lunedì 17 ottobre 2011

Berlusconi, telefonate shock a Lavitola "Facciamo fuori il tribunale di Milano"



Berlusconi, telefonate shock a Lavitola "Facciamo fuori il tribunale di Milano"


"Rivoluzione con milioni in piazza. Diamo l'assedio a Repubblica". E' l'autunno del 2009. Il premier parla con il direttore del'Avanti! di lodo Alfano, raccomandazioni alla Guardia di Finanza e soldi ai giornali

"Portiamo in piazza milioni di persone, facciamo fuori il palazzo di giustizia di Milano, assediamo Repubblica: cose di questo genere, non c'è un'alternativa...". Parola di Silvio Berlusconi nell'ottobre 2009. Sì, proprio lui. Si sfoga al telefono con Valter Lavitola, il giornalista-faccendiere incredibilmente di casa a palazzo Grazioli. Questa è solo una delle migliaia di telefonate raccolte negli atti dell'inchiesta di Pescara sui fondi dell'Avanti. Sta in un cd depositato al processo. Intercettazioni ormai pubbliche quindi. Sorprendenti. Confermano il rapporto strettissimo tra il premier e Lavitola. Che, come dice lui stesso, lo accompagna abitualmente in aeroporto. In questa stretta relazione il Cavaliere rivela i suoi odi e le sue ossessioni: "La situazione oggi in Italia è la seguente: la gente non conta un cazzo... Il Parlamento non conta un cazzo... Siamo nelle mani dei giudici di sinistra, sia nel penale che nel civile, che si appoggiano aRepubblica e a tutti i giornali di sinistra, e alla stampa estera". Qual è, allora, la ricetta risolutiva del premier? "Facciamo la rivoluzione, ma la rivoluzione vera". Colloqui continui tra Lavitola e il premier, l'affannosa ricerca di non farsi intercettare, di beffare "il maresciallo" che ascolta.

La segretaria Marinella, pressata da Lavitola, gli dice "lasciami vivere" e "togli il fiato". Ma lui dà ordini su chi e come deve entrare dal Dottore. Parla con tutti i palazzi del potere, tutti gli rispondono, spesso con insofferenza e con fastidio, ma è evidente dai colloqui registrati che nessuno gli può dire di no. Sembra un plenipotenziario occulto, la cui frase preferita è: "Ne ho parlato con il capo".

ASCOLTA GLI AUDIO DELLE INTERCETTAZIONI

Dottore come va?
Male male

(20 ottobre 2009 ore 9.30)

Lavitola. "Buongiorno dottore come va?".

Berlusconi. "Male male... dimmi...".

L. "Quando ci riusciamo a vedere un minuto?".

B. "Venerdì".

L. "Venerdì ok, l'altra faccenda ancora sulla questione editoria... Ma prima... Quello lì che poi ha incontrato, è andato bene (il riferimento è al generale Spaziante, ndr.)? Perché ho avuto riscontri entusiastici...".

(...)

B. "Non conto niente... Che cosa vuoi che conti... Hai visto la Corte Costituzionale che ha detto che io sono esattamente come gli altri ministri... quindi non ho bisogno di tutele... Allora, parliamoci chiaro, la situazione oggi in Italia è la seguente: la gente non conta un cazzo... Il Parlamento non conta un cazzo... Siamo nelle mani dei giudici di sinistra, sia nel penale che nel civile, che appoggiandosi alla Repubblica e a tutti i giornali di sinistra, alla stampa estera...".

