Come parte del Mars Exploration Program della NASA, uno sforzo a lungo termine di esplorazione robotica del pianeta rosso, il rover Curiosity è stato progettato per valutare se Marte abbia mai avuto un ambiente in grado di supportare piccole forme di vita chiamate microbi. In altre parole, la sua missione è determinare l'“abitabilità” del pianeta.
Per scoprirlo, Curiosity trasporta il più grande e avanzato set di strumenti scientifici mai inviato sulla superficie di Marte. Il rover analizza campioni prelevati dal suolo del pianeta e perforati dalle sue rocce. La registrazione del clima e della geologia del pianeta è essenzialmente "scritta nelle rocce e nel suolo", nella loro formazione, struttura e composizione chimica. Il laboratorio di bordo di Curiosity studia i campioni prelevati, così come l'ambiente geologico locale, al fine di rilevare i mattoni chimici della vita (ad esempio, forme di carbonio) su Marte, valutando com'era l'ambiente marziano in passato.
Parte di questa missione è scattare fotografie. Tante. E mentre per gli scienziati sono solo mappe di potenziali tracce di vita (di cui Curiosity ha effettivamente trovato traccia nelle rocce), per la maggior parte di noi sono un'opportunità mozzafiato per guardarsi intorno sul Pianeta Rosso. Ecco quindi alcune delle più interessanti scattate finora (clicca sulle immagini per ingrandire e ingrandire).
L'acqua sulla Luna c'è per davvero e potrebbe essere più accessibile del previsto: la svolta per le future missioni umane arriva da due studi pubblicati sulla rivista Nature Astronomy. Il primo, coordinato dalla Nasa, dimostra la scoperta inequivocabile della 'firma' della molecola di acqua (H2O), rilevata per la prima volta sulla Luna dal telescopio volante Sofia. Il secondo studio, condotto dall'Università del Colorado, stima invece che oltre 40.000 chilometri quadrati di superficie lunare potrebbero intrappolare acqua sotto forma di ghiaccio in piccole cavità ombreggiate.
Ricerche precedenti avevano indicato la possibile presenza di acqua sulla superficie lunare, soprattutto vicino al polo Sud, ma gli strumenti usati per le rilevazioni non permettevano di distinguere se il segnale derivasse dalla molecola d'acqua H2O o dall'idrossile (OH) legato ai minerali. Il telescopio Sofia, montato a bordo di un Boeing 747, ha risolto il mistero analizzando lo spettro della Luna a una lunghezza d'onda di 6 micrometri a cui l'acqua non può più essere confusa con altro. "Aver visto la firma spettrale della molecola d'acqua è un grande passo avanti, perché ci permette finalmente di risolvere una questione aperta da anni", commenta Enrico Flamini, presidente della Scuola Internazionale di Ricerche per le Scienze Planetarie (IRSPS) presso l'Università di Chieti-Pescara.
I risultati delle analisi dimostrano che a latitudini più meridionali l'acqua è presente in abbondanza (circa 100-400 parti per milione), probabilmente sequestrata in matrici vetrose o rocciose. "Questo ci dice che la Luna potrebbe essere meno arida del previsto - aggiunge Flamini - ma non è ancora possibile stabilire quanta acqua ci sia e quanta sia utilizzabile: di certo questa scoperta ci aiuterà a pianificare meglio le future missioni". Più ottimisti i ricercatori dell'Università del Colorado, che col loro studio ipotizzano la presenza diffusa di 'trappole' d'acqua sulla superficie lunare: "se avessimo ragione - afferma Paul Hayne - l'acqua potrebbe essere più accessibile per ottenere acqua potabile, carburante per i razzi, tutto ciò per cui la Nasa ha bisogno di acqua".