L'avviso di conclusione di indagine notificato ad alcuni dirigenti ed esponenti della Commissione Grandi Rischi. Il procuratore dell'Aquila Alfredo Rossini: "I responsabili sono persone molto qualificate. Non si tratta di un mancato allarme, ma del mancato avviso di evacuazione".
Non bastavano gli scandali della cricca. Ora la Protezione Civile dovrà pure difendersi dall’accusa di omicidio colposo. Per avere sottovalutato il rischio che L’Aquila potesse essere colpita da un tragico terremoto, nonostante quattro mesi di sciame sismico. Sono sette gli avvisi di garanzia che la procura dell’Aquila ha indirizzato ad alcuni membri della Commissione Grandi Rischi che si riunì il 31 marzo 2009 “con l’obiettivo di fornire ai cittadini abruzzesi tutte le informazioni disponibili alla comunità scientifica sull’attività sismica” delle settimane precedenti. Al termine della riunione, convocata dallo stesso Bertolaso, non fu dato nessun allarme. Anzi la popolazione abruzzese fu rassicurata (“La comunità scientifica conferma che non c'è pericolo” fu annunciato in conferenza stampa). Poi, sei giorni dopo, il terremoto che ha devastato L’Aquila.
Le indagini erano partite dopo la denuncia presentata da una trentina di cittadini secondo i quali le autorità, dopo la riunione della Commissione, avevano diffuso ottimismo e false rassicurazioni. “I responsabili sono persone molto qualificate che avrebbero dovuto dare risposte diverse ai cittadini”, ha commentato il Procuratore della repubblica dell’Aquila, Alfredo Rossini. “Non si tratta di un mancato allarme, l’allarme era già venuto dalle scosse di terremoto. Si tratta del mancato avviso che bisognava andarsene dalle case”.
Tra gli indagati alcuni funzionari ai vertici di Protezione civile e Istituto nazionale di geofisica e vulcanologia. Tutti avevano partecipato all’incontro del 31 marzo: il vice di Bertolaso, Bernardo De Bernardis, il presidente dell’Ingv Enzo Boschi,Giulio Selvaggi (direttore del centro nazionale terremoti), Gian Michele Calvi(direttore della fondazione ’Eucentre’), Claudio Eva (ordinario di fisica terrestre presso l’università di Genova), Mauro Dolce (direttore dell’ufficio Rischio sismico del dipartimento di Protezione civile) e il presidente vicario della Commissione stessa Franco Barberi, che durante la riunione disse: “Non c’è nessun motivo per cui si possa dire che una sequenza di scosse di bassa magnitudo possa essere precursore di un forte evento”. Parole che ribadì, a nome della Commissione, subito dopo il sisma, sottolineando l’impossibilità di prevedere i terremoti: “Quello che è possibile - disse in una conferenza stampa - è indicare la pericolosità sismica di un’area”.
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giovedì 3 giugno 2010
Terremoto all'Aquila, sette indagati per omicidio colposo - Luigi Franco
3 giugno 2010
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