sabato 23 luglio 2011

Dopo la marea nera E.On investe nell’immagine sarda. Su Mediaset. - di Andrea Bertaglio.


La multinazionale da 93 miliardi di fatturato annuo dà seguito ad un accordo per ripristinare l'immagine del sassarese dopo lo sversamento di migliaia di litri di olio combustibile in mare a gennaio: 54mila euro di investimento nelle reti Mediaset, per realizzare un servizio sulle bellezze marine locali

I risarcimenti per i danni della “marea nera” di Porto Torres? Per ora non finiranno nelle casse dellaRegione Sardegna, ma solo in quelle di Publitalia ‘80 spa, la concessionaria pubblicitaria delle retiMediaset. Per alcuni è solo un primo passo, per altri una beffa: “Il territorio avrà un ritorno in termini di immagine?”, si chiedono dal giornale locale Sassari Notizie. È ancora è presto per dirlo, ma “per ora a guadagnarci sarà Mediaset”. E’ il risultato della convenzione tra il Comune di Sassari e la multinazionale petrolifera E.On, che fattura miliardi ma per ora verserà solo 54mila euro per un servizio televisivo dedicato al territorio del Sassarese e alle sue risorse marine, per compensare il danno d’immagine all’apertura della stagione turistica.

L’accordo nasce dalle richieste della giunta Cappellacci di “un intervento per il consolidamento dell’immagine turistica delle zone della Sardegna interessate dal fenomeno dello sversamento di olio combustibile che si sostanzia in finanziamenti per la promozione del territorio”. Istanze che la multinazionale responsabile del disastro dello scorso 11 gennaio – quando per un errore vennero riversati in mare migliaia di litri di olio combustibile – ha iniziato a soddisfare in primavera. Già a maggio, infatti, E.On Italia aveva finanziato “Primavera in Romangia”, una campagna pubblicitaria per promuovere una serie di appuntamenti per valorizzare il patrimonio artistico e naturalistico del territorio del Comune di Sorso.

Ora, invece, a sperare di beneficiare della pubblicità finanziata da E.On sarà la città di Sassari. Il denaro verrà infatti destinato al contratto pubblicitario che il Comune sardo siglerà con Publitalia per la messa in onda di un servizio dedicato alle risorse marine del sassarese e destinato alla trasmissione “Pianeta Mare“, un programma eseguito in collaborazione con il Ministero delle politiche agricole, alimentari e forestali in onda ogni domenica su Rete 4.

Ignorata invece dalla multinazionale tedesca la richiesta del sindaco di Sassari, Gianfranco Ganau, di contribuire alla sponsorizzazione della Dinamo, storica squadra di basket cittadina, impegnata ai massimi livelli ma ad un passo dal fallimento finanziario. Un gesto che, secondo il primo cittadino sassarese, oltre a rappresentare un “primo parziale risarcimento dei gravi danni ambientali subiti”, avrebbe portato E.On ad aiutare molto di più il territorio e la sua immagine.

In Sardegna sono in molti a pensare che 54mila euro, per una società che nel solo 2010 ha fatturato circa 93 miliardi di euro, non siano un grande sforzo. Ma, soprattutto, che non debbano essere l’unica forma di indennizzo. Lo fa ben presente Antonio Cardin, capogruppo del Partito Sardo d’Azione e già promotore in Consiglio comunale di iniziative “volte ad ottenere per il litorale sassarese un congruo risarcimento” per l’inquinamento subito: “Pensare di liquidare con un piatto di lenticchie un danno simile, che ha avuto ripercussioni economiche enormi in tutte le attività commerciali e di servizi, rappresenta uno schiaffo per tutti i sardi”.


Calderoli inaugura i “ministeri” al nord. Ma saranno operativi a settembre.



Centocinquanta metri quadrati, quattro uffici, destinazione “pensatoio” per rilanciare l’economia. Ecco il tanto atteso decentramento ministeriale, fiore all’occhiello della Lega di fronte alla base. Operatività? Per quella c’è tempo, se ne riparla il primo settembre. A Monza va in scena il sipario della Lega. Officiante è il ministro Calderoli, che scherza sul futuro del Governo, mentre una cinquantina di contestatori cerca di rovinare la festa: “Berlusconi mangerà il panettone, e anche la colomba”, dice.

