mercoledì 21 marzo 2012

Da Fondiaria 40 milioni a Ligresti per “consulenze”. E nessuno ne chiede conto. - di Vittorio Malagutti



Tra il 2003 e il 2010, l'ingegnere ha incassato la somma dal colosso assicurativo che ha portato sull'orlo del collasso. Unipol, candidata al salvataggio, esclude rivalse. Cimbri: "Non siamo l'angelo vendicatore". Quasi due milioni di euro sono andati alle figlie Jonella e Giulia.



Salvatore Ligresti
Sono sempre soddisfatto, sempre positivo, ha detto ieri Salvatore Ligresti a proposito della possibile fusione di Fondiaria con Unipol. In effetti, il costruttore siciliano ha buoni motivi per festeggiare. Ieri per esempio si è appreso che tra il 2003 e il 2010 Fondiaria ha pagato 40 milioni di euro allo stesso Ligresti come “compensi per consulenze”. Mica male, se si considera che il gruppo assicurativo è stato portato sull’orlo del dissesto dalla gestione di Ligresti e famiglia, i quali, grazie a una serie di operazioni in conflitto d’interessi hanno prelevato decine di milioni dalla loro società quotata in Borsa.

Grane giudiziarie in vista, allora? Niente paura. Carlo Cimbri, amministratore delegato di Unipol, ha già detto che la sua compagnia non è “l’angelo vendicatore” e quindi, se andrà in porto il salvataggio, non ci saranno azioni legali sui precedenti amministratori. Del resto lo stesso Cimbri ha i suoi problemi giudiziari da risolvere. Il numero uno di Unipol, già braccio destro di Giovanni Consorte, a dicembre è stato condannato in primo grado a 3 anni e sette mesi di reclusione per la scalata a Bnl del 2005.

Tutto a posto, quindi. Meglio far finta di niente. Altrimenti qualcuno potrebbe per esempio chieder conto a Fausto Marchionni, ex amministratore delegato di Fondiaria, del motivo per cui ha assegnato quei compensi milionari al suo azionista di controllo Ligresti senza passare dal consiglio di amministrazione e senza neppure attivare le procedure previste per le operazioni con parti correlate. Questo è quanto emerge dalla relazione del collegio sindacale del gruppo assicurativo che ieri durante l’assemblea ha così risposto ad alcuni dei quesiti posti dal fondo Amber, azionista di Fondiaria.

Lo stesso collegio sindacale adesso si trova in una posizione imbarazzante. Negli anni scorsi, mentre decine di milioni passavano dal gruppo assicurativo ai suoi azionisti di controllo, nessuno di questi professionisti chiamati a vigilare, tra l’altro, sulle operazioni in conflitto d’interessi, si è mai accorto di nulla. Quanto all’ex numero uno Marchionni, lasciato l’incarico di vertice con una liquidazione milionaria, si è visto comunque assegnare dai Ligresti una poltrona da amministratore.

Tra l’altro, secondo quanto si è appreso ieri, il collegio sindacale ha chiesto alla presidente Jonella Ligresti di spiegare le motivazioni che nel gennaio del 2010 la portarono ad assegnare a Marchionni un compenso una tantum di 740 mila euro. La richiesta dei sindaci arriva con un paio di anni di ritardo e solo dopo l’intervento del fondo Amber. Non basta. Si scopre adesso che Fondiaria ha pagato 1, 2 milioni per un’operazione di marketing, durata quattro anni, per una linea di borse “assicurate” di Gilli, la griffe di Giulia Ligresti, sorella di Jonella.

