sabato 29 maggio 2021

Recovery Plan, così saranno spesi dall’Italia i primi 25 miliardi. - Dino Pesole

 

Fondi erogati già a fine luglio: la road map dalla giustizia al fisco, dalla pubblica amministrazione alla concorrenza. 

Il fattore tempo gioca in questo caso un ruolo decisivo. E a Bruxelles l’impegno assunto dal presidente del Consiglio Mario Draghi ad approvare entro maggio le nuove norme in materia di governance del Piano nazionale di ripresa e resilienza e sulle semplificazioni viene valutato come la precondizione essenziale per l’erogazione della prima tranche dei fondi del Next Generation Eu.

Passaggio comunque decisivo per dare corpo e sostanza all'intero percorso di riforme e investimenti che vedrà impegnato il nostro Paese da qui al 2026, per un ammontare complessivo di stanziamenti che, se si include anche il fondo complementare da oltre 30 miliardi disposto dal Governo, raggiungerà la cifra di 248 miliardi, l’importo più consistente tra i paesi europei.

La road map

Con il via libera alle misure relative alla governance e alle semplificazioni, di fatto si mette in moto il convoglio. La navigazione si annuncia tutt’altro che agevole, soprattutto quando (e avverrà a breve) si entrerà nel merito delle riforme da presentare in Parlamento e a Bruxelles. Dalla giustizia al fisco, dalla pubblica amministrazione alla concorrenza: tutte materie ad alto potenziale politico/elettorale, che metteranno a dura prova la coalizione allargata a gran parte delle forze politiche, con l’esclusione di Fratelli d’Italia, che sostiene il Governo. La road map a Bruxelles prevede che si parta con la prima emissione di bond da parte della Commissione europea nelle prossime settimane, così da poter inviare agli Stati membri la prima tranche di risorse, sotto forma di un anticipo pari a circa il 13% del totale. Nel caso dell’Italia, si tratta di circa 25 miliardi che saranno erogati probabilmente già a fine luglio.

Le prime riforme attese entro l’autunno

Secondo quanto ha annunciato lo stesso Draghi, entro luglio verrà presentato in Parlamento il disegno di legge delega sulla riforma fiscale che terrà conto dei risultati dell’indagine conoscitiva avviata dalle competenti commissioni di Camera e Senato.
Poi verrà nominata una commissione ad hoc, sul modello di quella che diede avvio nel 1973 alla “grande riforma” del nostro sistema tributario.
L’aspettativa è che dal prossimo anno si possa partire con i primi decreti attuativi, a patto che si riesca a individuare una via di sintesi tra le diverse e divergenti proposte che sono state messe in campo finora all'interno della maggioranza (soprattutto quelle della Lega e del Pd).
La riforma del fisco è fondamentale, anche se non direttamente connessa ai finanziamenti europei. Trattandosi di una riforma strutturale e di sistema, le fonti di finanziamento andranno individuate all'interno del Bilancio dello Stato: quindi si prospetta un mix di risparmi sul versante della spesa corrente, e di maggiori entrate garantite dai proventi della lotta all’evasione e dalla revisione delle cosiddette “tax expenditures”.

Giustizia e amministrazione pubblica in primo piano

Da diversi anni, la Commissione europea nelle raccomandazioni inviate al nostro Paese, ha posto l’accento sull’urgenza di riforme ritenute prioritarie: giustizia e amministrazione pubblica in primo piano.
Nel Pnrr il Governo ammette che nonostante i progressi degli ultimi anni, «permangono ritardi eccessivi». In media sono necessari oltre 500 giorni per concludere un procedimento civile in primo grado, a fronte dei circa 200 in Germania.
L’intenzione è di rivedere l’organizzazione degli uffici giudiziari, semplificare il rito processuale in primo grado e in appello, dare attuazione al processo telematico.
Il Governo intende ridurre «l’inaccettabile arretrato presente nelle aule dei tribunali, e creare i presupposti per evitare che se ne formi di nuovo. L’obiettivo finale è ridurre i tempi dei processi del 40% per il settore civile e almeno del 25% per il penale».

Quanto alla pubblica amministrazione, si punta a intervenire sul fronte delle assunzioni e dei concorsi, mediante una razionalizzazione delle procedure di assunzione e una programmazione degli organici mirata a fornire servizi efficienti a imprese e cittadini. Poi il tema fondamentale della semplificazione del quadro normativo e procedurale e della digitalizzazione, «con investimenti in tecnologia, la creazione di unità dedicate alle semplificazione dei processi e la riorganizzazione degli uffici».
Sul fronte della concorrenza, il Piano punta a intervenire sulle norme «che creano rendite di posizione e incidono negativamente sul benessere dei cittadini».
A questo fine «assume un ruolo cruciale la legge annuale sulla concorrenza prevista nell'ordinamento nazionale dal 2009, ma realizzata solo una volta nel 2017».

Risorse solo con progetti e riforme effettivamente attuati

Il meccanismo del Next Generation Eu prevede che l’erogazione delle tranche semestrali dei fondi sia condizionato al puntuale rispetto del cronoprogramma concordato con Bruxelles. Vi sarà un confronto costante tra i tecnici della Commissione e il ministero dell’Economia, con la regia “a geometria variabile” di Palazzo Chigi.
La garanzia offerta dallo stesso Draghi è fondamentale per rendere credibili gli impegni assunti dal Governo e realizzare le riforme e gli investimenti previsti dal Piano di ripresa e resilienza.
Servirà anche a prevenire possibili obiezioni in corso d’opera sull'effettiva capacità del nostro Paese di tener fede agli impegni assunti, ed evitare che scatti il cosiddetto “freno di emergenza”, in sostanza il meccanismo contenuto nelle linee guida e nel meccanismo stesso del Recovery Fund che può anche condurre alla sospensione momentanea dei fondi.
Altro elemento, anch’esso fondamentale, da non sottovalutare è che dall’esito del Programma italiano dipende in sostanza il destino dell'intero piano europeo da 750 miliardi.

IlSole24Ore - Illustrazione di Giorgio De Marinis 

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