mercoledì 11 gennaio 2012

Marito e moglie si suicidano: per anni avevano denunciato alla politica il loro stato di indigenza.





Domenica 8 gennaio si è consumato l'ennesimo dramma della povertà e della disperazione. La perdita del lavoro, il sentirsi un peso per la società, la consapevolezza di non avere più voce per farsi ascoltare. Sono questi i motivi che hanno spinto una coppia a porre fine alla loro esistenza. Una tragedia annunciata quella di Salvatore De Salvo, 69 anni, ex rappresentante di commercio, e della moglie Antonia Azzolini, 69 anni. Ieri sera hanno trovato lei distesa sul letto dell'Hotel Sette Mari a Palese, lui l'avevano già trovato all'alba mezzo nudo tra le alghe del lido San Francesco. Già altre volte la coppia aveva tentato il gesto estremo. Da anni erano ospiti di una casa di accoglienza prima in via Napoli a Bari, poi a Triggiano. Ma soprattutto lui, Salvatore, non si era mai arreso a questa condizione di indigenza derivata dalla perdita del lavoro prima e dalla vendita della casa dopo per far fronte alle spese. Ha scritto a tutti, dal presidente della Repubblica in giù, chiedendo aiuto. Un lavoro, prima di tutto. Ha continuato a lottare fino a quando si è reso conto che gridava invano. 

QUI L'ULTIMA INTERVISTA E IL DISPERATO APPELLO PRIMA DEL SUICIDIO:

Fisco leggero, la Corte dei Conti: «Manette agli evasori? Mai applicate»



La legge che specifica le sanzioni per chi evade presenta enormi «punti di debolezza» e ha effetti controproducenti.

Una gazzella della Guardia di Finanza

MILANO - Il presidente del Consiglio, Mario Monti, qualche giorno fa è stato caustico: «le mani nelle tasche degli italiani le mettono gli evasori». E anche i controlli della Guardia di Finanza a Cortina vanno in questa direzione: contrastare i fenomeni di elusione fiscale.
LEGGE LASSISTA - Eppure le manette agli evasori sono rimaste «per lo più inapplicate o hanno avuto risultati del tutto insoddisfacenti e talvolta anche controproducenti». Ad affermarlo è la Corte dei Conti che nel 2012 avvierà una specifica indagine per verificarne la concreta applicazione e gli eventuali «punti di debolezza».
I CONSUMI E L'EVASIONE - E a proposito di evasione fiscale nel 2011 in Italia sono state immatricolate 110.855 auto di lusso, cioè con almeno 2.800 cc di cilindrata, di cui oltre 53 mila al Nord. Dai 2.806 controlli incrociati con le denunce dei redditi dei proprietari, effettuati dall'Agenzia delle Entrate l'anno scorso, è stata accertata una maggiore imposta di 68.645.189 euro (derivante dal reddito non dichiarato). Lo scrive Panorama nel numero in edicola giovedì. Di questa somma, 12.488.486 euro - si legge nelle anticipazioni - sono stati già incassati dall'erario perchè i titolari delle auto hanno ammesso l'evasione. «L'evasione media, pur con i limiti di un simile calcolo, è di 24.463 euro ma l'Agenzia proseguirà gli accertamenti sugli stessi soggetti per individuare eventuali altri redditi non denunciati», scrive ancora il settimanale.

Malinconico, bonifico al Pellicano Il proprietario: "Restituito, noi già pagati"




Il rimborso per i soggiorni del sottosegretario alla presidenza del Consiglio di Monti al resort di lusso di Porto Ercole nel 2007 e 2008 è arrivato questa mattina. Ma a pagare il conto era stato Piscicelli, l'imprenditore indagato nell'ambito dell'inchiesta sulla cricca per gli appalti del G8 dell'Aquila.


ROMA - Il bonifico annunciato da Carlo Malinconico a saldo delle vacanze "a scrocco" delle estati 2007 e 2008 al relais et chateau "Il Pellicano" di Porto Ercole - il caso che lo ha portato alle dimissioni 1 - è arrivato questa mattina. Cinque anni dopo. E - se si volesse fare ironia - all'indirizzo sbagliato. Infatti la somma è arrivata al proprietario dell'albergo di lusso dove Malinconico, all'epoca segretario generale alla presidenza del Consiglio, era stato ospite a spese dell'imprenditore Francesco Maria De Vito Piscicelli. Semmai, si potrebbe dire, è a Piscicelli che il bonifico sarebbe dovuto arrivare. Per rimborso.