Ridotta sul lastrico, adesso Fondiaria Sai cerca un cavaliere bianco che la porti in salvo. In prima fila c’è Unipol che ieri ha ottenuto dai soci riuniti in assemblea il via libera a un aumento di capitale fino a 1, 1 miliardi. I soldi servono a comprare e rilanciare la compagnia dei Ligresti. Per portare a termine l’operazione non servono “apprendisti assicuratori” ha detto ieri Cimbri, evocando, senza nominarli, il fondo Sator di Matteo Arpe e la holding Palladio. La coppia di investitori, dopo aver rastrellato in Borsa l’ 8 per cento di Fondiaria, si appresta a presentare un piano alternativo a quello di Unipol. Un piano illustrato oggi alla comunità finanziaria.

Dopo mesi di chiacchiere e manovre legali, ieri la sfida per il controllo del secondo gruppo assicurativo nazionale è arrivata a un primo punto di svolta. Infatti, proprio nelle stesse ore in cui Cimbri arringava i soci di Unipol, anche l’assemblea di Fondiaria ha varato un aumento di capitale da 1, 1 miliardi. Non c’è stata battaglia. Sator e Palladio si sono astenuti. Adesso però lo scontro si sposta su Premafin, la holding dei Ligresti (anche questa quotata in Borsa) a cui fa capo il controllo di Fondiaria. Una holding praticamente fallita e che in base all’intesa preliminare raggiunta a gennaio dovrebbe ottenere 400 milioni da Unipol con un aumento di capitale.

Il via libera a quest’ultima operazione tarda però ad arrivare. Unipol teme che i Ligresti facciano melina per negoziare un accordo alternativo con Arpe che insieme a Palladio ha messo sul piatto 450 milioni di aumento (50 in più di Unipol) senza che poi la holding venga fusa con Fondiaria, come invece prevede il piano di Cimbri. Il salvataggio però non può andare in porto senza l’appoggio delle banche e al momento Mediobanca e Unicredit, di gran lunga i maggiori creditori, stanno dalla parte di Unipol.

martedì 20 marzo 2012

Fondazioni, i soldi e il potere. - di Marco Damilano.


 


Per finanziarsi, Rutelli ne usava una 'ambientalista'. Ma tutti i big della politica ormai ne hanno una: perché sono efficaci apparati di potere, al riparo da primarie e congressi, e permettono di avere rapporti riservati con gli imprenditori senza passare attraverso i bilanci (pubblici) dei partiti. Ecco la prima mappa di queste ricche lobby.

Avanti un'altra. La nuova fondazione è pronta, a lanciarla sarà il sindaco rottamatore Matteo Renzi, con alcuni intellettuali intervenuti alla stazione Leopolda di Firenze. E si aggiungerà alle altre: venti, trenta, per non contare associazioni e pensatoi come Italia Futura di Luca Cordero di Montezemolo. Uno spettacolo insolito per l'Europa. Il 17 marzo le fondazioni del socialismo europeo si sono riunite attorno al candidato della gauche all'Eliseo François Hollande: la tedesca Friedrich Ebert Stiftung, legata alla Spd, la Jean-Jaurès, vicina al Pse, la Italianieuropei di Massimo D'Alema (presidente della Feps che raccoglie le fondazioni progressiste europee). La stessa cosa? No, perché in Germania le fondazioni sono una per partito, finanziate quasi interamente da fondi pubblici, controllate dalla Corte dei conti, obbligate alla pubblicità e alla trasparenza dei bilanci. Mentre in Italia sui nomi dei benefattori si invoca la privacy "in quanto dai finanziamenti si potrebbe desumere l'orientamento di chi ha elargito il contributo": lo ha scritto lo stesso D'Alema quando il suo procacciatore Vincenzo Morichini fu coinvolto in un'inchiesta.
La fondazione in alcuni casi sostituisce le vecchie correnti. Ma più spesso è uno strumento modernissimo, prosperato nel deserto dei partiti di questi anni, comodo per leader e semi-leader, al riparo da primarie, congressi e altre fastidiose incombenze democratiche. Un apparato parallelo e incontrollato dove si seleziona una classe dirigente fuori dai partiti. Una camera di compensazione tra interessi pubblici e privati, in cui lobby pubbliche e private e politici possono finalmente incontrarsi, in modo del tutto legale. Nomi e ambienti che si intrecciano. Ecco una mappa, in attesa della fondazione Renzi. E delle prossime. 