Calderoli parla del partito e del governo, nega le frizioni sull’arresto di Papa e dà tutta la colpa agli analisti politici: “La cosa bella è che non ne imbroccano una, noi siamo uniti. La forza della Lega è la sua unità”. Sarà, ma non è detto che il famigerato decentramento sia sufficiente a ricomporre, oltre che il partito, una base sempre meno disposta a sopportare la politica ondivaga del Carroccio. Quanto ai famigerati ministeri, Calderoli li presenta in pompa magna: “E’ la realizzazione di un sogno”.

Anche se poi lo stesso Calderoli è costretto ad ammettere che la soluzione trovata per gli uffici – il suo, quello di Tremonti, quello dello stesso Bossi e quello del ministro del Turismo Brambilla – è “un po’ spartana”. Quanto ai compiti degli uffici monzesi, il dubbio resta: “Qui a Villa Reale – dice il ministro – realizzeremo uno sportello del cittadino dove, al di là del mondo associativo, qualunque cittadino abbia un problema con Roma può venire a cercare soluzione senza che debba fare dei viaggi della speranza. Ci appoggeremo a questa struttura – spiega – per creare una sorta di pensatoio. Tra le prime cose di cui si occuperà ci sarà il rilancio dell’economia, e qualunque proposta venga per lo sviluppo del Paese sarà ben accetta”.

Insomma, tutto benissimo. Del resto, dice Calderoli, la presenza all’inaugurazione del ministro Brambilla è la prova che anche nel Pdl c’è interesse per il decentramento. Lei conferma entusiasta: “E’ un segno chiaro di quanto sia unita e compatta la maggioranza”.

LA POLEMICA

Peccato che non tutti la pensino così. Passati i giorni del “cretino” rivolto da Tremonti a Brunetta, alcuni deputati Pdl del Lazio parlano esplicitamente di regressione feudale. Ci pensa poi il ministro della Cultura Giancarlo Galan a smontare in due parole tutta la cattedrale di buoni sentimenti reciproci tra Lega e Pdl. L’ex governatore del Veneto si sfoga infatti in una intervista al Gazzettino:“Con la Lega c’è bisogno di un grande chiarimento, ad ogni livello. Enrico Mattei diceva che lui usava la politica come un taxi. E’ una frase che a me non piace, ma mi piace ancora meno che il Pdl faccia il taxi della Lega. Finora è andata così, ora basta”.

Parole simili dal sindaco di Roma Alemanno: “Quello che è avvenuto oggi a Monza rimane inaccettabile da tutti i punti di vista. Anche se la Lega, dopo la vittoria delle mozioni parlamentari a favore di Roma Capitale, ha dovuto ripiegare dall’iniziale proposta di spostare sedi dei Ministeri al nord alla semplice creazione di ‘uffici decentrati’ e ‘sportelli del cittadino’, l’iniziativa è impresentabile sia sul piano simbolico sia sul piano sostanziale”. E’ quanto dichiara il sindaco di Roma. “E’ l’esatto contrario – dice Alemanno – dello spirito autentico del federalismo”.

La maggioranza è talmente coesa che persino gli ex responsabili cominciano a tirare i remi in barca. “Dopo l’apertura a Monza degli uffici distaccati dei ministeri dell’Economia, delle Riforme, e della Semplificazione normativa – dice Arturo Iannacone di Noi Sud – abbiamo avuto la conferma di un esecutivo succube della Lega. Nei prossimi giorni ci aspettiamo un segnale chiaro dal governo con l’individuazione al sud di quattro sedi distaccate dei ministeri dello Sviluppo economico, dell’Ambiente, del Turismo e delle Politiche agricole. Tuttavia – sottolinea – siamo consapevoli che non è con le sedi di rappresentanza che si supporta un territorio, ma con misure concrete a sostegno della sua economia, dei suoi imprenditori, dei suoi commercianti e della sua classe lavoratrice. O il presidente Berlusconi e il governo accolgono le nostre richieste o – conclude – saremo costretti a rivedere il nostro appoggio ad un governo che sta deludendo profondamente il popolo meridionale”.

