venerdì 10 giugno 2011

Cori pro referendum al teatro greco di Siracusa



Pochi minuti prima dell'inizio dello spettacolo "Andromaca", un signore mostra PACIFICAMENTE la bandiera 2 SI PER L'ACQUA BENE COMUNE. Il pubblico immediatamente inizia ad applaudire entusiasta ma qualcuno tenta subito di remare contro: degli "sbirri" multano il signore che aveva PACIFICAMENTE esposto la bandiera. Il pubblico non gradisce e fischia gli "sbirri", intonando cori pro referendum (VOTA SI!).

Svizzera, Borghezio malmenato voleva entrare nel club dei 'potenti'


Fermato all'ingresso dell'albergo che ospitava la riunione del gruppo Bilderberg. L'europarlamentare: "E' una società segreta e non un gruppo di persone che si riuniscono in modo riservato. Chiediamo che chi decide sui destini del mondo lo faccia in modo trasparente"


SAINT MORITZ (SVIZZERA) - "Ci hanno letteralmente presi a spintoni. Mi hanno dato anche un colpo sul naso che ora è sanguinante: è stata un'aggressione violentissima, mi hanno portato fuori di peso e per un miracolo non sono caduto". Mario Borghezio, europarlamentare della Lega Nord, commenta così l'episodio in cui è rimasto coinvolto giovedì, all'ingresso dell'Hotel Suretta di Saint Moritz. Lì sarebbe stato aggredito dagli uomini del servizio di sicurezza del Gruppo Bilderberg, il club che riunisce importanti personalità del mondo economico, politico e bancario, che si era dato appuntamento nell'albergo. Borghezio si era presentato all'ingresso con il suo assistente mostrando il tesserino e chiedendo di poter partecipare all'incontro ed è stato bloccato e allontanato con forza .

Dopo l'incidente, il parlamentare è stato fermato dalla polizia svizzera: "Nulla da eccepire sul loro comportamento, sono stati gentilissimi, ma non riesco a capire perché se la siano presa con noi: ci hanno portato via come malviventi, perquisendo anche la nostra macchina , dove ovviamente no è stato trovato nulla". Secondo l'europarlamentare, l'accaduto "smaschera la reale natura di questa consorteria: il club di Bildelberg è una società segreta e non un gruppo di persone che si riuniscono in modo riservato. Chiediamo che chi decide sui destini del mondo lo faccia in modo trasparente", aggiunge l'europarlamentare, che preannuncia una denuncia. "E voglio aggiungere che non mi sarebbe dispiaciuto che,
in una tale situazione, avessi ricevuto una telefonata delle autorità italiane".

Il club dei potenti.
Il Club Bilderberg, detto anche Conferenza Bildelberg o Gruppo Bilderberg, è un incontro annuale per inviti, non ufficiale, di circa 130 partecipanti, la maggior parte dei quali sono personalità influenti che affrontano una grande varietà di temi globali, economici, militari e politici.

Confermate le condanne ai 4 poliziotti per la morte di Federico Aldrovandi.


La decisione della Corte d'Appello bolognese.

La corte d’Appello di Bologna ha confermato la pena sancita in primo grado dal tribunale di Ferrara per la morte di Federico Aldrovandi. Il tribunale ferrarese aveva condannato i quattro poliziotti Paolo Forlani, Monica Segatto, Enzo Pontani e Luca Pollastri, accusati di omicidio colposo, a tre anni e sei mesi di reclusione.

Il ragazzo, che aveva 18 anni, morì il 25 settembre 2005 all'alba dopo essere stato fermato per un controllo di polizia nei pressi dell'Ippodromo di Ferrara. Stava tornando a casa dopo aver passato la notte con alcuni amici a Bologna.