    ITALIANIEUROPEI 
La prima della serie (nata nel 1998), un modello per tutte le altre. Sedi altolocate (Palazzo Borghese, piazza Farnese), seminari a raffica (l'ultimo sulla corruzione, con il vice-presidente del Csm Michele Vietti), un patrimonio di un milione e 600 mila euro, una rivista mensile da appena mille abbonati e da 582 mila euro di pubblicità, a consultare il bilancio della società editrice Solaris (tra gli inserzionisti: Eni, Enel, British American Tobacco, Finmeccanica, Trenitalia, Monte dei Paschi). Più un'intensa e molto trasversale attività di fund raising che ha acceso la curiosità della magistratura, vedi i rapporti di Vincenzo Morichini con Luigi Bisignani e gli appalti Enac. Segretario è Andrea Peruzy, consigliere dell'Acea. Presidente è Massimo D'Alema, sostenitore dell'esigenza di superare i personalismi in politica e di ritornare ai partiti. Lui, però, in una sede di partito non mette piede da dieci anni: preferisce la sua fondazione personale.



      FARE FUTURO
Dopo i formidabili anni in cui Farefuturoweb magazine lanciava la polemica sul velinismo in politica del Pdl e fu all'origine del divorzio tra Berlusconi e Fini, tra litigi e addii sono rimaste la sede in via del Seminario, la guida affidata all'ex vice-ministro per il Commercio con l'estero Alfonso Urso e la presidenza onoraria a Gianfranco Fini. Nel consiglio un poker di boiardi: Giancarlo Lanna, presidente della Simest (capitale quasi interamente pubblico, assiste le imprese all'estero), Ferruccio Ferranti (Nuovo Sistema Fiera di Milano), Emilio Cremona (presidente della Gse), Pierluigi Scibetta (ex cda dell'Eni in quota Fini). Cui si affianca il segretario Rosario Cancila: consulente di Urso al ministero e socio di affari della sua famiglia.


MAGNA CARTA

Fondato da Marcello Pera e oggi presieduto dal vice-capogruppo Pdl al Senato Gaetano Quagliariello, sede in Palazzo Grimaldi Lazzaroni, è il più attivo think tank del centrodestra, in politica e nelle sponsorizzazioni. Petrolieri (Edoardo Garrone, Gianmarco Moratti, nel cda della fondazione), costruttori (Francesco Bellavista Caltagirone, anche lui nel cda, arrestato una settimana fa a Imperia), la British Tobacco. E Mediaset. 



      RES PUBLICA 
Giulio Tremonti, che presiede anche Aspen Italia, la madre di tutti i think tank, è a caccia di soldi: la fondazione dovrebbe diventare l'embrione del suo futuro partito. Accanto a lui, l'inseparabile Angelo Maria Petroni, cda Rai, e il bocconiano Carlo Secchi. Tra i soci, un pugno di premi Nobel per l'economia e il ministro dei Beni culturali Lorenzo Ornaghi.


DEMOCRATICA

Workshop, corsi di politica, convegni su religione e laicità, la Demoteca con i discorsi di Luther King, Spinelli e Obama. Il pantheon di Walter Veltroni al gran completo. Arricchito da un cda composto da Renato Soru, Raffaele Ranucci, Maria Paola Merloni e Guido Ghisolfi. E dal presidente Michele Salvati.



VEDRÒ

Il più giovane e trasversale think tank della galassia di Enrico Letta, di cui fa parte lo storico centro studi Arel (fondato da Beniamino Andreatta negli anni Settanta) e l'associazione 360.