L. "Ci fanno un culo come una casa...".

B. "Poi quando in Parlamento decidono qualcosa che alla sinistra non va, interviene il presidente della Repubblica che intanto non te la fa fare prima... come quella delle intercettazioni... e poi passa tutto alla Consulta, che hanno occupato, e con undici giudici la bocciano. Berlusconi è sputtanato, tiranneggiato, se va in tribunale a chiedere giustizia perché gli hanno dato del buffone... Berlusconi va a Messina, lavora tutta la mattina per rifare le case, va in chiesa e sta tre ore in piedi con la gamba che gli fa male, di fronte alle bare. Abbraccia tutti coloro che deve abbracciare perché hanno perso i cari eccetera ... Poi dalla chiesa va alla sua macchina e ha quindici giovani da una parte e dall'altra che gli dicono "assassino", "buffone", "vergogna", "vai via" "vai a casa", e non succede niente. Vado da un avvocato e gli dico "vorrei denunciare questi qua" e l'avvocato mi dice "lei vuol perdere soldi e tempo". Poi quando Berlusconi aggredito dalla stampa non dico non fa querela, ma semplicemente chiede un danno per far capire a questi giornali che non possono andare avanti così, rivolgendosi in maniera disarmata a quella magistratura civile che gli è ostile e dicendo "se per caso trovo un giudice onesto e vinco, quello che porto a casa lo da ad un'istituzione benefica... ti dicono che non c'è la libertà di stampa, che lui è un dittatore e portano il Parlamento Europeo a discutere e a votare sulla libertà di stampa in Italia... tu capisci che siamo a una situazione per cui: o io lascio, cosa che può essere anche possibile e che dato che non sto bene sto pensando anche di fare, oppure facciamo la rivoluzione, ma la rivoluzione vera... Portiamo in piazza milioni di persone, facciamo fuori il palazzo di giustizia di Milano, assediamoRepubblica: cose di questo genere, non c'è un'alternativa...".

L. "Presidente, però se lei mi permette la prima opzione scordiamocela per due o tre motivi: uno, si distrugge il Paese, due a lei la fanno a fettine sottili come la... come si chiama lì ... la bresaola diventa una cosa doppia, e mica solo a lei, a tutti quelli che...".

B. "Ci vediamo venerdì, ciao".

L. "Un bacio, grazie, buon viaggio".

Viene Spaziante
non lo deve sapere Milanese

(14 ottobre 2009 alle 9.45)

Lavitola raccomanda il generale della Gdf Emilio Spaziante a Berlusconi. "Per fare il numero due, non il numero uno, la mediazione la sta facendo il ministro" diceva al telefono. Il premier lo incontra a Palazzo Grazioli, come dimostra la conversazione tra Lavitola e una Marinella spazientita per la richiesta di tenere nascosta la cosa a Milanese.

L. "Sono Valter".

M. "Sì, è arrivato tutto, gliel'ho già messo sul tavolo, gli ho detto che lo deve leggere prima dell'incontro".

L. "La freccia alata, ascolta, siccome il generale sta venendo lì tra un quarto d'ora, mica c'è pure Letta all'appuntamento?".

M."No, Letta non c'è forse".

L. "Gli mandi qualcuno giù per farlo salire alle sei meno cinque?".

M. "Ma dove, davanti o dietro?".

L. "No... secondo me è meglio anche dietro?".

M. "A piazza Grazioli".

L. "Ma Valentino c'è lì?".

M. (a un altro telefono) "Qualcuno può scendere a prendere il generale Spaziante?".

L. "Valentino, o coso, siccome ci sta un certo Marco Milanese che non deve sapere niente assolutamente, vedi se fai in modo che non lo veda proprio nessuno, ... i due assistenti, chi c'è dei due?".

M. "Ci sono tutti e due in giro, io non posso nascondere gli assistenti, Valter per piacere, o dirgli andate a casa...".

L. "Hai ragione, ma vedi se puoi farlo entrare senza farlo vedere".

M. "Allora non deve entrare da noi, ma di là, perché se entra di qua ci vede Betta, Valter... Valter è a posto, ho già dato indicazione alla scorta, hai detto dietro, ho detto dietro, ciao, oh, togli il fiato, ciao".

Un telefono tranquillo
per parlare con il Dottore

(21 ottobre 2009, alle 18)

Lavitola. "Salve, sono Lavitola, Marinella c'è?".

Segretario. "Un attimo...".

Marinella "Pronto, sì, ciao, dimmi".

L. "Avevamo detto di sentirci per sapere se tu sai il Dottore che fa".

M. "Rimane qua ad Arcore".

L. "E domani?".

M."Ad Arcore. Se chiami domani ci parli al telefono... dai".

L. "Allora ascolta un secondo, siccome mo' io sto andando dove gli avevo detto che andavo no... lui mi deve dare un orario preciso in cui io lo chiamo da un telefono tranquillo, così il mio maresciallo in ascolto non sa gli affari miei...".

Manda a Schifani
gli appunti per l'emendamento

(30 ottobre 2009 alle 9.38)

L. "Buongiorno sono Walter... c'è Marinella".

Segretario "Un attimo"

L. "Bella buondì".

M."Sì, dimmi".

