domenica 20 maggio 2012

Terremoto scuote il Nord-Est. Almeno 4 morti, feriti e crolli.




Roma - (Ign) - Un forte sisma di grado 5.9 della scala Richter, ha colpito stanotte, alle 4.05, il Nord-Est. Due delle vittime sono operai che si trovavano in una fabbrica del ferrarese, a Sant'Agostino. Un'altra a Bondeno. Una donna morta d'infarto nel bolognese. Il sisma è stato per percepito in Emilia e nel Veneto. Scossa avvertita anche a Milano e in altre zone della Lombardia. Crolli in alcune fabbriche nel ferrarese. Nessun danno nella provincia di Bologna. Dopo la scossa dell 4.5 altre scosse di assetamento. In moto la macchina della protezione civile.


Roma, 20 Mag. (Ign) - Un forte sisma di grado 5.9 della scala Richter, ha colpito stanotte alle 4.05, il Nord-Est. Quattro al momento le vittime registrate. Due vittime sono operai che si trovavano in una fabbrica del ferrarese, a Sant'Agostino. Un altro Bondeno. Una donna morta d'infarto nel bolognese. Il sisma è stato per percepito in Emilia e nel Veneto. Scossa avvertita anche a Milano e in altre zone della Lombardia. Crolli in alcune fabbriche nel ferrarese. Nessun danno nella provincia di Bologna. Dopo la scossa dell 4.5 altre scosse di assestamento. In moto la macchina della protezione civile.
Proprio fonti della protezione civile hanno fatto sapere che si sta verificando il numero dei feriti, secondo la prima stima, assolutamente provvisoria, si tratta di una cinquantina di persone.


sabato 19 maggio 2012

“Mannino temeva di essere ucciso e diede il via alla trattativa Stato-mafia”. - Giuseppe Pipitone (art. del 18 u.s.)

calogero mannino_interna nuova


Al processo di Palermo contro Mori e Obinu ha deposto Riccardo Guazzelli, figlio del maresciallo dei carabinieri ucciso nel 1992: "Dopo l'omicidio Lima, l'esponente Dc disse a mio padre: 'Il prossimo potrei essere io'". In aula anche la giornalista del Fatto Sandra Amurri, testimone di uno sfogo dell'ex ministro sui pm che ormai avevano "capito tutto".

