Visualizzazione post con etichetta carta. Mostra tutti i post
Visualizzazione post con etichetta carta. Mostra tutti i post

venerdì 25 settembre 2020

Dai rimborsi del 10% sugli acquisti al super premio di 3mila euro per chi usa di più la carta: cosa c’è nel piano cashless del governo.

 

Il progetto per incentivare gli italiani a usare il denaro elettronico. Chi partecipa beneficerà in tre modi, spiegano fonti di Palazzo Chigi. Per il premio a chi fa più operazioni con carte non sarà importante la cifra totale: chi paga un caffè ha le stesse chance di chi compra una borsa. 50 milioni di euro saranno distribuiti in premi con la Lotteria degli scontrini.

Lo sconto del 10% sull’importo pagato, ma anche una sorta di superpremio da tremila euro per i 100mila italiani che useranno maggiormente carta e bancomat. Anche per spese piccole e piccolissime. È il piano del governo per incentivare i pagamenti elettroniciche partirà a dicembre come previsto dal decreto Agosto. Dopo che il premier Giuseppe Conte ne ha parlato in un’intervista alla Stampa, fonti vicine a Palazzo Chigi hanno dato alcuni dettagli. Stando alle anticipazioni delle scorse settimane, il cashback varrà solo per le spese nei negozi fisici e non per quelle online.

Il rimborso del 10% con tetto di 300 euro – Il progetto per incentivare gli italiani a usare il denaro elettronico sarà promosso grazie ai 3 miliardi di euro l’anno stanziati dall’esecutivo. Chi partecipa all’iniziativa beneficerà in tre modi: con il 10% di “cashback”, cioè un rimborso degli acquisti effettuati con moneta elettronica. Il massimale di spesa è di 3mila euro e il rimborso cashback massimo di 300 euro. Per cautela si è previsto che tutti i partecipanti raggiungeranno il massimo della spesa. Ma se non fosse cosi ci saranno più risorse per superare quella cifra. I rimborsi si potranno ottenere attraverso la App Io ma – in vista dell’emanazione del decreto attuativo – si sta studiando anche la possibilità di registrarsi attraverso il proprio banking online.

Premi per i 100mila che usano di più la carta – In più ci sarà il ‘super cashback’ cioè tremila euro di premio per i primi 100mila che usano maggiormente la carta. Per questo premio conterà il numero di operazioni, non la cifra finale. “5 caffè equivalgono a 5 borse di lusso“, sottolineano le fonti.

La lotteria degli scontrini – Infine 50 milioni di euro saranno distribuiti in premi con la Lotteria degli scontrini (solo con carta di pagamento). Alcuni premi singoli potranno arrivare a 5 milioni di euro. Le vincite saranno esentasse e il fisco avviserà i vincitori con una raccomandata. Stando alle anticipazioni, premi sono previsti anche per gli esercenti che accetteranno pagamenti elettronici e che sono incentivati a cambiare registratore di cassa con un credito d’imposta di 250 euro o ad aggiornarlo con uno sconto fiscale da 50 euro.

Sulle norme per incentivare l’uso della moneta elettronica, Conte alla Stampa ha spiegato: “È una riforma su cui mi sono impegnato personalmente. Dal 1° dicembre è previsto un cashback, cioè un rimborso del 10% su quanto si spende, fino a una spesa massima di 3000 euro: più usi la carta e più guadagni. Ma non solo. Il famoso bonus befana, che da oggi si chiamerà super cashback, sarà di 3000 euro l’anno. Lo abbiamo ribattezzato così, perché – esattamente come il cashback – sarà rimborsato ogni sei mesi. I 100mila cittadini che useranno maggiormente la carta – cioè faranno più transazioni a prescindere dalla cifra spesa – avranno un rimborso di 3000 euro l’anno. Inoltre, ci saranno fino a 50 milioni di euro in palio con la lotteria degli scontrini, solo per chi usa la moneta elettronica”.

https://www.ilfattoquotidiano.it/2020/09/25/dai-rimborsi-del-10-sugli-acquisti-al-super-premio-di-3mila-euro-per-chi-usa-di-piu-la-carta-cosa-ce-nel-piano-cashless-del-governo/5943179/

mercoledì 9 settembre 2020

Bonus a chi paga con la carta: per il piano servono 3 miliardi. - Patrizia De Rubertis

