giovedì 10 gennaio 2013

‘Ndrangheta in Lombardia, annullate per vizio di forma 110 condanne di ‘Infinito’.


Tribunale


All'origine del vizio, il 'doppio' deposito delle motivazioni, che fu spiegato con un guasto della stampante che il primo giugno scorso si 'mangiò' 120 pagine su 900. Quando il gup Roberto Arnaldi se ne accorse, qualche giorno dopo, il 4 giugno, adottò un provvedimento d'integrazione che dava atto dell'incidente tecnico e allegava le pagine mancanti.

La Cassazione ha annullato per un vizio di forma il deposito delle motivazioni della sentenza del processo milanese ‘Infinito’ sulle cosche della ‘ndrangheta con cui sono state condannate, con rito abbreviato davanti al giudice per l’udienza preliminare Roberto Arnaldi, 110 persone. Il deposito delle motivazioni avvenne in due tempi. Ora sarà la corte d’Appello, davanti alla quale venerdì riprende l’udienza, a dover valutare gli effetti sul processo. L’operazione Crimine-Infinito, scattata il 13 luglio 2010 e coordinata dalle Dda di Reggio Calabria e di Milano, portò all’arresto di oltre 300 persone, di cui 160 in Lombardia, dove furono individuati 16 “locali” di ‘ndrangheta. La maggior parte degli indagati lombardi scelsero il rito abbreviato, che terminò in primo grado il 19 novembre 2011, con le 110 condanne ora annullate. Altre 41 persone sono state condannate in rito ordinario il 6 dicembre scorso
All’origine del vizio, il ‘doppio’ deposito delle motivazioni, che fu spiegato con un guasto della stampante che il primo giugno scorso si ‘mangiò’ 120 pagine su 900. Quando il gup Roberto Arnaldi se ne accorse, qualche giorno dopo adottò un provvedimento d’integrazione che dava atto dell’incidente tecnico e allegava le pagine mancanti. Un provvedimento, questo, definito “abnorme” dalla Cassazione che l’ha annullato per vizio di forma. Ora sarà la corte d’appello, che si ritrova una sentenza ‘monca’ in parte delle motivazioni, a dover valutare gli effetti della pronuncia degli ermellini sul procedimento.  Domani è prevista una nuova udienza e già in questa occasione i giudici potrebbero dare indicazioni su cosa intendono fare. 
In particolare, mancano le motivazioni relative ad alcune ‘ndrine locali e al trattamento sanzionatorio per parte degli imputati. L’ipotesi più probabile, spiega il legale di uno degli imputati, l’avvocato Fabio Schembri, è che i giudici d’appello restituiscano subito le carte a quelli di primo grado per un nuovo verdetto. Potrebbe anche accadere che i giudici d’appello celebrino il processo e, solo dopo la camera di consiglio, decidano se debba essere rifatto il primo grado. La decisione della Cassazione segue un ricorso presentato dai legali di alcuni imputati. Che intanto restano in carcere. La Suprema corte infatti, ha deciso sul ricorso dei difensori di un condannato, senza disporre scarcerazioni. La questione dell’annullamento della sentenza però verrà sollevata anche dai legali degli altri imputati nell’udienza di venerdì  davanti alla Corte d’Appello, che dovrà decidere quali effetti avrà l’annullamento. I termini di custodia scadono tra febbraio e aprile.
 A questo punto, i legali degli imputati (la decisione della Cassazione può avere “effetto estensivo”) nell’udienza di domani nell’aula bunker di piazza Filangeri solleveranno la questione della nullità della sentenza, perché resterebbe, in sostanza, solo il primo deposito con le motivazioni ‘monche’ in cui non c’è il trattamento sanzionatorio di tutti gli imputati. Al quarto piano del Palazzo di Giustizia gli inquirenti attendono di capire cosa succederà domani e quali decisioni prenderà la Corte d’Appello. 

