Dalla Dc al Pci, da Forza Italia ai Ds, dai semplici assessori fino ai parlamentari. Ecco i verbali di Pietro Di Vincenzo, in cui l'ex presidente di Confindustria Caltanissetta racconta di aver elargito finanziamenti a decine di esponenti politici siciliani degli ultimi vent'anni:da Maira a Riggio, da Nicolosi a D'Acquisto, passando da Crisafulli e Cardinale.
di Giuseppe Pipitone
di Giuseppe Pipitone
Snocciolati in rigido ordine alfabetico ci sono tutti o quasi i politici siciliani degli ultimi tempi: dalla Dc al Pci, da Forza Italia ai Ds, dai semplici assessori fino ai parlamentari. Sembra quasi una sorta di nomenclatura trasversale degli esponenti pubblici degli ultimi vent’anni quella che l’ex presidente di Confindustria Caltanissetta, Pietro Di Vincenzo ha recitato davanti ai magistrati della Dda nissena. Di Vincenzo, costruttore edile, è imputato per riciclaggio, estorsione ed intestazione fittizia di beni, dopo che nel giugno del 2010 era stato arrestato dal Gico della Guardia di Finanza.
A casa sua venne trovata una lista dettagliata di esponenti politici e una annotazione di servizio del Gico ai superiori contenente l’elenco dei beni dell’imprenditore da sequestrare. Nei due interrogatori del 6 e 11 agosto dello stesso anno Di Vincenzo racconta che quel documento delle fiamme gialle gli era stato consegnato in anticipo dal suo confessore don Pippo Macrì. In più conferma al procuratore aggiunto Amedeo Bertone e al sostituto Giovanni Di Leo di aver finanziato molti dei politici siciliani tra quelli appuntati nel “pizzino” trovato a casa sua “La politica – racconta il costruttore - faceva da copertura con la pubblica amministrazione per consentire la realizzazione dei pubblici appalti conseguiti dalle mie società, perché essa interveniva sulla burocrazia”.
A casa sua venne trovata una lista dettagliata di esponenti politici e una annotazione di servizio del Gico ai superiori contenente l’elenco dei beni dell’imprenditore da sequestrare. Nei due interrogatori del 6 e 11 agosto dello stesso anno Di Vincenzo racconta che quel documento delle fiamme gialle gli era stato consegnato in anticipo dal suo confessore don Pippo Macrì. In più conferma al procuratore aggiunto Amedeo Bertone e al sostituto Giovanni Di Leo di aver finanziato molti dei politici siciliani tra quelli appuntati nel “pizzino” trovato a casa sua “La politica – racconta il costruttore - faceva da copertura con la pubblica amministrazione per consentire la realizzazione dei pubblici appalti conseguiti dalle mie società, perché essa interveniva sulla burocrazia”.
Lui lo chiama "il costo della politica" ma non è altro che un lungo elenco che parte addirittura da Severino Citaristi, storico segretario amministrativo della Dc ai tempi di Tangentopoli. In mezzo una pletora di politici della prima e della seconda repubblica a cui Di Vincenzo racconta di aver versato finanziamenti a vario titolo. Tra i beneficiari ci sarebbero l’attuale presidente dell’Enac Vito Riggio, il vice presidente dell’Antimafia siciliana Rudy Maira (Pid), l’ex deputato di Forza Italia Ugo Grimaldi, e ben quattro ex presidenti siciliani dello scudocrociato:Rino Nicolosi, Mario D’Acquisto, Vincenzo Leanza e Matteo Graziano.
