giovedì 3 giugno 2010

Terremoto all'Aquila, sette indagati per omicidio colposo - Luigi Franco


3 giugno 2010

L'avviso di conclusione di indagine notificato ad alcuni dirigenti ed esponenti della Commissione Grandi Rischi. Il procuratore dell'Aquila Alfredo Rossini: "I responsabili sono persone molto qualificate. Non si tratta di un mancato allarme, ma del mancato avviso di evacuazione".

Non bastavano gli scandali della cricca. Ora la Protezione Civile dovrà pure difendersi dall’accusa di omicidio colposo. Per avere sottovalutato il rischio che L’Aquila potesse essere colpita da un tragico terremoto, nonostante quattro mesi di sciame sismico. Sono sette gli avvisi di garanzia che la procura dell’Aquila ha indirizzato ad alcuni membri della Commissione
Grandi Rischi che si riunì il 31 marzo 2009 “con l’obiettivo di fornire ai cittadini abruzzesi tutte le informazioni disponibili alla comunità scientifica sull’attività sismica” delle settimane precedenti. Al termine della riunione, convocata dallo stesso Bertolaso, non fu dato nessun allarme. Anzi la popolazione abruzzese fu rassicurata (“La comunità scientifica conferma che non c'è pericolo” fu annunciato in conferenza stampa). Poi, sei giorni dopo, il terremoto che ha devastato L’Aquila.

Le indagini erano partite dopo la denuncia presentata da una trentina di cittadini secondo i quali le autorità, dopo la riunione della Commissione, avevano diffuso ottimismo e false rassicurazioni. “I responsabili sono persone molto qualificate che avrebbero dovuto dare risposte diverse ai cittadini”, ha commentato il Procuratore della repubblica dell’Aquila,
Alfredo Rossini. “Non si tratta di un mancato allarme, l’allarme era già venuto dalle scosse di terremoto. Si tratta del mancato avviso che bisognava andarsene dalle case”.

Tra gli indagati alcuni funzionari ai vertici di Protezione civile e Istituto nazionale di geofisica e vulcanologia. Tutti avevano partecipato all’incontro del 31 marzo: il vice di Bertolaso,
Bernardo De Bernardis, il presidente dell’Ingv Enzo Boschi,Giulio Selvaggi (direttore del centro nazionale terremoti), Gian Michele Calvi(direttore della fondazione ’Eucentre’), Claudio Eva (ordinario di fisica terrestre presso l’università di Genova), Mauro Dolce (direttore dell’ufficio Rischio sismico del dipartimento di Protezione civile) e il presidente vicario della Commissione stessa Franco Barberi, che durante la riunione disse: “Non c’è nessun motivo per cui si possa dire che una sequenza di scosse di bassa magnitudo possa essere precursore di un forte evento”. Parole che ribadì, a nome della Commissione, subito dopo il sisma, sottolineando l’impossibilità di prevedere i terremoti: “Quello che è possibile - disse in una conferenza stampa - è indicare la pericolosità sismica di un’area”.

LEGGI

31 marzo 2009: "State tranquilli, non ci sono pericoli" di Sandra Amurri

E' l'ora della verità? (di s.a.)

VIDEO -
Prima del terremoto: vertici e previsioni sbagliate (da Youtube)

http://antefatto.ilcannocchiale.it/glamware/blogs/blog.aspx?id_blog=96578&id_blogdoc=2494837&yy=2010&mm=06&dd=03&title=terremoto_la_grandi_rischi_sot



