"Rivoluzione con milioni in piazza. Diamo l'assedio a Repubblica". E' l'autunno del 2009. Il premier parla con il direttore del'Avanti! di lodo Alfano, raccomandazioni alla Guardia di Finanza e soldi ai giornali
"Portiamo in piazza milioni di persone, facciamo fuori il palazzo di giustizia di Milano, assediamo Repubblica: cose di questo genere, non c'è un'alternativa...". Parola di Silvio Berlusconi nell'ottobre 2009. Sì, proprio lui. Si sfoga al telefono con Valter Lavitola, il giornalista-faccendiere incredibilmente di casa a palazzo Grazioli. Questa è solo una delle migliaia di telefonate raccolte negli atti dell'inchiesta di Pescara sui fondi dell'Avanti. Sta in un cd depositato al processo. Intercettazioni ormai pubbliche quindi. Sorprendenti. Confermano il rapporto strettissimo tra il premier e Lavitola. Che, come dice lui stesso, lo accompagna abitualmente in aeroporto. In questa stretta relazione il Cavaliere rivela i suoi odi e le sue ossessioni: "La situazione oggi in Italia è la seguente: la gente non conta un cazzo... Il Parlamento non conta un cazzo... Siamo nelle mani dei giudici di sinistra, sia nel penale che nel civile, che si appoggiano aRepubblica e a tutti i giornali di sinistra, e alla stampa estera". Qual è, allora, la ricetta risolutiva del premier? "Facciamo la rivoluzione, ma la rivoluzione vera". Colloqui continui tra Lavitola e il premier, l'affannosa ricerca di non farsi intercettare, di beffare "il maresciallo" che ascolta.La segretaria Marinella, pressata da Lavitola, gli dice "lasciami vivere" e "togli il fiato". Ma lui dà ordini su chi e come deve entrare dal Dottore. Parla con tutti i palazzi del potere, tutti gli rispondono, spesso con insofferenza e con fastidio, ma è evidente dai colloqui registrati che nessuno gli può dire di no. Sembra un plenipotenziario occulto, la cui frase preferita è: "Ne ho parlato con il capo".
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Dottore come va?
Male male
(20 ottobre 2009 ore 9.30)
Lavitola. "Buongiorno dottore come va?".
Berlusconi. "Male male... dimmi...".
L. "Quando ci riusciamo a vedere un minuto?".
B. "Venerdì".
L. "Venerdì ok, l'altra faccenda ancora sulla questione editoria... Ma prima... Quello lì che poi ha incontrato, è andato bene (il riferimento è al generale Spaziante, ndr.)? Perché ho avuto riscontri entusiastici...".
(...)
B. "Non conto niente... Che cosa vuoi che conti... Hai visto la Corte Costituzionale che ha detto che io sono esattamente come gli altri ministri... quindi non ho bisogno di tutele... Allora, parliamoci chiaro, la situazione oggi in Italia è la seguente: la gente non conta un cazzo... Il Parlamento non conta un cazzo... Siamo nelle mani dei giudici di sinistra, sia nel penale che nel civile, che appoggiandosi alla Repubblica e a tutti i giornali di sinistra, alla stampa estera...".
L. "Ci fanno un culo come una casa...".
B. "Poi quando in Parlamento decidono qualcosa che alla sinistra non va, interviene il presidente della Repubblica che intanto non te la fa fare prima... come quella delle intercettazioni... e poi passa tutto alla Consulta, che hanno occupato, e con undici giudici la bocciano. Berlusconi è sputtanato, tiranneggiato, se va in tribunale a chiedere giustizia perché gli hanno dato del buffone... Berlusconi va a Messina, lavora tutta la mattina per rifare le case, va in chiesa e sta tre ore in piedi con la gamba che gli fa male, di fronte alle bare. Abbraccia tutti coloro che deve abbracciare perché hanno perso i cari eccetera ... Poi dalla chiesa va alla sua macchina e ha quindici giovani da una parte e dall'altra che gli dicono "assassino", "buffone", "vergogna", "vai via" "vai a casa", e non succede niente. Vado da un avvocato e gli dico "vorrei denunciare questi qua" e l'avvocato mi dice "lei vuol perdere soldi e tempo". Poi quando Berlusconi aggredito dalla stampa non dico non fa querela, ma semplicemente chiede un danno per far capire a questi giornali che non possono andare avanti così, rivolgendosi in maniera disarmata a quella magistratura civile che gli è ostile e dicendo "se per caso trovo un giudice onesto e vinco, quello che porto a casa lo da ad un'istituzione benefica... ti dicono che non c'è la libertà di stampa, che lui è un dittatore e portano il Parlamento Europeo a discutere e a votare sulla libertà di stampa in Italia... tu capisci che siamo a una situazione per cui: o io lascio, cosa che può essere anche possibile e che dato che non sto bene sto pensando anche di fare, oppure facciamo la rivoluzione, ma la rivoluzione vera... Portiamo in piazza milioni di persone, facciamo fuori il palazzo di giustizia di Milano, assediamoRepubblica: cose di questo genere, non c'è un'alternativa...".