"Ho ricevuto questa mattina un bonifico per soggiorni del signor Malinconico nel 2007 e 2008, ma nulla ci è dovuto", puntualizza Roberto Sciò, il proprietario del Pellicano. "Abbiamo ricevuto una somma di oltre 19mila euro con la motivazione soggiorni 2007-2008, ma quei soldi non possiamo accettarli. Quel conto era già stato saldato", ha aggiunto Sciò. "Nei giorni scorsi avevamo ricevuto una comunicazione con cui ci annunciavano un pagamento, ma fino a questa mattina nulla ci era pervenuto". 

Un pasticcio, insomma. Una volta scoppiato il caso, Malinconico ha detto di non avere nulla da rimproverarsi, avendo già provveduto al rimborso. Il bonifico è arrivato questa mattina, a distanza di anni

dai soggiorni. E' stato quindi ordinato lunedì scorso, il giorno prima delle dimissioni di Malinconico dall'incarico di sottosegretario alla presidenza del Consiglio, quando la storia era deflagrata, mettendo in forte imbarazzo il governo Monti. 

"Ho appreso la notizia dell'avvenuto bonifico dalla mia amministrazione questa mattina", dice Sciò, "e gli addetti sapevano che dovevano restituirlo". Perché era già stato l'impreditore Piscicelli a farsi carico del conto. Che, in un'intervista oggi a Repubblica sul rimborso dichiara: "Li avrà mandati a Roberto (Sciò). Quando me li girerà li devolverò in beneficenza". Piscicelli si dice dispiaciuto per Malinconico - che ha sostenuto di non sapere chi pagava i conti - ma è sicuro che il sottosegretario era al corrente di chi saldava i soggiorni. "E' vero che pagavo io, ma il cadeau del Pellicano era da parte di Balducci", aggiunge. "Io facevo quello che mi diceva Balducci - prosegue -, non gli si poteva dire di no. Perché poi volesse favorire Malinconico questo va chiesto a lui. Balducci mi chiese di ancitipare al Pellicano e quei soldi non li ho più rivisti". 

Piscicelli, indagato nell'ambito dell'inchiesta sulla cricca per gli appalti del G8 dell'Aquila, riferisce anche di "aver perso il conto" delle 'cortesie' a funzionari pubblici: "tra il 2005 e il 2010 il gioco mi è costato poco meno di un milione di euro". I nomi, aggiunge, li ha fatti "al procuratore aggiunto di Roma Alberto Caperna con cui ho cominciato a collaborare".



http://www.repubblica.it/politica/2012/01/11/news/malinconico_bonifico_pellicano-27929195/?ref=HREC1-6

Stato vegetativo e minimo livello coscienza, medici ora ascoltano il cervello dei malati.








Lo stato vegetativo è sempre stato considerato un tipo di “patologia” particolare. Questo perché in un paziente in tale condizione non si poteva misurare la comunicazione (se esistente) tra le cellule del cervello. Fattore aggravato dall’impossibilità del pazientedi comunicare con l’esterno. Ora una valutazione della reale situazione cerebrale è possibile.
I ricercatori dell’università degli studi di Milano e del Coma Science Group di Liegi sono stati in grado di mettere a punto, grazie ad un protocollo attentamente studiato che unisce la stimolazione magnetica transcranica e l’elettroencefalogramma, un metodo per “ascoltare” la comunicazione tra le aree del cervello attive nei pazienti riportanti gravi lesioni cerebrali e permanenti in stato vegetativo. E’ come se si fosse bypassata  la persona per dialogare direttamente con il suo encefalo.
Lo studio relativo alla tecnica è stato pubblicato sulla rivista di settore Brain e si è basato su un preciso assunto: quello dell’attività onirica. In quel caso infatti l’esperienza cosciente (quella del sogno, n.d.r.) è generata per intero nell’interno del cervello in un momento nel quale la persona è totalmente “disconnessa” dall’esterno.
Si tratta di un passo in avanti tra i più importanti mai raggiunti perché dà la possibilità di distinguere i pazienti in stato vegetativo (Vs) e quelli che recuperano un minimo livello di coscienza ( conosciuto sotto l’acronimo Mcs). Finora non era possibile, dato che la valutazione del livello di coscienza della persona era basata solamente sulla sua capacità, seppur minima, di comunicare con l’esterno. Altro fattore molto importante: si tratta di un esame che può essere sostenuto direttamente dal paziente nel letto e non richiede  la capacità del malato di comprendere o eseguire dei comandi.
Le statistiche ci indicano una media del 40% di errore nella valutazione tra Vs e Mcs in campo clinico.  Lo studio ha mostrato  in 17 pazienti gravemente cerebrolesi come il coma, sebbene non fosse stato registrato un cambiamento cosciente, fosse evoluto verso altri stati clinici. E se nello stato vegetativo viene mostrata l’assenza di comunicazione tra le aree corticali, ciò non accade nei pazienti con un livello minimo di coscienza. E l’esame è in grado di provarlo.

