Tra il 2003 e il 2010, l'ingegnere ha incassato la somma dal colosso assicurativo che ha portato sull'orlo del collasso. Unipol, candidata al salvataggio, esclude rivalse. Cimbri: "Non siamo l'angelo vendicatore". Quasi due milioni di euro sono andati alle figlie Jonella e Giulia.
Grane giudiziarie in vista, allora? Niente paura. Carlo Cimbri, amministratore delegato di Unipol, ha già detto che la sua compagnia non è “l’angelo vendicatore” e quindi, se andrà in porto il salvataggio, non ci saranno azioni legali sui precedenti amministratori. Del resto lo stesso Cimbri ha i suoi problemi giudiziari da risolvere. Il numero uno di Unipol, già braccio destro di Giovanni Consorte, a dicembre è stato condannato in primo grado a 3 anni e sette mesi di reclusione per la scalata a Bnl del 2005.
Tutto a posto, quindi. Meglio far finta di niente. Altrimenti qualcuno potrebbe per esempio chieder conto a Fausto Marchionni, ex amministratore delegato di Fondiaria, del motivo per cui ha assegnato quei compensi milionari al suo azionista di controllo Ligresti senza passare dal consiglio di amministrazione e senza neppure attivare le procedure previste per le operazioni con parti correlate. Questo è quanto emerge dalla relazione del collegio sindacale del gruppo assicurativo che ieri durante l’assemblea ha così risposto ad alcuni dei quesiti posti dal fondo Amber, azionista di Fondiaria.
Lo stesso collegio sindacale adesso si trova in una posizione imbarazzante. Negli anni scorsi, mentre decine di milioni passavano dal gruppo assicurativo ai suoi azionisti di controllo, nessuno di questi professionisti chiamati a vigilare, tra l’altro, sulle operazioni in conflitto d’interessi, si è mai accorto di nulla. Quanto all’ex numero uno Marchionni, lasciato l’incarico di vertice con una liquidazione milionaria, si è visto comunque assegnare dai Ligresti una poltrona da amministratore.
Tra l’altro, secondo quanto si è appreso ieri, il collegio sindacale ha chiesto alla presidente Jonella Ligresti di spiegare le motivazioni che nel gennaio del 2010 la portarono ad assegnare a Marchionni un compenso una tantum di 740 mila euro. La richiesta dei sindaci arriva con un paio di anni di ritardo e solo dopo l’intervento del fondo Amber. Non basta. Si scopre adesso che Fondiaria ha pagato 1, 2 milioni per un’operazione di marketing, durata quattro anni, per una linea di borse “assicurate” di Gilli, la griffe di Giulia Ligresti, sorella di Jonella.
Ridotta sul lastrico, adesso Fondiaria Sai cerca un cavaliere bianco che la porti in salvo. In prima fila c’è Unipol che ieri ha ottenuto dai soci riuniti in assemblea il via libera a un aumento di capitale fino a 1, 1 miliardi. I soldi servono a comprare e rilanciare la compagnia dei Ligresti. Per portare a termine l’operazione non servono “apprendisti assicuratori” ha detto ieri Cimbri, evocando, senza nominarli, il fondo Sator di Matteo Arpe e la holding Palladio. La coppia di investitori, dopo aver rastrellato in Borsa l’ 8 per cento di Fondiaria, si appresta a presentare un piano alternativo a quello di Unipol. Un piano illustrato oggi alla comunità finanziaria.
Dopo mesi di chiacchiere e manovre legali, ieri la sfida per il controllo del secondo gruppo assicurativo nazionale è arrivata a un primo punto di svolta. Infatti, proprio nelle stesse ore in cui Cimbri arringava i soci di Unipol, anche l’assemblea di Fondiaria ha varato un aumento di capitale da 1, 1 miliardi. Non c’è stata battaglia. Sator e Palladio si sono astenuti. Adesso però lo scontro si sposta su Premafin, la holding dei Ligresti (anche questa quotata in Borsa) a cui fa capo il controllo di Fondiaria. Una holding praticamente fallita e che in base all’intesa preliminare raggiunta a gennaio dovrebbe ottenere 400 milioni da Unipol con un aumento di capitale.
Il via libera a quest’ultima operazione tarda però ad arrivare. Unipol teme che i Ligresti facciano melina per negoziare un accordo alternativo con Arpe che insieme a Palladio ha messo sul piatto 450 milioni di aumento (50 in più di Unipol) senza che poi la holding venga fusa con Fondiaria, come invece prevede il piano di Cimbri. Il salvataggio però non può andare in porto senza l’appoggio delle banche e al momento Mediobanca e Unicredit, di gran lunga i maggiori creditori, stanno dalla parte di Unipol.
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