sabato 24 novembre 2012

Salento, università a ‘gestione familiare’: nella bufera il rettore Domenico Laforgia. - Tiziana Colluto.


Salento, università a ‘gestione familiare’: nella bufera il rettore Domenico Laforgia

Incarichi di prestigio alla moglie, consulenze d'oro al figlio, occupazione militare degli organi d'ateneo: ecco come, grazie alla legge Gelmini, il numero uno dell'ateneo di Lecce era diventato un padre padrone. Ispezioni ministeriali, azioni parlamentari e inchieste della Procura hanno scoperto il 'sistema'.

Alla moglie gli incarichi di prestigio, allo studio del figlio le consulenze d’oro. Ai sindacalisti da addomesticare la benedizione all’avanzamento di carriera, a quello da punire la denuncia per “uso privato del telefono”. Di mezzo, un gioco a scacchi minuzioso, per occupare con propri alfieri e proprie pedine le caselle più strategiche, con il risultato di azzoppare le più elementari regole di democrazia. Il tutto, quasi sempre, a norma di legge, quella Gelmini, della cui deriva l’Università del Salento è diventata l’emblema. Per renderlo chiarissimo, oltre che per minare alle fondamenta l’ateneo leccese, è bastato un mese di terremoto, inaugurato dalla richiesta di ispezione ministeriale avanzata da cinquantacinque parlamentari e culminato con le dimissioni, ritirate poi a sorpresa, del direttore generale Emilio Miccolis.
Scosse continue che hanno avvelenato il clima di Lecce, tanto da far lievitare a nove i fascicoli aperti in Procura. L’ultimo esposto, forse il più scottante, è arrivato nelle scorse ore sulla scrivania del sostituto Paola Guglielmi. Nell’inchiesta ci sono finiti incarichi e consulenze, che svelano un presunto conflitto d’interessi che travolge direttamente il rettore Domenico Laforgia. Nel 2011, infatti, il Cda dell’Ateneo ha autorizzato richieste all’Agenzia Regionale per la Tecnologia e l’Innovazione, al fine di ottenere contributi pari a 53mila euro, alcuni dei quali tradotti in incarichi allo ‘Studio Laforgia, Bruni and partners’. A chi fa capo? Alla stessa famiglia del rettore, che all’epoca dei fatti, in qualità di socio fondatore, deteneva il 50% delle quote, donate, solo nel giugno scorso, al figlio Maurizio, ora amministratore unico. Ma, al di là dell’inchiesta, la saga del familismo s’allarga. Almeno sei atti confermano la moglie del rettore, Patrizia Guida, come referente per accordi con associazioni e una cooperativa. Nomine non onerose, ma comunque di pregio. Formalmente legittime, probabilmente inopportune, visto che lei già ricopre, contemporaneamente, i ruoli di ricercatrice presso la facoltà di Lingue, di vicedirettrice del Centro Linguistico d’Ateneo, di direttrice della Scuola d’italiano per stranieri, di responsabile del coordinamento redazionale de Il Bollettino, la rivista mensile, di cui il marito è direttore editoriale.
Che tutto sia stato possibile, finora nel silenzio quasi generale, tuttavia, non è un caso. Almeno settanta registrazioni audio depositate in procura testimonierebbero il metodo, a dir poco discutibile, adottato dall’ex braccio destro del rettore, Emilio Miccolis, per provare a mettere a tacere le minoranze sindacali. Lusinghe e promesse in cambio della non belligeranza, dell’inciucio. Nell’Università del Salento, però, vige anche un sistema di ‘maggioranze blindate’, figlio di un’esasperazione della riforma Gelmini, che trova somiglianze a Catania, dove i margini di discrezionalità del Magnifico diventano abnormi in caso di azione disciplinare.
A Lecce, lo Statuto d’Ateneo non ha fatto altro che portare alle estreme conseguenze quel dettato della legge 240/2010 che prevede che i componenti del Cda siano “designati o scelti”. Nel Salento, infatti, sono sì nominati dal Senato Accademico, ma sulla base di una “rosa di candidati proposta dal Rettore”, che individua quei nomi in maniera insindacabile, segreta e immotivata. Una disposizione che vale quanto un cavallo di Troia nella distorsione dell’intero sistema di governo democratico dell’ateneo. Il Cda, a sua volta, nomina tre su cinque componenti del Consiglio di amministrazione della Fondazione dell’Università. Tre su cinque. E per decisioni che possono essere assunte a maggioranza semplice, cooptata ‘a monte’ e agevolata dalla previsione che in quello stesso organo debba sedere pure il prorettore e che a presiedere la Fondazione debba essere lo stesso rettore. Il gioco è fatto e non è per niente un gioco da poco. Alla Fondazione sono state demandate attività fondamentali, come l’edilizia, con appalti da cento milioni di euro sui nastri di partenza. Ecco come un solo articolo della legge Gelmini è riuscito a trasformare un semplice rettore in un grande Leviatano, i cui delegati, i membri del cui Dipartimento, i sostenitori della cui campagna elettorale si ritrovano ora ad occupare le postazioni più significative nel Cda dell’Università e in quello della Fondazione, nelle diverse commissioni istituzionali e negli uffici di punta, tra cui quello alla Comunicazione.
C’è chi ad un’applicazione autocratica della legge Gelmini si è opposto, correggendola dal basso e assicurando al Cda ancora una composizione di tipo elettivo. E’ stato il caso, tra gli altri, degli atenei di Genova, Reggio Calabria, Pisa. A loro hanno dato ragione almeno due Tar, della Liguria e del Piemonte, che hanno ritenuto quella scelta “di qualità e genuina, in quanto difficilmente condizionabile da indebite pressioni”. Da questi esempi l’Università del Salento pare essere, per ora, lontana anni luce.