E' svolta epocale all'Assemblea regionale siciliana. Restituito dai deputati M5S il 70% dello stipendio. - Claudia La Rocca


Foto Restitution Day.JPG

Tenuta una conferenza stampa all'Ars per il Restitution day del M5S. I 15 deputati hanno fatto i bonifici all'Ars e trattenuto solo 2500 euro più rimborsi spese a testa. Mantenuta la promessa elettorale.
Presentato pure un ddl che mira alla riduzione degli emolumenti di tutti i parlamentari
Il Movimento 5 Stelle ha scritto oggi una pagina di storia all'Ars. Per la prima volta nella vita dell'Assemblea regionale siciliana un gruppo parlamentare ha rimandato al mittente gran parte della busta paga. E lo ha fatto con un assegno a quattro zeri. Cancelleri e gli altri 14 deputati hanno girato, tramite bonifico sul conto corrente generale dell'Ars, oltre 123 mila euro in totale, trattenendo per sé 2500 euro più rimborsi spese (documentati), relativi alla mensilità di dicembre.
Su questo tema si è tenuta una conferenza stampa all'Assemblea regionale, trasmessa in diretta streaming anche sul blog nazionale di Beppe Grillo, cui hanno partecipato il capogruppo del Movimento, Giancarlo Cancelleri e i deputati Salvatore Siragusa e Giampiero Trizzino.
Ai giornalisti è stata consegnata una cartella stampa (corredata di alcune buste paga e bonifici) che attesta che oltre il 70 per cento delle somme erogate ai deputati stellati è tornata nella casse dell'Ars, come promesso dal Movimento in campagna elettorale. Non solo, i deputati M5S hanno rinunciato pure all'auto blu per il vice presidente Antonio Venturino e a 6638 euro al mese, derivanti dalla indennità di carica spettante ai segretari, vicepresidente e presidente di commissione e al vicepresidente vicario dell'Assemblea.
"Questo - ha detto il capogruppo del Movimento Cancelleri - per dare un'impronta etica all'attività politica. E' infatti immorale portare a casa cifre intorno a 15.000 euro al mese, in un momento di crisi economica come quello attuale".
Le restituzioni all'Ars non si limiteranno solo al mese di dicembre, ma continueranno per l'intera durata della legislatura.
I quindici deputati M5S hanno infatti presentato un disegno di legge per la riduzione dei costi della politica. Il ddl n 97, presentato il 31 dicembre scorso, mira a sganciare l'equiparazione degli stipendi dei deputati dell'Ars da quelli del parlamento nazionale, prevedendo un tetto massimo agli emolumenti erogati ai parlamentari isolani.
"E' inammissible - ha detto Trizzino che solo il semplice cittadino debba rispettare le regole e debba essere costretto, giustamente, a pagare anche le multe per la doppia fila, mentre i politici riescono a farla franca per infrazioni reiterate e di svariate migliaia di euro".
Mentre la politica sempre più spesso riesce a conquistare i riflettori per sprechi, truffe ed appropriazioni indebite il Movimento 5 Stelle si muove in direzione opposta, e lo fa anche col supporto di strumenti legislativi.
"Una volta approvato il disegno di legge - ha sottolineato Cancelleri - presenteremo al Consiglio di presidenza la nostra poposta che prevede retribuzioni di 5000 euro lorde a deputato".
Le somme restituite dai deputati e attualmente "parcheggiate" nel conto corrente dell'Ars confuiranno successivamente alla Regione, quando sarà approvata la legge di stabilità, per finanziare un progetto di microcredito destinato alle imprese. In coda alla conferenza stampa l'onorevole Trizzino, presidente della commissione Ambiente, ha anche annunciato di volere indagare sulle segnalazioni fatte dal Movimento alla polizia municipale di Palermo per i manifesti abusivi durante le ultime due campagne elettorali e per i quali, finora, non si ha notizia di una sola sanzione.
Movimento 5 Stelle Sicilia

Trattativa Stato-mafia, chiesti 11 rinvii a giudizio: “Istituzioni cercarono dialogo”. - Giuseppe Pipitone


Trattativa Stato-mafia, chiesti 11 rinvii a giudizio: “Istituzioni cercarono dialogo”


Gli ex ministri Mancino, accusato di falsa testimonianza, e Mannino hanno chiesto di essere giudicati con il rito abbreviato, la posizione di Provenzano è stata stralciata per motivi di salute. Contestato l'attentato, con violenza o minaccia, a corpo politico, amministrativo o giudiziario dello Stato, tutto aggravato dall'agevolazione di Cosa nostra.