BERLUSCONI: “IO PROBLEMI CON LEGA? NO, LEGA HA PROBLEMI”

Galan, Alemanno, Noi Sud. Tutti smentiscono Berlusconi, che proprio stamattina ha ostentato il volto sicuro e compatto di una alleanza infrangibile: ”Non c’è nessun problema” nella maggioranza, “io non ho non nessun problema, sono loro ad avere un problema…”. Così il premier risponde ai cronisti che, mentre lasciava palazzo Grazioli, gli chiedono delle tensioni con la Lega dopo il voto di mercoledì che ha mandato in carcere il deputato Pdl Alfonso Papa. Ma la Lega ha problemi con lei? “Beh, è evidente: ma scusate, chi aveva preso un impegno e non lo ha rispettato nel voto in Parlamento? Tanto è vero che al Senato l’impegno è stato mantenuto”. Ma che succede adesso? “Non succede niente, il governo va avanti più solido di prima”. Ma Bossi ha ancora la leadership della Lega, chiedono i cronisti “Assolutamente sì: La Lega è Bossi, Bossi è la Lega”.

E BOSSI ARRIVA

Insomma, anche per il presidente del Consiglio sono i giornali che come al solito “inventano tutto”. Ma se da un lato il premier cerca di buttare acqua sul fuoco, dall’altro non rinuncia a togliersi qualche sassolino dalla scarpa e ad additare indirettamente i responsabili del voto della Camera. Chi sono quei leghisti che hanno problemi con lui? Evidentemente i maroniani che, in maggioranza alla Camera, hanno fatto pendere l’ago della bilancia verso l’arresto di Papa. Del resto il premier lo dice chiaramente, e sembra un esorcismo: non c’è Lega senza Bossi.

Per tutta risposta il Senatùr non sembra almeno inizialmente preoccuparsi di smorzare i toni. Arrivato verso l’una e trenta a Monza, il leader della Lega si è limitato ad un laconico “Chedetelo a lui” di fronte alla domanda di rito sui problemi con il premier, salvo poi concedere una nuova e più politically correct dichiarazione alle agenzie: “Berlusconi? L’ho sentito ieri dal mio letto d’ospedale in Svizzera. Con lui di bene in meglio”. In compenso, e senza repliche riparatorie, Bossi si è lasciato andare ad un siparietto, apparentemente scherzoso, con un giornalista del Corriere della Sera. “Corrieraccio, avete preso la strada sbagliata, verso sinistra – ha detto – ci rompete le balle, ho gli occhiali ma ci vedo, ti vedo e il pugno funziona sempre”.

GLI “UFFICI”

Oltre ai vari simboli leghisti, ci sono anche la foto di Giorgio Napolitano, la bandiera italiana e quella dell’Unione europea nell’ufficio di Umberto Bossi. Dopo il taglio del nastro, i giornalisti sono stati fatti entrare per un breve “tour” delle tre stanze allestite al piano terreno della Cavallerizza, che si affaccia sul cortile d’onore della villa. Entrando, subito sulla destra, si trova l’ufficio che sarà di Umberto Bossi, a partire dal primo settembre. Di fronte, a sinistra, quello che Roberto Calderoli ha definito l’ufficio“pluri-ministeriale” dove è stata allestita una scrivania per il ministro della Semplificazione normativa e una, di fianco, per Giulio Tremonti. Calderoli ha spiegato che, a breve, aggiungeranno un’altra scrivania destinata al ministro del Turismo, Michela Vittoria Brambilla. ”Le scrivanie le abbiamo pagate di tasca nostra e sono costate circa 340 euro a testa”, ha detto l’esponente leghista. In entrambe le stanze sono stati attaccati arazzi e quadri che raffigurano il giuramento di Pontida e la battaglia di Legnano, momenti-icona del movimento, ma ci sono anche il Tricolore e la bandiera dell’Unione europea e, vicino a una piccola foto incorniciata del leader del Carroccio, anche un’immagine del Presidente della Repubblica e un Crocifisso. Sui tavoli di Bossi e Calderoli, infine, anche una piccola statuetta di Alberto Da Giussano
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“Pronto, Minzo?”, così il Pdl detta la linea. - di Antonio Massari




Il gip di Trani invita i pm a esaminare alcune telefonate del direttore del Tg1 Augusto Minzolini col sottosegretario di Berlusconi e col sindaco di Roma Gianni Alemanno. Secondo il giudice il direttorissimo è "ossequiosamente assediato."


