diametro di scavo più grande al mondo, secondo il comitato, « porterebbe in superficie 18 milioni di tonnellate di rocce potenzialmente amiantifere».
«Un rischio di inquinamento atmosferico enorme per otto anni di lavori ipotizzati», denuncia il comitato, secondo cui «la zona più a rischio sarebbe il quartiere di Genova Bolzaneto, dove sono previsti un impianto e un’area di classificazione e stoccaggio delle rocce scavate».
Aggiungo una puntualizzazione della mia amica Rosita . Precisiamo. 250.000 un accidenti, se consideriamo che nella Val Polcevera vengono tutti a sollazzarsi all'Ikea ed alla Fiumara per non parlar del resto, che la centrale del latte è piazzata in mezzo ai cantieri e che il mercato ortofrutticolo ne è addirittura circondato. A questo aggiungi che i camions circoleranno per tutta la città fino a Sori per depositare i veleni prelevati dalle montagne amiantifere che hanno deciso di stuprare, che chi lavora in Valpolcevera porterà a casa la polverina micidiale depositata su auto ed abiti. Vogliamo invitare le vittime passate presenti e future di Casale Monferrato o ce la facciamo a documentarci da soli?
venerdì 20 aprile 2012
Sequestrata la biblioteca di Vico. Il direttore indagato per peculato.
NAPOLI - Sequestrata la storica biblioteca dei Girolamini, dopo il furto di migliaia di volumi antichi. Il sequestro è stato eseguito ieri mattina dai carabinieri, e la Procura ha iscritto nel registro degli indagati il direttore Marino Massimo De Caro. L'accusa è di peculato perché, durante una perquisizione nel suo alloggio, sono stati rinvenuti alcuni libri che si sospetta appartengano al patrimonio della biblioteca. De Caro, la cui gestione dei Girolamini è stata spesso criticata da numerosi studiosi, si è autosospeso. Dopo il sequestro, la custodia della biblioteca è stata affidata al professor Mauro Giancaspro, dell'Università di Napoli.
http://www.corriere.it/cultura/12_aprile_20/sequestrata-biblioteca-di-vico_b2923120-8aec-11e1-9df7-98e3d52d16a5.shtml
Un commento a caldo su FB di Alessandro Giari.
UN EVENTO GRAVISSIMO CONTRO IL PATRIMONIO CULTURALE ITALIANO!!!!
UNA DELLE BIBLIOTECHE PIU' RICCHE DI LIBRI PREZIOSI, da oggi E' stata SEQUESTRATA DALLE FORZE DELL'ORDINE dopo che si è APPURATO CHE ERANO STATI TRAFUGATI NUMEROSI di essi di VALORE CULTURALE ED ECONOMICO ENORME.
Il TRAFUGAMENTO, per poterli METTERLI SUL MERCATO CLANDESTINO è OPERA del DIRETTORE DELLA BIBLIOTECA, tal Marino Massimo De Caro, che è STATO NOMINATO nella Primavera del 2011 di CUI OGGI SI SA che NON POSSIEDE ALCUN TITOLO per svolgere quell'UFFICIO se non la "sponsirizzazione" AVUTA DAL PDL, mentre SI SA CHE POSSIEDE UNA LIBRERIA ANTIQUARIA IN VERONA, ED HA CONTATTI CON PREGIUDICATI PER TRAFFICO ILLECITO DI OPERE D'ARTE IN SPAGNA NELL'AMERICA LATINA.