Già prima del marzo del 1992 Calogero Mannino temeva di essere assassinato da Cosa Nostra. Preoccupato per la sua vita, l’ex ministro della Democrazia Cristiana avrebbe confidato i suoi timori al maresciallo dei carabinieri Giuliano Guazzelli, poi assassinato a Porto Empedocle il 4 aprile del 1992. A raccontarlo davanti la quarta sezione penale di Palermo è stato Riccardo Guazzelli, il figlio del maresciallo ucciso da Cosa nostra, che ha deposto come teste al processo contro il generale Mario Mori e il colonnello Mauro Obinu, accusati di favoreggiamento aggravato alla mafia per la mancata cattura di Bernardo Provenzano nel 1995.
Il dibattimento si è incrociato negli ultimi mesi con l’inchiesta della procura palermitana sulla “trattativa” avviata tra pezzi delle istituzioni e Cosa nostra nel 1992. Proprio in questa chiave rientra la testimonianza di Guazzelli Junior, che nonostante qualche “buco” di memoria, alla fine ha confermato quanto raccontato ai magistrati già nel 1994. Tra suo padre e Mannino ci sarebbero stati tre incontri: due prima dell’omicidio Salvo Lima e uno dopo l’agguato in cui il 12 marzo 1992 fu assassinato l’allora europarlamentare democristiano.
VIDEO: LE TESTIMONIANZE DI GUAZZELLI E  AMURRI
“Ricordo che, prima che uccidessero Lima, mio padre mi raccontò che l’onorevole Mannino gli disse: o uccidono me o uccidono Lima. Mannino aveva detto a mio padre di avere ricevuto a casa una corona di fiori e temeva per la sua vita” ha detto Guazzelli, all’epoca appena ventenne. Il pm Nino Di Matteo però ha fatto notare che in quel periodo l’ex ministro democristiano non denunciò nessuna intimidazione ai magistrati. L’esponente della Dc avrebbe incontrato di nuovo il maresciallo Guazzelli dopo l’agguato di Mondello in cui fu assassinato Lima. “In quell’occasione disse a mio padre: ‘Il prossimo potrei essere io’” ha raccontato Guazzelli Junior. In realtà dopo Lima, Cosa Nostra assassinò proprio il maresciallo dei carabinieri, in un agguato mai del tutto chiarito. Il figlio di Guazzelli ha anche fatto cenno agli stretti rapporti che suo padre aveva con l’allora capo del RosAntonio Subranni. “Mio padre e Subranni rimasero in buoni rapporti anche quando mio padre venne trasferito alla polizia giudiziaria di Agrigento”.
Secondo gl’investigatori Guazzelli, oltre a raccogliere le paure di Mannino, avrebbe fatto anche da trait d’union tra il leader della Dc e Subranni. L’ipotesi è che l’omicidio mai del tutto chiarito del maresciallo sarebbe stato un segnale inviato da Cosa Nostra a Mannino. Secondo gl’inquirenti da quel momento Mannino si sarebbe attivato tramite Subranni per trovare un “contatto” diretto con Cosa Nostra e salvarsi quindi la vita: è l’input originario di quella che sarà la trattativa. Per questo motivo l’ex ministro della Dc è indagato dallo scorso febbraio per attentato a corpo politico dello Stato nell’inchiesta sul patto sotterraneo tra la mafia e lo Stato.
Sempre a proposito del coinvolgimento di Mannino nell’inchiesta sulla trattativa è stata sentita come teste in aula anche la giornalista del Fatto Quotidiano Sandra Amurri, testimone diretta di un clamoroso fuori onda dell’esponente democristiano, svelato sulle pagine di questo giornale due mesi fa. La Amurri ha raccontato di aver carpito un colloquio tra Mannino e l’europarlamentare del Pdl Giuseppe Gargani la mattina del 21 dicembre 2011 al bar Giolitti di Roma. “Vidi per caso Mannino che parlava con quest’altra persona che poi appresi essere Gargani. Era molto concitato, nervoso, ripeteva sempre le stesse parole: ‘Hai capito, questa volta ci fottono, questa volta ci incastrano. A Palermo hanno capito tutto. Perché quel cretino del figlio di Ciancimino ha raccontato tante cazzate, ma su di noi ha detto la verità. Glielo devi dire a Ciriaco de Mita, dobbiamo stare uniti e dare tutti la stessa versione, perché lui ora i magistrati lo sentiranno”. 
De Mita fu sentito dalla procura di Palermo nel gennaio scorso, ma in effetti già a dicembre i magistrati avevano deciso di interrogarlo nell’ambito dell’indagine sulla trattativa. Il pm Nino Di Matteo ha depositato la notifica con cui la procura aveva convocato De Mita il 19 dicembre 2011. Appena due giorni dopo la Amurri avrebbe assistito al clamoroso fuori onda in cui Mannino fa cenno proprio all’audizione dell’ex presidente del consiglio.  

È l´altra faccia della recessione: in attesa della Ue, il Paese scopre la solidarietà. - Postato da Costanza Dolce