Bonus a chi paga con la carta: per il piano servono 3 miliardi

Da dicembre - Ipotesi: 300 euro per chi spende almeno 3mila senza contanti.
Soldi indietro a chi paga con strumenti diversi dal contante. Ma il quantum non è ancora ufficializzato. Sicuramente la percentuale a favore del consumatore che farà acquisti con carte di credito, bancomat o altri pagamenti elettronici sarà un numero tondo, facile da capire e non conterrà virgole. Forse il 10% su una spesa complessiva annuale di 3mila euro. I fondi, in teoria, ci sono in attesa che la prossima legge di Bilancio rifinanzi la misura. Il premier Giuseppe Conte preme per far partire il 1° dicembre il cashback, (che aveva ribattezzato “bonus Befana”) previsto dall’ultima manovra, rinviato nel decreto Rilancio e reinserito nel decreto Agosto dopo che i 3 miliardi stanziati sono stati destinati all’emergenza Covid. Così come la lotteria degli scontrini è stata fatta slittare al 2021. Questa volta, però, non ci saranno ulteriori rinvii.
Nell’incontro a Palazzo Chigi di lunedì sera con i principali operatori di servizi di pagamento (da American Express a Postepay, dalle banche a Nexi fino a Satispay), Conte è stato chiaro: “Il passaggio che ci attende è storico per il sistema Paese, ognuno deve fare la propria parte. Pagare tutti, pagare meno”. Le indicazioni per attuare il piano sono chiare. Tecnicamente, il meccanismo di cashback prevede delle soglie personali di spesa e delle soglie minime di transazione per evitare di premiare le fasce più benestanti a scapito dei piccoli consumatori. E che, con un solo grande acquisto, un viaggio o una tv di ultima generazione, si raggiunga la spesa annuale complessiva. Insomma, nessuno deve restare escluso. Così, per favorire l’utilizzo della moneta elettronica anche per i piccoli acquisti, come il chimerico caffè al bar, il governo spinge per un approccio pragmatico e ragionato. “Bisogna incentivare e stimolare i consumatori per far aumentare la frequenza degli acquisti senza contanti”, ha spiegato Conte. E la risposta è stata positiva. Per la prima volta il premier ha ottenuto piena condivisione da parte degli operatori del settore al piano di incentivi ai pagamenti cashless, cioè con carta elettronica. È dall’autunno scorso che Conte ha fatto della riduzione dei pagamenti in nero un pallino personale. “Favorire una digitalizzazione dei pagamenti senza penalizzare, può condurre al cambiamento delle abitudini di vita dei consumatori”, è tornato a ribadire ieri al suo arrivo a Beirut.
Insomma, un approccio pratico e pragmatico al piano cashless che il premier aveva già illustrato alle associazioni di commercianti e artigiani nel corso degli Stati generali a metà giugno. Allora le preoccupazioni hanno prevalso. Colpa dei costi per gli esercenti di dotarsi di attrezzature adeguate e dell’annosa questione delle commissioni sui pagamenti che ammontano in media all’1,1%, ma che per un piccolo commerciante possono superare anche l’1,75 se si aggiungono il canone mensile per il noleggio del Pos o la gestione del conto corrente. Ma su questo punto Conte ha chiesto agli operatori di “fare uno sforzo a favore degli esercenti, perché il cashback farà crescere il mercato e, di conseguenza, aumenteranno i guadagni per tutti”. Intanto da luglio i gestori possono beneficiare di una detrazione per pagamenti con il Pos.
Il forte aumento degli acquisti online degli ultimi mesi, causa il lockdown, ha suggerito al governo di andare con più forza in questa direzione. Ma il gap con gli altri Paesi resta enorme. In Italia un pagamento su 4 avviene ancora in contanti e, anche se ogni anno in media la quota di pagamenti elettronici aumenta di circa il 10% (nel 2019 il valore del transato delle famiglie ha raggiunto 240 miliardi), l’Italia è terzultima per numero di pagamenti con Pos in Europa. Mentre a livello mondiale, il Paese è tra le 30 economie con maggior incidenza del contante sul Pil. “Con il cashback è prevedibile che la crescita dei pagamenti elettronici possa raddoppiare passando dal 10 al 20% e anche oltre”, spiega Alberto Dalmasso ceo di Satispay che si ritroverà a confrontarsi con Conte e con gli altri operatori già a fine settembre. La road map è complessa: l’obiettivo è l’operatività dei test già a novembre, mentre il governo sta ultimando il decreto attuativo del piano in attesa del via libera del Garante della privacy per l’intreccio del flusso dei pagamenti.
https://www.ilfattoquotidiano.it/in-edicola/articoli/2020/09/09/bonus-a-chi-paga-con-la-carta-per-il-piano-servono-3-miliardi/5925416/

martedì 17 dicembre 2019

CANAPA: I PRINCIPALI UTILIZZI DELLA PIANTA DALLE MILLE RISORSE. (22/4/2015)