Per completezza, Vi riporto il GIUDIZIO CHE NE DETTE UNA SENATRICE DEL PDL di tal personaggio all'epoca della NOMINA:
Per la senatrice PDL Diana De Feo, Marino Massimo De Caro è chino sui libri della Biblioteca napoletana dei Girolamini «come un medico che amorevolmente esamina i pazienti da curare» (Corriere del Mezzogiorno, 12 aprile). Meno entusiasti della moglie di Emilio Fede, sono gli oltre cinquecento intellettuali che (partendo dalla denuncia pubblicata dal Fatto il 30 marzo) hanno firmato una dura petizione al ministro dei Beni Culturali Lorenzo Ornaghi «a proposito dello stranissimo e increscioso affare che riguarda l’attuale direzione della Biblioteca Nazionale dei Girolamini a Napoli, una delle biblioteche storiche più gloriose d’Italia»
https://www.facebook.com/photo.php?fbid=10150761969033826&set=o.100839206646464&type=1&theater
Brunamonti, l’assistente di Berlusconi, ecco chi è veramente il supertestimone della difesa. - di Emiliano Liuzzi
Su Facebook rivela l'agenda del premier, è amico di quasi tutte le ragazze dello scandalo Ruby e ha una grande ossessione. La stessa del suo datore di lavoro.
Nome: Lorenzo. Cognome: Brunamonti. Titolo di studio: diploma in perito chimico. Filosofia di vita: “Viva la f*** e che dio la benedica”. Datore di lavoro: presidente del consiglio dei ministri. Tradotto? Dal 2008 è uno degli uomini ombra del premier Silvio Berlusconi, assistente alla sua persona, dice la busta paga. Lavora a palazzo Grazioli, a villa san Martino di Arcore e, naturalmente, alla Certosa, Porto Rotondo, Sardegna. Insomma, uno dei pochi che conosce miracoli e, soprattutto, segreti del presidente del consiglio. È così che si presenta su Facebook dove parla del capo, dei suoi trasferimenti, delle cene. A chi gli chiede di più risponde, con improbabili termini in inglese, ma più o meno intende dire che la cosa è strettamente riservata. Del presidente non parla, ma con le amiche del presidente sì, visto che Brunamonti, foto di presentazioni accanto a uno degli elicotteri di Berlusconi, ama dialogare con Iris Berardi, 19 anni da Forlì, la probabile seconda minorenne dopo Ruby, Nicole Minetti, l’igienista dentale che secondo la procura seleziona le girls presidenziali, la 32 enne da Siena Elisa Toti, altro nome che ricorre con frequenza nelle carte dell’inchiesta.
Quando l’assistente del presidente parla del suo organo sessuale lo chiama l’etrusco e, proprio la Toti, tra le altre, commenta compiaciuta. Un nomignolo, così tanto per non essere troppo boccaccesco, ma – nonostante gli sforzi – non è che gli riesca troppo bene. Come il 10 gennaio alle 10.30 quando si sente di dire alla comunità di Facebook (non ha il profilo bloccato, tutti possono sbirciarlo) di aver avuto un risveglio vigoroso: “Ammazza, ci si può appiccicare il bollino blu”. Ancora un commento di Elisa Toti.
Strano tipo Brunamonti. Che sia una presenza fissa a corte lo dimostra il fatto che gli avvocati difensori di B. Piero Longo e Niccolò Ghedini lo hanno citato come teste a difesa nel corso della loro controindagine. È uno dei primi ad essere sentiti, il 21 ottobre. Speriamo che, davanti ai giudici, non ripeta la sua filosofia di vita, non dica dei suoi weekend ad Amsterdam, “nella zona rossa”: ancora traducendo è probabile che intenda il Red Light District, il quartiere a luci rosse della città, quello delle prostitute in vetrina, per intenderci. O che non gli mostri la foto di un apparente spinello preconfezionato di cui si complimenta con i tabaccai olandesi.
Nato a Spoleto nel dicembre del 1974, Brunamonti viene assunto dal presidente del consiglio, ma non si capisce bene cosa faccia per il presidente, probabilmente una sorta di cameriere personale, ma è sicuramente congruamente retribuito visto che può permettersi auto e motocicletta Harley Davidson 883XL, colore arancio, sulla quale sfreccia sulle strade sarde e nelle notti romane, almeno quando non lavora, e soprattutto ha una certa intimità con Berlusconi, come dimostra la necessità di ascoltarlo come testimone della difesa sulle feste di Arcore.