Concussione e abuso d’ufficio: analizzando le telefonate di Augusto Minzolini con Gianni Letta eGianni Alemanno, il gip di Trani, Roberto Oliveri del Castillo, s’è convinto che il direttore del Tg1 potrebbe aver commesso dei reati. Se così fosse, questi reati avrebbero inciso anche sulla conduzione del telegiornale e, di conseguenza, sulla qualità dell’informazione pubblica.

Nelle conversazioni intercettate – per quanto risulta al Fatto Quotidiano – due, in particolare, hanno suscitato l’attenzione del gip. Nella prima, il sindaco di Roma, Gianni Alemanno, si lamenta con Minzolini per un’inchiesta, condotta dai cronisti Rai, sulla vita notturna nella capitale. Il “direttorissimo”, a sua volta, viene intercettato mentre rintraccia il cronista che l’ha realizzata. E lo redarguisce con toni piuttosto bruschi. Se la procura dovesse decidere d’aprire un fascicolo, dopo aver iscritto Minzolini nel registro degli indagati, dovrebbe poi verificare se, in seguito alle telefonate, il servizio sulla movida a Roma sia stato mai trasmesso. Nella conversazione con Letta, invece, il sottosegretario alla Presidenza del Consiglio, s’interessa ad alcuni giornalisti e discute, sempre con Minzolini, della loro posizione in Rai.

Il provvedimento del gip – che descrive un Minzolini ossequiosamente assediato dal Pdl – è ora all’attenzione del pool di magistrati che, nel marzo 2010, istruì il fascicolo – aperto all’epoca dal pmMichele Ruggiero – sulle pressioni esercitate da Silvio Berlusconi per silenziare Annozero. Le intercettazioni che riguardano Minzolini, Letta e Alemanno, infatti, furono registrate nel 2009 durante quella stessa inchiesta. E lo stesso pool, guidato dal procuratore capo Carlo Maria Capristo, ora dovrà decidere se iscrivere nel registro degli indagati Minzolini e – se lo riterrà opportuno – anche Letta e Alemanno. Il contenuto delle telefonate è comunque “top secret”, ma il quadro emerso, durante l’ascolto delle intercettazioni, rischia di far saltare gli equilibri dell’informazione in Rai: in alcune intercettazioni, le pressioni esercitate dal Pdl, sono infatti piuttosto esplicite. Andrebbe verificato, a questo punto, se e come, il direttore del Tg1 le abbia mai assecondate. Se queste telefonate saranno rese note, inoltre, toccherà ancora una volta alla Procura di Trani raccontare i retroscena – e con essi i meccanismi – dell’informazione pubblica, svelando i rapporti tra il Pdl e il direttore del telegiornale Rai più influente.

Il gip non ha usato toni morbidi, la sua analisi è impietosa, proprio per la funzione pubblica esercitata da Minzolini: la sua sollecitazione, indirizzata alla procura, per verificare se il direttore ha commesso dei reati è piuttosto netta. E così, le indagini della magistratura sull’informazione in Rai, si spostano da Annozero al Tg1. In pochi giorni sono stati aperti due fronti.

Il primo è quello della Procura di Roma: nel registro degli indagati, con l’accusa di abuso d’ufficio, sono stati iscritti Silvio Berlusconi, l’ex dg della Rai Mauro Masi e l’ex commissario dell’AgcomGiancarlo Innocenzi. La storia è nota: il premier fu intercettato mentre interveniva su Innocenzi per ostacolare le inchieste di Annozero. Il pm Ruggiero ipotizzò, per il premier, i reattori di concussione e minaccia, mentre ritenne Innocenzi parte offesa (salvo indagarlo per favoreggiamento, quando negò di aver ricevuto pressioni) e Masi rimase estraneo all’indagine. Trasmesso il fascicolo alla Procura di Roma, l’indagine passò poi al Tribunale dei ministri che soltanto una settimana fa, dopo ben 15 mesi, ha chiesto ai pm capitolini di mutare l’ipotesi di reato, trasformandola in abuso d’ufficio, sia per Berlusconi, sia per Masi e Innocenzi. Richiesta che la Procura di Roma, tre giorni fa, ha accolto effettuando l’iscrizione per i tre nel registro degli indagati. Il secondo fronte, quello che riguarda Minzolini, nasce dallo stesso filone d’indagine. Nel marzo 2010 – quando la Procura di Trani decide d’indagare su Berlusconi – il pool guidato da Capristo scrive al gip una richiesta: nel fascicolo ci sono centinaia di telefonate tra politici – parlamentari e non – con il “direttorissimo”. La procura chiede di sapere se devono essere distrutte, perché penalmente irrilevanti, oppure no.

