Un diario, dove annoto tutto ciò che più mi colpisce. Il mio blocco per gli appunti, il mio mondo.
lunedì 18 aprile 2011
MUSSOLINI DISCORSO ROMA 1937.
Silvio Berlusconi ama delinquere. - di Diego Novelli
Il Cavaliere Silvio Berlusconi, presidente del Consiglio dei Ministri della Repubblica Italiana è un delinquente.
Non appaia esagerata questa affermazione, tantomeno diffamatoria o calunniosa: corrisponde semplicemente alla realtà.
Quando si giunge a definire la magistratura un'associazione a delinquere e si paragonano i giudici alle Brigate Rosse, viene automatica la comparazione di chi esprime questi giudizi con la peggiore feccia della delinquenza comune, della criminalità organizzata, oppure con gli eversori che praticarono nel nostro Paese il terrorismo, seminando, nel corso della lunga notte degli anni di piombo, stragi e omicidi.
Sia i criminali comuni come i terroristi, hanno sempre avuto tra i loro principali nemici i magistrati, cioè coloro che hanno il compito di individuarli e di perseguirli.
Un'ulteriore conferma, oltre alle esplicite e aberranti affermazioni del signor B., è venuta dagli immondi manifesti che nei giorni scorsi hanno tappezzato la città di Milano.
A caratteri cubitali, su sfondo rosso, è stato scritto: "Via le Br dalle Procure".
Nel volgere di ventiquattr'ore la polizia ha individuato gli autori di questa infame iniziativa, chiaramente a sostegno delle dichiarazioni pubbliche del presidente del Consiglio («brigatismo giudiziario» oppure «magistratura eversiva»).
La fantomatica "associazione dalla parte della democrazia", che ha firmato questi manifesti, altro non è che, questa si, un'associazione a delinquere presieduta da un noto esponente del partito di Berlusconi, addirittura candidato per le prossime elezioni comunali di Milano, nella lista che sostiene Letizia Moratti, sindaco uscente, figura di spicco della destra berlusconiana.
Il crescendo di insulti, di folli accuse che Berlusconi senza remore sta lanciando, mette in luce il terrore dei processi che evidentemente lo pervade, sino a farlo delirare.
Non ci possono essere altre spiegazioni.
Ma l'aspetto più inquietante non è rappresentato soltanto dall'esternazione di un soggetto chiaramente malato (fenomeno per altro denunciato a suo tempo dalla seconda moglie Veronica Lario), ma dalla mancanza totale del più timido segnale di preoccupazione da parte dei suoi seguaci.
C'è un limite a tutto, anche per coloro della sua corte che devono difendere la pagnotta.
La folle tesi dell'onorevole Maurizio Paniz (l'avvocato dall'aspetto ebete-spiritato) secondo cui la telefonata alla Questura di Milano, nella famigerata notte, sarebbe stata fatta dal Capo del Governo per evitare un incidente diplomatico, è stata condivisa da tutti i deputati del centrodestra, più i nuovi acquisti.
Di fronte al reiterato attacco del Cavaliere alla magistratura non si è levata una voce di dissenso da parte della maggioranza che lo sostiene.
Dobbiamo considerare che al pari del loro leader, sono tutti delinquenti, disposti a tutto?
Si pone con urgenza la necessità di mettere in atto tutte le iniziative democratiche per fermare questa deriva, questo "golpe strisciante".
Certamente, tanto per essere chiari, non contrapponendogli fantasiose iniziative come quella proposta da Alberto Asor Rosa e irresponsabilmente amplificata da "Il Manifesto".
In pari tempo difronte a quanto sta accadendo il Colle non può restare muto: il Capo dello Stato, primo garante della Costituzione, pur non avendo potestà diretta per bloccare la frana che è di fronte agli occhi di tutte le persone pensanti, deve lanciare un monito nei confronti di chi, per interessi meramente personali, ritiene di aver licenza di colpire uno dei pilastri del sistema democratico, come la magistratura.
Prima che la corda si spezzi.
http://www.nuovasocieta.it/editoriali/26042-silvio-berlusconi-ama-delinquere-.html
Non c'è più tempo. - di Alberto Asor Rosa
Antonio PADELLARO – L’opposizione deve lasciare il Parlamento e il Cavaliere volerà via.
Ripeterlo è perfino inutile. In qualsiasi altra democrazia al mondo un premier indagato per prostituzione minorile non sarebbe restato un minuto di più al suo posto. Pensate a Cameron, a Sarkozy, a Zapatero. Come avrebbero potuto tirarla in lungo accusando di qualsiasi cosa magistratura e informazione senza rischiare una rivolta di piazza? Figuriamoci se rinviati a giudizio con una motivazione di un giudice terzo, il gip, che parla di “evidenza delle prove”.