L'equità secondo lo Stato.



Altra cartella di tasse: ho dimenticato di pagare la tassa sul possesso dell'auto, peraltro vecchia di 10 anni, nell'anno vattelappesca. Non gli sfugge niente al fisco, neanche la pagliuzza quando si tratta di perseguire chi, volente o nolente, paga le tasse fino all'ultimo euro perchè prelevate alla fonte. 
Quelle che ti debbono rimborsare, però, te le restituiscono a denti stretti, senza una lira di interesse, una volta all'anno.
E' proprio vero, si parla tanto di equità, ultimamente, ma senza comprenderne il concetto.
Per l'agenzia delle tasse è equo far pagare tutto, fino all'ultima goccia di sangue, e con l'aggiunta di interessi da anatocisto e da usura, a chi ha già poco di suo, tralasciando di perseguire chi si gode la vita evadendo totalmente il fisco e viaggiando in Suv, possedendo yacht di lusso ormeggiati con bandiera panamense nei porti più alla page, frequentando le località turistiche più trendy.
Le sanguisughe hanno anche diritto ad usufruire di agevolazioni a tutto spiano visto che risultano nullatenenti e, magari, anche disoccupati.

Eppure basterebbe fare dei controlli incrociati per scovare e smascherare queste sanguisughe, proprio come fanno, invece, con noi poveracci.

Questa è EQUITA'?


martedì 10 gennaio 2012

IOR, I SILENZI DEL VATICANO


La procura di Roma ha inviato tre rogatorie, tra il 2002 e il 2008, all’autorità giudiziaria pontificia per ricostruire il flusso di denaro della mafia transitato su alcuni conti segreti dello Ior, l’Istituto per le Opere di Religione. Un’indagine nata da una costola del processo sulla morte di Roberto Calvi, il presidente del Banco Ambrosiano trovato impiccato a Londra nel giugno del 1982. Ma la Chiesa non risponde.

Tre rogatorie sul riciclaggio ma la Santa Sede non risponde.

IL CAso1  - 

 Tre rogatorie sul riciclaggio  ma la Santa Sede non risponde

Dall'inchiesta sulla morte di Roberto Calvi nascono una serie di domande imbarazzanti per il Vaticano sui rapporti dello Ior con la mafia e il crimine. Alla quale non è mai stata data risposta. Ora la procura di Roma, che indaga per riciclaggio, chiede l'intervento del neo ministro Severino. Si rischia un grave incidente diplomatico. Se il Vaticano non risponde, comprometterà la procedura per entrare nella lista degli "stati virtuosi", tradendo la richiesta del Papa di maggiore trasparenza fiscale.







 LA SCHEDA2 - IOR, TRA INDAGINI E MISTERI

Nel maggio del 2010 la procura di Roma apre un’indagine sui rapporti sospetti tra lo Ior e dieci banche italiane. L’istituto vaticano viene accusato di usare di riciclaggio. Il 20 settembre ancora la procura della capitale dispone il sequestro preventivo (non eseguito) di 23 milioni di euro depositati su un conto intestato allo Ior.


