Una fortuna economica con origini misteriose. Una sfilza di fallimenti alle spalle. Una finanziaria in cui compare un fiduciario della 'ndrangheta. Eppure Giovanni Lettieri, candidato del centrodestra, ha sponsor eccellenti nel Pdl. Perché?
Nel 2006 il senatore Emiddio Novi, napoletano e berlusconiano della prima ora, non poteva certo immaginare che cinque anni più tardi Gianni Lettieri sarebbe diventato il candidato sindaco del Pdl. Così in commissione Antimafia non cercava giri di parole. "Ebbene", chiedeva Novi, "mi aspetto che qui ci si spieghi chi è questo Lettieri. Come mai da modesto imprenditore che alloggiava in un modesto appartamento di 120 metri quadri a Salita Arenella numero 9, in pochissimi anni si trasforma in un imprenditore di questo livello... Chi stava dietro questo signor Lettieri? Quali erano i rapporti di questo signore con la politica? Qual era il sistema di potere?".
Nessuno ha mai risposto alle sue domande. Al tempo Giovanni detto Gianni era presidente dell'Unione industriale di Napoli. Ma nemmeno ora che è in corsa - da favorito - per il governo della terza città d'Italia di lui si sa molto. Il suo passato, le sue amicizie e le origini della sua fortuna sono ancora misteriose. Si sa che ha sposato Maria Toscano e che ha tre figli (i familiari sono spesso coinvolti nelle sue attività imprenditoriali), che da un pezzo ha lasciato l'Arenella per l'elegante via Petrarca, che ama fare jogging e leggere Ken Follett. Ma in pochi sanno chi sono i veri sponsor della sua discesa in campo, e pochissimi conoscono la sua vera storia imprenditoriale. Nessuno, di sicuro, sa che dentro la sua finanziaria Meridie, quotata in Borsa, compare un fiduciario della 'ndrangheta.
Ma andiamo con ordine. E partiamo dal 1956. Gianni Lettieri nasce dietro la Ferrovia, in una zona popolare chiamata Ponte di Casanova. La famiglia è di umili origini. Gianni si rivela presto un ragazzo scaltro e sveglio, e decide di diplomarsi come geometra. Ci riesce nel 1974, in soli tre anni, frequentando un istituto tecnico. L'anno successivo si iscrive a Economia ma dopo un po' lascia gli studi. Forse lavorava troppo: nel 1975 diventa infatti direttore commerciale di un'azienda di La Spezia specializzata in abbigliamento militare. Il tessile diventa il suo ramo d'azione, e il suo curriculum racconta che fu lui ad aprire, in provincia di Avellino, il primo stabilimento di tessuto "Denim Ring".
Nessuno ha mai risposto alle sue domande. Al tempo Giovanni detto Gianni era presidente dell'Unione industriale di Napoli. Ma nemmeno ora che è in corsa - da favorito - per il governo della terza città d'Italia di lui si sa molto. Il suo passato, le sue amicizie e le origini della sua fortuna sono ancora misteriose. Si sa che ha sposato Maria Toscano e che ha tre figli (i familiari sono spesso coinvolti nelle sue attività imprenditoriali), che da un pezzo ha lasciato l'Arenella per l'elegante via Petrarca, che ama fare jogging e leggere Ken Follett. Ma in pochi sanno chi sono i veri sponsor della sua discesa in campo, e pochissimi conoscono la sua vera storia imprenditoriale. Nessuno, di sicuro, sa che dentro la sua finanziaria Meridie, quotata in Borsa, compare un fiduciario della 'ndrangheta.
Ma andiamo con ordine. E partiamo dal 1956. Gianni Lettieri nasce dietro la Ferrovia, in una zona popolare chiamata Ponte di Casanova. La famiglia è di umili origini. Gianni si rivela presto un ragazzo scaltro e sveglio, e decide di diplomarsi come geometra. Ci riesce nel 1974, in soli tre anni, frequentando un istituto tecnico. L'anno successivo si iscrive a Economia ma dopo un po' lascia gli studi. Forse lavorava troppo: nel 1975 diventa infatti direttore commerciale di un'azienda di La Spezia specializzata in abbigliamento militare. Il tessile diventa il suo ramo d'azione, e il suo curriculum racconta che fu lui ad aprire, in provincia di Avellino, il primo stabilimento di tessuto "Denim Ring".