Per il momento il ragazzo (a proposito, volete sapere la sua trasmissione preferita? Colpo grosso, ovviamente) pare ben istruito. E’ stato ascoltato dagli avvocati del presidente e ha ripetuto una filastrocca che ormai conosciamo tutti abbastanza bene. Cene sì, ragazze sì, Emilio Fede anche, forse Ruby e le gemelle De Vivo, “una certa Maristelle” (sua amica su facebook da metà settembre) ma niente bunga bunga. “Cene normali, come tutti sanno il presidente Berlusconi è molto cordiale con i suoi ospiti. Riunioni nella discoteca di Arcore nel dopo cena? Sì, partecipavo anche io. Ragazze mezze spogliate? No, mai. Sesso tra gli ospiti, etero o omosessuale? No. Drink? Sì, champagne e gin tonic”.
Questo le dichiarazioni che Brunamonti ha reso senza addentrarsi in particolari. Il fatto è che era come essere in famiglia. Essendo l’ombra del presidente conosce bene sia l’avvocato Ghedini che l’avvocato Longo. O almeno – e questo si riscontra facilmente anche su Facebook – ha un rapporto molto intimo con la dattilografa che verbalizza le sue dichiarazioni, Federica Seregni, romana, classe 1969. Su Facebook i due si lasciano messaggi del tipo, “a Lorè”, dice lei, “come sei mieloso ultimamente”. “Etrusco (il suo organo sessuale, appunto) in love”. “Preferisco quello trombatore”, risponde la dattilografa dello studio legale del premier. E qui è meglio fermarsi perché se Ghedini e Grosso avessero avuto contatti con il teste prima della deposizione (e non spetta a noi stabilirlo) la sua versione dei fatti diventerebbe carta straccia.
Altro punto sul quale gli addetti alla sicurezza del presidente dovrebbero riflettere è la riservatezza di Brunamonti. Qualcosa che nel paese delle auto blu e delle scorte suona già strano e sarebbe inverosimile in qualunque altro. L’assistente del premier intrattiene le ragazze, è vero, con i racconti di cene e degli ospiti “importanti”, non aggiunge altro. Anzi, un giorno lui racconta di una cena ad Arcore dove ha fatto una gaffe: “Parlando con persone molto importanti ho parlato del mio albero ginecologico e tutti si sono messi a ridere. Che figuraccia”. Ma chi erano questi ospiti risponde un’amica: “No, questo lo sapete non posso dirlo”. Bene, integerrimo. Ma è in altri frangenti che sbaglia. Per ogni spostamento col premier Brunamonti fa sapere la destinazione. “@Brianza”, “@Porto Rotondo”, “rientro a Roma”. Insomma, chiunque voglia conoscere l’agenda del premier non fa fatica: basta aprire il profilo di Lorenzo Brunamonti, lui vi dirà tutto. Non avrà visto cosa succedeva nella discoteca di Arcore, ma per il resto è uno degli uomini più informati.
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Quando l’assistente del presidente parla del suo organo sessuale lo chiama l’etrusco e, proprio la Toti, tra le altre, commenta compiaciuta. Un nomignolo, così tanto per non essere troppo boccaccesco, ma – nonostante gli sforzi – non è che gli riesca troppo bene. Come il 10 gennaio alle 10.30 quando si sente di dire alla comunità di Facebook (non ha il profilo bloccato, tutti possono sbirciarlo) di aver avuto un risveglio vigoroso: “Ammazza, ci si può appiccicare il bollino blu”. Ancora un commento di Elisa Toti.