LA STORIA 3 - Quando il banchiere di Dio divenne 'uomo morto'
Quando il banchiere di Dio divenne 'uomo morto'
Nel 1947 inizia la sua carriera al Banco Ambrosiano Veneto. Fa strada grazie ai legami con la loggia massonica P2, di Licio Gelli. Quella di Roberto Calvi è una storia di banche e di cosche che si conclude tragicamente il 17 giugno 1982 a Londra, quando fu trovato impiccato sotto il ponte dei Frati Neri. Una prima indagine archivia la sua morte come 'suicidio'. Nel 1992 il caso si riapre. Nel 2007 la Corte d'Assise di Roma assolve tutti gli imputati. Nel 2010 la sentenza viene confermata in appello. Ma nelle motivazioni si legge: "Roberto Calvi è stato ammazzato, non si è ucciso" 

Vacanze di lusso, Malinconico ammette: “Ospite della Cricca, ma a mia insaputa”. - di Marco Lillo



Il sottosegretario alla presidenza del consiglio fornisce la sua versione sui soggiorni al Pellicano di Porto Ercole saldati - per decine di migliaia di euro - dall'imprenditore Piscicelli. Ma la sua ricostruzione non chiarisce la vicenda. E il premier Monti dovrebbe trarne le conseguenze.


Carlo Malinconico
Alla fine ha ceduto. Carlo Malinconico ha dovuto replicare alle domande del Fatto, dopo tre giorni di ostinato silenzio, e soprattutto grazie alla pressione insostenibile della verità portata a galla dal nostro giornale ha dovuto pagare il conto sospeso da appena tre anni all’hotel Il Pellicano di Porto Ercole. “Non ho mai fatto favori di nessuna natura ai personaggi coinvolti nelle vicende richiamate né a chiunque altro” comincia così mettendo le mani avanti nella sua nota all’Ansa il sottosegretario alla presidenza del Consiglio che poi cerca un timido contrattacco verso chi è reo “di forzare la realtà degli eventi, tra l’altro già da tempo noti”. La domanda che sorge spontanea è: egregio sottosegretario, se erano noti e se sono stati pure forzati, questi benedetti eventi, perché solo oggi ha trovato la forza per mettere mano al portafoglio?

Ecco la sua risposta traballante: “Sono stato Segretario generale della Presidenza del Consiglio dei ministri fino al 7 maggio 2008 per effetto del rapporto istituzionale, allora vedevo, come tanti, in Angelo Balducci un collega di prestigio. Ribadisco di non aver mai fatto favori a lui nè lui mai mi chiese di fargliene. Non ho mai conosciuto AnemonePiscicelli mi è stato presentato nell’estate 2007”. Poi finalmente Malinconico entra nel merito delle vacanze a scrocco: “Andai per la prima volta al Pellicano nell’agosto del 2007. Ci tornai all’inizio del maggio 2008 in concomitanza con la fine del mio incarico di Segretario generale. In quella circostanza chiesi a Balducci la cortesia di effettuare la prenotazione che, in quel momento, risultava difficoltosa, in un albergo e lui lo fece con riferimento al Pellicano”, cioé un relais & chateaux da 1500 euro a notte.

Malinconico prosegue: “Ricordo di averlo ringraziato per questa cortesia il 30 aprile prima di partire. Si sa che pagai una parte dei soggiorni. Mi fu detto dall’albergo che per i precedenti soggiorni era stato provveduto, ma senza specificare da parte di chi. Pensai fosse stato Balducci e ugualmente insistetti per non gravare su quest’ultimo. Non ci fu modo di riuscirvi, sicché irritato cancellai le permanenze successive e non tornai più all’albergo. Solo ora, a seguito delle indagini (di cui ho avuto conoscenza indirettamente) e alle dichiarazioni rese qualche giorno fa alla stampa – aggiunge – apprendo che Piscicelli avrebbe pagato di propria iniziativa e per ragioni a me del tutto ignote alcuni dei miei soggiorni presso la struttura alberghiera. È mia ferma intenzione rimuovere tutti gli effetti di episodi da me non voluti né sollecitati. Ho già proceduto, quindi, a versare all’albergo l’intera somma dovuta con bonifico bancario, comunicando all’albergo stesso che ogni precedente pagamento disposto da altri deve considerarsi inaccettabile e privo di effetti”.

Mario Monti domenica ha detto durante l’intervista a Fabio Fazio: “Vado fiero della mia squadra”. A questa nota manca solo una postilla: la data delle dimissioni. In nessun paese del mondo occidentale un sottosegretario alla presidenza del consiglio potrebbe restare al suo posto un solo giorno di più. Per capire perché bisogna rileggere con attenzione le informative dei Carabinieri che ilfattoquotidiano.it ha messo a disposizione dei lettori e del presidente Monti ormai da due giorni.