Geronzi: D'Alema il mio sponsor. - Vittorio Malagutti



Né Andreotti né Berlusconi: è stato l'esponente del Pd il più fedele amico del controverso finanziere romano. Lo dice lo stesso ex presidente di Mediobanca nel libro-intervista 'Confiteor' di Massimo Mucchetti.

Lo sponsor politico più importante di Cesare Geronzi? Il leader di partito che non ha mai fatto mancare il suo appoggio alle iniziative del banchiere più influente e controverso della seconda Repubblica? Non è Giulio Andreotti, che pure fu decisivo per la nascita della Banca di Roma a guida geronziana. E neppure Silvio Berlusconi, da sempre indicato come il principale supporter del finanziere capitolino. No, l'amico vero, il politico negli anni fedele, si chiama Massimo D'Alema. 

E' lo stesso Geronzi a ricostruire i suoi rapporti con l'ex presidente del Consiglio ed ex ministro degli esteri nel libro intervista di Massimo Mucchetti in vendita da mercoledì prossimo. "Confiteor", questo il titolo del lungo racconto del banchiere pubblicato da Feltrinelli. Un titolo che richiama la preghiera della confessione del rito cattolico. 

Risposta dopo risposta il lettore viene accompagnato attraverso 25 anni di storia del nostro Paese. Dal crollo della prima Repubblica, che segue di poco l'ascesa di Geronzi al vertice della neonata Banca di Roma, frutto della fusione tra Cassa di Roma, Banco di Santo Spirito e Banco di Roma, fino al ribaltone della primavera 2011, con le dimissioni dell'ex banchiere dalla presidenza delle Assicurazioni Generali. 

Frutto di oltre 100 ore di colloqui, suddivisi in 27 incontri tra giugno e settembre scorsi, il libro di Mucchetti (autore tra l'altro, del fortunato "Licenziare i padroni") non si esaurisce in una lunga sequenza di domande e risposte. Mucchetti, per quanto possibile, è andato a cercare i riscontri alle affermazioni di Geronzi, mettendole alla prova sulla base del proprio archivio e delle testimonianze di altri protagonisti. 

E l' autore non ha neppure rinunciato ad applicare alla vicenda professionale del banchiere lo stesso metodo di valutazione in passato da lui già utilizzato con successo per i grandi capitalisti nostrani, dagli Agnelli a Marco Tronchetti Provera. Così, sorpresa delle sorprese, alla fine si scopre che Geronzi è riuscito a garantire un rendimento annuo del 18% agli azionisti delle banche che ha guidato.


E' vero, il risultato è stato ottenuto tra il 1992 e il 2007, un quindicennio d'oro per la finanza seguito dal crac globale di cui ancora scontiamo le conseguenze. 

A conti fatti, però, il banchiere politico per eccellenza secondo Mucchetti ha vinto la sfida sul mercato con altri colleghi celebri come Giovanni Bazoli di Intesa e Alessandro Profumo di Unicredit. Proprio quest'ultimo nel maggio 2007 si prese Capitalia sulla base di una valutazione di 21,8 miliardi per tutto l'istituto romano. 

Cifre che adesso sembrano fuori della realtà. L'intera Unicredit arriva a stento ai 20 miliardi di capitalizzazione. 