Intercettazioni: Alfano, le bugie e le protezioni - Antonella Mascali


3 giugno 2010

Il ministro Alfano nega l’evidenza e tira per la giacchetta la Corte costituzionale sull’ultimo ingresso a gamba tesa nel ddl intercettazioni. Il Governo ha rafforzato lo scudo del segreto di Stato per gli agenti segreti ma per il ministero della Giustizia la norma “circoscrive la sua opponibilità, riducendone la portata”. In realtà è tutto il contrario. Prevede che il segreto di Stato sia opponibile non solo in riferimento alle notizie relative “all’attività funzionale” dei servizi ma anche ad “attività che siano direttamente riconducibili”. Ed è in questo capoverso che si annida il fondato sospetto dell’opposizione che questa modifica sia stata concepita per bloccare le indagini sulle bombe del ’92-’93. Il ministero, per giustificare il colpo di mano, ha chiamato in causa la Consulta, scrivendo che l’intervento di Palazzo Chigi si è reso necessario per essere in linea “con i principi generali in materia di segreto di Stato affermati dalla Corte costituzionale” nella sentenza sul caso Abu Omar.

Ambienti della Consulta non hanno nascosto un certo fastidio per questo coinvolgimento a sproposito. La sentenza citata infatti, pur confermando il segreto di Stato opposto dalla Presidenza del Consiglio (prima da
Prodi e poi daBerlusconi), ha però stabilito che non esiste alcuna legge che preveda il divieto assoluto di intercettare gli 007, semmai può esistere un “problema della concreta utilizzabilità processuale del contenuto delle intercettazioni disposte dagli inquirenti”. Dunque la modifica apportata dal Governo garantisce impunità ai servizi ancora di più rispetto al testo già approvato dalla Camera e dalla commissione del Senato, che ordina ai pm di avvisare la Presidenza del Consiglio dopo 5 giorni, in caso di intercettazioni di utenze di 007.

Pd e Idv promettono battaglia e anche entro la maggioranza c’è chi ha gridato allo scandalo. E’ Fabio Granata, finiano doc: “E’ un errore politico, ancora più grave se si prova a farlo in questi giorni, caratterizzati dalla riapertura di questioni legate alle stragi e al ruolo dei servizi segreti in alcune loro componenti deviate”. Il presidente Napolitano che si accontenta di una legge “più accettabile” per tutti, a proposito dei servizi e delle indagini in corso ha dichiarato che “nell'attualità è importante garantire la piena trasparenza dell'attività di tutti gli organi dello Stato, compresi i servizi di informazione".

Da
il Fatto Quotidiano del 3 giugno

http://antefatto.ilcannocchiale.it/glamware/blogs/blog.aspx?id_blog=96578&id_blogdoc=2494813&yy=2010&mm=06&dd=03&title=intercettazioni_alfanobrle_bug



Esplosivo militare, strategie mafiose - Intervista a Alfio Caruso


Di Pietro si difende: "Solo calunnie" Ma sul blog esplode la rabbia dei fan

Il popolo dell'ex pm: "Sei come
gli altri. Devi darci spiegazioni".
E qualcuno chiede le dimissioni
GABRIELE MARTINI
TORINO

«Oggi mi è crollato un mito». «Di Pietro è come tutti gli altri». Incredulità, stupore e amarezza. Sono queste le reazioni del popolo dipietrista alle notizie di un presunto coinvolgimento del leader dell’Italia dei Valori nell'inchiesta di Perugia sulla "cricca" e le grandi opere.

Di Pietro è stato tirato in ballo da Zampolini. Il braccio destro del costruttore Anemone accusa l'ex pm di aver usufruito di due appartamenti messi a disposizione da Balducci. La reazione di Di Pietro arriva nel primo pomeriggio: «Mi ha fatto piacere leggere stamattina sui giornali le dichiarazioni di Zampolini, così ho saputo esattamente di cosa mi si accusa, cioè di aver preso due case in affitto: una per me e l’altra per il partito. Non è vero nel senso materiale del termine ed ho la prova documentale di quanto affermo».
Il leader dell’Italia dei Valori sottolinea di essere «ben felice di consegnare» questa «prova alla magistratura e all’opinione pubblica. Così - conclude - i commentatori da strapazzo dovranno pagare le spese per le gravi calunnie che mi hanno rivolto».