Ma in Italia c’è Berlusconi e anche in queste ore di marasma e di vergogna, mentre tutti i notiziari del globo aprono con la notizia che è senza precedenti, a Palazzo Grazioli il partito del tanto peggio può ancora alzare la voce. Fregatene, resisti, vai avanti: così lo consiglia la corte dei venduti e dei parassiti che, pur di non essere ricacciati nel nulla da cui sono stati tirati fuori (il vero miracolo italiano), lo sospingono di nuovo sul ring disposti a farlo massacrare pur di salvarsi. Un uomo con un residuo di lucidità avrebbe già capito dal rumoroso silenzio di Bossi che perfino il più fedele alleato ne ha le scatole piene. E quella gelida frase del cardinal Bagnasco: “Occorre trasparenza” non suona forse come la campana a martello del Vaticano?
Con il Caimano ferito tutto è possibile. Ma se non darà ascolto alle voci del buon senso che gli indicano come unica via d’uscita le dimissioni immediate per poi giocarsi l’intera posta sul tavolo delle elezioni anticipate. Se, insomma, tenterà l’ultimo disperato arrocco trincerandosi dentro Palazzo Chigi con la sua maggioranza gonfiata da deputati comprati un tanto al chilo, allora toccherà all’opposizione uscire allo scoperto con un gesto forte, drammatico, senza precedenti come lo è il momento che viviamo. Se n’è già parlato: le dimissioni in blocco di tutti i gruppi e di tutti i parlamentari dell’opposizione. Camera e Senato già ridotte a enti inutili dall’inettitudine del governo non potrebbero sopravvivere. Un gesto estremo. Ma prepariamoci a ogni evenienza.
(Analisi ripresa da Il Fatto Quotidiano)
domenica 17 aprile 2011
Palermitani truffati a loro insaputa.
In compenso, però, esistono gli Ausiliari del Traffico, “addetti al servizio di prevenzione e accertamento delle violazioni in materia di sosta”. In sostanza, questi signori con la casacca gialla (o blu) girano per le vie in cui vi sono parcheggi a pagamento (quelli con le strisce blu) e multano chi posteggia senza esporre il tagliando del parcometro o la scheda parcheggio che si trova in vendita presso alcune attività vicine alle strisce blu. Vicine si fa per dire. E poi, se il parcometro non funziona, non è che sai con certezza da chi devi andare a comprare la scheda. Allora succede proprio come a molti palermitani. Uno di questi poveri automobilisti mi ha contattato raccontandomi la sua vicenda, aggiungendo, però, qualche curioso particolare.
“Dopo aver parcheggiato l’auto in via Boris Giuliano (ex viale Piemonte), cerco il parcometro. Non lo trovo e, allora, chiedo a un passante dove posso trovare la scheda parcheggio e, il signore tanto gentile, mi indirizza presso un tabacchi che dista circa cento metri dalla mia auto. Vado, compro la scheda (settantacinque centesimi) e ritorno all’auto dopo qualche secondo. E così, tra la spazzola del tergicristallo e il parabrezza, trovo la multa. Una rapida occhiata e mi accorgo che gli ausiliari del traffico sono ancora lì. Mi avvicino e spiego loro che stavo tornando proprio dal tabacchi perché avevo acquistato la scheda parcheggio. E qui, una risposta che mi lascia del tutto basito: ‘Anche noi dobbiamo lavorare! Ci spettano cinque euro a multa, secondo l’accordo tra l’AMAT e la Polizia municipale di Palermo’.
Dopo aver fatto notare che il tempo di comprare la scheda, a quel povero cristo che parcheggia, bisogna pur darlo, mi sento dire che, al limite, possono annullare il verbale che arriverebbe a casa (e quindi pagare 34 euro solo perché te lo mandano a casa) e farmi, quindi, un nuovo verbale con la notifica (sul posto) e pagare solo 23 euro.
Non mi do per vinto e voglio fare ricorso al Giudice di Pace. Per farlo, però, devo pagare 38 euro come previsto dal Contributo Unificato per il Giudice di Pace, quindi, non mi resta che perdere mezza giornata di lavoro e andare in via Dogali (dove ha sede la Polizia municipale) per far ricorso lì.
Qualche giorno fa (e a quattro mesi dal verbale) mi arriva questa risposta da parte del Comando provinciale della Polizia municipale: ‘Al momento della rilevazione della violazione all’interno dell’autovettura non vi era esposta alcuna scheda parcheggio infatti lo stesso ricorrente, nella domanda di ricorso, dichiara di avere parcheggiato il veicolo e di essersi allontanato per acquistare la scheda parcheggio necessaria per la sosta nel sito di cui al verbale’. Ricorso respinto e ora mi tocca pagare 56 euro anziché 23. Ma io dovevo pagare solo 75 centesimi!”.
Oltre al danno, la beffa. La beffa perché, leggendo la risposta del Comando di via Dogali, sembra proprio che ti stiano prendendo in giro. Traducendo in parole ancora più povere: “Ti facciamo la multa perché, mentre eri andato a comprare la scheda parcheggio (dal momento che non trovavi il parcometro), la tua auto era sprovvista proprio di scheda parcheggio”.
Tra l’altro, come ci ricordava il mio socio Massimo Merighi nel suo post un paio di mesi fa, le strisce blu sono illegali perché non è consentito istituire aree a pagamento all’interno delle carreggiate.
Ma si sa che, in questo momento di crisi, anche i “poveri” Comuni hanno bisogno di soldi…
di Tony Troja