L. "Sei riuscita a dargli quella cosa a Schifani?".

M. "No, no no assolutamente, io non l'ho ancora visto e non riesco ancora a vederlo".

L. "Marinè..., vedi che il fatto è urgente perché oggi questi devono dare il parere di legittimità. Tu l'hai vista pure quella cosa firmata dai giornali (lettera di protesta perché il governo vuole tagliare i fondi all'editoria, ndr.)?".

M. "Sì, vista, e... niente, adesso comunque si sta informando anche un'altra persona su sta cosa".

L. "Vedi se è Bonaiuti, senno non combiniamo un cazzo".

M. "È Bonaiuti, è Bonaiuti, perché è il suo settore per cui non possiamo scavalcarlo. Chiama Bonaiuti".

L. "Ma lascia stare Bonaiuti, Bonaiuti l'ho sentito, chiede al Dottore di mandare questa cosa da Schifani.. ti prego, perché è importante".

M. "Ciao...".

L."Non me lo puoi passare?".

M. "No, non te lo posso passare, non abbiamo ancora modo di parlargli...".

L. "Che fa, chiamo tra un po'?".

M. "Prova, ciao".

(richiama dopo pochi minuti)

L. "Scusi, sono di nuovo Walter. Marinella?".

M. "Pronto..."

L. "Bella... ci pensavo un secondo... senza far casini, senza disturbare lui più di tanto... se tu ti facessi autorizzare a mandare solo la copia di quell'emendamento a Schifani, con due righe, dicendo vedi se si può renderlo ammissibile, senza...".

M. "Io non la faccio se non mi dà l'ok il capo".

L. "Ma è ovvio... Mi fai sapere?".




http://inchieste.repubblica.it/it/repubblica/rep-it/2011/10/17/news/berlusconi_lavitola-23345546/?ref=HREA-1



Bavaglio agli indignati. Chi ha organizzato i violenti? Palazzo sfrontato, tagli alle polizie e spese per nuovi viceministri

www.italiainformazioni.com

Quando si commette un crimine, la prima domanda che si pongono gli inquirenti riguarda il movente: chi poteva avere interesse a commetterlo? Quel centinaio di delinquenti con il volto coperto che si sono infiltrati nei cortei pacifici di ragazzi venuti da ogni parte d’Italia – forse duecentomila – hanno messo in pericolo la vita dei poliziotti, usato violenza e provocato danni, , danneggiando vetrine, autovetture e negozi, hanno oscurato le ragioni della protesta. Televisione, radio, internet, carta stampata hanno riferito dei crimini commessi, della violenza gratuita e, in qualche caso, addebitato ai partecipanti, pacifici e “arrabbiati” i crimini.

Il risultato che quel centinaio di facinorosi hanno raggiunto, dunque, è chiaro come la luce del sole: ribaltare tutto quanto, non più una manifestazione di protesta, ma l’indignazione dell’opinione pubbliche che, quasi unanimemente, ha condannato gli episodi di violenza. E’ stato servito su un piatto d’argento un formidabile alibi ai Palazzi per “seppellire” le buone ragioni della manifestazione.



Il movente, dunque, dei delinquenti, considerando i risultati, non poteva che essere uno solo: impedire agli indignati di farsi vedere, ascoltare e manifestare. Sono i Palazzi, dunque, ad avere tratto vantaggio dalla cieca gratuita violenza, non le ragioni della manifestazione. E’ dunque da sospettare che una regia occulta e trinariciuta abbia fatto in modo che ciò avvenisse? Se così non fosse, dobbiamo trarne la convinzione che il branco di delinquenti sia formato da idioti che riescono a fare danno a se stessi ed agli altri, rendendo un servigio ai loro avversari.

Appena 24 ore prima, con una sfrontata ed indecente decisione il governo aveva premiato e nominato quattro deputati vice ministri e sottosegretari. Senza vergogna, una sfida a viso aperto al buonsenso, alla coscienza civile, ad un’Italia in ginocchio, schiacciata dalla crisi e costretta a pagare le conseguenze di buchi di bilancio e ruberie commessi da coloro che tengono il cordone della borsa.

Il branco ha fatto del male ai lavoratori delle polizie, a semplici cittadini, a centinaia di migliaia di cittadini che avrebbero voluto urlare la loro indignazione anche per questo becero modo di esercitare il potere.