Ma le spiegazioni di Di Pietro per ora non sembrano far breccia nel suo "popolo" che si sfoga sul blog. L'ultimo post parla di manovra finanziaria ma i fan già dal primo mattino hanno dirottato la discussione sulle accuse che arrivano da Perugia. L'internauta che si firma "picconatore" la riassume così: «Oltre che ad aver accumulato immobili, terreni, e rimborsi elettorali, voleva anche essere introdotto in Vaticano». Oreste Mori si rivolge direttamente all'ex pm: «La pregherei di chiarire la sua posizione rispetto a quanto asserisce Zampolini per lo scandalo delle abitazioni per Silvana Mura e sua figli Anna. Cordialmente, la saluto ed attendo una sua risposta». Geronimo si sente tradito: «Di Pietro è come tutti gli altri». Anche sul blog di Beppe Grillo il ritornelo non cambia. Giorgio parla di «crollo di un mito»: «Spero che Di Pietro riesca a giustificare queste dichiarazioni, per ora - concede - sospendiamo il giudizio».

Ciro tira in ballo «quella carezza di Di Pietro sulla gamba di Bertolaso vista a Ballarò: si era capito che erano amici di cricca». Davide carica a testa bassa: «Di Pietro adesso che fa... Si dimette e va dal "suo magistrato" come ha sempre chiesto di fare a gli altri coinvolti negli scandali? O rimane col culo ben attaccato alla poltrona come tutti?». Altri si scoprono garantisti: «Partire in quarta parlando come se fosse già in galera, mi sembra un atteggiamento in malafede». «A Di Pietro credo a quell'altro no», scrive Anna. Angela fiuta il complotto: «E' scattata l'ora x. Cioè l'ora in cui lo sputtanamento deve essere totale e riguardare soprattutto "i nemici". Di Pietro è il primo, of course. Questo per intorbidare le acque e, alla fine, nell'opinione pubblica si possa creare l'immagine di una "cricca", di cui tutti facevano parte». L'internauta che si firma "io spero di esseci" pone un quesito: «Perchè se Zampolini accusa Bertolaso è credibilissimo, ma diventa inattendibile quando accusa Di Pietro?».

In serata Di Pietro prova a chiarire con un nuovo post dal titolo "Male non fare, paura non avere". «Non ho mai preso in affitto appartamenti da Propaganda Fide (né per me o mia figlia né per la sede dell’Italia dei Valori) e lo voglio dimostrare», scrive l'ex pm che pubblica una serie di documenti sugli affitti contestati delle case. Enzo si convince: «Apprezzo la sua pronta risposta che chiarisce ogni cosa. Cosa che tutti gli altri suoi colleghi antagonisti non sanno neanche cosa sia». Silvia si dice convinta che il leader dell’Idv «ne uscirà pulitissimo». «Io mi fido di lei , ma rimetto comunque il giudizio alla magistratura», sentenzia Alessio. Piero esagera con i paragoni: «Pure Gesù, mentre camminava verso il calvario, venne insultato e preso a sputi».



Le cazzate di un tale Geronimo, alias Tarcisio Bergamelli, sul blog di Beppe Grillo

Adesso copiincolli le cazzate de "il Giornale"?
Apperò!
cettina d

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Ne spara tante di cazzate il giornale
ma alcune volte le spara giuste.......!!!!!

Mettitelo bene in testa che Di pietro è come tutti gli altri!!!!

Il fatto è che tu non lo potrai mai negare perchè Grillo lo sostiene e tu e il tuo spasimante da, bravi leccaculi, non vi potete tirare indietro....!!!!

GERONIMO!! !! Commentatore certificato 02.06.10 10:04|

@magic lenin

Antonio Di pietro

Il simbolo della Legalità!!!!!!