ATENE - Il filetto di cernia con crema di zafferano (prezzo 28 euro) ordinato dalla coppia
irlandese del tavolo 27, quello con la vista migliore sul Partenone, può attendere ancora
qualche minuto. È mercoledì. E Vassilis Milios, lo chef del St. George Lycabettus, sta dando gli ultimi ritocchi al pranzo cui - sotto sotto - tiene di più di tutta la settimana. C´è da finire di
cucinare le verdure e dare un´ultima spolverata di sale a un arrosto semplice ma con un
profumo da far risuscitare i morti. «Voilà, pronto. Potete andare». Non verso i tavoli con tovaglie di Fiandra del ristorante - l´impero del bravissimo Vassilis - ma in direzione della scuola elementare di Kessariani. Dove una decina di persone senza casa, qualche immigrato e un po´ di famiglie messe in ginocchio da tre anni di crisi avranno, almeno oggi, un pranzo a cinque stelle.
La Ue, le banche, la politica (in Parlamento oggi ha giurato il governo tecnico che porterà il
paese alle elezioni) sono solo il volto più mediatico della tragedia ellenica. L´altra faccia della medaglia è un´Atene in ginocchio dove - in attesa degli aiuti della Ue - la parte migliore della Grecia ha iniziato a rimboccarsi le maniche e ad aiutarsi da sé. Il supercuoco del St. George non è un caso isolato. Alle mense per i poveri della capitale - spuntate come funghi dal 2009 - mandano i loro manicaretti tutti e 25 gli chef più conosciuti della capitale. A convincerli è stata Xenia Papastravou, laurea alla London School of Economics e anima di Boroumè, la Ong che in un anno - correndo dietro al cibo sprecato sotto il Partenone - è riuscita a mettere in tavola 5mila pasti al giorno per chi non ce la fa più. «Platone diceva che la comunità si costruisce quando la gente non è più autosufficiente», filosofeggia lei. E di gente che ha bisogno, ad Atene, ce n´è sempre di più. «Riceviamo 25 richieste di aiuto al giorno, persone normali che fino a sei mesi fa avevano lavoro e stipendio e che oggi non sanno cosa dare da mangiare ai figli». No problem. Ci pensano i volontari («18, ma ce ne sono 500 pronti ad aiutare») di Boroumè ("Si può"). Le panetterie della catena Venetis mettono il pane rimasto sugli scaffali, le pasticcerie Fresh le fette di torta avanzate in vetrina. Frutta e verdura arrivano dai supermercati, l´esercito è pronto a fornire gli avanzi delle sue mense. «È una catena di solidarietà che nasce dal basso - continua Xenia - una famiglia ebrea ci ha regalato 300 pasti in occasione di un Bar Mitzvah, la scuola privata di Barniza manda un bel po´ di cibo a quella di Menisia, dove per i tagli dei fondi pubblici non riescono a dare da mangiare ai bambini». 
Il problema è che alla Borsa della crisi della Grecia le quotazioni sono tutte in rialzo. Alla mensa di Pendeli, dove a dicembre si mettevano in tavola 150 pasti, oggi «si presentano ogni giorno 440 persone». Allo Zoografo si è passati da 70 a 430. La fila si è allungata anche davanti all´ambulatorio gratuito di Doctors of the world, nel cuore di Psiri, dove 40 medici volontari aiutano - gratis e senza chiedere documenti di identità - chiunque abbia bisogno. «Riusciamo a visitare 120 persone al giorno, ma fuori dal portone a volte ce ne sono 3-400 ad aspettare», racconta Christina Samartzi, uno dei responsabili del centro. Una volta erano tutti immigrati.
«Oggi almeno il 20% sono greci, pensionati cui hanno tagliato l´assegno previdenziale e
famiglie senza assicurazione sanitaria». «Mio marito ha perso il posto mentre ero incinta -
racconta Irini Papadopoulos, 28 anni, seduta in sala d´attesa con la figlia in braccio - oggi Sofia ha 40° di febbre e l´unico posto dove portarla è qui». L´austerity della Trojka ha obbligato Atene a dimezzare da 5,6 a 2,8 miliardi l´anno il budget per la sanità e la crisi, nel frattempo, ha ampliato il catalogo di patologie. «La depressione da crisi dilaga - assicura Samartzi - specie 1 / 2Superchef, medici e psicologi l´armata degli angeli anti-crisi "Gratis per chi non ce la fa" 
Fonte: Ettore Livini - la Repubblica - Venerdì 18 Maggio 2012 10:30 - 
Nel nostro ospedale nel quartiere di Perama dove la disoccupazione è all´80%». 
I nuovi angeli di Atene, però, hanno le ali larghe. Klimaka, un´altra Ong, ha aperto una linea
telefonica per combattere l´epidemia più drammatica del paese, quella dei suicidi. «Il clima
sociale è ormai patologico. Nel 2007 ricevevamo dieci telefonate in 24 ore, oggi 100», spiega Aris Violatzis, responsabile del progetto. Alla cornetta si alternano (gratuitamente) decine di psicologi per recuperare dal fondo del baratro di questa tragedia greca chi è tentato di dire "basta". Prima o poi, Merkel permettendo, darà una mano anche la Ue. Oggi a medicare le ferite ci pensa il cuore grande della Grecia. Quello, per fortuna, è gratis.



https://www.facebook.com/dolcecostanza/posts/3574215327371

Il 22 Maggio 2012 partecipa al nostro evento!




20 anni dalle stragi: una catena umana per la Verità 

di Giulia Di Vita
Palermo -
dal Comitato "23 Maggio"

Siamo cittadini liberi, uomini e donne della Repubblica Italiana che non hanno mai dimenticato Giovanni Falcone, Paolo Borsellino, Francesca Morvillo, Vito Schifani, Rocco Dicillo, Antonio Montinaro, Agostino Catalano, Claudio Traina, Vincenzo Li Muli, Walter Cosina e Emanuela Loi.

Sono passati vent'anni dai loro omicidi e oggi come ieri non abbiamo dimenticato il loro sacrificio, i silenzi, le connivenze, le responsabilità politiche e morali di molti uomini che rappresentavano lo Stato italiano.