La verità che emerge da queste carte è incompatibile con la sua carica: 1) Gli imprenditori della Cricca pagavano le sue vacanze quando Malinconico era in carica a Palazzo Chigi e poteva influire dalla sua poltrona di segretario generale sugli appalti che Piscicelli e Anemone avevano in animo di prendere dalla Presidenza del consiglio. 2) Il sottosegretario è andato in vacanza a sbafo consapevolmente più volte; 3) Malinconico ha smesso di frequentare il Pellicano quando gli imprenditori della cricca che pagavano per lui (lui dice a sua insaputa) hanno smesso di saldare i suoi conti e ha dovuto mettere mano alla sua carta di credito. 4) Anemone e compagni, dopo la sua sostituzione con Mauro Masi a Palazzo Chigi cominciano a fare favori al suo successore, asumendo per esempio il fratello della fidanzata Anthony Smith, a dimostrazione del loro interesse per la carica pubblica rivestita prima da Malinconico e poi da Masi.

Partiamo dai fatti. Tutto inizia nel 2007, quando il segretario generale Malinconico va in vacanza con la moglie all’hotel Pellicano dal 12 al 19 agosto, una settimana di altissima stagione (1400 euro a notte). Il conto è saldato da Piscicelli: 9 mila e 800 euro più 685 euro di extra. La coppia Malinconico ovviamente gradisce il trattamento e torna nel 2008. Piscicelli stavolta però fa le cose in grande e prenota bene sette week-end tra maggio e agosto come risulta dal fax con l’elenco delle prenotazioni sequestrato nei suoi uffici. Il 30 aprile Malinconico chiama Balducci per ringraziare. Malinconico arriva il primo maggio e riparte in anticipo dopo tre notti. Anche stavolta paga Piscicelli ma in contanti, per 2342 euro, e anche stavolta Malinconico non si offende.

Anzi. Ritorna al Pellicano dal 31 maggio al 3 giugno, con sistemazione in suite deluxe con vista mare ma situata in cottage e quindi più “economica” (983 euro per notte) e dal 14 al 15 giugno in una vera reggia: deluxe suite con piscina privata riscaldata da 1666 euro. Malinconico riparte in entrambe le occasioni senza saldare il conto tanto che Il Pellicano emette due fatture sospese fino a quando, il 26 giugno passa, secondo i Carabinieri, il solito Piscicelli a saldare i 7049 euro, che sommati ai 10485 del 2007 e ai 2342 del ponte del primo maggio del 2008 più i 7049 dei due week end di giugno fanno 19 mila e 870 meuro.

Malinconico effettivamente comincia a pagare alla fine di giugno, quando non è più segretario generale da un mese mezzo. Dopo quattro soggiorni a sbafo paga per il weekend del 28 e 29 giugno con la sua carta di credito 1483 euro e ripaga ancora per le due notti del 25 e 26 luglio. Stavolta il conto è salato: ben 3168 euro. Una bella botta ma nulla al confronto di quello che Piscicelli ha pagato nel 2007 e soprattutto nulla rispetto a quello che aspetta Malinconico alla cassa del Pellicano ad agosto senza lo scudo spaziale dei suoi amici. Il professore, se tenesse fede al programma faraonico di Piscicelli, sarebbe dovuto tornare per dieci notti, pagando di tasca sua una somma tra i 10 mila e i 15 mila euro. A quel punto, dopo aver scoperto quanto costa il Pellicano davvero, Malinconico a Porto Ercole non si fa più vedere. Non per protesta, come dice lui, perché gli impediscono di pagare. Ma forse perché glielo permettono.

La versione fornita da Malinconico è comunque insoddisfacente. Non si comprende perché, solo dopo che Piscicelli ha rivelato al Fatto di aspettare ancora i soldi versati nel 2007, Malinconico ha ritrovato la memoria e la carta di credito. In questi anni gli imprenditori della cricca hanno protetto la reputazione del sottosegretario con la loro omertà come un tempo proteggevano il suo portafoglio. E non è detto che un domani uno dei protagonisti di questa storia non trovi la memoria. Mario Monti domenica da Fabio Fazio ha detto: “Sono fiero della mia squadra”. Ne è proprio sicuro professore?