Insomma, quali sono veramente i rapporti tra l’ex ministro delle Infra strutture Antonio Di Pietro e l’ex pre sidente del Consiglio dei lavori pub blici Angelo Balducci? Tonino si è sempre chiamato fuori, dicendo di «averlo spostato due volte» quando era ministro. Il suo fedelissimo Stefa no Pedica, però, deputato Idv e consi gliere dell’ex ministro, ha abitato in un alloggio di Propaganda Fide, nel periodo in cui gli immobili della con gregazione erano gestiti proprio da Balducci, alloggio poi ristrutturato da una società di Anemone, altro esponente della «cricca». Sembra che quell’appartamento in un primo tempo fosse destinato proprio a Di Pietro, una circostanza che - se con fermata - risalterebbe ancora di più alla luce di un altro, nuovo fatto.

An che la tesoriera dell’Idv Silvana Mu ra, storico braccio destro di Tonino, soprattutto sulle questioni che inve stono la gestione economica del par tito, ha abitato dal 2006 e abita tutto­ra in una casa di Propaganda Fide. Un appartamento non grande (un bi locale, 4,5 vani, come si legge nella vi sura catastale) ma in una zona di grande pregio, in via delle Quattro fontane 29, nel cuore di Roma, come risulterebbe anche dai verbali di Zampolini. Il particolare non irrile vante (scoperto dal sito Iltribuno. com ) è che l’appartamento, prima che subentrasse la Mura, era nelle di sponibilità di Anna Di Pietro, la figlia di Tonino, che poi lo lasciò per stabi lirsi a Milano e studiare alla Bocconi. Quell’alloggio,a quanto risulta,fu tro vato sempre grazie alle entrature ec clesiali di Pedica, anch’egli «inquili no » della congregazione, da cui nel 2007 ebbe in assegnazione una casa a Prati, elegante quartiere a due passi dalla Santa Sede.

Leggilo bene stronzo!!!!!!

E' tutto vero!!!!!!!!!!


Una buonissima giornata!!

GERONIMO!! !! Commentatore certificato 02.06.10 09:37|

mercoledì 2 giugno 2010

Male non fare, paura non avere.



Ieri sera, all’ora di cena, mi è arrivata una notizia che - lì per lì - mi ha fatto sorridere perché non potevo crederci. Sono stato avvisato che nelle redazioni dei giornali girava uno stralcio del verbale dell’interrogatorio ai PM di Perugia dell’architetto Angelo Zampolini in cui venivo tirato in ballo pure io. Zampolini avrebbe riferito ai magistrati che avrei ricevuto due case dall’istituto religioso Propaganda Fide grazie all’intercessione dell’imprenditore Anemone e dell’ex Presidente del Consiglio dei Lavori Pubblici Balducci.

Ho subito smentito e me ne sono andato a dormire serenamente. Non poteva essere vero, mi sono detto, giacchè non ho mai avuto né in affitto né in vendita né in comodato alcun immobile né da Anemone né da Propaganda Fide.

Questa mattina, apro i giornali e scopro che Zampolini, interrogato dai magistrati di Perugia, dapprima il giorno 18 maggio dice di non sapere nulla e poi, 4 giorni dopo, il 24 maggio, sente il bisogno irrefrenabile di tornare “spontaneamente” dai magistrati per dichiarare che “Balducci fece avere al Ministro Di Pietro due case in affitto a Roma, attraverso la Congregazione Propaganda Fide. La prima era in via della Vite ed è stata per un periodo una delle sedi dell’Italia dei Valori. L’altra era in via delle Quattro Fontane, credo fosse per la figlia…”.

Non entro nel merito circa l’opportunità o meno di prendere in affitto dai preti un appartamento anche se non credo sia uno scandalo, purchè venga pagato il giusto prezzo e non vi sia nulla di illecito in cambio. Intendo invece riaffermare con forza che non è proprio vero – nel senso materiale del termine - quanto affermato da Zampolini, al quale evidentemente qualcuno ha propinato false informazioni per mettere tutti nello stesso calderone. Io, ripeto, non ho mai preso in affitto appartamenti da Propaganda Fide (né per me o mia figlia né per la sede dell’Italia dei Valori) e lo voglio qui documentalmente dimostrare (cosa che farò anche con i PM di Perugia ai quali ho chiesto di essere immediatamente sentito).

