La procura indaga: sotto accusa Giacomo Di Capua, braccio destro del coordinatore locale Mantovani. E un sospetto sul reale committente
Roberto Lassini e Giacomo di Capua: al momento sono il presidente della misteriosa Associazione dalla parte della democrazia, autodenunciatosi, e il capo della segreteria di Mauro Mantovani, coordinatore del PdL lombardo, gli indagati per la vicenda deimanifesti “Fuori le Br dalla Procura” che hanno tappezzato Milano fino a provocare la reazione del presidente della Repubblica Giorgio Napolitano. Luigi Ferrarella sul Corriere della Sera ci spiega però che l’ipotesi dei magistrati è più complicata:
Di Capua è stato infatti indagato, per l’ipotesi di reato di «vilipendio all’ordine giudiziario», dopo che a indicarne il ruolo nelle recenti campagne pubblicitarie firmate dalla misteriosa «Associazione dalla parte della democrazia» è stato uno dei due titolari dell’azienda di comunicazione politica che la Digos e il pm Armando Spataro avevano interrogato sabato, la «Bergomi&Falcone». Il gioco del cerino ha fatto ricostruire a ritroso il percorso dei manifesti: gli attacchini hanno indicato una ditta, questa ha spiegato che aveva operato, come spesso avviene in questo mercato, dietro mandato di u n ’ a l t r a a z i e n d a , l a «Bergomi&Falcone» (dal nome dei due titolari), che in passato aveva fatto diverse campagne per il Pdl. Falcone ha spiegato che il materiale per le affissioni della fantomatica «Associazione dalla parte della democrazia » (e cioè i precedenti manifesti Silvio resisti e Toghe rosse, ingiustizia per tutti, escluso però a suo dire proprio il manifesto sui pm «brigatisti» riecheggiante alcune esternazioni del premier) era arrivato da una certa tipografia.
Analoga la spiegazione iniziale di Bergomi, che però, di fronte all’esito dei primi accertamenti, ha modificato quanto aveva detto fino a quel momento agli inquirenti. E soprattutto, si pensa che anche quei manifesti, come altri, siano stati stampati con l’accordo che alla fine a pagare sarebbe stato il PdL:
E ha rivelato che l’incarico per la campagna pubblicitaria di affissioni siglate dall’«Associazione dalla parte della democrazia» gli era stato dato venti giorni fa in un incontro nella sede del partito in viale Monza da Di Capua, capo della segreteria del coordinatore regionale pdl, con l’intesa che a pagare sarebbe stato come le altre volte il Pdl. Bergomi rimarca che non c’erano i manifesti Fuori le Br dalle Procure. Ma le perquisizioni nella società ne trovano uno, che Bergomi sostiene sia stato raccolto per caso da qualcuno e buttato nel cestino; e nella tipografia indicata trovano sia le matrici sia l’ordinativo di 5.000 manifesti, emesso da una società di pubblicità nella medesima orbita. E Lassini? Anche l’autodenunciatosi candidato alle comunali di Milano nella lista Moratti, «presidente onorario» di un’Associazione «registrata 2 mesi fa», è indagato, dopo Di Capua e il tipografo: ma, al momento, solo a causa della sua intervista.
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