Un “saggio” per “ristabilire la verità su un personaggio ampiamente discusso degli ultimi tempi”, fagocitato “dalla macchina del fango massmediatica”. La vittima in questione è Domenico Scilipoti, segretario del Movimento di Responsabilità nazionale, che racconta la sua esperienza professionale e politica in “Scilipoti Re dei Peones. Perché Berlusconi”, scritto da Giuseppina Cerbino (Falzea Editore). Lo scorso 14 dicembre, giorno della fiducia, l’ex deputato dell’Italia dei Valori ha lasciato il partito di Antonio Di Pietro per contribuire al salvataggio dell’esecutivo. I problemi con l’Idv, spiega, erano già sorti nel 2008 e la linea “antiberlusconiana” ormai gli stava stretta.
Scilipoti si descrive come un peòn, un lavoratore “infaticabile e pragmatico” che si è schierato “contro la vergognosa pratica del ribaltone” per evitare un “sovvertimento della volontà popolare”. La sua, dice, è stata “una scelta sofferta ma necessaria”, per offrire al paese un governo stabile senza rimandarlo alle urne. Racconta di avere scartato anche l’ipotesi di un governo tecnico, che nei giorni della fiducia circolava in Transatlantico. Il motivo? Non c’erano alleati affidabili. Dice l’onorevole: “In un matrimonio con tante mogli, chi sarebbe stato ‘il marito’? Fini, Bersani, Di Pietro, Casini, Vendola? O chi, per loro? I perdenti sarebbero illegittimamente diventati vincitori, mandando all’opposizione Pdl e Lega che alle urne avevano riscosso tanto successo”. Scilipoti, che nel libro parla sempre di sé in terza persona, giustifica con una domanda retorica l’entrata nella maggioranza: “Poteva Scilipoti votare per chi ha massacrato il Paese e l’economia? Per chi ha massacrato le piccole imprese a favore di una lobby come quella bancaria?”.
Nei primi capitoli descrive con dovizia particolari il suo passato di medico e ginecologo. Viene definito “uomo dai molteplici interessi”, “luminare dell’agopuntura”, “simbolo di un’Italia del fare operosa, silenziosa, mai rassegnata, un po’ ribelle e rivoluzionaria” che ha pure convinto Zacharias Chaoud, “proprietario del più grande stabilimento di produzione di bevande di guaranà dello Stato di Bahia” a creare “uno stabilimento per la produzione di bevande a base di guaranà e di altri frutti brasiliani sul territorio siciliano”.
Scilipoti ricorda pure le sue misteriose guarigioni da un angioma al fegato e dall’ emicrania che attribuisce alla Madonna. E in quanto credente dà vita al “movimento olistico scilipotiano”. In cosa consiste? Nella promozione tout court del benessere dell’uomo, dall’agopuntura alla lotta contro “le degenerazioni del più sfrenato sistema capitalistico” in accordo con Giovanni Paolo II. In linea con il suo credo medico a favore della medicina non convenzionale, lo scorso aprile aveva organizzato alla Camera in convegno “La medicina della natura”, dove l’attore Pippo Franco era tra i relatori. E da fervido credente si domanda “quali fini si è prefissato il Signore intervenendo nel mio percorso”, sia per i malanni svaniti che per la fiducia dello scorso anno. Da lì in poi, infatti, è stato coperto da “tanti insulti” da parte dei colleghi parlamentari. E osserva: “A tutti è stato restituito il saluto e la dignità. Non a lui, il carneade di Terme Vigliatore, Messina”.
Il suo destino, dice, “deraglia in un giorno di dicembre” quando viene coperto da “fama e fango”: la sua lettera scarlatta sta nel voto di sostegno al governo di Silvio Berlusconi che firma anche l’introduzione del volume. Il premier definisce il libro un “sasso gettato nello stagno dell’ipocrisia politica, oggi alimentata da quell’egemonia culturale della Sinistra, che non cambia mai i suoi metodi e si culla nell’illusione di una sua pretesa superiorità etica”. Quelle di “Scilipoti re dei Peones”, scrive il Cavaliere, sono pagine di “sacrosanta ribellione ai ‘soviet’ politici e mediatici che, in nome di una strabica ‘fatwa’ morale” rendono “oggetto di incivile satira chi ha l’unica colpa di essersi affrancato dal mondo della Sinistra”. E così il Responsabile, che ha copiato il manifesto del nuovo movimento da quello dei giovani fascisti di Giovanni Gentile del 1925, è stato accolto nel centrodestra, “grande famiglia di democrazia e libertà”.