NUOVA ITALIA

L'ultima uscita, una convention all'Eur con una rete di circoli chiamata a rilanciare la leadership di Gianni Alemanno. L'uomo della cassa è Franco Panzironi, il manager simbolo dell'alemannismo capitolino, ex Unire, ex ad dell'Ama, costretto alle dimissioni dopo lo scandalo Parentopoli, oggi presidente di Multiservizi Roma. Presente anche nella fondazione De Gasperi (vedi) come direttore operativo.


LIBERTÀ PER IL BENE COMUNE

Inaugurata nel 2010, la fondazione di Altero Matteoli in due anni ha organizzato appena sei incontri (l'ultimo a ottobre, sulla crisi economica). In compenso c'è una fitta attività locale (a Rieti, Potenza, Imperia, dove il deputato Eugenio Minasso pubblicizza cene natalizie e distribuzioni di pannoloni nelle case di riposo). E qualche indagine della magistratura sui contributi Enav e Finmeccanica.

FREE FOUNDATION

Vanta 24 manuali di "conversazione politica" con "Libero" e due manuali di "politica tascabile" con il "Giornale", "ventisette pubblicazioni in due anni", scusate se è poco. Fondatore, direttore e presidente è l'ex ministro Renato Brunetta che invade il sito con i suoi testi. 


     CRISTOFORO COLOMBO
Raccoglie i parlamentari della corrente di Claudio Scajola nel Pdl. Tesoriere è Giustina Destro, una dei dissidenti decisivi per far cadere il governo Berlusconi. Notevole l'incarico dell'ex sottosegretario Pino Galati: responsabile del rapporto con i promotori. Sul sito l'ex ministro si esibisce con la sua rubrica: la Bussola.


RIFORMISMO &
LIBERTA'

La corrente degli ex socialisti nel Pdl, guidata da Fabrizio Cicchitto, da Francesco Colucci e dal sottosegretario Gianfranco Polillo.


COSTRUIAMO IL FUTURO

Fondazione tutta casa e chiesa (Cl) di Maurizio Lupi, sedi a Merate e Seregno, in Brianza. Presidente del comitato scientifico è il ministro Ornaghi.


MEDIDEA

Obiettivo: fare da ponte tra le due sponde del Mediterraneo. Vice-presidente del sardo Giuseppe Pisanu, infatti, è il tunisino Tarek Ben Ammar. Nel comitato scientifico ci sono Vito Riggio, Salvo Andò, Pietro Lunardi, il vescovo Vincenzo Paglia, l'onnipresente Bellavista Caltagirone.

CLOE

Domiciliata in piazza Farnese, nello stesso palazzo di Italianieuropei, si occupa di ambiente e agricoltura. Comitato ad alta densità dalemiana: il toscano Riccardo Conti, il banchiere Pietro Modiano, il filosofo Beppe Vacca, il dirimpettaio Peruzy. Presidente era Marco Minniti, quando stava con Massimo. Dopo il suo trasloco nella corrente di Veltroni (e apertura di una nuova fondazione sugli studi strategici militari: la Icsa), la presidenza è passata a un'altra dalemiana: Anna Finocchiaro.


ASTRID

Il meglio del diritto amministrativo radunato attorno all'ex ministro Franco Bassanini. E una lobby potente, con diramazioni ai piani alti di ogni ministero.


ITALIA DECIDE

Associazione da larghissime intese con un panel di promotori che va da Gianni Letta a Giulio Tremonti e Giuliano Amato. Con la regia di Luciano Violante.


DE GASPERI

Era una roccaforte dc, con Andreotti, ora è passata in area Pdl. Da quattro mesi presidente è l'ex ministro Franco Frattini.Segretario è l'alemanniano Panzironi. 

      LIBERAL
Nata nel 1995 per iniziativa di Ferdinando Adornato, con una all stars di imprenditori, da Romiti a Tronchetti Provera a Merloni, si è via via rimpicciolita. Oggi organizza un convegno annuale (a Todi) e veleggia in zona Udc.


FORMICHE

Da pensatoio centrista con Follini è diventato un polo di relazioni attorno all'attivissimo Paolo Messa, ora consigliere del ministro Corrado Climi. Nuovo direttore editoriale è Gustavo Piga.