La risposta è arrivata in queste ore. Alcune telefonate non vanno distrutte perché, secondo Oliveri del Castillo, hanno una rilevanza penale – per così dire – “diretta”. Altre – che secondo i gip, allo stesso modo, non meritano d’essere distrutte – hanno invece una rilevanza “indiretta”: aiutano a comprendere lo scenario, il contesto dell’eventuale reato, sono quindi utili per inquadrare penalmente la posizione di Minzolini. Al di là della vicenda penale, però, sarebbero utili anche a comprendere la correttezza della sua direzione al Tg1. E nelle conversazioni da “scenario”, tra le più significative, ci sono quelle con Maurizio Gasparri e Paolo Bonaiuti. Nei prossimi giorni, il pool della Procura di Trani e il suo capo, Nicola Maria Capristo, valuteranno le considerazioni del gip. Se dovessero poi aprire un fascicolo – eventualmente anche su Letta e Alemanno – l’indagine potrebbe essere trasferita a Roma.




I pm chiedono uso di intercettazioni per Romano e Vizzini.

La procura di Palermo ha trasmesso al gip la richiesta di autorizzazione. L'esponente del Pdl e il ministro dell'Agricoltura sono coinvolti nell'inchiesta su presunte tangenti pagate ai politici dal tributarista Gianni Lapis con denaro del "tesoro" dell'ex sindaco mafioso don Vito Ciancimino.

PALERMO. La Procura di Palermo ha trasmesso al gip la richiesta di autorizzazione all'uso delle intercettazioni relative ai parlamentari Carlo Vizzini (Pdl) e Saverio Romano, ministro dell'Agricoltura, coinvolti nell'inchiesta su presunte tangenti pagate ai politici dal tributarista Gianni Lapis con denaro del "tesoro" dell'ex sindaco mafioso don Vito Ciancimino. Entrambi sono accusati di corruzione aggravata dall'avere agevolato Cosa nostra.


Il gip ora dovrà fissare l'udienza in cui, sentite le parti, deciderà se le intercettazioni sono rilevanti per l'indagine. In questo caso invierà la richiesta di autorizzazione all'uso alle Camere di appartenenza dei due parlamentari: Vizzini è senatore, Romano, deputato. Nell'indagine è coinvolto anche l'ex governatore siciliano Salvatore Cuffaro in carcere per favoreggiamento aggravato dall'avere agevolato la mafia che, però, all'epoca delle intercettazioni che risalgono al 2003, non era parlamentare nazionale. Inizialmente era indagato anche l'ex senatore e assessore regionale dell'Udc Salvatore Cintola, nel frattempo deceduto.


Le repliche - "Se la richiesta di acquisire le intercettazioni tra me ed il noto tributarista prof Lapis risalenti al 2003 sarà inviata alla Camera ne chiederò l'utilizzo anche dovesse ravvisarsi il fumus persecutionis che nel mio caso sarebbe incendium". Così Saverio Romano, coordinatore nazionale PID, in una nota.


"Ho visionato con il mio avvocato Francesco Crescimanno, come previsto dalla legge, le intercettazioni. Dunque a noi sono note e corrispondono esattamente a quanto dichiarato da me alla Procura circa due anni fa quando non ne conoscevamo il contenuto". Lo dice il senatore Carlo Vizzini che commenta così la richiesta, trasmessa dalla Procura di Palermo al gip, di autorizzazione all'uso delle intercettazioni telefoniche relative ai parlamentari Carlo Vizzini (Pdl) e Saverio Romano, ministro dell'Agricoltura, coinvolti nell'inchiesta su presunte tangenti pagate ai politici dal tributarista Gianni Lapis con denaro del "tesoro" dell'ex sindaco mafioso don Vito Ciancimino.