C’è anche lo sconcerto per la facilità con cui è stato possibile mettere a ferro e fuoco la Capitale e tenerla sotto scacco per ore.
E’ avvenuto altre volte, sempre a Roma. Bande di teppisti riconducibili a tifoserie locali sono state protagoniste di violenze inaudite. E in ogni occasione a pagare, in prima linea, i poliziotti, mandati talvolta allo sbaraglio. Unica trincea dello Stato governato con becera arroganza. Quei quattro nuovi membri dell’esecutivo in carica sono solo un insulto incancellabile ed in qualche modo, una violenza perpetrata ai danni della società civile.

Black bloc e governo, sullo stesso piano? No, la violenza fisica non ha niente a che vedere con la violenza politica, ma le conseguenze di questa possono essere più gravi di quelle prodotte dalla delle bande di teppisti.



http://www.italiainformazioni.it/giornale/politica/133973/bavaglio-agli-indignati-organizzato-violenti-palazzo-sfrontato-tagli-alle-polizie-spese-nuovi-viceministri.htm

Come previsto. - di Antonio Padellaro.



Primo. Cinquecento (o forse meno) teppisti organizzati hanno distrutto la gigantesca e pacifica manifestazione degli Indignati e messo in ginocchio un intero movimento. Il corteo di duecentomila giovani e meno giovani giunti a Roma da tutta Italia e da tutta Europa è stato minato, disarticolato e infine disperso da bande di incappucciati che per cinque ore, praticamente indisturbati hanno tenuto in ostaggio una città, bruciato auto, distrutto banche, saccheggiato negozi, incendiato un blindato dei carabinieri mettendo alle corde forze di polizia numericamente superiori.

Chi sono questi professionisti della guerriglia? Da dove vengono? Chi li guida? Chi li paga? Il ministro Maroni parla di “violenza inaccettabile” ma è mai possibile che malgrado i ripetuti allarmi dell’ intelligence, l’orda abbia potuto agire indisturbata?

Secondo. Non era difficile prevedere che un’enorme concentrazione di popolo in cui confluivano decine di sigle sindacali e movimentiste, priva di un qualsiasi servizio d’ordine, abbandonata a un’improvvisata autogestione diventasse l’habitat ideale della guerriglia annunciata.

Abbiamo visto i manifestanti arrivare allo scontro fisico con i violenti, e perfino bloccarli e consegnarli alle forze dell’ordine. Ma, e lo diciamo agli organizzatori, bisognava pensarci prima. Non vorremmo davvero che la logica dei “compagni che sbagliano” abbia reso ciechi e sordi quanti avrebbero potuto impedire o comunque denunciare l’infiltrazione nel corteo dei manipoli teppisti. I quali hanno inferto al movimento un danno incalcolabile proprio mentre in altre 82 capitali la protesta si dispiegava forte e pacifica.

Terzo. Il governatore Draghi, bersaglio simbolo della protesta, ha usato parole sagge accogliendo le ragioni del 99 per cento costretto a pagare il conto dell’1 per cento, presentato dalla grande finanza mondiale. Ma nessuno poteva pensare che un altro 1 per cento, questa volta armato di spranghe avrebbe potuto fare qualcosa di peggio alla generazione degli indignati.



http://www.ilfattoquotidiano.it/2011/10/16/come-previsto/164205/

domenica 16 ottobre 2011

Caritas: italiani sempre più poveri. In aumento i giovani che non studiano né lavorano




Nel nostro Paese sono 2,73 milioni le famiglie che vivono sotto la soglia dell'indigenza. Dal 2005 al 2010, in crescita del 60% gli under 35 che si rivolgono alle associazioni di volontariato.
La crisi economica cambia volto alla povertà. Anche in Italia, che si ritrova ogni anno che passa con meno risorse e più disperazione. Secondo il rapporto 2011 della Caritas (“Poveri di diritti”,Edizioni Il Mulino) sono 8,3 milioni i cittadini che vivono in povertà, pari al 13,8% della popolazione. Tra le fasce più colpite, le famiglie numerose, quelle con un solo genitore e i nuclei meridionali. Il dato che più colpisce, però, è un altro: in tempi di crisi economica la povertà sta cambiando volto, tanto che il 20% delle persone che si rivolgono ai Centri di ascolto in Italia ha meno di 35 anni.