FOEDUS

"Ciascuno di noi con il suo apporto può contribuire alla risoluzione dei problemi, anche i più difficili", ammicca l'ex ministro Mario Baccini. E' lui a dettare il credo di tutte le fondazioni, piccole e grandi: "Il cucchiaio di Sant'Agostino può sembrare impotente davanti all'immensità degli oceani. Ma non lo è". 



http://espresso.repubblica.it/dettaglio/fondazioni-i-soldi-e-il-potere/2176794 

Piante in vaso del nuovo millennio



Per dare acqua digitare AQ, per potare digitare PT...

https://www.facebook.com/photo.php?fbid=347206168664490&set=p.347206168664490&type=1&theater

Boni, respinta mozione opposizioni. Formigoni dice pirla al capogruppo Idv.




 


Il Consiglio regionale della Lombardia ha respinto la mozione delle opposizioni (Pd, Idv, Udc e Sel) che chiedevano un passo indietro ai rappresentanti istituzionali che siano indagati, con implicito riferimento alla situazione del presidente leghista Davide Boni. La votazione - presieduta da Carlo Saffioti (Pdl) e con Boni assente - si è conclusa con 29 voti a favore 42 contrari. "Siamo di fronte all'ennesimo processo mediatico e di fronte a un attacco più politico che giudiziario", ha sostenuto il capogruppo della Lega, Stefano Galli, durante il dibattito, parlando di una "maggioranza compatta". Per il segretario regionale del Pd, Maurizio Martina, invece è stata "persa ancora un'occasione, dobbiamo dare un segnale unitario, è un'opportunità politica per tutti che si distinguano le situazioni personali dalle responsabilità istituzionali".
BONI, TEMPI MEDIATICI DIVERSI DA TEMPI GIUSTIZIA ''Nel ribadire con fermezza tutto quanto ho gia' detto, voglio anche sottolineare come i tempi mediatici poco si coniughino con i tempi reali della giustizia, nella quale ho da sempre fiducia'': lo ha detto il presidente del Consiglio regionale della Lombardia Davide Boni nell'aula del Pirellone. ''Come voi - ha detto dal banco della presidenza ai consiglieri - ho appreso molte informazioni dalla stampa''. Boni ha deciso di prendere la parola quando le opposizioni hanno depositato la loro mozione urgente.
DIBATTITO FORMIGONI DICE PIRLA A CAPOGRUPPO IDV - Duro scambio polemico al Consiglio regionale lombardo fra il presidente della Giunta, Roberto Formigoni, e il capogruppo Idv, Stefano Zamponi. Durante il dibattito sulla cosiddetta 'mozione Boni', Formigoni ha urlato "pirla, informati tu, pirla" all'indirizzo di Zamponi che lo aveva accusato di non aver mai lavorato. Poi, richiesto di scusarsi dal presidente di turno Carlo Saffioti, Formigoni ha preso la parola: "Mi correggo, lei è un bugiardo". ''Formigoni e' molto nervoso e sembra come l'ultimo giapponese che non ha capito che ormai ha perso la guerra dell'etica e della buona politica''. E' quanto afferma in una nota il portavoce dell'Italia dei Valori, Leoluca Orlando. ''Comprendiamo il suo nervosismo - aggiunge l'esponente dipietrista - in quanto ogni giorno partono nuove inchieste giudiziarie sulla sua maggioranza, ma non comprendiamo perche' continui a rimanere aggrappato alla sua poltrona''. ''Faccia un favore a se stesso e alla Regione - conclude - si dimetta immediatamente. La Lombardia e i suoi cittadini non meritano questa cronica mortificazione''. Si è spinto a chiedere l'istituzione di un giurì d'onore, il capogruppo dell'Idv Stefano Zamponi, che stamani al Consiglio regionale lombardo si é sentito dare del 'pirla' e, poi, del 'bugiardo' dal presidente della Regione, Roberto Formigoni. Formigoni ha precisato di aver reagito all'accusa di Zamponi di non "aver mai lavorato e vissuto solo di politica" e non alle accuse politiche rivolte al governatore. Il capogruppo Idv ha però detto di "non essere un bugiardo" e di volere un "giurì d'onore come da regolamento", oltre che "una censura formale" da parte della presidenza per le affermazioni del governatore.