La vicenda non è mai stata chiarita del tutto. Secondo la prima ricostruzione della Questura, il ragazzo si mostrava alterato e dava in escandescenze: una volta ammanettato, era svenuto e poi deceduto prima che arrivassero i soccorsi. Inizialmente si era parlato di droga, poi di un malore. La madre del ragazzo denunciava invece un pestaggio da parte della polizia. Nel 2006 una foto choc, pubblicata da Liberazione, mostrava segni di percosse sul corpo del giovane e riapriva il caso. Il giorno della sentenza di primo grado, Enzo Pontani, uno degli agenti condannati, aveva commentato: «Posso dire che stasera giustizia non è stata fatta. E posso anche dire che io la notte dormo sonni tranquilli, qualcun altro non lo so».

http://corrieredibologna.corriere.it/bologna/notizie/cronaca/2011/10-giugno-2011/confermate-condanne-4-poliziotti-la-morte-federico-aldrovandi-190838756394.shtml


La bandiera referendaria sull’altare è una cosa mai vista.


E’ arrivata questa foto alla nostra mail. Una bandiera referendaria in Chiesa durante la Messa. Molte diocesi, associazioni cattoliche e vescovi si sono schierate per il SI ai referendum sull’acqua e la difesa dell’acqua pubblica. Dall’altare della Messa conclusiva della Giornata Regionale Della C.V.X. Campana (Comunità di Vita Cristiana) cui la foto si riferisce sono giunte queste parole: “L’acqua è vita! Privatizzarla significa diventare padroni della vita altrui. Per questo l’acqua deve rimanere pubblica”



http://letteraviola.it/2011/06/la-bandiera-referendaria-sullaltare-e-una-cosa-mai-vista-guarda-foto/


Solo fumo. - di Alessandro De Angelis


Disinformazia. Berlusconi nega l’evidenza: «Nessun contrasto con Tremonti e Bossi. Riforma del fisco entro l’estate». Ma l’accordo su manovra e aliquote non c’è.

«Con Bossi e Tremonti siamo d’accordo: il governo varerà la legge delega sulla riforma del fisco prima dell’estate». Silvio Berlusconi, al termine del consiglio dei ministri, piomba in sala stampa per annunciare che la quadratura sul fisco è stata trovata, che non ci sono contrasti con «Giulio».
È colpa della solita stampa se si parla di duelli epici all’interno del governo: «I giornali - ringhia il premier - fanno disinformazione. Io nemmeno li leggo più».
L’obiettivo è alzare una cortina fumogena sullo scontro durissimo tra palazzo Chigi e Tesoro. E l’obiettivo, neanche tanto dissimulato, è far vedere che almeno in apparenza le resistenze di Tremonti sulla riforma fiscale sono state piegate. Ecco l’annuncio sulla legge delega. Ecco che il Cavaliere, in versione rassicurante, quasi minimizza sulla manovra di lacrime e sangue da varare entro qualche mese: «Prima dell’estate interverremo con un’opera di manutenzione del bilancio, che sarà di qualche miliardo, probabilmente intorno ai 3 miliardi». Dall’emergenza alla manutenzione. Miele anche per il futuro: «Negli anni a venire, provvederemo sempre con gli stessi interventi già prodotti negli anni passati». Snocciola numeri, il Cavaliere, per dimostrare che non c’è ragione di dipingere quadri a tinte fosche: «Non si tratta di nulla di preoccupante, state tranquilli». Un quadro che renderebbe possibile una legge delega che impegna il governo a riformare il fisco, entro la fine della legislatura. Il che rappresenta un segnale a quel mondo che ha scelto di punire nelle urne il governo. Ma anche un modo per mostrare che il governo ha una missione da compiere, al di là della necessaria e banale sopravvivenza.
Un fiume di dichiarazioni ottimistiche. Per confondere, prendere tempo, superare le varie nottate che si annunciano già affollate di incubi. Come il referendum, visto che secondo gli ultimi sondaggi il quorum è davvero a un soffio. Come la verifica, visto che ogni giorno porta guai. L’ultimo, l’annuncio di Miccichè: formerà gruppi autonomi, in funzione anti-Lega. E non è un caso che il premier si è limitato a tirarsi fuori dalla prima tenzone («Io non andrò a votare»). E ha mostrato una calma olimpica sul passaggio parlamentare: «Non crediamo ci sarà il voto di fiducia. Napolitano nella sua lettera parlava solo di verifica ma nel caso ci fosse il voto di fiducia non abbiamo timore di nulla. Andremo avanti fino al 2013». I due appuntamenti potrebbero trasformarsi in due scosse fatali. Tali da far saltare la convergenza degli equivoci che si è stabilita ieri con Tremonti.
Già, una convergenza degli equivoci. Perché Berlusconi, con l’annuncio sul fisco, ha buttato la palla avanti, poi si vedrà. Il superministro invece ha incassato l’impegno sulla linea del rigore. E c’è un motivo se i duellanti, rientrati nei rispettivi quartier generali dopo il consiglio dei ministri hanno commentato con le stesse parole l’esito della giornata. Queste: «Ho vinto io». L’accordo non c’è, l’equivoco sì. E la distanza tra i due si è manifestata, per l’ennesima volta, nel faccia a faccia che ha preceduto la riunione di governo. Teso, come nei giorni scorsi. Pure sull’operazione risanamento. Berlusconi pensa a uno schema in due tempi, prima una manovrina per il 2011, e il resto spalmato con una manovrona. Il titolare del Tesoro vuole, da subito, un segnale forte per Europa e mercati: una manovrona senza se e senza ma.
Su queste premesse, il capitolo fisco è carico di incognite: «La legge delega - dice un ministro azzurro - va ancora scritta, Tremonti non ci ha fatto vedere un solo numero, non ci crede né ci ha messo la testa. Ammesso poi che si faccia ci sono due anni per i decreti attuativi. Se ne parlerà seriamente dopo la fiducia». Epperò il Cavaliere è convinto che l’assedio è iniziato e che prima o poi «Giulio» sarà costretto a mollare. È vero: è un cavallo di razza, l’unico che riesce davvero a resistere. I suoi mondi che contano, poi, si sono messi in movimento. E pure i suoi estimatori parlamentari se il Terzo polo ha fatto ben capire, fiutata l’aria in vista della verifica, che un governo Tremonti lo sosterrebbe da subito. Insomma costringerlo alle dimissioni come nel 2004 è impossibile. Per piegarlo Berlusconi confida nella tenaglia di Bossi. Sta pensando a come stringerla. I ben informati a palazzo Chigi raccontano che nelle pieghe dei bilanci, il premier ha a disposizione un tesoretto di una decina di miliardi. Per spenderli non serve l’esame del Tesoro. Ebbene l’idea è di usarli per consentire a Bossi di fare un annuncio, a Pontida, di una qualche misura a favore delle imprese, che parli a una base sul punto della rivolta.