C’è chi dice 1000, chi 25mila e chi oltre 50mila. Quello che è sicuro è che gli utilizzi della pianta di canapa sono davvero tanti e si incrociano tra prodotti della tradizione e nuovi studi che solo le moderne tecnologie permettono. Quando parliamo di canapa industriale, non intendiamo altro che determinate genetiche della pianta di cannabis, che è sempre quella. La stessa che è stata demonizzata nell’ultimo secolo e additata semplicemente come droga, e che in realtà è una pianta meravigliosa che può davvero nutrire il pianeta e noi che lo abitiamo, in sintonia con la natura.
Usi canapa industrialeIl primo ritrovamento di un manufatto in canapa risale a più di 9mila anni fa. La scoperta è stata fatta nel 2013 dal professor Ian Hodder, ed è la testimonianza che la canapa, per molte sue proprietà, ha accompagnato l’umanità in quasi tutta la sua storia. Tuttavia, questa scoperta è stata di recente mezza in discussione da altri studiosi, per cui, stando a ciò che dice Giorgio Samorini, antropologo di fama internazionale, i due ritrovamenti più antichi di canapa tessile sono avvenuti in Israele: “L’uno proveniente da Christmas Cave, vicino a Qumran, con datazioni di due tessuti rispettivamente al 3670 e 4830 a.C. (Murphy et al., 2011), e l’altro proveniente dalla Grotta del Guerriero e datato nel 4400-3800 a.C. (Jull et al., 1998)”. Secondo il libro Cannabis Sativa L., scritto da Suman Chandra, Hemant Lata e Mahmoud A. ElSohly, le stime per la prima raccolta di un campo di canapa in Cina vanno dal 6000 anni fa (Li, 1974) a 8500 anni (Schultes, 1970; Schultes e Hofmann, 1980), fino a 10000 anni fa (Allegret, 2013). Sono testimonianze sufficienti a dire che i tessuti e la canapa più in generale accompagnano l’umanità da migliaia di anni. 
Anche in Italia abbiamo avuto una forte tradizione agro-industriale legata alla canapa se pensiamo che fino agli anni ’50 del secolo scorso eravamo i secondi produttori al mondo per quantità, dietro alla Russia, e i primi per la qualità della fibra tessile, con oltre 100mila ettari coltivati nei primi decenni del ‘900. (Leggi QUI la storia degli utilizzi della pianta)
La canapa è un vegetale erbaceo annuale, con un ciclo di vita che può durare dai 3 ai 10 mesi, a seconda della varietà e delle diverse condizioni ambientali. E’ divisa in 3 famiglie, la Cannabis Sativa, la Cannabis Indica e la Cannabis Ruderalis. Le varietà oggi registrate (QUI l’elenco) per l’utilizzo industriale, con contenuto certificato di THC inferiore allo 0,2%, sono tutte varietà in cui è certamente dominante il carattere di Cannabis Sativa. (Leggi QUI cosa fare se vuoi coltivare canapa industriale).
E’ comunemente considerata una pianta di origine asiatica, ma di recente il ricercatore Giorgio Amorini ha raccontato che era già presente in Italia e nel bacino del Mediterraneo già 13.500 anni fa.
Vediamo qui sotto un riassunto dei principali utilizzi di questa pianta:
SETTORE ALIMENTARE. Il seme di canapa è il seme più nutriente che ci sia. Ha un contenuto di proteine pari al semi canapa20/25%, e contiene tutti e 9 gli amminoacidi essenziali. Contiene l’acido linoleico omega-6 e l’acido alfalinoleico omega-3, che sono acidi grassi essenziali, nel giusto rapporto per l’organismo umano. Inoltre sono presenti vitamine, fitosteroli, caroteni e minerali. Dalla spremitura a freddo dei semi si può ricavare un olio ad uso alimentare e cosmetico che è considerato un vaccino nutrizionale, nel senso che ha tutte le qualità di un alimento protettivo: se utilizzato quotidianamente aiuta ad esempio a rafforzare il sistema immunitario e a far abbassare i livelli di colesterolo. Dai semi è possibile inoltre ricavare farine per la creazione di prodotti da forno dolci e salati. In Italia il risveglio culturale sulle proprietà della pianta di canapa ha sempre di più la tavola come suo volano di crescita e sviluppo. D’altronde siamo in Italia e per noi la bontà e la qualità del cibo che ci troviamo nel piatto ha sempre avuto un certo peso. Ma la crescita dei consumi di canapa e derivati nel settore alimentare non significa solo un miglioramento delle nostre abitudini alimentari ed una protezione in più per il nostro organismo: si sta rivelando un vero e proprio vettore di informazioni dal quale le persone comuni iniziano a farsi domande e pretendono, giustamente, di essere informati correttamente. Ed è anche così che aumentano i dottori, i nutrizionisti, gli atleti e le persone in generale che sono al corrente delle proprietà nutritive dei semi e dell’olio, considerati un vaccino nutrizionale per il nostro corpo se assunti con regolarità e ne consigliano il loro utilizzo. E intanto crescono anche le aziende che celebrano il connubio di sapori e nutrimenti tra la pianta di canapa e la nostra sterminata cultura gastronomica.