Cancellare la concussione? Il premier Monti non avalli questa porcata.



Massimo Fini denuncia: il reato per cui è imputato Silvio Berlusconi davanti al tribunale di Milano potrebbe essere scorporato in due fattispecie: estorsione e corruzione. Se il presidente del Consiglio non interverrà per fermare questa nuova legge ad-personam, non perderà l'appoggio del Pdl, ma verrà meno la fiducia degli italiani.


Il governo Monti ci ha chiesto pesanti sacrifici, resisi necessari dopo trent’anni di dissennata politica clientelare e di corruzione sistematica (la sola prima Tangentopoli ci è costata 630 mila miliardi di lire, un quarto del debito pubblico) e, da ultimo, dalla drammatica inerzia di Silvio Berlusconi che, mentre l’UE chiedeva all’Italia interventi urgenti, si limitava a inviare a Strasburgo una ‘lettera di intenti’. Come l’Italia non si è liberata da sé dal fascismo, così non si è liberata da sé dal pericoloso pagliaccio. È dovuta intervenire la Merkel per farci capire che se continuavamo su quella strada facevamo la fine della Grecia. Berlusconi è stato cacciato, al suo posto è subentrato Monti. E gli italiani, pur se tartassati da tutte le parti, gli hanno dato fiducia, anche per il rigore morale, distrutto durante il quasi ventennio di berlusconismo.

Ora però Monti, per non perdere l’appoggio del Pdl e del Pd, si appresterebbe a varare una legge che cancella il reato di concussione di cui, assieme a quello di prostituzione minorile, Silvio Berlusconi è imputato davanti al Tribunale di Milano. Insomma la classica legge ‘ad personam’. Il Codice penale dà una definizione limpida della concussione all’art. 317: “Il pubblico ufficiale che, abusando della sua qualità o delle sue funzioni, costringe o induce taluno a dare o a promettere indebitamente a lui o a un terzo denaro o altra utilità è punito con la reclusione da quattro a dodici anni”. Berlusconi ci è cascato in pieno. La sola telefonata alla Questura è già, in sé, una indebita induzione, e poco importa che sotto interrogatorio ci fosse la ragazza Ruby, poteva trattarsi di qualsiasi altro. È proprio per l’evidenza del reato che la Procura di Milano ha potuto chiedere il processo per direttissima nel quale Berlusconi non avrebbe avuto scampo (per la prostituzione minorile la questione è più complessa, ma si tratta di una fattispecie meno grave) né avrebbe potuto puntare alla prescrizione perché i fatti sono recentissimi. La concussione, a differenza, poniamo, del “concorso esterno in associazione mafiosa”, non è un reato di nuovo conio, è un reato-base che esiste da quando esiste lo Stato moderno. Modificarla sarebbe come voler modificare il furto o l’omicidio.

E invece cosa si appresta a fare il governo Monti? A scorporare la concussione in due reati: l’estorsione, che esiste già e non riguarda precipuamente il pubblico ufficiale, e la corruzioneche pure c’è già e riguarda il corrotto e non il corruttore. Si ingenera così una gran confusione alle cui larghissime maglie non sarà difficile sfuggire. L’interesse del Pdl a un pateracchio del genere è evidente.

