La Procura di Milano gli contesta il reato in concorso con Daccò, Maugeri, Passerino, Simone e altri. Il presidente della Lombardia è stato "invitato" dai pm a presentarsi per farsi interrogare sui fatti contestati. I soldi drenati dalle casse della fondazione pavese sarebbero transitati su conti in Svizzera. Il governatore: "Nessuna responsabilità".
Corrotto con “utilità per un valore di circa 8,5 milioni di euro per 15 delibere regionali con cui sono stati stanziati rimborsi per la Fondazione Maugeri di circa 200 milioni di euro in 10 anni. Ecco il cuore dell’avviso di garanzia per Roberto Formigoni nell’ambito dell’inchiesta sulla Fondazione Maugeri cui vengono contestati come utilità i viaggi esotici, le gite in barca e anche l’acquisto da parte dell’amico Alberto Perego a prezzo di favore della villa in Sardegna. Al governatore della Lombardia è stato notificato oggi un invito a comparire perché nei prossimi giorni si presenti davanti ai pm di Milano. Il reato contestato è corruzione internazionale in concorso con l’imprenditore e amico Pierangelo Daccò, il presidente della Fondazione Maugeri Umberto Maugeri, Costantino Passerino, ex direttore amministrativo della Fondazione, Antonio Simone, ex assessore regionale alla Sanità negli anni ’90, e altri. La Procura di Milano contesta al governatore fatti commessi a Milano e all’estero tra il 2001 e al novembre 2011. L’iscrizione nel registro degli indagati risale al 14 giugno scorso, il 23 la notizia fu pubblicata dal Corriere. La sua iscrizione è stata dissecretata oggi con la notifica di un’informazione di garanzia con contestuale invito a comparire per corruzione aggravata dalla transnazionalità in concorso con altri. La data fissata dalla Procura è sabato 28 luglio.
La Regione, tra il 2001 e il 2011, ha approvato provvedimenti sui cosiddetti rimborsi su ‘funzioni non tariffabili’. Ovvero concessi in via discrezionale dal Pirellone. Tra i benefici che avrebbe ricavato il presidente lombardo, anche il mezzo milione di euro che gli è stato versato dall’uomo d’affari Pierangelo Dacco’ al fine di sostenere le spese elettorali nelle amministrative del 2010. Un’ipotesi, questa, di finanziamento illecito, che viene ‘assorbita’ nel reato più grave di corruzione aggravato dalla transnazionalità. Formigoni, resta inoltre indagato per un’altra ipotesi di finanziamento illecito ai partiti, che pero’ non gli è contestata nell’invito a comparire.
In una nota firmata dal procuratore della Repubblica di Milano Edmondo Bruti Liberati si legge che “in data odierna è stata notificata al presidente Roberto Formigoni informazione di garanzia per i reati di cui agli artt. 81 cpv 110, 319, 321 cp e art. 4 l.146/06 in concorso con Pierangelo Daccò, Umberto Maugeri, Costantino Passerino, Antonio Simone e altri” per fatti commessi in Milano e all’estero dal 2001 al novembre 2011”, con contestuale invito a comparire. L’aggravante della transnazionalità, contestata dalla Procura di Milano a Roberto Formigoni, affine al reato di corruzione, è prevista dalla legge n.146 del 2006. La contestazione dell’aggravante per Formigoni è legata alle condotte delle persone arrestate ad aprile nell’inchiesta sul caso Maugeri, tra cui Pierangelo Daccò e l’ex assessore Dc Antonio Simone. Secondo l’accusa, infatti, sarebbe stata messa in piedi un’associazione per delinquere che operava anche attraverso conti all’estero, e in particolare in Svizzera e riconducibili a Daccò e al suo collaboratore Giancarlo Grenci. Inoltre, a Formigoni vengono contestati fatti commessi tra Milano e l’estero dal 2001 al novembre del 2011, lo stesso periodo in cui, secondo le indagini, avrebbe operato l’associazione che drenava fondi dalle casse della Maugeri per dirottarli all’estero.