Nel libro il banchiere affronta il tema spinoso dei rapporti con Sergio Cragnotti e la sua Cirio e con la Parmalat di Calisto Tanzi. Legami pericolosi che gli sono finora costati condanne penali in primo grado a 4 anni (Cirio) e 5 anni (Ciappazzi-Parmalat). 

Ma la parte forse più gustosa dell'intero libro promette di essere quella dedicata alla fase finale della carriera di Geronzi. Quella che lo ha portato prima al vertice di Mediobanca, sulla poltrona che fu di Enrico Cuccia, e poi al vertice delle Generali, le due poltrone più prestigiose della finanza nazionale. 

E qui, grazie alle domande del suo intervistatore, Geronzi offre per la prima volta la sua versione sui fatti che lo hanno messo in rotta di collisione con l'amministratore delegato Alberto Nagel. A cominciare dal racconto della fatidica riunione del consiglio di amministrazione delle Generali, il 6 aprile dell'anno scorso, che si concluse con le dimissioni dell'ex banchiere.«Fu una congiura architettata da Nagel e da Lorenzo Pellicioli, il capo della De Agostini, di cui Diego Della Valle si fece strumento», questa la versione di Geronzi. Che liquida mister Tod's come un mandato che pensava di essere mandante.


http://espresso.repubblica.it/dettaglio/geronzi-dalema-il-mio-sponsor/2195291

Presidente Napolitano, dica qualcosa sul ddl diffamazione. - Vincenzo Iurillo


E’ l’ennesima dimostrazione che viviamo nel Paese di Sottosopra, lì dove il mare luccica e tira forte il vento della censura e dell’intimidazione, dove un Parlamento senza vergogna dichiara una cosa e fa esattamente l’opposto: a chiacchiere dice di voler impedire che si ripetano altri casi Sallusti, nei fatti prepara una legge che è persino peggiore di quella in vigore, con la quale resta concreto il rischio che altri giornalisti vengano condannati al carcere per diffamazione.
L’obbrobrio licenziato da Pdl e Lega, con il codicillo per scongiurare che appresso al cronista che firma l’articolo vada in galera anche il direttore che lo ha messo in pagina (norma a forte rischio di anticostituzionalità), non ha accolto nessuna proposta migliorativa di una legge che risale al 1948. Non è stata presa in seria considerazione l’ipotesi di estinguere il reato con la pubblicazione di un’adeguata rettifica, o se il giornalista adempie spontaneamente alla correzione dell’errore. Non si è previsto di porre un dissuasore alle querele palesemente temerarie, fatte solo per intimidire i giornalisti, stabilendo ad esempio che in sede civile chi cita un cronista o una testata e poi perde la causa sia costretto a corrispondere una cifra proporzionata al risarcimento richiesto (e non ottenuto). Già che c’erano invece, i nominati dai partiti che siedono in Parlamento ne hanno approfittato per dilatare l’importo delle sanzioni pecuniarie in sede penale. Cifre fuori portata per l’80% dei cronisti, che vivono di precariato, fatture a 90 giorni, contrattini “oggi sei dentro e domani fuori”.
Va bene, lunedì noi giornalisti faremo sciopero. Sacrosanto. Si auspica la massima adesione. E poi? Presidente della Repubblica Giorgio Napolitano, le faccio una preghiera. Tra un monito e l’altro, alzi la voce anche contro questo scempio. Rivolga un messaggio alle Camere col quale ricorda che la libertà di stampa e la libera circolazione delle notizie sono prerequisiti fondamentali di una democrazia. Questo Parlamento in scadenza di mandato se ne è dimenticato. E pensa solo a come impedire che si scriva dei loro scandali. O a compiere qualche piccola vendetta personale.

DISCORSO DI BECCHI ALLA NAZIONE: "..allora la Rivoluzione sarà cominciata.."

venerdì 23 novembre 2012

Mugello, falso cieco guidava il trattore Truffa al Fisco da 100mila euro.


Un fotogramma di una registrazione della Finanza

FIRENZE - Percepiva una pensione di invalidità del 100% per cecità pressochè totale, ma guidava il trattore e svolgeva lavori agricoli nell'azienda della figlia. Protagonista un uomo di 65 anni residente nel Mugello (Firenze), denunciato per truffa aggravata e falso ideologico dalla Finanza. Dal 1999 ad oggi ha riscosso oltre 100.000 euro di pensione. Per recuperare la somma i finanzieri, su disposizione del gip di Firenze Silvia Cipriani, hanno proceduto al sequestro preventivo per equivalente di due fabbricati e un terreno a Borgo San Lorenzo e di tre macchine agricole.