Una ricostruzione lunga due udienze per chiedere il rinvio a giudizio di tutti gli 11 imputati della trattativa tra pezzi dello Stato e Cosa Nostra. È la richiesta che il sostituto procuratore Antonino Di Matteo ha avanzato al giudice Piergiorgio Morosini, che dall’ottobre scorso presiede l’udienza preliminare del patto sotterraneo siglato tra pezzi delle istituzioni e la mafia. Toccherà ora al gup decidere se accogliere le richieste dell’accusa. Sulla stessa vicenda è stata pubblicata anche la relazione conclusiva della commissione antimafia presieduta da Beppe Pisanu.
Il pm ha passato in rassegna tutti gli elementi raccolti nell’indagine condotta dalla procura di Palermo negli ultimi anni: dall’uccisione dell’europarlamentare Salvo Lima, primo atto di guerra di Cosa Nostra allo Stato, fino all’incarico di contattare Silvio Berlusconi e Marcello Dell’Utri che l’ex stalliere di Arcore Vittorio Mangano avrebbe ricevuto da Leoluca Bagarella. È a quel punto che, secondo il pm, si sarebbe siglato un nuovo patto tra la mafia e lo Stato. Il passaggio però non è piaciuto al boss corleonese, che ha infatti chiesto la parola per smentire di aver avuto contatti con elementi politici.
Insieme a Bagarella, sono imputati per violenza o minaccia a corpo politico dello Stato anche i boss Totò Riina e Antonino Cinà, considerato il “postino” del papello, il collaboratore di giustizia Giovanni Brusca, l’ex ministro democristiano Calogero Mannino, autore secondo i pm del primo input per aprire un contatto con Cosa Nostra, il senatore del Pdl Dell’Utri e l’ex ministro dell’Interno Nicola Mancino, accusato soltanto di falsa testimonianza dopo la sua deposizione al processo Mori-Obinu del febbraio scorso. Sia Mannino che Mancino hanno chiesto di essere giudicati con il rito abbreviato.
Alla sbarra anche tre alti ufficiali dei carabinieri: i generali Mario Mori e Antonio Subranni e l’ex colonnello Giuseppe De Donno. È invece imputato per calunnia nei confronti di Gianni De Gennaro uno dei testimoni eccellenti dell’inchiesta: Massimo Ciancimino, “agganciato” da De Donno per organizzare i primi incontri tra il Ros e l’ex sindaco mafioso di Palermo. “Non pensavamo che Ciancimino arrivasse davvero a Riina” ha detto al fattoquotidiano.it lo stesso De Donno. Per i pm i colloqui tra i carabinieri e Vito Ciancimino sono il primo atto formale di “interlocuzione” tra le istituzioni e Cosa Nostra. Un dialogo sotterraneo che, nella ricostruzione della procura, dura dal 1992 fino al 1994, ed ha come oggetto una vera e propria negoziazione tra i pezzi delle istituzioni e la mafia.
Oggetto principale della trattativa sarebbe poi divenuto l’alleggerimento del 41 bis, obiettivo che si sarebbe realizzato nel novembre del 1993, quando l’allora guardasigilli Giovanni Conso non rinnovò oltre 300 provvedimenti di carcere duro a detenuti mafiosi. Ed è proprio per proseguire la trattativa che, secondo il pm, i carabinieri del Ros non arrestarono deliberatamente il boss Nitto Santapaola, “intercettato nella zona di Barcellona Pozzo di Gotto senza che ne venissero informati i magistrati”.
Un importante salvacondotto sarebbe poi stato assicurato al boss Bernardo Provenzano (per la posizione del quale nei giorni scorsi è stato disposto lo stralcio) localizzato nella zona di Mezzojuso nel 1995, e lasciato volontariamente libero dai militari. Il “ragioniere” di Cosa Nostra era in origine tra gli imputati della trattativa, ma il gup Morosini ha stralciato la sua posizione, dopo che i periti neuropsichiatrici hanno sancito la sua incapacità di presenziare alle udienze. Per il mancato arresto del padrino corleonese sono attualmente sotto processo Mori e Obinu: è per questo che Di Matteo ha chiesto d’inserire agli atti dell’inchiesta anche l’intero fascicolo del procedimento che vede i due carabinieri accusati di favoreggiamento a Cosa Nostra.
Tra le decine di documenti dei faldoni che costituiscono l’inchiesta sulla trattativa, il pm ha prodotto anche una vignetta del disegnatore Giorgio Forattini. L’illustrazione, di poco successiva all’omicidio Lima, rappresenta l’allora presidente del consiglio Giulio Andreotti infilzato alle spalle da una lima. “Un’altra conferma – ha detto in aula Di Matteo – che l’omicidio Lima fu percepito come una minaccia al Governo allora in carica”. La chioma bianca dell’europarlamentare della Dc, rivolta nel sangue di Mondello è il prequel della trattativa Stato-mafia. “Una storia – ha detto sempre Di Matteo – nella quale la parte delle istituzioni che anche in nome di una inconfessabile ragion di Stato ha cercato e ottenuto il dialogo con la mafia”. Quel dialogo sotterraneo cercato da pezzi delle istituzioni avrebbe avuto come reazione “il convincimento negli uomini della mafia che le bombe pagano e determina la scelta della linea terroristica e un parziale cambiamento degli obiettivi da eliminare che non sono più i politici ma coloro i quali sono di ostacolo alla trattativa”. Alla fine della prima udienza anche il pentito Giovanni Brusca aveva chiesto di fare dichiarazioni spontanee. “La sinistra sapeva della trattativa – ha detto il collaboratore di giustizia – ma sono stato io il primo a dirlo: l’aveva detto già Riina in un processo e in quella sede aveva incluso nella Sinistra i comunisti”.