Di Vincenzo avrebbe avuto ottimi rapporti anche con la sinistra. Dal Pci dell’onorevole Sanfilippo - che avrebbe distribuito il contante a tutti gl’altri parlamentari - fino agli esponenti del Pd Mirello Crisafulli e Beppe Lumia. Riguardo al denaro “donato” all’ex presidente della commissione Antimafia, l’imprenditore, già processato e assolto in appello per mafia in passato, racconta che durante la costruzione dell’impianto di depurazione di Carini, venne avvicinato dal presidente del consorzio Asi, tale Tomasello, che gli chiese denaro da corrispondere all’onorevole Lumia. Circa 100 milioni di lire dell’epoca. “Conoscevo personalmente Lumia – spiega Di Vincenzo ai magistrati - che aveva avuto parola d’apprezzamento nel consiglio comunale di Gela, l'ho incontrato a Roma un mese dopo all’edicola di piazza Argentina e ho capito che il denaro era arrivato a lui”.
Di Vincenzo avrebbe avuto ottimi rapporti anche con la sinistra. Dal Pci dell’onorevole Sanfilippo - che avrebbe distribuito il contante a tutti gl’altri parlamentari - fino agli esponenti del Pd Mirello Crisafulli e Beppe Lumia. Riguardo al denaro “donato” all’ex presidente della commissione Antimafia, l’imprenditore, già processato e assolto in appello per mafia in passato, racconta che durante la costruzione dell’impianto di depurazione di Carini, venne avvicinato dal presidente del consorzio Asi, tale Tomasello, che gli chiese denaro da corrispondere all’onorevole Lumia. Circa 100 milioni di lire dell’epoca. “Conoscevo personalmente Lumia – spiega Di Vincenzo ai magistrati - che aveva avuto parola d’apprezzamento nel consiglio comunale di Gela, l'ho incontrato a Roma un mese dopo all’edicola di piazza Argentina e ho capito che il denaro era arrivato a lui”.
Ma l'esponente politico maggiormente finanziato dall’imprenditore sarebbe invece Salvatore Cardinale, ex Ministro delle Comunicazioni di D’Alema, a cui Di Vincenzo avrebbe fornito una sorta di “protezione ad ombrello” ovvero una “protezione a 360 gradi” indipendentemente dal ruolo politico di Cardinale, visti i rapporti personali che li legavano. Addirittura quando Cardinale era Ministro, Di Vincenzo fece un investimento in una società leader del nuova telefonia UMTS, considerato all’epoca “l’affare del secolo”. Investimento che però si rivelerà infruttuoso.
I rapporti del costruttore edile con il mondo della politica sono continui e di vario tipo: ad alcuni paga i manifesti, ad altri finanzia la campagna elettorale, ad altri ancora regala denaro. Elargizioni effettuate grazie a fondi neri che l’imprenditore nisseno cataloga in libri contabili con nomi in codice che si riferiscono ad i vari esponenti politici.
Tutto questo affinchè i politici premessero sui dipendenti della pubblica amministrazione per agevolare la ditta Di Vincenzo nelle operazioni burocratiche durante i lavori degli appalti vinti. “Il ministro o l'uomo politico trasmette un messaggio positivo alla burocrazia da quel momento il contratto anzichè impiegarci 8 mesi per essere stipulato si stipula subito” spiega Di Vincenzo, assistito dall'avvocato Gioacchino Genchi che per ricostruire la storia delal Tangetopoli siciliana degli anni '90 ha chiamato come testi della difesa il collaboratore di giustizia Antonino Giuffrè e gli ex ufficiali del Ros Mario Mori e Mauro Obinu.
Tutto questo affinchè i politici premessero sui dipendenti della pubblica amministrazione per agevolare la ditta Di Vincenzo nelle operazioni burocratiche durante i lavori degli appalti vinti. “Il ministro o l'uomo politico trasmette un messaggio positivo alla burocrazia da quel momento il contratto anzichè impiegarci 8 mesi per essere stipulato si stipula subito” spiega Di Vincenzo, assistito dall'avvocato Gioacchino Genchi che per ricostruire la storia delal Tangetopoli siciliana degli anni '90 ha chiamato come testi della difesa il collaboratore di giustizia Antonino Giuffrè e gli ex ufficiali del Ros Mario Mori e Mauro Obinu.