CARTA. L’uso della fibra di canapa per produrre carta risale a più di 2000 anni fa. Attualmente, solo il 5% della Hemp Papercarta mondiale viene fatta da piante annuali come la canapa o il lino. Ma agli albori della stampa la carta di canapa ebbe un ruolo preminente: la prime copie della Bibbia stampata da Gutenberg furono prodotte con questo tipo di carta e gli originali delle Costituzioni americana (1776, nella foto) e francese (1791) sono scritte su carta di canapa. Fare la carta con la fibra e il legno della canapa comporta importanti vantaggi: innanzitutto per la sua enorme produttività in cellulosa, infatti un ettaro di canapa produce, in pochi mesi, la stessa cellulosa prodotta da 4 ettari di foresta in decenni. Altro vantaggio è la bassa percentuale di lignina rispetto al legno degli alberi, che ne contengono circa il 20% oltre ad un’analoga percentuale di sostanze leganti. Il processo che conduce ad ottenere le microfibre pulite di cellulosa, e quindi la pasta per la carta, prevede l’uso di grandi quantità di acidi che servono per sciogliere il legno: un procedimento costoso e inquinante che non è affatto necessario con la carta di canapa ottenuta dalla sola fibra. Inoltre la fibra e il legno della canapa sono già di colore bianco e la carta che se ne ottiene è già stampabile, mentre i composti chimici utilizzati per sbiancare e trattare la carta ottenuta della fibra di legno, sono dannosi. La possibilità della canapa nasce quindi da un forte motivo ambientale, oggi che tutte le foreste primarie d’Europa, e la maggior parte di quelle americane, sono state distrutte anche per produrre la carta. Per quella di canapa non è mai troppo tardi.
BIO-EDILIZIA. Attorno ai materiali da costruzione naturali si può e si deve sviluppare una nuova edilizia, più in equlibrium_canapa_calcesintonia con l’uomo e attenta all’ambiente. Il contributo delle costruzioni in materiali vegetali alla salvaguardia ambientale deriva essenzialmente dalla capacità di non immettere, ma di “sequestrare”, biossido di carbonio. Per vivere, le piante convertono CO2 e acqua negli idrocarburi di cui esse sono costituite. Questo componente inquinante viene sequestrato all’atmosfera e fissato nei tessuti delle piante. La canapa è un’ottima fissatrice di CO2. Al netto delle emissioni di trasporto e lavorazione, un metro quadro di muratura in canapa e calce ha sequestrato all’aria 35 chilogrammi di biossido di carbonio. Il composto di calce e canapa può essere utilizzato per una varietà di esigenze di costruzione che spaziano dalla muratura portante a quella divisoria, per arrivare alla pavimentazione. Oltre ad essere anche loro carbonio-negativi, i biomattoni hanno proprietà isolanti e capacità naturali di regolazione dell’umidità. La canapa unita alla calce garantisce un buon isolamento e minimizzazione dei ponti termici, recuperi passivi di calore da energia solare e sorgenti interne, tenuta all’aria esterna e ventilazione meccanica ad alta efficienza. Altra caratteristica è l’ottima resistenza meccanica e la riduzione dei costi energetici per mantenere temperatura e umidità costanti.
BIO-PLASTICHE. La plastica derivata dal petrolio ha i giorni contati. Esistono già diverse plastiche realizzate con canapa plasticacellulosa e fibre di canapa che possono costituire dal 50 al 100% del materiale. La fusione delle fibre di canapa nella plastica riduce la quantità di materiale derivato dal petrolio e migliora le qualità complessiva del prodotto: la bioplastica derivata dalla canapa è molto più resistente del polipropilene e l’utilizzo di queste fibre al posto di equivalenti sintetici elimina tutti i problemi legati ai rischi per la salute e allo smaltimento del materiale. Le diverse formule per ottenere materiali plastici compositi con la canapa permettono di ottenere differenti caratteristiche di resistenza, riciclabilità e biodegradabilità. In Italia la start-up Kanèsis ha da poco brevettato una termoplastica ottenuta dai materiali di scarto di 3 processi industriali di trasformazione di altrettante piante, di cui la principale è la canapa. E’ un materiale biodegradabile e compostabile e può essere utilizzato per la stampa 3D. 