Da allora innumerevoli indagini, testimonianze e sentenze della magistratura, in particolar modo della Procura di Caltanissetta, continuano a confermare che non fu solo la mafia a volere la loro morte.

Invitiamo tutti i cittadini, le associazioni e i movimenti ad unirsi insieme a noi in una grande catena umana intorno al Palazzo di Giustizia di Palermo giorno 22 MAGGIO 2012 a partire dalle ore 19.30 per abbracciare insieme i magistrati di ieri e difendere i magistrati di oggi che si battono per la verità e la giustizia.

PROGRAMMA MARTEDì 22 MAGGIO (non il 23 Maggio!):

- Ore 19.30 Appuntamento P.zza Vittorio Emanuele Orlando PER UNA GRANDE CATENA UMANA INTORNO AL PALAZZO DI GIUSTIZIA. {continua}

- Ore 21.00 Appuntamento a P.zza Magione dove continua la catena per la VERITA' con Le Malerbe, Vassilly Sortino, Mario Caminita in collaborazione con numerose Band siciliane.

Ospiti:

Qanat

Jack and stirlight

Othello Man e la sua band

'Nkantu da Zyz

Famiglia del Sud

Tony Esposito

Spazio a magistrati ed associazioni antimafia.

Vi aspettiamo!



http://www.beppegrillo.it/listeciviche/liste/palermo/2012/05/20-anni-dalle-stragi-una-catena-umana-per-la-verita.html

Strage di Brindisi, una delle piste porta alla “trattativa bis” tra Stato e mafia.

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Tra le ipotesi aperte, gli investigatori prendono in considerazione un messaggio di Cosa nostra, forse in "collaborazione" con la Sacra corona unita. Tra gli elementi, le simbologie legate a Falcone, ma anche il controverso "tentato suicidio" di Bernardo Provenzano e le dichiarazioni di suo figlio Angelo a Servizio pubblico: "Violenza genera violenza".