Con riferimento al primo appartamento – quello che Zampolini indica come una sede di IDV in via della Vite - posso tranquillamente assicurare che fino a stamattina nemmeno sapevo dell’esistenza di un tale immobile. Anzi, fino a stamattina nemmeno sapevo dove si trovasse via della Vite, figurarsi se potevo avervi aperto una sede del partito.

Ho subito svolto accertamenti ed ho - ora - appurato che tale appartamento in realtà era stato preso in affitto dalla società Editrice Mediterranea Srl, con sede appunto in via della Vite n. 3 Roma, il cui legale rappresentante è tale Antonio Lavitola. Trattasi di una società editrice che svolgeva (e forse svolge anche tuttora) l’attività di realizzazione, gestione e distribuzione di testate giornalistiche per conto proprio e di terzi.

Ebbene, l’Italia dei Valori ha deliberato in data 21 febbraio 2006 (e quindi in epoca addirittura precedente le elezioni politiche di quell’anno e del mio insediamento al Ministero delle Infrastrutture) di stipulare con detta società la realizzazione e la diffusione del giornale del partito. Allego al riguardo la delibera assunta in tale data dall’Ufficio di Presidenza di IDV (allegato 1), da cui – fra l’altro - risulta in maniera inconfutabile che la società Editrice Mediterranea aveva già all’epoca la propria sede in via della Vite n.3 allorchè stipulò il contratto con IDV. Allego anche la segnalazione al Tribunale di Roma – Sezione stampa e Informazione, effettuata (sempre il giorno 28 febbraio 2006) per conto di IDV dal sen . Aniello Formisano con cui si è affidato alla predetta società la realizzazione del quotidiano dell’Italia dei Valori (allegato 2). Anche in questo caso vi è la prova della data certa, data che è precedente alla mia nomina di Ministro ed anzi all’epoca non ero nemmeno al Parlamento italiano e quindi – anche volendo - non avrei potuto in alcun modo interloquire con Balducci ed Anemone. Vi è anche la prova che la predetta casa editrice aveva già sede in via della Vite prima ancora che nascesse il giornale e, quindi, non può esser vero che sia stato IDV a prendere in affitto tale immobile.

Il contratto di servizio è stato stipulato in data 7 aprile 2006 (e quindi ancora una volta prima delle elezioni e prima che io diventassi Ministro) ed è durato fino al 1° agosto 2007, come risulta dalla comunicazione di avvenuta dismissione della testata del 30 ottobre 2007, debitamente notificata al Tribunale di Roma – Sezione Stampa ed Editoria (allegato 3). Questo documento è interessante perché fornisce la riprova documentale che l’immobile di via della Vite non sia e non sia mai stato nella disponibilità di IDV. Infatti, il mittente della lettera (Editrice Mediterranea) - pur dando atto di aver già da tempo rescisso il contratto - indica nell’intestazione che la propria sede legale è rimasta sempre l’indirizzo di via della Vite n.3, Roma.

In conclusione, è documentalmente provato che la sede di via della Vite era nella esclusiva disponibilità di Editrice Mediterranea prima, durante e dopo i rapporti con IDV. Il partito non ha mai avuto in affitto l’immobile di via della Vite né ha mai fatto richiesta ad alcuno per averla. Il fatto, poi, che una società fornitrice di servizi (di cui si sia avvalsa anche IDV ma non solo) avesse – essa, e non IDV – sede in una casa di proprietà di Propaganda Fide non può in alcun modo essere fatta risalire a nostra responsabilità, altrimenti dovrebbe valere l’assurdo principio per cui ogni volta che qualcuno chiede al giardiniere di tagliargli il prato dovrebbe assicurarsi, prima di sapere di chi è la proprietà del locale, dove tiene gli attrezzi!