"Non si parla né di affari, né di corruttele, - aggiunge - ma di somme che chiedo anche con insistenza o della cui sorte il Lapis mi informa in relazione ad un mio credito per un investimento in titoli fatto nel 1994 attraverso il professore, mio consulente fiscale, collega che conosco da 40 anni. Sono somme che richiesi dal 2001 fino all'inizio del 2004 e che ho faticato a riavere". "Abbiamo consegnato una documentazione di quanto affermo - prosegue - ed in particolare quella che dimostra l'investimento iniziale e poi come i miei titoli fossero stati venduti nel 1997 ma che solo nell'aprile del 2002 io sia stato informato di ciò. Questo avvenne nel corso di un incontro con Lapis cui partecipò anche un avvocato da me già indicato alla Procura, nel quale il professore calcolò gli interessi al maggio del 2002, certificando il mio credito. Solo all'inizio del 2004, infine, riebbi le mie somme". "Infine risulta dagli atti - conclude - che già nel 2009 avevo fatto mettere a verbale la mia disponibilità all'utilizzo delle intercettazioni anche senza il preventivo consenso del Senato".


http://www.gds.it/gds/sezioni/cronache/dettaglio/articolo/gdsid/166398/



venerdì 22 luglio 2011

Norvegia sotto assedio, bomba a Oslo Spari su meeting laburisti: decine i morti.


Sette vittime e oltre dieci feriti. Questo il bilancio dello scoppio di un auto-bomba che si è verificata oggi pomeriggio a Oslo nella sede del Vg, il maggiore quotidiano norvegese. La bomba è stata rivendicata da un sito jihadista che però smentisce. Secondo la polizia non si tratta di terrorismo islamico.


La Norvegia è sotto attacco. Dalle 13:20 Oslo si è trasformata in un inferno. Almeno una bomba e una sparatoria hanno causato un numero imprecisato di morti e feriti. Secondo gli investigatori ci sono elementi per affermare che i due attacchi sono collegati. Un’esplosione ha devastato il centro della capitale, investendo anche la sede del governo, e causando almeno sette morti e decine di feriti, tra cui almeno due gravi. Poco dopo, un uomo armato vestito da poliziotto ha raggiunto in barca l’isola di Utoya, a una trentina di chilometri dalla capitale, e ha aperto il fuoco in un campo estivo organizzato dall’Auf, l’ala giovanile del Partito Labourista. Lo sparatore è stato poi arrestato. La polizia lo ha collegato alla bomba scoppiata nel centro della città. In serata il Guardian riferisce il contenuto di un post pubblicato su twitter da un giornalista norvegese secondo il quale la polizia è convinta che gli attentati non siano di matrice terroristica internazionale


La polizia non è in grado di confermare le notizie di quattro vittime nel campus. Secondo una testimonianza raccolta dalla tv di Stato, sulla spiaggia dell’isola ci sarebbero addirittura una trentina di cadaveri. Per l’attacco di Utoya è stato arrestato un uomo di carnagione bianca, alto un metro e 90, in apparenza norvegese. Dopo l’esplosione nel centro di Oslo, il portavoce dell’ospedale universitario ha riferito di dieci persone ricoverate, alcune ferite gravemente. Il Guardian ha pubblicato un video registrato con un cellulare di una seconda potente esplosione, visibile da alcuni edifici in fondo alla strada devastata dalla prima bomba.