L. "Presidente, però se lei mi permette la prima opzione scordiamocela per due o tre motivi: uno, si distrugge il Paese, due a lei la fanno a fettine sottili come la... come si chiama lì ... la bresaola diventa una cosa doppia, e mica solo a lei, a tutti quelli che...".
B. "Ci vediamo venerdì, ciao".
L. "Un bacio, grazie, buon viaggio".
Viene Spaziante
non lo deve sapere Milanese
(14 ottobre 2009 alle 9.45)
Lavitola raccomanda il generale della Gdf Emilio Spaziante a Berlusconi. "Per fare il numero due, non il numero uno, la mediazione la sta facendo il ministro" diceva al telefono. Il premier lo incontra a Palazzo Grazioli, come dimostra la conversazione tra Lavitola e una Marinella spazientita per la richiesta di tenere nascosta la cosa a Milanese.
L. "Sono Valter".
M. "Sì, è arrivato tutto, gliel'ho già messo sul tavolo, gli ho detto che lo deve leggere prima dell'incontro".
L. "La freccia alata, ascolta, siccome il generale sta venendo lì tra un quarto d'ora, mica c'è pure Letta all'appuntamento?".
M."No, Letta non c'è forse".
L. "Gli mandi qualcuno giù per farlo salire alle sei meno cinque?".
M. "Ma dove, davanti o dietro?".
L. "No... secondo me è meglio anche dietro?".
M. "A piazza Grazioli".
L. "Ma Valentino c'è lì?".
M. (a un altro telefono) "Qualcuno può scendere a prendere il generale Spaziante?".
L. "Valentino, o coso, siccome ci sta un certo Marco Milanese che non deve sapere niente assolutamente, vedi se fai in modo che non lo veda proprio nessuno, ... i due assistenti, chi c'è dei due?".
M. "Ci sono tutti e due in giro, io non posso nascondere gli assistenti, Valter per piacere, o dirgli andate a casa...".
L. "Hai ragione, ma vedi se puoi farlo entrare senza farlo vedere".
M. "Allora non deve entrare da noi, ma di là, perché se entra di qua ci vede Betta, Valter... Valter è a posto, ho già dato indicazione alla scorta, hai detto dietro, ho detto dietro, ciao, oh, togli il fiato, ciao".
Un telefono tranquillo
per parlare con il Dottore
(21 ottobre 2009, alle 18)
Lavitola. "Salve, sono Lavitola, Marinella c'è?".
Segretario. "Un attimo...".
Marinella "Pronto, sì, ciao, dimmi".
L. "Avevamo detto di sentirci per sapere se tu sai il Dottore che fa".
M. "Rimane qua ad Arcore".
L. "E domani?".
M."Ad Arcore. Se chiami domani ci parli al telefono... dai".
L. "Allora ascolta un secondo, siccome mo' io sto andando dove gli avevo detto che andavo no... lui mi deve dare un orario preciso in cui io lo chiamo da un telefono tranquillo, così il mio maresciallo in ascolto non sa gli affari miei...".
Manda a Schifani
gli appunti per l'emendamento
(30 ottobre 2009 alle 9.38)
L. "Buongiorno sono Walter... c'è Marinella".
Segretario "Un attimo"
L. "Bella buondì".
M."Sì, dimmi".
L. "Sei riuscita a dargli quella cosa a Schifani?".
M. "No, no no assolutamente, io non l'ho ancora visto e non riesco ancora a vederlo".
L. "Marinè..., vedi che il fatto è urgente perché oggi questi devono dare il parere di legittimità. Tu l'hai vista pure quella cosa firmata dai giornali (lettera di protesta perché il governo vuole tagliare i fondi all'editoria, ndr.)?".
M. "Sì, vista, e... niente, adesso comunque si sta informando anche un'altra persona su sta cosa".
L. "Vedi se è Bonaiuti, senno non combiniamo un cazzo".
M. "È Bonaiuti, è Bonaiuti, perché è il suo settore per cui non possiamo scavalcarlo. Chiama Bonaiuti".
L. "Ma lascia stare Bonaiuti, Bonaiuti l'ho sentito, chiede al Dottore di mandare questa cosa da Schifani.. ti prego, perché è importante".
M. "Ciao...".
L."Non me lo puoi passare?".
M. "No, non te lo posso passare, non abbiamo ancora modo di parlargli...".
L. "Che fa, chiamo tra un po'?".
M. "Prova, ciao".
(richiama dopo pochi minuti)
L. "Scusi, sono di nuovo Walter. Marinella?".
M. "Pronto..."
L. "Bella... ci pensavo un secondo... senza far casini, senza disturbare lui più di tanto... se tu ti facessi autorizzare a mandare solo la copia di quell'emendamento a Schifani, con due righe, dicendo vedi se si può renderlo ammissibile, senza...".
M. "Io non la faccio se non mi dà l'ok il capo".
L. "Ma è ovvio... Mi fai sapere?".
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