E’ ancora tutta da decifrare la matrice dell’attentato contro la scuola di Brindisi, ma la pista mafiosa è supportata da diverse suggestioni. E dire mafia non significa dire, o dire soltanto, Sacra corona unita. Una delle ipotesi prese in considerazione dagli investigatori è che l’episodio rientri in una partita nazionale che coinvolge altre organizzazioni, in particolare Cosa nostra. Le simbologie non mancano: l’istituto colpito intitolato a Francesca Morvillo, moglie di Giovanni Falcone; la data prossima al ventennale del loro massacro, il 23 maggio 1992; la concomitanza con l’arrivo a Brindisi della Carovana antimafia. E il momento scelto, l’arrivo del pullman da Mesagne, capitale della criminalità brindisina, sfidata sul posto dall’attività di Libera e dal lavoro dei volontari sui terreni confiscati ai boss. Due ragazze ferite, tra l’altro, sono figlie di un imprenditore che ha collaborato con la rete fondata da don Luigi Ciotti.
Non solo. A San Pancrazio Salentino, a pochi chilometri da Mesagne, vive da marzo Maria Concetta Riina, 36 anni, figlia del capo dei capi di Cosa nostra, che ha lasciato Corleone e si è trasferita insieme al marito Tony Ciavarello e ai suoi tre figli. Altri elementi a prima vista contro la pista mafiosa: l’utilizzo di ordigni rudimentali come le bombole del gas, e l’obiettivo – le ragazzine di una scuola di moda – decisamente impopolare per una criminalità che vive anche di consenso sociale. A meno che non si tratti di un messaggio, spietato ma sofisticato, diretto a pezzi dello Stato in grado di coglierlo al volo, senza la necessità che sia svelato all’opinione pubblica. Tornano in mente il recente tentativo di suicidio in carcere di Bernardo Provenzano – sul quale il Dipartimento dell’amministrazione penitenziaria ha sollevato forti dubbi – e le parole del figlio di BinnuAngelo, che intervistato da Servizio Pubblico, a proposito della detenzione del padre e della necessità di curarlo ha ricordato che “violenza genera violenza”.
Provenzano, Riina, le stragi. Elementi che riportano alle fratture interne a Cosa nostra e alla “trattativa” tra Stato e mafia. Fatti lontani, ma tutt’altro che chiusi, come dimostra l’indagine ancora in corso a Palermo e il dibattimento del processo Mori, strettamente intrecciati alla stagione delle bombe. E, soprattutto, vent’anni dopo non è venuto meno il punto cardine delle richieste di Cosa nostra allo Stato: l’abolizione del 41 bis, il regime di carcere duro. A cui è attualmente sottoposto anche il boss di Mesagne Pino Rogoli, il fondatore della Sacra corona unita. Suggestioni, come l’analisi del procuratore aggiunto di Caltanissetta Domenico Gozzo, che coordina le indagini sugli attentati del 1992, intervistato dall’Ansa poche ore dopo la strage di Brindisi. Gozzo, pur non citando l’attentato alla scuola, ricorda che oggi come allora l’Italia vive un momento di radicale svolta politica: ” I momenti di passaggio sono sempre pericolosi. E le mafie hanno ancora gli arsenali pieni di armi. Bisogna tenere alta la guardia, come sempre”.
Da Capaci in poi, afferma Gozzo, “Cosa nostra decide di adottare modalità stragiste di tipo terroristico, come aveva già fatto con Dalla Chiesa negli anni ’80″, ricorda all’Ansa. E dopo l’assassinio di Falcone, osserva Gozzo, “le altre sei stragi che seguiranno in circa un anno sventreranno città, uccideranno venti persone. Una strategia di vera e propria guerra. Ma, come diceva Riina, si fa la guerra per poi fare la pace”. 
In sintonia con lo scenario stragista è Giovanna Montanaro, sociologa e collaboratrice del Procuratore nazionale antimafia Piero Grasso. L’attentato a Brindisi “mi fa pensare alla strategia della tensione”, spiega all’agenzia Adn Kronos. “Quando questo Paese sta per imboccare un via di cambiamento accade sempre qualcosa, ce lo insegna non solo la storia della mafia, ma la storia dell’Italia, basta pensare a Piazza Fontana”. Anche Montanaro mette in fila i “simboli”, come l’anniversario di Capaci, il nome della scuola, l’arrivo della Carovana antimafia, e aggiunge: “A livello locale c’è stata una forte, recente ripresa dell’attività criminale, legata anche all’uscita dal carcere di alcuni capi storici della Sacra corona unita che, non dimentichiamolo, è una vera e propria organizzazione mafiosa, e più segnali mostrano il radicamento, il consenso di cui gode la Scu. Perché correre tutti i rischi connessi a un’azione così scellerata e clamorosa? Penso che a essere coinvolta non sia solo la mafia locale”, è la conclusione. “Ci sono nuovi fermenti, i risultati delle amministrative, un’atmosfera di cambiamento, soprattutto da parte dei giovani. E’ come se si volesse dire ‘state fermi’. Leggo una firma di mafia non solo locale e forse con altri ingredienti. Non sarebbe la prima volta nella nostra storia”.

Brindisi, l’identikit dei mandanti. - Enzo Di Frenna


Ci sono alcune cose strane che individuo con gli occhi di ex cronista di giudiziaria. Primo: la Sacra Corona Unita non ha interesse che la Puglia sia messa a ferro e fuoco dalle forze dell’ordine, disturbando i traffici di droga, di armi e gli altri interessi criminali del suo business. Quindi non credo sia il mandante. Secondo: l’attentato aveva l’obiettivo di fare notizia nel modo peggiore possibile, facedo una strage di ragazzi nel modo più barbaro. Anche questo, secondo me, non appartiene allo stile della Sacra Corona Unita. La criminalità pugliese ha sempre scelto un basso profilo. Non si hanno notizie di attentati clamorosi – di tale portata – provenienti da tale organizzazione.
Quindi il mandante va ricercato altrove. Si potrebbe ipotizzare che una tale strage sia nello stile della Mafia. La scuola porta il nome di Falcone, quindi si voleva inviare un messaggio ai vertici dello Stato. Ma anche in questo caso, c’è un’anomalia. Cosa Nostra non ha mai coinvolto i ragazzi in stragi di ampio respiro. L’attentato a Falcone e Borsellino fu eclatante, ma colpì magistrati e poliziotti. Sarebbe quindi una strana novità l’uccisione indiscriminata di ragazzi sedicenni.
Chi ha colpito sapeva che sarebbero potuti morire decine di studenti. Faceva parte del piano. Ma la Mafia ha obiettivi altrettanto clamorosi per lanciare i suoi messaggi e la sua sfida. Poteva far saltare in aria un tribunale, oppure uccidere un poltico di rilievo nazionale. Avrebbe ottenuto lo stesso risultato di sdegno e altrettanta visibilità. Invece hanno scelto una scuola. I ragazzi. Il cambiamento.
Oggi il cambiamento in Italia si sta manifestando attraverso i giovani a la Rete. La politica dal basso – che scuote i palazzi del potere – usa Internet. Se tale cambiamento si dovesse propagare sul piano nazionale, l’intreccio politica-mafia sarebbe in pericolo. Quindi i mandanti sono da cercare in pezzi deviati dei poteri dello Stato, che da anni hanno stretto un patto con le grandi organizzazioni criminali. Chi ha piazzato le bombe davanti a una scuola lo ha fatto tenendo all’oscuro la Sacra Corona Unita. È gente spietata che si è infiltrata nel terriorio pugliese. La scelta di usare bombole del gas rende poi difficile rintracciare la provenienza di un eventuale esplosivo. Quindi anonimato assoluto. Tracce zero.
Ho l’impressione che i mandanti siano i membri di quella Cupola Nera – composta da massoneria, politica corrotta, pezzi deviati dei servizi segreti e finanza speculativa – che da decenni tiene in scacco l’Italia. Il cambiamento sta scuotendo le fondamenta del loro potere. Si sentono minacciati. E quindi loro minacciano. Nel modo più feroce possibile.
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Brindisi come Genova, all'alba dell'ennesimo cambiamento?