VIDEO DI MANOLO LANARO



Ma il Pd? Ho letto sul “Corriere” del 18/3 un’intervista ad Anna Finocchiaro. Si arrampicava sugli specchi. Diceva che il Pd rispondeva in questo modo “alle sollecitazioni dell’Ocse”. Ma l’Ocse è un’organizzazione internazionale, nemmeno europea, per la cooperazione e lo sviluppo economico e non si vede quale autorità e competenza abbia per modificare la legislazione penale di un Paese. A voler essere buoni si può dare del Pd la definizione che Carlo Maria Cipolla dà del cretino: uno che fa danni senza ricavarne alcun vantaggio.

Ad aggiungere, volutamente, confusione a confusione ci ha pensato Giuliano Ferrara in un articolo sul “Giornale” del 18/3. Evidentemente Manzoni quando disegnava l’immortale figura dell’Azzeccagarbugli conosceva già il ciccione. Ferrara, mette insieme elementi sociologici, psicologici, pseudoculturali, emotivi, che non c’entrano niente col diritto, svariando da Donizetti a Strauss-Kahn. È il solito cambio dei piani del discorso, il gioco delle ‘tre tavolette ‘ che non si pratica nemmeno più in via Prè. Ma raggiunge l’apoteosi quando arriva al punto. “Quello che accadde quella notte lo sanno tutti. Berlusconi fu avvertito che una signorina sua amica di bisbocce private, simpatica e un po’ matta… preda molto appariscente nell’Italia guardona che voleva far fuori il premier per le feste che teneva a casa sua, era nei guai in Questura a Milano. Le diede una mano come farebbe chiunque non abbia gli occhi foderati di loscaggini legalitarie. Chiunque inteso come privato. Lo avrei fatto anch’io. Chiamò, rassicurò con estrema gentilezza il funzionario, sollecitò una soluzione che evitasse guai alla ragazza che si era messa nei guai, raccontò anche qualche balla su Mubarak perché è persona fantasiosa e verbalmente incontinente. Insomma mise la sua voce delicata e suadente un passettino oltre le regole e incaricò un’amica, amica delle sue amiche, di andare a prendere la giovinetta. Tutto qui… Qualcuno mette talvolta un comportamento garbato e possibilmente efficace allo scopo, prima delle astratte leggi etiche e per questo gli si vuole bene. In quanto Berlusconi era presidente del Consiglio, lo scandalo c’era. Poteva essere trattato con dignità e finire con un rabbuffo per un aiutino inopportuno, con delle scuse gentili per una telefonata inopportuna, qualcosa d’inopportuno che soltanto un fantastico ‘italiano nella folla’ come Berlusconi poteva compiere personalmente, con particolari alla Totò, laddove i politici suoi censori dispongono di una catena di comando ed erano bravi in tanti affaires a far fare il lavoretto a qualcuno che non fossero loro”.

Piacerebbe a tutti, credo, commettere reati da dodici anni di galera e cavarsela con un ‘rabbuffo’. Piacerebbe a tutti, credo, raccontare balle sesquipedali alla polizia e non subirne conseguenze. Un ‘aiutino’ che sarà mai? Da parte poi di una persona così generosa che, con la collaborazione di “un’amica delle amiche”, ha fatto finire la minorenne Ruby proprio là dove non doveva finire: in casa di una prostituta patentata. La sola cosa sensata che Ferrara scrive è che così fan tutti anche, e meglio, quelli di sinistra.

Siamo alle solite. Questi qui, destra e sinistra, si lavano le mani l’uno con l’altro. Ma non hanno ancora capito che destra e sinistra non esistono più e che non possono più salvaguardarsi vicendevolmente con i soliti, logori, trucchetti. La loro credibilità è al 4%. E se Monti avallerà quest’ultima porcata, gli italiani gli toglieranno quella fiducia che gli hanno così generosamente concesso. Sono quarant’anni che noi ‘italiani nella folla’ veniamo presi per il culo. Dai politici, di destra e di sinistra, dagli intellettuali al loro servizio e adesso anche dai cosiddetti ‘tecnici’. La misura è colma. Per questi Ben Alì l’ora è vicina.


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