Scilipoti ricorda a più riprese l’ammirazione per il premier e spiega che “vorrebbe essere Berlusconi ma più in piccolo”. E’ orgoglioso che i Responsabili siano stati definiti come “terzo polo della maggioranza dopo PdL e Lega”, non pretende di ricoprire nessuna carica nella compagine di governo e ricorda che “Dio, fraternità e amore sono le parole cardine” del Movimento che tiene “l’obiettivo fisso al crocifisso”. L’ex Italia dei Valori svela poi la sua ricetta per contrastare “la cultura dell’odio di Italia dei Valori e Sinistra”. Gli ingredienti sono “olismo e Berlusconi” perché “Scilipoti è un olista capace di conciliare gli opposti”.
Scilipoti si descrive come un peòn, un lavoratore “infaticabile e pragmatico” che si è schierato “contro la vergognosa pratica del ribaltone” per evitare un “sovvertimento della volontà popolare”. La sua, dice, è stata “una scelta sofferta ma necessaria”, per offrire al paese un governo stabile senza rimandarlo alle urne. Racconta di avere scartato anche l’ipotesi di un governo tecnico, che nei giorni della fiducia circolava in Transatlantico. Il motivo? Non c’erano alleati affidabili. Dice l’onorevole: “In un matrimonio con tante mogli, chi sarebbe stato ‘il marito’? Fini, Bersani, Di Pietro, Casini, Vendola? O chi, per loro? I perdenti sarebbero illegittimamente diventati vincitori, mandando all’opposizione Pdl e Lega che alle urne avevano riscosso tanto successo”. Scilipoti, che nel libro parla sempre di sé in terza persona, giustifica con una domanda retorica l’entrata nella maggioranza: “Poteva Scilipoti votare per chi ha massacrato il Paese e l’economia? Per chi ha massacrato le piccole imprese a favore di una lobby come quella bancaria?”.
Nei primi capitoli descrive con dovizia particolari il suo passato di medico e ginecologo. Viene definito “uomo dai molteplici interessi”, “luminare dell’agopuntura”, “simbolo di un’Italia del fare operosa, silenziosa, mai rassegnata, un po’ ribelle e rivoluzionaria” che ha pure convinto Zacharias Chaoud, “proprietario del più grande stabilimento di produzione di bevande di guaranà dello Stato di Bahia” a creare “uno stabilimento per la produzione di bevande a base di guaranà e di altri frutti brasiliani sul territorio siciliano”.
Scilipoti ricorda pure le sue misteriose guarigioni da un angioma al fegato e dall’ emicrania che attribuisce alla Madonna. E in quanto credente dà vita al “movimento olistico scilipotiano”. In cosa consiste? Nella promozione tout court del benessere dell’uomo, dall’agopuntura alla lotta contro “le degenerazioni del più sfrenato sistema capitalistico” in accordo con Giovanni Paolo II. In linea con il suo credo medico a favore della medicina non convenzionale, lo scorso aprile aveva organizzato alla Camera in convegno “La medicina della natura”, dove l’attore Pippo Franco era tra i relatori. E da fervido credente si domanda “quali fini si è prefissato il Signore intervenendo nel mio percorso”, sia per i malanni svaniti che per la fiducia dello scorso anno. Da lì in poi, infatti, è stato coperto da “tanti insulti” da parte dei colleghi parlamentari. E osserva: “A tutti è stato restituito il saluto e la dignità. Non a lui, il carneade di Terme Vigliatore, Messina”.
Il suo destino, dice, “deraglia in un giorno di dicembre” quando viene coperto da “fama e fango”: la sua lettera scarlatta sta nel voto di sostegno al governo di Silvio Berlusconi che firma anche l’introduzione del volume. Il premier definisce il libro un “sasso gettato nello stagno dell’ipocrisia politica, oggi alimentata da quell’egemonia culturale della Sinistra, che non cambia mai i suoi metodi e si culla nell’illusione di una sua pretesa superiorità etica”. Quelle di “Scilipoti re dei Peones”, scrive il Cavaliere, sono pagine di “sacrosanta ribellione ai ‘soviet’ politici e mediatici che, in nome di una strabica ‘fatwa’ morale” rendono “oggetto di incivile satira chi ha l’unica colpa di essersi affrancato dal mondo della Sinistra”. E così il Responsabile, che ha copiato il manifesto del nuovo movimento da quello dei giovani fascisti di Giovanni Gentile del 1925, è stato accolto nel centrodestra, “grande famiglia di democrazia e libertà”.
Scilipoti ricorda a più riprese l’ammirazione per il premier e spiega che “vorrebbe essere Berlusconi ma più in piccolo”. E’ orgoglioso che i Responsabili siano stati definiti come “terzo polo della maggioranza dopo PdL e Lega”, non pretende di ricoprire nessuna carica nella compagine di governo e ricorda che “Dio, fraternità e amore sono le parole cardine” del Movimento che tiene “l’obiettivo fisso al crocifisso”. L’ex Italia dei Valori svela poi la sua ricetta per contrastare “la cultura dell’odio di Italia dei Valori e Sinistra”. Gli ingredienti sono “olismo e Berlusconi” perché “Scilipoti è un olista capace di conciliare gli opposti”.