E’ ancora incerto il bilancio della sparatoria di Utoya, in cui sarebbero rimaste ferite almeno cinque persone. Intanto nel centro di Oslo, dove è stato schierato l’esercito, sono state evacuate la stazione centrale e le sedi dei principali media locali. Evacuati anche almeno due centri commerciali. Dopo gli attacchi è arrivata una rivendicazione sul web, di incerta attendibilità. Gli attentati avvenuti a Oslo sono “solo l’inizio”, si legge sul forum jihadista ‘Shmukh’ da Abu Sulayman al-Nasir del gruppo Ansar Jihad al-Alami, “Sostenitori del Jihad globale”. “E’ giunto all’Europa un altro messaggio dai mujaheddin” che non rimarranno “con le mani in tasca” davanti alla “guerra” degli Occidentali “contro l’Islam e i musulmani”. Oggi il bersaglio e’ stata la Norvegia, prosegue il messaggio, colpevole di partecipare al conflitto in Afghanistan e di aver insultato il profeta Maometto. “Dopo la battaglia di Stoccolma avevamo minacciato di condurre ulteriori operazioni” e “avevamo invitato gli stati europei a ritirare i loro eserciti dalle terre afghane”, afferma al-Nasir, che lancia un ulteriore avvertimento agli “europei: eseguite le richieste dei mujaheddin poiche’ cio’ che avete visto è solo l’inizio. Verranno attacchi ben piu’ grandi”.

Il premier norvegese Jens Stoltenberg, parlando da un luogo segreto che ha detto di non voler rivelare per motivi di sicurezza, ha affermato che “e’ troppo presto per parlare di attacco terroristico” e che ancora non si conoscono i colpevoli di quanto accaduto. Stoltenberg ha comunque ammesso che “ci troviamo davanti ad una situazione grave” e ha convocato per stasera una riunione d’emergenza del suo governo.




Il governo vara il Ddl costituzionale, dubbi sui tempi.



Taglio del numero dei parlamentari, bicameralismo perfetto e aumento dei poteri del premier. Al termine di un Consiglio dei ministri durato circa tre ore, il governo annuncia il via libera a un disegno di legge di riforma costituzionale delle istituzioni, che porta la firma di Silvio Berlusconi e Umberto Bossi.

Ma e' un'approvazione 'condizionata', quella che il Pdl concede al testo preparato dal leghista Roberto Calderoli. Ci saranno delle modifiche. E un confronto e' gia' iniziato sulla coerenza complessiva del ddl rispetto all'impianto costituzionale. Mentre un 'giallo' si consuma sulla dinamica di approvazione. A settembre ci sara' quella "definitiva", annuncia Berlusconi. Ma prima palazzo Chigi poi Calderoli, correggono: il varo e' gia' definitivo.

Il presidente del Consiglio si presenta da solo ai giornalisti al termine del Cdm, per illustrare la riforma. Accanto a lui non c'e' il suo autore, Calderoli, che probabilmente terra' la prossima settimana una seconda conferenza stampa tutta 'leghista', insieme a Bossi. Per sottolineare che dalla Lega e' venuta la spinta perche' fosse varata subito. Cosa cui il Pdl ha acconsentito, con qualche perplessita', ma ottenendo che ci sia spazio per modifiche.

E cosi' il ddl riceve oggi un'approvazione "salvo intese". Questo vuol dire, spiega Silvio Berlusconi, che durante l'estate saranno studiati cambiamenti al testo da "un comitato" composto da ministri, capigruppo di maggioranza e "giuristi esterni". Tra le perplessita' espresse in Cdm da alcuni ministri del Pdl, c'e' infatti la coerenza del testo, che andrebbe migliorata, rispetto all'architettura costituzionale. Inoltre ci sarebbe, secondo qualcuno, il nodo dei poteri da attribuire al 'primo ministro'.

Il Cavaliere lascia intravedere qualcuno degli aggiustamenti al ddl che vorrebbe, come una riforma della Corte costituzionale. E sottolinea che i poteri del 'primo ministro' saranno gli "stessi dei colleghi europei". Poi aggiunge che "sara' il premier a sciogliere le Camere", anche se la bozza Calderoli prevede che debba chiederlo al capo dello Stato.

Ad ogni modo, l'estate sara' tempo di riflessione. Per la messa a punto delle modifiche che, annuncia Berlusconi, portera' al via libera "definitivo" il 4 settembre (che e' domenica). Ma una nota di palazzo Chigi corregge: e' quello di oggi il varo definitivo, anche se il testo verra' presentato a Napolitano dopo la revisione, a settembre. Non ci sara' comunque nessun nuovo passaggio in Cdm, dice Calderoli. Che parla di un 'lapsus' del premier ed esprime la "grande soddisfazione" leghista.