AUTOMOBILI. Per quel che riguarda la canapa l’anno scorso è stato presentato il BioMat creato dalla Faurecia a partire Unknowndal PBS (polibutilene succinato) – che può essere ricavato da un processo di fermentazione dei cereali ed è un poliestere biodegradabile al 100% – miscelato con fibre di canapa per essere rinforzato. Mentre la John Controls ha effettuato studi su canapa, tapioca e patate dopo aver annunciato di aver messo a punto una nuova tecnologia di stampaggio plastico, che include fibre vegetali nel compostaggio dei pezzi delle automobili. Secondo loro questi materiali ridurrebbero il peso del 40%, rendendo le auto più resistenti del 30% rispetto alle normali carrozzerie in metallo. Senza dimenticare la Kestrel, auto ecologica in canapa costruita dalla Motive Industries, o il fatto che si può trovare la canapa in auto prodotte da Audi, BMW, Ford, GM, Chrysler, Mercedes, Lotus e Honda, tra gli altri. Auto elettriche come la BMW i3 fanno molto affidamento su questo materiale col quale sono realizzate le portiere che risultano più leggere del 10% rispetto a quelle realizzate con materiali tradizionali. Senza stare a scomodare la mitica Hemp Body Car, il prototipo di auto costruito da Henry Ford nel 1941 in bioplastica derivata dalla canapa e alimentata con etanolo di canapa
BIO-CARBURANTI. Fino alla fine del 1800 in America il combustibile più utilizzato era un derivato dell’olio di canapa. canapa bio-carburanteNon produceva scorie e le famiglie potevano produrlo in autonomia per alimentare le proprie lampade. La stessa Hemp Body Car, di cui abbiamo parlato sopra, era alimentata da etanolo di canapa.  In funzione della sua alta resa in massa vegetale, la canapa è considerata ideale per la produzione di combustibili da biomasse come l’etanolo, considerato il carburante del futuro. Questo tipo di carburante alternativo al petrolio può essere prodotto su larga scala attraverso processi di pirolisi o fermentazione, in assenza di ossigeno. Dalla canapa è possibile ottenere anche una sorta di biodiesel di origine naturale che può essere sostitutivo parziale e per intero agli odierni gasoli, nafte e derivati. Il biodiesel deriva dalla transesterificazione degli oli vegetali effettuata con alcol etilico e metilico: ne risulta un combustibile puro, rinnovabile a bassissimo impatto ambientale, come per l’ etanolo.
TESSILE. Il tessuto per abbigliamento, arredamento, corde e tappeti, si ricava dalla fibra lunga della pianta di canapa. Canapa tessileCome tessuto, grazie alla sua fibra cava, la canapa rimane fresca in estate e calda in inverno. Ha proprietà antibatteriche e antifungine ed è in grado di assorbire l’umidità del corpo, tenendolo asciutto e assorbe i raggi infrarossi e gli UVA fino al 95%. La resistenza agli strappi è tre volte maggiore a quella del cotone e tra le fibre naturali è quella che meglio resiste all’usura. Richard Fagerlund, studioso che ha oltre 40 anni di esperienza nella gestione di specie nocive per le piante, ha di recente spiegato che: La coltivazione del cotone è probabilmente il più grande inquinante del pianeta poiché, occupando solo il 3% dei terreni agricoli del mondo, esige il 25% dei pesticidi utilizzati in totale. Le sostanze chimiche vanno nelle acque sotterranee e il veleno non ha come bersaglio solo gli insetti, ma tutti gli organismi, compresi gli esseri umani. Inoltre la fibra di canapa è più lunga, più assorbente, resistente e isolante della fibra di cotone”. Sempre a livello di coltivazione il cotone per crescere, richiede circa il doppio dell’acqua rispetto alla canapa. Purtroppo in Italia, avendo saltato completamente la fase della meccanizzazione nel corso del Novecento, oggi di canapa tessile e di tessuti derivati non c’è produzione. Il tessile è da sempre considerato l’oro verde della canapa, perché è il prodotto con il maggior valore aggiunto. Per ripristinare il settore varrebbe la pena incentivare eventuali trasformatori e produttori.