Rifuggo ogni eventuale polemica su quello che sto per scrivere, dicendo che il mio cordoglio va esclusivamente ai genitori della ragazza perché ritengo sia la più grande delle tragedie quella di sopravvivere ai propri figli.
Ora più che mai tutti noi dobbiamo essere molto più vigili ed attenti ad ogni prossimo ed immediato sviluppo della vicenda, perché io - e mi assumo la piena responsabilità di ciò che sto scrivendo - ho una cattiva percezione su questi ultimi fatti accaduti a breve, brevissima distanza, troppo breve per non destare in me qualche sospetto; La gambizzazione ai danni dell'amministratore delegato dell'Ansaldo Nucleare (gruppo Finmeccanica) Roberto Adinolfi, il cui metodo "scrivono" ricorda i primi attentati delle BR; E adesso questo incredibile, inaccettabile fatto accaduto a Brindisi che si esclude sia di matrice passionale e che "scrivono" si avvicina sempre di più all'ipotesi di una ritorsione mafiosa, come solo noi siciliani la conosciamo.

Non sembra strano anche a voi che ogni volta che siamo in odor di ribellione nei confronti del potere precostituito succede sempre qualcosa che ci distrae?

Mi auguro che quello che scrivo sia frutto della mia paranoia di complottista, ma non vorrei che tutto questo fosse un mezzo di distrazione di massa, un trucco, un'illusione. Siamo tutti concentrati a guardare ciò che si anima nella mano destra (attentati, bombe, BR, cosa nostra) per non vedere quello che dietro la schiena sta facendo la mano sinistra (promulgazione di leggi atte a "garantire" la nostra incolumità, a discapito della nostra libertà e della nostra libera espressione); la famosa "mossa Kassidy" nel film 'Slevin'.
É già accaduto, in America; la strategia del terrore (preparata ad arte con - ve le ricordate, no? - l'antrace, il carbonchio, i capricci del Dow Jones e l'aviaria, che di recente torna agli onori della cronaca strano, vero?), sull'enorme ondata emotiva dopo la caduta delle torri gemelle a NYC, ha dato i suoi frutti all'amministrazione repubblicana affinché potesse emettere il tristemente noto 'Patriot Act', che di fatto ha ristretto notevolmente la libertà dei cittadini americani e dei residenti - già immaginavamo che fosse così, ma adesso lo dicono i fatti 11 anni dopo che, per esempio, moltissimi dei prigionieri di Guantánamo erano vittime innocenti -.
All'inizio, non è importante la notizia, quanto darla, mandarla in onda, darle un risalto importante, una taratura nazionale, creare un'opinione pubblica. Naturalmente, dopo, deve essere imbrigliata, indirizzata secondo un disegno, a noi sconosciuto, di coloro i quali detengono il potere, per poi essere ricodificata finalmente come verità incontestabile e universalmente accettata. Soltanto dopo aver fatto tutto questo... entra in azione la Fase 2.

Ripeto: spero soltanto di fare la parte del paranoico e di essere tacciato come complottista, ma non che si avveri quello che scrivo, perché stavolta mi darebbe fin troppo fastidio avere l'ennesima volta ragione.



Massimiliano Sapienza


https://www.facebook.com/Dj.MaSa.1972/posts/3656887633003