La crisi, Tremonti e il Cavaliere


Tutti i giornali, anche quelli che sostengono Berlusconi e il suo governo, raccontano lo sfaldamento politico della maggioranza. Alcuni notabili berlusconiani giurano che nei voti di fiducia i numeri ci sono...

Tutti i giornali, anche quelli che sostengono Berlusconi e il suo governo, raccontano lo sfaldamento politico della maggioranza. Alcuni notabili berlusconiani giurano che nei voti di fiducia i numeri ci sono e non cambiano. Può darsi che sia così, ma i numeri non possono coprire lo sfaldamento politico. Di questo si tratta. Nel Pdl la balcanizzazione è raccontata nelle cronache quotidiane. Il prestigio e il carisma politico del Cavaliere sono in caduta libera.
La Lega perde voti e non ha più un gruppo dirigente coeso: Maroni dice che voterà i referendum e Bossi annuncia che diserterà le urne. La storia dei ministeri al Nord si va a concludere con una farsa: il ministro Calderoli, che come tutti i parlamentari può presentare proposte di legge, ha annunciato una iniziativa legislativa popolare che la Costituzione riserva ai cittadini non parlamentari. L’accozzaglia dei “responsabili” radunata in un gruppo parlamentare non regge: tutti vogliono un ministero o un sottosegretario. Ma, se guardiamo oltre i confini, non è difficile capire che il ruolo dell’Italia nella Comunità internazionale è ridotto a qualche comparsata del presidente del Consiglio in riunioni in cui è accolto come il nonno a cui tutto è perdonato, anche se tocca il culo alle cameriere. In questo quadro il conflitto tra il presidente del Consiglio e il ministro dell’economia Tremonti ha assunto caratteri e dimensioni senza precedenti. Io non so se è vero, come leggo sui giornali, che il presidente del Consiglio faccia pedinare il suo ministro, del quale pare che registri le comunicazioni che avvengono tra loro due. L’accusa rivolta a Tremonti di non allargare i cordoni della borsa per finanziare le richieste clientelari dei parlamentari è il segno dello sfaldamento di cui parliamo. Insomma, si vuole porre rimedio alla crisi con mance di denaro pubblico.
Tutto questo mentre la Ue ci ricorda il rapporto squilibrato tra debito pubblico e PIL che richiede un controllo rigoroso dei conti pubblici. E si parla di una manovra di 40 miliardi di euro. Tuttavia, penso che il tema del fisco nel nostro paese sia aperto non per le ragioni per cui gridano i corifei del Cavaliere, che vogliono solo allargare i cordoni della borsa e, al tempo stesso, pretendono tregue e attenuazioni alla lotta all’evasione fiscale. L’annuncio del Cavaliere di una legge delega sul fisco è un diversivo, un’autentica presa in giro. Ritengo che occorra intensificare l’impegno volto a colpire l’evasione e utilizzare il ricavato per la detassazione dei redditi dei giovani lavoratori e dei vecchi pensionati. Fatte queste considerazioni, una domanda si impone: può questo paese restare nel caos governativo sino al 2013? Una risposta occorre darla, anche perché la legge elettorale vigente è una vergogna e non è più nemmeno funzionale a un sistema di alleanze, in crisi nella maggioranza e incerto nell’opposizione. È questo il tema dell’oggi, su cui sarebbe utile e necessario un confronto onesto tra governo e opposizione, per decidere quando e come interpellare il popolo con le elezioni.