Intanto, scetticismo e critiche si levano dall'opposizione. Sebbene Berlusconi abbia espresso la "speranza" di un varo condiviso, dopo "ampia discussione parlamentare". "L'Italia non ha bisogno del ddl Calderoli, che assomiglia a un volantino per le feste padane", taglia corto Gianfranco Fini.



Riforme, sì a ddl su riduzione parlamentari Berlusconi: ''Varo definitivo il 4 settembre''.


(Adnkronos)

Roma - (Adnkronos/Ign) - Via libera daConsiglio dei ministri al disegno di legge costituzionale che prevede anche l'istituzione del Senato federale. Provvedimento approvato con la formula 'salvo intese'. Assente Bossi, il premier 'coccola' Maroni e assicura: ''Nel pomeriggio sentirò al telefono il leader della Lega''. Calderoli: ''L'ok è definitivo, nessun altro passaggio in Cdm''. Sì della Camera all'arresto di Papa, sotto accusa il voto. Fini: "Non ci sono condizioni per responsabilità condivise"

Roma, 22 lug. (Adnkronos/Ign) - Via libera dal Consiglio dei ministri al disegno di legge costituzionale sulla riduzione del numero dei parlamentari, sull'istituzione del Senato federale e sulla forma di governo. Lo si apprende da ambienti di governo. Il provvedimento è stato approvato con la formula 'salvo intese'.

''Con l'approvazione ddl costituzionale abbiamo completato e assolto i nostri impegni di governo'' promessi agli elettori. Dopo la riforma della giustizia e quella fiscale, ''ora abbiamo varato quella dell'architettura istituzionale''. Lo ha detto Silvio Berlusconi a palazzo Chigi, che annuncia: ''Il 4 settembre ci sarà il varo definito del ddl di riforma costituzionale approvato oggi con la formula 'salvo intese'''.

E per quanto riguarda la manovra finanziaria, ''l'Europa ha fiducia in noi'' assicura Berlusconi, confermando che nel 2104 l'Italia ''raggiungerà il pareggio di bilancio''. Inoltre ''sono soddisfatto per il nostro apporto al vertice di ieri a Bruxelles sulla Grecia e oggi tutti i mercati stanno premiando l'euro. C'è l'aspettativa fondatissima che riusciremo entro il 2014 a raggiungere il pareggio di bilancio. La Ue è fiduciosa, perché la struttura del nostro sistema economico è sana, tutte le banche hanno superato gli stress test''.

Durante il Cdm - iniziato alle 9:45 e terminato alle 12:30 - tra il premier e la Lega non c'è stato alcuno scontro dopo le scintille di questi giorni legate al caso Papa. ''Ho sentito Calderoli e Maroni e ho avuto modo di conoscere la posizione in proposito di Bossi. Non c'è nessuna preoccupazione per la solidità e la tenuta della maggioranza. Nel pomeriggio sentirò al telefono Bossi'' ha assicurato Berlusconi.

Al Cdm il premier avrebbe chiesto al ministro dell'Interno di fare gli auguri di pronta guarigione al Senatur, assente perché ancora convalescente per l'operazione alla cataratta. Maroni ha lasciato il Consiglio dei ministri in anticipo per altri impegni istituzionali ma è stato salutato calorosamente dal presidente del Consiglio.

Da parte sua il ministro Roberto Calderoli esprime, anche a nome di tutta la Lega Nord ''grande soddisfazione per l'approvazione definitiva da parte del Consiglio dei ministri'' della proposta di riforma costituzionale. "Questo via libera definitivo - sottolinea - rappresenta un passaggio importantissimo, che conferma l'impronta riformatrice dell'operato di questo governo che, dopo il federalismo fiscale, ha concretizzato un altro fondamentale tassello nell'opera di cambiamento del Paese".

"Ci tengo a sottolineare come, a questo punto, non sia previsto nessun altro passaggio in Consiglio'' aggiunge, ''in quanto come ha precisato anche la nota diffusa da Palazzo Chigi l'approvazione della riforma costituzionale è stata definitiva. Pertanto, lo ribadisco, non ci sarà la necessità di ulteriori passaggi in Consiglio dei ministri ma occorrerà attendere solamente il tempo per recepire le proposte di modifica presentate dai ministri, prima dell'invio del testo al presidente della Repubblica per la sua firma".