Con riferimento, poi, all’appartamento di via IV Fontane a Roma, esso è stato preso in affitto dall’on.le Silvana Mura, la quale - su segnalazione del collega sen. Stefano Pedica - ha stipulato il 9 novembre 2006 un contratto di locazione con la società “Congregazione per l’evangelizzazione di popoli” di Roma. Produco al riguardo il contratto di affitto in questione (allegato 4), da cui risulta un canone fissato sin dall’inizio in euro 21.600 annuali e quindi in 1.800 euro mensili, oltre alle spese condominiali di circa 200 euro mensili. In totale, quindi, l’on.le Mura paga e ha sempre pagato 2.000 euro mensili. Il contratto è intestato a Claudio Belotti che è il convivente ed il padre di suo figlio. Per completezza, segnalo che la società proprietaria ha concesso la locazione espressamente “ad uso abitativo con facoltà del conduttore di destinare alcune porzioni a studio professionale, fermo restando fra le parti che l’uso prevalente sia quello abitativo” (così espressamente recita l’art. 1 del contratto di locazione).

Da ultimo, specifico che mia figlia Anna non ha mai abitato – nemmeno per un solo giorno - in tale appartamento né lo ha mai preso in affitto. Anna all’epoca pensava di iscriversi alla Luiss e per questo si mise anche lei, insieme a me, a cercare un appartamentino in affitto ed il sen. Pedica indicò anche a noi diverse soluzioni, tra cui anche l’appartamento di via IV Fontane. Poi, però, Anna preferì iscriversi alla Bocconi di Milano e non dette alcun seguito alla proposta. Ovviamente se l’affitto si fosse concretizzato, sarebbe stata cura mia e di mia figlia accertare la correttezza sotto ogni aspetto dell’operazione, cosa che comunque ha fatto la collega on.le Mura, riscontrandone ogni regolarità. Altrettanto ovviamente né io, né Mura e - men che meno - mia figlia abbiamo mai avuto a che fare con il sig. Anemone, persona che nessuno di noi conosce.

E veniamo infine all’insinuazione di Zampolini, secondo cui io avrei fatto solo finta di osteggiare gli appalti che erano stati programmati per le celebrazioni dei 150 anni dell’Unità d’Italia ed alle elucubrazioni secondo le quali io non avrei preso provvedimenti adeguati.

Al mio arrivo al Ministero delle infrastrutture, alla fine dell'Aprile 2006, l’ing. Balducci era Presidente del Consiglio dei Lavori Pubblici, ovvero era la massima carica istituzionale del Ministero a cui per legge spetta lo status di indipendenza gerarchica anche rispetto al Ministro (art. 1, comma 2 DPR 204/2006). Al predetto Consiglio spettava e spetta il compito di esprimere pareri vincolanti su ogni progetto di lavori pubblici superiore ai 25 milioni di euro e su ogni altro progetto finanziato per almeno il 50% dallo Stato. Per dirla alla “dipietrese”, in Italia, in tema di grandi lavori pubblici, non si muove foglia che il Consiglio Superiore non voglia.

Ebbene, io ho subito spostato l’ing. Balducci al 2° Dipartimento (Infrastrutture e regolazione dei lavori pubblici), che per legge (art. 5 DPR 300/99) non gestisce materialmente alcun capitolo di bilancio ma li assegna – questa volta sotto il diretto controllo del Ministro - ai direttori generali competenti per le singole aree di attività del Dipartimento stesso. L’ing. Balducci non ha, peraltro, mai svolto tale tale attività perchè dalla data della sua nomina (18.9.2006) alla data in cui ha lasciato il Ministero (1.11.2006) è sempre stato in malattia.

Egli, infatti, è stato chiamato nel novembre 2006 dalla Presidenza del Consiglio dell’epoca a svolgere le funzioni di Responsabile della Struttura di missione per le celebrazioni dei 150 anni dell’Unità d’Italia. Insomma con me al Ministero delle Infrastrutture, Balducci non ha mai svolto alcuna attività lavorativa.