Strano tipo Brunamonti. Che sia una presenza fissa a corte lo dimostra il fatto che gli avvocati difensori di B. Piero Longo e Niccolò Ghedini lo hanno citato come teste a difesa nel corso della loro controindagine. È uno dei primi ad essere sentiti, il 21 ottobre. Speriamo che, davanti ai giudici, non ripeta la sua filosofia di vita, non dica dei suoi weekend ad Amsterdam, “nella zona rossa”: ancora traducendo è probabile che intenda il Red Light District, il quartiere a luci rosse della città, quello delle prostitute in vetrina, per intenderci. O che non gli mostri la foto di un apparente spinello preconfezionato di cui si complimenta con i tabaccai olandesi.
Nato a Spoleto nel dicembre del 1974, Brunamonti viene assunto dal presidente del consiglio, ma non si capisce bene cosa faccia per il presidente, probabilmente una sorta di cameriere personale, ma è sicuramente congruamente retribuito visto che può permettersi auto e motocicletta Harley Davidson 883XL, colore arancio, sulla quale sfreccia sulle strade sarde e nelle notti romane, almeno quando non lavora, e soprattutto ha una certa intimità con Berlusconi, come dimostra la necessità di ascoltarlo come testimone della difesa sulle feste di Arcore.
Per il momento il ragazzo (a proposito, volete sapere la sua trasmissione preferita? Colpo grosso, ovviamente) pare ben istruito. E’ stato ascoltato dagli avvocati del presidente e ha ripetuto una filastrocca che ormai conosciamo tutti abbastanza bene. Cene sì, ragazze sì, Emilio Fede anche, forse Ruby e le gemelle De Vivo, “una certa Maristelle” (sua amica su facebook da metà settembre) ma niente bunga bunga. “Cene normali, come tutti sanno il presidente Berlusconi è molto cordiale con i suoi ospiti. Riunioni nella discoteca di Arcore nel dopo cena? Sì, partecipavo anche io. Ragazze mezze spogliate? No, mai. Sesso tra gli ospiti, etero o omosessuale? No. Drink? Sì, champagne e gin tonic”.
Questo le dichiarazioni che Brunamonti ha reso senza addentrarsi in particolari. Il fatto è che era come essere in famiglia. Essendo l’ombra del presidente conosce bene sia l’avvocato Ghedini che l’avvocato Longo. O almeno – e questo si riscontra facilmente anche su Facebook – ha un rapporto molto intimo con la dattilografa che verbalizza le sue dichiarazioni, Federica Seregni, romana, classe 1969. Su Facebook i due si lasciano messaggi del tipo, “a Lorè”, dice lei, “come sei mieloso ultimamente”. “Etrusco (il suo organo sessuale, appunto) in love”. “Preferisco quello trombatore”, risponde la dattilografa dello studio legale del premier. E qui è meglio fermarsi perché se Ghedini e Grosso avessero avuto contatti con il teste prima della deposizione (e non spetta a noi stabilirlo) la sua versione dei fatti diventerebbe carta straccia.
Altro punto sul quale gli addetti alla sicurezza del presidente dovrebbero riflettere è la riservatezza di Brunamonti. Qualcosa che nel paese delle auto blu e delle scorte suona già strano e sarebbe inverosimile in qualunque altro. L’assistente del premier intrattiene le ragazze, è vero, con i racconti di cene e degli ospiti “importanti”, non aggiunge altro. Anzi, un giorno lui racconta di una cena ad Arcore dove ha fatto una gaffe: “Parlando con persone molto importanti ho parlato del mio albero ginecologico e tutti si sono messi a ridere. Che figuraccia”. Ma chi erano questi ospiti risponde un’amica: “No, questo lo sapete non posso dirlo”. Bene, integerrimo. Ma è in altri frangenti che sbaglia. Per ogni spostamento col premier Brunamonti fa sapere la destinazione. “@Brianza”, “@Porto Rotondo”, “rientro a Roma”. Insomma, chiunque voglia conoscere l’agenda del premier non fa fatica: basta aprire il profilo di Lorenzo Brunamonti, lui vi dirà tutto. Non avrà visto cosa succedeva nella discoteca di Arcore, ma per il resto è uno degli uomini più informati.
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