In soli cinque anni, dal 2005 al 2010, del resto il numero di giovani che si rivolgono alle associazioni di volontariato è aumentato del 59,6%. Il 76,1% di essi, inoltre, non studia e non lavora, percentuale che nel 2005 era del 70%. Il rapporto sarà presentato domani a Roma da Caritas Italiana e Fondazione Zancan, in occasione della Giornata mondiale contro la povertà, secondo cui l’Italia è ben lontana dal trovare una soluzione efficace alla piaga della povertà: se nel 2009 erano 7,8 milioni i poveri (13,1%), nel 2010 hanno raggiunto quota 8,3 milioni (13,8%). In totale, in Italia sono 2,73 milioni le famiglie povere.


Indignati: Ugl Polizia accusa Maroni.




«Grave sottovalutazione da parte del ministro degli Interni».









«Se i poliziotti distratti presso gli stadi per le partite di calcio fossero stati impiegati per la manifestazione, gli incidenti e i danni sarebbero stati sicuramente molto meno gravi». A parlare è il segretario generale dell'Ugl Polizia di Stato Valter Mazzetti riferendosi ai disordini di Roma, evidenziando la «grave sottovalutazione da parte di Maroni. Poichè da tempo si sapeva che il corteo degli indignati sarebbe stato imponente e che avrebbe potuto sfociare anche in violenze», ha detto Mazzatti.
TROPPA LEGGEREZZA DA PARTE DI MARONI. E ha poi aggiunto che «il ministro Maroni avrebbe dovuto sospendere le partite di calcio e impiegare nella manifestazione di Roma le forze dell'ordine lì distratte. Gli oltre 30 feriti al momento registrati, sono l'ennesimo tributo che le forze dell'ordine stanno pagando ai teppisti di professione che abbiamo già visto all'opera nelle scorse settimane in Val di Susa. Tuttavia, ancora una volta il personale impiegato ha dato dimostrazione di grande professionalità e di senso di responsabilità per aver saputo resistere alle innumerevoli ed indegne provocazioni dei facinorosi. I fatti di Roma» ha concluso Mazzetti «dimostrano che mentre il governo continua a tagliare i fondi e le risorse al comparto sicurezza e agli operatori, i poliziotti e gli altri appartenenti alle forze dell'ordine vengono costretti a fronteggiare violenti di tutti i tipi con mezzi e modalità operative palesemente inadeguati».

No comment.


Si commenta da sola.

La rabbia dei poliziotti sui forum web "Perché niente cariche ai Black bloc?"




Su internet i commenti degli agenti ai fatti di ieri. Tra perplessità sulla gestione dell'ordine pubblico e protesta contro i tagli alla sicurezza.


di MARCO PASQUA

CE l'hanno con chi, ieri, ha avuto la responsabilità di gestire l'ordine pubblico e i movimenti delle forze dell'ordine. Ma anche con il governo che, con i suoi tagli alla sicurezza, da tempo, non li mette più in condizioni di operare in sicurezza. Il giorno dopo la guerriglia che ha sconvolto Roma, i più indignati sembrano essere gli agenti di pubblica sicurezza che si sfogano sul forum di Poliziotti. it.

La rabbia è palpabile. Non si sentono più tutelati dallo Stato e, soprattutto, non capiscono perché ieri sia stata concessa la possibilità alle frange più violente di manifestanti di scagliarsi contro gli uomini in divisa. L'interrogativo viene sollevato da Mauro C.: "Una domanda mi sorge spontanea: perché polizia e carabinieri non hanno caricato i black bloc e se ne sono stati lì fermi? I manifestanti pacifici hanno chiesto a gran voce il loro intervento per disperdere le componenti violente che erano nel corteo". Gli risponde polemico un agente, che si firma Woobinda69: "La domanda la dovresti porre ai nostri superiori che coordinano e dirigono il servizio. Ai validi servizi informativi. Qui mi fermo". "Grazie a chi ha permesso a 400/500 teppisti di mettere a ferro e fuoco una città", commenta Gpg3. Ma per alcuni, la spiegazione di un atteggiamento piuttosto "morbido" da parte degli agenti va ricercata nei drammatici fatti del G8 di Genova, nel 2001: "Dopo Genova  -  scriva l'utente dago113 - nessuno ha voglia di passare per lo sbirro cattivo meglio fare la parte del fancacazzista. Si campa più a lungo". 