Posso invece provare documentalmente che io mi opposi in modo fermo e risoluto alle modalità con cui venne istituita ed organizzata la predetta Struttura di missione ed anche il modo poco trasparente con cui venivano realizzati gli appalti. Ben altro ho detto e dirò ai magistrati, ma sento il dovere pubblico di provare da subito quanto affermo. Produco al riguardo – e tanto per citarne una – la nota n. 16240 del 14 dicembre 2007, da me scritta ed indirizzata al Presidente del Consiglio ed ai colleghi Ministri interessati dell’epoca, con cui testualmente ho contestato sia la legittimità dei compiti che svolgeva la struttura di Missione presieduta da Balducci, sia le modalità con cui venivano commissionati e svolti gli appalti (allegato 5). La lettera porta una doppia mia firma per rimarcare la gravità di quanto stavo denunciando e si conclude con le seguenti tre righe da me personalmente manoscritte: “Vi prego, ci stiamo avviando verso macroscopiche violazioni di legge e questo non può essere accettato, se riscontrato”.

Poi come noto, con l’inizio dell’anno nuovo, il Governo andò in crisi e ci fu lo scioglimento anticipato del Parlamento. Arrivò il nuovo Governo che - invece di prendere atto di quanto da me segnalato ed intervenire di conseguenza - confermò modalità e struttura fino quando non è arrivata la Magistratura.

So bene che molti depistatori e professionisti della disinformazione insisteranno nei prossimi giorni nel prendersela con me nel malcelato tentativo di “fare di tutt’erba un fascio” ma costoro sappiano sin d’ora che dovranno rispondere delle loro azioni davanti all’Autorità giudiziaria.

http://www.antoniodipietro.com/2010/06/2_giugno.html




Lo sgambetto alle rinnovabili - Antonio Cianciullo



Nella manovra economica è spuntato un taglio che non aggiunge nulla al bilancio dello Stato e toglie ossigeno alla spinta verso le rinnovabili e verso la green economy. Via i certificati verdi. Via lo strumento nato per garantire una quota fissa di energia pulita nel pacchetto delle aziende che vendono energia. Via un puntello per arrivare al traguardo del 20 20 20, cioè al rispetto degli obiettivi fissati dall’Unione europea per ridurre le emissioni serra, aumentare l’efficienza, far crescere la competitività del vecchio continente. Tutto senza nemmeno un piatto di lenticchie in cambio: lo Stato non assume oneri diretti nella vicenda dei certificati verdi.
Lo spiega bene Francesco Ferrante, che dal Senato ha lanciato l’allarme: «L’articolo 45, questo il passaggio trappola contenuto nella manovra finanziaria, destabilizza tutto il settore delle fonti rinnovabili, e inconcepibilmente, senza che ci sia alcun effetto per le entrate dello Stato, visto che il meccanismo dei certificati verdi prevede che siano le aziende del settore energetico a produrre una quota minima da fonti rinnovabili e a muovere così i progetti da biomasse e biogas, eolici, geotermici, idroelettrici. Uno sgambetto che colpisce le rinnovabili proprio nel momento in cui avevano raggiunto un quarto del totale dell’elettricità prodotta in Italia».
Niente risparmi (a parte un alleggerimento delle bollette pagato però con una perdita pesante in termini occupazionali e con l’abbandono di un settore strategico) e un futuro più difficile visto che con questo provvedimento la strada per raggiungere gli obiettivi energetici al 2020 è più che mai in salita. Anev, Anab, Aper, Federpern, Fiper, Greenpeace, Ises, Legambiente e Kyoto club hanno protestato parlando di decine di migliaia di posti di lavoro in pericolo nel settore delle rinnovabili.

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Scritto martedì, 1 giugno 2010 alle 14:41 nella categoria Clima,Energia, rinnovabili. Puoi seguire i commenti a questo post attraverso il feed RSS 2.0. Puoi lasciare un commento, o fare un trackback dal tuo sito.

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