COSMETICA. L’olio di canapa presenta un rapporto veramente ottimale (1:3) tra i due acidi grassi essenziali più canapa cosmeticaimportanti: Omega 3 e Omega 6 e ne abbiamo rimarcato l’importanza per la nostra alimentazione. Per quello che riguarda invece l’utilizzo cosmetico, che incrocia in vari modi l’utilizzo alimentare e terapeutico come coadiuvante in diverse patologie, in particolare è da far notare la presenza elevata dell’acido γ-linolenico, che svolge un ruolo importante nella fisiologia e fisiopatologia della pelle, e dei tocoferoli, che sono un potente antiossidante naturale. Lenitivo e riequilibrante, è inoltre un olio ricco di vitamina E, che combatte i radicali liberi responsabili dell’invecchiamento precoce, e di vitamine del gruppo B (in particolare B1, B2, B6). Nell’olio di canapa i tre grassi acidi essenziali indicati sopra sono presenti in media tra il 60 e il 75% del totale e gli conferiscono proprietà antinfiammatorie e rigeneranti, che aiutano per il trattamento e la prevenzione di malattie della pelle come ad esempio l’eczema; pubblicazioni scientifiche ne supportano l’uso in condizioni di pelle secca come psoriasi e xerosi ed è inoltre utile per mitigare le irritazioni cutanee e per evitare o ridurre la formazione di cicatrici. Può essere usato anche localmente in caso di arrossamenti cutanei applicandolo localmente e massaggiando la parte interessata, oppure sui capelli ancora umidi, come impacco rivitalizzante (lasciare in posa almeno 10 minuti). Come andrebbe di moda dire nel mondo pubblicitario legato ai prodotti per la cura della pelle, è un perfetto anti-aging naturale e si inserisce a pieno diritto nei lipidi vegetali con qualità funzionali ai fini del mantenimento del buono stato di salute della pelle.
BENEFICI PER L’AMBIENTE. La canapa fa bene all’ambiente semplicemente crescendo. Abbiamo visto sopra le sue Canapa ambiente Ivanartcapacità di sequestrare CO2 dall’atmosfera, 4 volte tanto rispetto agli alberi. Sommiamo poi i vantaggi che avremmo fermando la deforestazione, se utilizzassimo la canapa (pianta annuale) invece che foreste che per crescere ci mettono 30 anni, per produrre la carta di cui abbiamo bisogno. Pensiamo all’inquinamento che ci risparmieremmo sia nelle lavorazioni industriali, sia nello smaltimento, se utilizzassimo bio-platiche al posto delle plastiche altamente inquinanti, bio-carburanti al posto di benzina e diesel (che inquinanti sia durante l’estrazione di petrolio, sia durante la trasformazione e sia durante l’utilizzo) e bio-mattoni per costruire e isolare le case. Già così il mondo sarebbe diverso. La filiera della canapa non produce rifiuti realmente inquinanti o difficili da smaltire, e non causa danni ecologici, apportando contemporaneamente un miglioramento nell’ambiente in cui viene coltivata. Essa rappresenta infatti un modello di sviluppo sostenibile che comporta l’abbattimento delle emissioni di gas serra, la riduzione dell’inquinamento locale e globale, compreso quello del suolo, fino all’istituzione di una vera e propria economia sostenibile a scala globale e duratura. Inoltre, semplicemente venendo coltivata, la canapa attiva un processo di fitobonifica, miglioramento della fertilità dei suoli, azione di contrasto alla deforestazione e desertificazione e contribuisce al miglioramento del terreno come diserbante naturale.
APPLICAZIONI ANTIBATTERICHE. Una società del Colorado sta usando la canapa per combattere la diffusione delle infezioni da stafilococco negli ospedali. Il motivo è che dalla canapa si ottiene un tessuto antibatterico, al contrario di cotone e tessuti in poliestere, in cui è noto che i batteri sopravvivano giorni e addirittura mesi. Varie sostanze chimiche che si trovano nella canapa hanno dimostrato di possedere proprietà antibatteriche e antifungine. Il tessuto di canapa della EnviroTextile è ancora in fase di sviluppo, ma ha già mostrato risultati promettenti nei test di laboratorio iniziali.
NANOMATERIALE PER STOCCARE ENERGIA. Il grafene è spesso pubblicizzato come il futuro delle canapa grafene batteriananotecnologie essendo il materiale più sottile, più forte, e più leggero mai realizzato. Ma come si comporta la canapa a confronto? A quanto pare, è ancora meglio. All’inizio di quest’anno un gruppo di ingegneri chimici dell’University of Alberta ha trasformato le fibre di canapa in un nanomateriale con proprietà simili al grafene, ma con un costo finale molto più basso. Inoltre nell’ambito di dispositivi di accumulo di energia come batterie e condensatori, il nanomateriale in canapa ha mostrato “proprietà elettrochimiche di stoccaggio superiori” rispetto al grafene.

