A sinistra i cittadini normali, a destra i cittadini diversamente normali con cariche politiche o istituzionali.
Ho molto rispetto per tutti i miei amici di diverso orientamento sessuale, quindi a mo’ di premessa vi esorto a non dire “ho ‘n zacco di amichi gay”; è l’anticamera dell’animo razzista.
Esultiamo! Abbiamo in discussione una legge – severa – contro l’omofobia. Una legge all’italiana.
In sintesi, e senza cavillose spiegazioni, funzionerà così:
“A tutti i cittadini normali, sarà fatto divieto di dare del frocio a chicchessia.”
Clap! Clap! Clap! “ I cittadini diversamente normali, ricoprenti ruoli politici, di livello o istituzionali, potranno invece continuare a dar del culattone, frocio, recchia, caghino a loro discrezione, in quanto negando loro questo diritto, si potrebbe ledere il sacrosanto diritto all’opinione e alla libertà di parola.
Spelliamoci le mani in un applauso: Clap! Clap! Clap!
Chiedo scusa, e lo faccio veramente, per aver scritto così con amara ironia, ma è tale lo sconforto, l’umiliazione e la vergogna di far parte di questo paesetto derelitto, che non avrei potuto scriverlo diversamente.
Mai! Mai una volta, che si faccia a meno di marcare il solco che divide il popolo dal potere. Mai una volta che si operi per cancellare la disparità che ci ingabbia, prigionieri di questo tempo maledetto.
Provate pensare a un raduno leghista, a quel sacco di merda di borghezio, o bossi, o calderoli le cui uniche locuzioni comprensibili, durante uno dei loro “comizi” sono negher e culattone. Provate a pensare a quella cosa pietosa di giovanardi, a tutti coloro che negli anni si sono distinti per aver dato a Rosy Bindi dell’ “uomo”. Provate a pensare che ne sarebbe stato di questo fior fiore di statisti, se anche l’Italia si fosse svegliata di buon mattino con una parvenza di civiltà. Sarebbe stato un disastro, il neo-politichese sarebbe stato tutto da riscrivere.
Siamo ormai senza vergogna.
Questa è la legge che ci meritiamo tutti, per aver fatto sì che tutte le questioni venissero raggruppate in una soltanto: la questione morale.
Ridicoli ormai, fino alla fine.
Rita Pani (APOLIDE)