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Le indagini. Secondo quanto emerso, nel corso delle indagini, coordinate dal pm Paolo Barlucchi, sono stati eseguiti appostamenti che hanno permesso agli investigatori di verificare l'incompatibilità delle attività svolte dal sessantacinquenne con la sua patologia. L'uomo, ufficialmente, risultava cieco con un residuo visivo di 1/20 da entrambi gli occhi, condizione corrispondente alla sola percezione della luce e del movimento della mano, ma lavorava abitualmente nell'azienda agricola della figlia, a cui aveva ceduto i terreni poco prima che venisse riconosciuta la sua invalidità. Secondo le Fiamme gialle della tenenza di Borgo San Lorenzo, il falso cieco svolgeva lavori agricoli impegnativi e prolungati, utilizzando trattori, per i quali non aveva la patente e che guidava sia nei campi sia nelle strade. Le indagini hanno inoltre permesso di accertare che il sessantacinquenne abitava in una casa popolare senza averne diritto. Per conservare l'abitazione, aveva dichiarato più volte agli uffici comunali, affermando il falso, di non possedere altri immobili.

Mantide religiosa.



La Mantide religiosa, denominata anche Mantide europea, è una delle specie più comuni dell'ordine Mantodea.La femmina è lunga circa 7.5 cm, il maschio 6 cm. La sua colorazione varia dal verde brillante al marrone chiaro.Si distingue facilmente per la presenza di due chiazze nere,una per ogni zampa anteriore, simili ad un occhio quando mostrate a scopo difensivo.

Le neanidi della mantide in natura nascono in Maggi/Giugno, per diventare adulte nel mese di Agosto.Le uova vengono poste in ooteca,prodotte dalla femmina, durante la stagione fredda.Ogni oteca contiene circa 60-70 uova e può arrivare fino a 200.
L'accoppiamento delle mantidi è caratterizzato da cannibalismo post-nuziale:la femmina, dopo essersi accoppiata, o durante l'atto, divora il maschio partendo dalla testa mentre gli organi genitali proseguono nell'accoppiamento. Questo comportamento è dovuto al bisogno di proteine nella rapida produzione di uova; prova ne sia che la femmina d'allevamento,essendo ben nutrita, risparmia il maschio.di solito si nutrono di mosche e altri piccoli insetti.
Per la propria difesa si camuffano facilmente tra le foglie, dove aspettano immobili le loro prede.Per difendersi dagli attacchi di animaletti antagonisti la mantide apre di scatto le proprie ali per sembrare più grande.
Le mantidi sono originarie dell'Africa e si diffusero rapidamente nell'Europa meridionale all'Asia minore.Si è diffusa anche nel Nord America a partire dal 1899, sembra importata accidentalmente con un carico di piante da vivaio. La loro diffusione dipende soprattutto dalla richiesta di alte temperature. La loro diffusione è infatti notevolmente inferiore nell'Europa centrale e quasi inesistente nell'Europa del Nord. In Germania infatti sono considerati animali protetti e la loro cultura è vietata.In Italia è abbastanza comune in tutto il territorio, dalle zone prealpine sino alla fascia costiera, isole comprese.
La mantide religiosa comune è un animale facile da allevare. È possibile farlo vivere in grossi terreni con vegetali vivi. In realtà basta un pò di terra sul fondo e un ramo o una piantina per aggrapparsi.L'alimentazione va fatta un giorno si e un giorno no a iniziare dal secondo giorno in cui sono in allevamento.Le prede vive possono essere:grilli, cavallette, mosche, formiche, tarme della farina, in sostanza ogni insetto che sia grande la metà del corpo della mantide. È possibile anche fornire prede morte, avvicinandole cn delle pinzette alla bocca dell'esemplare. La teca va nebulizzata ogni 2 o 3 giorni per permettere alla mantide di bere.

RAGAZZA TOSTA! SBUGIARDA "MAGNIFICO" RETTORE, MIN. CLINI e GOV. MONTI!.



Se ogni dieci ragazzi ci fosse una creatura così, con questa consapevolezza, allora sì che Grilletto e Travolpino "troverebbero lungo" per incantare la new generation! 
Ascoltate la fermezza con la quale questa creatura parla a degli "autoreferenziati" cultori del verba volant!!! BRAVA e dire poco!!! MAGNIFICA!!! altro che il rettore.
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http://www.youtube.com/watch?v=h2DKlgPbr0A&feature=share