https://canapaindustriale.it/2015/04/22/canapa-ecco-i-principali-utilizzi-della-pianta-dalle-mille-risorse/

sabato 25 ottobre 2014

Stretta in arrivo per le auto aziendali, multa da 705 euro per chi non registra il nome dell'utente.

Patente e libretto, multe da 705 euro dal 3 novembre

ROMA - A partire da lunedì 3 novembre scatta l’obbligo di registrare presso la Motorizzazione e annotare sulla carta di circolazione il nome di chi non è intestatario di un veicolo ma ne ha la disponibilità per più di 30 giorni. E, per chi è intestatario, obbligo di registrare e annotare le variazioni quando «si cambia nome» (generalità per le persone fisiche e denominazione per quelle giuridiche). Sono novità che riguardano essenzialmente le flotte aziendali, previste sin dall'ultima riforma del Codice della strada e regolate da un decreto ministeriale entrato in vigore il 7 dicembre 2012.

E’ peraltro prevista una sanzione molto dura per chi viola la legge: multa di 705 euro e ritiro della carta di circolazione. Il ritardo nell'applicazione degli obblighi deriva anche dallo scarso favore che la norma – nata per limitare truffe e abusi e per identificare meglio i responsabili di incidenti e infrazioni – ha riscosso presso varie parti in causa. Così il tempo è trascorso anche per limitarne l'ambito. Un compromesso è arrivato con una maxi-circolare del 10 luglio scorso dalla Motorizzazione per disciplinare in dettaglio le procedure.

La limitazione più importante è temporale: gli obblighi scatteranno infatti solo per gli atti posti in essere dal 3 novembre. Quindi, chi usa già un veicolo non proprio o ha un'intestazione non aggiornata non dovrà far nulla; se lo vorrà, comunque, potrà effettuare lo stesso la registrazione. La data del 3 novembre non vale per chi svolge attività di autotrasporto soggetta a titolo autorizzativo. È il caso per esempio dell'iscrizione all'Albo autotrasportatori, della licenza conto proprio e dell'autorizzazione per autobus, taxi o noleggio con conducente.

Altra limitazione riguarda i soggetti su cui grava l'obbligo: nel caso di comodato di veicoli aziendali (sia a dipendenti assegnatari a titolo gratuito sia quando i mezzi sono intestati a una casa costruttrice e dati a istituzioni, eccetera), il nome dell'utilizzatore non va annotato sulla carta di circolazione, ma solo registrato alla Motorizzazione e la ricevuta dell'adempimento non va tenuta a bordo (e lo stesso vale per tutti i veicoli in noleggio senza conducente, con assenso del locatore).

Va detto che a causa di un testo non molto chiaro della legge, taluni sono stati tratti in inganno al punto da pensare a un raggio di copertura della norma assai più ampio di quanto in realtà previsto. E’ bene perciò chiarire che il comodato non va registrato se a beneficiarne è un familiare convivente dell'intestatario. In altre parole, di fatto la legge non si applica nel caso di veicoli privati.

http://motori.ilmessaggero.it/motori/patente_libretto_intestatario_multa_motorizzazione/notizie/973765.shtml