Fare jeans gli piace, ma il sogno di farsi chiamare dottore, però, resta un'ossessione. Riuscirà a coronarlo solo nel gennaio 2011, grazie a una laurea honoris causa conferita dall'università privata Parthenope. Il preside di facoltà che propone l'onorificenza per pura coincidenza nominato qualche tempo prima da Lettieri membro del collegio sindacale di una sua società, la Mcm Holding. Le voci dei maligni a Gianni gli fanno un baffo. Anche perché in prima fila quel giorno, ad ascoltare la sua lectio magistralis, c'è nientemeno che Gianni Letta, suo grande amico e patrono. Non è una sorpresa: è da tempo che il sottosegretario e il suo sodale Luigi Bisignani hanno puntato su di lui. Forse abbagliati dai miracolosi successi industriali. Ma sarà tutto oro quel che luccica?
A contestare i suoi meriti professionali ci sono alcuni suoi colleghi di fama, dal suo predecessore Antonio D'Amato all'armatore Manuel Grimaldi, tanto che pochi giorni fa Lettieri ha dovuto spedire ai giornali una lettera in puro stile berlusconiano dove spiccano i 200 milioni di salari distribuiti in 18 anni a 600 dipendenti e il richiamo all'ottimismo. Una virtù indispensabile, perché Lettieri è l'equivalente imprenditoriale di Giobbe. Capitano tutte a lui. Sulle banche dati il suo nome è collegato a una sfilza di imprese liquidate oppure fallite. Oggi il suo salotto buono è la Meridie, quotata a Piazza Affari, finanziaria d'investimenti attiva soprattutto nel Mezzogiorno. Di Meridie Lettieri è presidente e amministratore delegato, anche se le azioni (14 per cento) sono in mano alla figlia più grande, Annalaura.
Per rimanere alle disgrazie recenti, Meridie ha investito 2,8 milioni in Banca Mb: soldi bloccati dopo che l'istituto è stato messo in amministrazione straordinaria da Bankitalia. Ha dato 2,5 milioni al produttore Massimo "Viperetta" Ferrero per acquistare il 25 per cento di una compagnia aerea di charter (la Livingston) che, a novembre, è finita in insolvenza. Ferrero, che il 20 gennaio avrebbe dovuto ricomprarsi la quota, non si è presentato dal notaio. Non è tutto. Una controllata, la Medsolar attiva nel campo dei pannelli fotovoltaici, ha subito una perdita di 2 milioni per la consegna in ritardo dei macchinari.
A contestare i suoi meriti professionali ci sono alcuni suoi colleghi di fama, dal suo predecessore Antonio D'Amato all'armatore Manuel Grimaldi, tanto che pochi giorni fa Lettieri ha dovuto spedire ai giornali una lettera in puro stile berlusconiano dove spiccano i 200 milioni di salari distribuiti in 18 anni a 600 dipendenti e il richiamo all'ottimismo. Una virtù indispensabile, perché Lettieri è l'equivalente imprenditoriale di Giobbe. Capitano tutte a lui. Sulle banche dati il suo nome è collegato a una sfilza di imprese liquidate oppure fallite. Oggi il suo salotto buono è la Meridie, quotata a Piazza Affari, finanziaria d'investimenti attiva soprattutto nel Mezzogiorno. Di Meridie Lettieri è presidente e amministratore delegato, anche se le azioni (14 per cento) sono in mano alla figlia più grande, Annalaura.
Per rimanere alle disgrazie recenti, Meridie ha investito 2,8 milioni in Banca Mb: soldi bloccati dopo che l'istituto è stato messo in amministrazione straordinaria da Bankitalia. Ha dato 2,5 milioni al produttore Massimo "Viperetta" Ferrero per acquistare il 25 per cento di una compagnia aerea di charter (la Livingston) che, a novembre, è finita in insolvenza. Ferrero, che il 20 gennaio avrebbe dovuto ricomprarsi la quota, non si è presentato dal notaio. Non è tutto. Una controllata, la Medsolar attiva nel campo dei pannelli fotovoltaici, ha subito una perdita di 2 milioni per la consegna in ritardo dei macchinari.
Apperò, un curriculum di tutto rispetto per il PdL!
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