Sul quorum regna ancora l'incertezza. - di Marcello Sorgi



Il tardivo appello di Confindustria a votare «no» al referendum sulla privatizzazione dei servizi di distribuzione dell’acqua aggiunge certo probabilità all'eventuale raggiungimento del quorum per la consultazione di domenica e lunedì, ma rivela il clima di incertezza in cui si dibattono fino all'ultimo partiti e organizzazioni di categoria. Viene da pensare che la Marcegaglia disponga di sondaggi che non possono ovviamente essere resi noti, ma che assegnano buone percentuali a chi punta alla riuscita dei referendum. E che ovviamente la presidente degli industriali, mettendo in conto questa possibilità, non voglia ritrovarsi tra gli sconfitti, al fianco del presidente del consiglio e del governo che hanno puntato sull’astensione.

Anche il segretario del Pd Bersani, che fino a due giorni fa puntava deciso sulla vittoria dei «sì» e della partecipazione al voto, ieri ha aggiustato il tiro, suggerendo agli elettori più convinti di andare ai seggi prima delle dieci, in modo da dare un segnale fin dalla prima rilevazione del Viminale, che avverrà appunto a metà mattinata, e incoraggiare così gli altri elettori più pigri a muoversi per tempo. Ci si potrà aspettare con una certa tranquillità che il quorum sia raggiunto, se domenica sera avrà votato attorno al quaranta per cento degli aventi diritto; sotto il trenta, invece, il rischio dell’invalidità resterà molto forte, e solo una partecipazione eccezionale nella mezza giornata di lunedì potrebbe scongiurarlo.

Al di là dei «sì» e dei «no» che saranno segnati sulle schede (i «sì» abrogazionisti sono dati in vantaggio sia sul nucleare che su acqua e legittimo impedimento), la vera partita è questa. Non a caso, completata ormai la serie di dichiarazioni di voto dei partiti, i due fronti - partecipazionista e astensionista - riproducono grosso modo gli schieramenti delle recenti amministrative, con Berlusconi e Bossi (quest’ultimo pronunciatosi per tramite di Reguzzoni) che tentano di prendersi la rivincita su Terzo polo e centrosinistra, o almeno di dimostrare che la sconfitta di due settimane fa sia stata solo un episodio. E l’opposizione, al contrario, che in caso di superamento del quorum sarebbe pronta a dire che ormai il Cavaliere non ha più la maggioranza nel Paese. Nell’un caso o nell’altro non conterà se chi ha vinto ce l’ha fatta solo per una manciata di voti trovati o mancanti. La caratteristica dei referendum infatti è che, finito lo spoglio, chi vince, anche con un solo voto in più dell’avversario, prende tutto il piatto.