L’inchiesta. L’ipotesi di reato di corruzione fa invece riferimento ai benefit di ingente valore patrimoniale – vacanze, soggiorni, utilizzo di yacht, cene di pubbliche relazioni a margine del Meeting di Rimini, termini della vendita di una villa in Sardegna a un coinquilino di Formigoni nella comunità laicale dei Memores Domini – messi a disposizione del governatore dal mediatore Daccò come poi è stato evidenziato nel rapporto di polizia giudiziaria in cui si è quantificato in 9 milioni di euro il conto finale dei vantaggi economici ottenuti dal Celeste.
Al vaglio degli inquirenti ci sarebbero anche alcune delibere varate dalla Giunta regionale nel corso degli anni “nell’interesse” della Fondazione Maugeri alla base delle accuse mosse dalla Procura al presidente Formigoni. In particolare i pm milanesi sono arrivati ad ipotizzare nei confronti del governatore la corruzione anche analizzando una serie di provvedimenti “complessi” che hanno ritoccato al rialzo i cosiddetti “drg”, acronimo che sta per “Raggruppamenti omogenei di diagnosi” con il quale si indica il sistema di retribuzione degli ospedali per l’attività di cura, introdotto in Italia nel 1995. Tra i beneficiari di questi rialzi, tra varie strutture sanitarie, rientrava proprio la Fondazione Maugeri. Per gli inquirenti, questa è l’ipotesi, tali delibere di giunta sulla maggiorazione dei rimborsi sarebbero state la contropartita dei benefit di lusso, come i viaggi esotici e le vacanze su mega yacht, e di “altre utilità” pagate da Daccò, come da lui stesso messo a verbale, a Formigoni e al suo entourage senza ricevere un euro di rimborso. Vacanze, viaggi e altro di cui Formigoni non ha mai mostrato le ricevute che diceva di avere. Senza dimenticare le dichiarazioni dell’amico Simone che nel corso di un interrogatorio aveva affermato di essere lui lo sponsor della legge regionale del 2005. I provvedimenti approvati dalla giunta Formigoni hanno cominciato ad essere affrontati negli ultimi interrogatori e, in particolare, in quelli resi da Passerino, arrestato il 13 aprile insieme agli protagonisti dell’inchiesta.
E’ probabile che proprio le parole di Daccò, finito in carcere anche per l’inchiesta San Raffaele, aveva smentito di avere avuto i rimborsi dei benefit. Ma non solo aveva spiegato agli inquirenti che per “aprire le porte in Regione Lombardia” sfruttava “la mia conoscenza personale con Formigoni per accreditarmi presso i miei clienti”. Durante l’inchiesta, nata come costola del crac dell’istituto San Raffaele, sono state arrestate finora sette persone, (Maugeri Passerino Simone tra gli altri) per associazione a delinquere aggravata dal carattere transazionale e finalizzata al riciclaggio, appropriazioni indebite pluriaggravate, frode fiscale ed emissione di fatture per operazioni inesistenti. Il presidente Formigoni, che ha annunciato querele richieste di risarcimento danni anche nei confronti del Fatto, ha più volte respinto qualsiasi ipotesi di coinvolgimento nelle vicende giudiziarie che hanno travolto la sanità della Lombardia e che non era indagato perché non aveva ricevuto l’avviso di garanzia. Ma questo valeva fino a oggi.
“La Regione non ha nessuna responsabilità sul controllo dei bilanci delle fondazioni San Raffaele e Maugeri – dice Formigoni durante un’audizione al Senato – Bisogna tener presente che questi sono Irccs, enti a rilevanza nazionale. La vigilanza sui loro bilanci spetta al ministero della Salute. Sul mio conto ci sono state informazioni sbagliate, con un chiaro intento politico se in questi mesi avessi chiesto al S.Raffaele di farmi vedere i bilanci, avrebbero risposto di stare a casa mia, perché questi enti rispondono solo al ministero della Salute e alle prefetture. Un ulteriore controllo è esercitato dai revisori dei conti, che in questi anni hanno sempre approvato i bilanci.La Fondazione Maugeri e il San Raffaele sono Irccs, enti a rilevanza nazionale, con autonomia e personalità giuridica. La vigilanza sui bilanci spetta al ministero della Salute e non alle Regioni”.