Piazzapulita : L'ONOREVOLE SCROCCONE.



Sono di scena, ancora una volta, i privilegi della casta: stasera al programma de La7 condotto da Corrado Formigli verrà mostrata la candid camera in cui il protagonista è un parlamentare che è stato seguito da Montecitorio fino a Venezia. 

Grazie alla complicità di un deputato, l'onorevole Barbato, Piazzapulita si è proposta di svelare tutti i trucchi a disposizione degli onorevoli per godersi ancora la vita nonostante la crisi. 

Un viaggio superlusso pagato dai contribuenti, tra aerei e traghetti gratis, passando per suite iperscontate. Come contraltare, l'inviato del programma Gaetano Pecoraro ha ripercorso il medesimo viaggio. Ovviamente le differenze di trattamento e prezzo: sono evidenti. 



Pubblicato in data 07/gen/2013
Aereo gratis e albergo di lusso superscontato. La casta si concede le vacanze a spese nostre e, con la scusa del convegno politico, alla fine vince pure al Casinò. Grazie alla complicità di un deputato, Piazzapulita vi svela tutti i trucchi a disposizione degli onorevoli per godersi ancora la vita nonostante la crisi.

mercoledì 9 gennaio 2013

L'Italia che non funziona, ribelliamoci!



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Agenda Grillo, ovvero: fare politica seria!



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Tagliamo sulla Sanità ma compriamo sommergibili. - Valentina Beli



Toglietemi tutto, ma non i sommergibili o i cacciabombardieri. Sembrerebbe lo slogan ideale per uno spot sull'attività del governo Monti & Company. Il premier tecnico, con l'appoggio trasversale dei più grandi partiti, ha approvato l'acquisto di due sommergibili per la modica cifra di due miliardi di euro.

Gli italiani -almeno buona parte- non sono dei tecnici. Sarà forse per questo che in un'Italia popolata da esodati, disoccupati e malati alle prese con una Sanità decadente non si capisce la ragione per cui il Governo decida di investire tanto in armi quando ci sono settori che avrebbero di gran lunga più bisogno di fondi? 
"Per l'acquisto di due sottomarini militari U-212 lo Stato spenderà 2 miliardi (170 milioni l'anno) grazie a una norma confermata dalla legge di Stabilità voluta dal governo Monti e approvata da Pdl, Pd e Terzo Polo. Un altro spreco dopo gli F-35 (che tra l'altro hanno deluso le aspettative)" riporta il Fatto Quotidiano.