Una linea condivisa da uno dei moderatori, leone17: "Nessuno vuole più intervenire senza garanzie, e non parlo di garanzie di impunità, semplici garanzie per operare al meglio. Poi, per quanto mi riguarda, questi esseri sarebbero dovuti finire ad ingrassare le ruote dei blindati, perché quando si vuole la guerra quello si merita, e non mi si vengano a fare i soliti discorsi del piffero. Perché non interveniamo? Perché non abbiamo più voglia di essere indagati, condannati, messi alla gogna e fare un mutuo pure per ripagare questi rifiuti della società". Per "soldato. blu" la priorità per gli agenti deve essere quella di non commettere errori: "Dopo Genova c'è gente che si è ipotecata casa per pagare i danni ed io, il mio esiguo stipendio, me lo voglio mangiare e non certo regalare a qualche avvocato o a qualche babbione con la cresta da gallo in testa. Sindrome di Genova si chiama? Sì, e sindrome sia. Fin quando questi politici continueranno ad ingozzarsi senza pensare ad altri modalità di gestione dell'ordine pubblico, io continuerò a guardarmi le chiappe: sfasciano? Si riaggiusterà. Bruciano? idem. Distruggono statue sacre in puro stile talebano? Ci penserà la chiesa a scomunicarli".

Sul banco degli imputati finiscono anche i rappresentanti di un governo che taglia alle forze di polizia e che, in queste ore, hanno pure espresso la loro solidarietà agli agenti. "Tutti i politici ad esprimere solidarietà alle forze dell'ordine, a parole  -  attacca Hutchinson - perché i fatti dicono che questo governicchio taglia altri 80 milioni dalle tasche di poliziotti e carabinieri. Credo che sia giunto il momento che queste facce di bronzo (l'eufemismo è palese), si difendano da soli dai black bloc oggi, e dai comuni cittadini un domani". "Seppure perfettamente consapevoli di essere abbandonati a noi stessi senza risorse, ed ad essere presi a calci in bocca ingiustamente per delle loro macchinazioni politico giornalistiche,  ancora una volta abbiamo dimostrato di avere un senso dell'onore incommensurabile", commenta Kronos. Harryb è tra quanti non si sentono più tutelati nello svolgere il proprio lavoro quotidiano: "Basta, siamo stufi di fare da capri espiatori per una politica vigliacca, basta rischiare in prima persona quando il sistema giustizia fa acqua da tutte le parti, quando il Paese vuole questo. Con la solidarietà (falsa come una banconota da tremila lire) dei politici non si paga l'avvocato. L'Italia di oggi non merita il nostro impegno, il nostro sacrificio". Sfogo che viene subito raccolto da un altro agente: "E' ora di starsene a casa e far vedere a tutti quanto siamo indignati".

Un amministratore del forum respinge al mittente la solidarietà dei politici, visto che"sono i primi responsabili di questo stato di cose e che anche nelle nostre tasche hanno messo le mani e quando dico nostre intendo anche i tagli che, di Governo in Governo, hanno quasi messo in ginocchio la Polizia". Ma la responsabilità dei fatti di ieri va cercata, più che nei funzionari della Questura, nei vertici del ministero dell'Interno: "Il Questore Tagliente in fatto di ordine pubblico é tutto tranne che uno sprovveduto. E' evidente che la strategia viene imposta secondo le direttive impartite dal Ministro dell'Interno. Allora, se il Questore é da dimettere, il primo ad andarsene dovrebbe essere il Ministro, quindi il Capo, poi il Prefetto. Ma non é così che funziona. Oggi si protesta per un atteggiamento morbido, ma cosa sarebbe successo se si fosse usata una linea più dura e repressiva?", scrive Webcop. La voglia di adottare un approccio decisamente più duro, nei confronti dei violenti, è forte. Lo scrive a chiare lettere Folgore.45: "Io resto di un'opinione. Rompergli le rotule, così la prossima volta, con la sedia rotelle, non potranno fare questi macelli". "Che schifo ragazzi, questo Stato garantista perde su tutti i fronti, ci stanno schiacciando, solo perché i politici lo vogliono, solo perché questa Italia ha il ventre molle, perché non ci lasciano fare?", si chiede Skymap.